Crowdfunding culturale. Yes!

Entro Emanuela Negro Ferrero

Che cosa sia la cultura è difficile da definire perché fondamentalmente se ne danno tanti significati. Da quello genericamente antropologico (la cultura cinese, giapponese, americana) a quello più usato comunemente come qualcosa che eleva la mente ed è al disopra delle attività quotidiane come la danza, la musica, la letteratura, le arti figurative, l’architettura.

Gramsci distingueva fra cultura “popolare” e cultura “alta” . La prima consente l’accesso diffuso alla conoscenza, la seconda è praticata e compresa solo da una categoria definita di individui ed è collegata alla sperimentazione e al suo sviluppo nel tempo.

In realtà, le situazioni intermedie fra questi due estremi sono quelle  più diffuse, perché la cultura è espressione e questo significa comunicazione, dialogo, scambio: così, come il dialogo tra due interlocutori cresce e e si evolve, così la cultura si trasforma, si arricchisce e diventa espressione di creatività.

Perché la cultura si mantenga come dialogo creativo è necessario che  sia compresa, comunicata, diffusa.  Oggi la cultura è considerata un “bene” non più solo immateriale, ma anche materiale, perché può costituire fattivamente un volano di sviluppo economico.  Alcuni si sono riferiti alla cultura definendola “giacimento”, un termine brutto ma che immediatamente fa capire come cultura e creatività possano sottostare alle regole del mercato  economico esattamente come qualsiasi altra attività.

crowdfunding culturale

Ultimamente lo storytelling degli esperti parla diffusamente di “cultura sostenibile” riferendosi a  quella che favorisce l’inclusione e la partecipazione sociale. E’ proprio in  questa direzione che si incasella il crowdfunding inteso come attività che favorisce il dialogo e la condivisione fra le persone le quali, attraverso donazioni, aiutano concretamente altre persone a realizzare progetti e iniziative che portano un beneficio all’intera comunità.

Quali progetti possono essere oggetto di una campagna di crowdfunding culturale?

L’elenco è davvero lunghissimo. Chiunque abbia un’idea in ambito artistico, creativo, artigianale, turistico, enogastronomico,  di recupero architettonico, di restauro, cinematografico, musicale. Nella moda, nel design, nella pittura e nella danza. E’ possibile rivolgersi alla “folla” per chiedere aiuto per la  realizzazione di mostre, libri, cataloghi, siti web, oggetti e manufatti così come per il supporto ad artisti, creativi e centri culturali.

Statue di marmo a Roma.

Per quale motivo le persone partecipano a una campagna di crowdfunding culturale?

I motivi possono essere i più diversi e vanno dalla semplice affezione all’argomento proposto all’amicizia personale per chi promuove il progetto come al desiderio di veder restaurato un bene simbolo della propria comunità di appartenenza, al piacere  di ricevere in cambio riconoscimento sociale oppure, più banalmente, di possedere la  ricompensa che viene offerta in cambio della donazione. Questo meccanismo basato sul dare e ricevere è la chiave del successo di una campagna di crowdfunding e passa attraverso dei meccanismi antichi  che l’avvento di internet ha semplificato e velocizzato ma che, oggi come allora, si basano sulle relazioni umane e quindi sulla capacità del progetto di stimolare la voglia di partecipare per veder realizzato un obiettivo comune.

Crowdfunding e fundraising non sono la stessa cosa.

Definire il crowdfunding “fundraising digitale” non è corretto. Il crowdfunding è a tutti gli effetti una raccolta fondi dal basso realizzata anche e soprattutto grazie alla velocità e semplicità offerta dagli strumenti digitali. Pubblicare una campagna su un sito specializzato di crowdfunding consente a chi lo propone di diffonderlo ad una platea molto ampia di potenziali sottoscrittori. Invece Il fundraising è una metodologia di raccolta fondi in cui un professionista incaricato  utilizza diversi strumenti di cui il crowdfunding è solo uno degli aspetti. Per certi versi le due tecniche applicate all’ambito culturale si integrano alla perfezione ma non è una ricetta che si adatta a  tutti i tipi di progetto.

Crowdfunding culturale e comunicazione.  

Pubblicare una campagna di crowdfunding significa spiegare al pubblico di potenziali donatori il proprio progetto tramite contenuti, scritti e visivi. L’idea di base è quella di raccontare la propria idea  attraverso video e testi esplicativi e diffonderla in rete utilizzando quelli che sono i canali di comunicazione che ognuno  può avere a sua disposizione gratuitamente. Facebook, Instagram, Twitter, Pinterest, You Tube diventano gli espansori tramite  cui è possibile parlare rapidamente con un altissimo numero di persone e convincerle a sposare la propria causa. Per fare questo non è necessario possedere delle nozioni avanzate di cinematografia o letteratura ma, certamente, riuscire a produrre dei contenuti scritti in modo chiaro e girare un video impattante sono entrambi elementi fondamentali per farsi scegliere e supportare. Il fenomeno TikTok spiega in maniera chiara come alle persone piaccia guardare altre persone che fanno cose. Spiegare ciò che si vuole fare e mettersi in gioco è uno degli aspetti del crowdfunding e può davvero determinare il successo o meno della propria campagna di raccolta fondi.

Crowdfunding culturale folla di riferimento.

Chi sono le persone che potenzialmente possono partecipare alla realizzazione del mio progetto? Le domande da porsi sono molte e il termine principale è “dipende”. A chi e dove porta beneficio il progetto proposto? Si tratta di qualcosa di cui tutti possono beneficiare come nel caso del restauro di un bene comune? Oppure si tratta di persone che amano il genere che viene proposto come nel caso della musica, del cinema o del teatro?  Se voglio aiuto per la mia attività, per tenere aperto un museo privato, per realizzare una rivista, che tipo di persona può sentirsi coinvolta e a che titolo? Magari è un visitatore, un lettore, un amante dell’arte contemporanea o della musica. Ama il cinema o ama il genere di cinema che intendo realizzare. La seconda domanda fondamentale è riferita a  come raggiungere i fan e indurli a partecipare. Su questo punto le risposte possono essere molte. Si parte da progetti che hanno già una folla di persone appassionate all’argomento e l’attività da perseguire riguarda il come coinvolgerle e quindi quali canali e modi usare. Per i progetti su territorio la risposta è facile. Bisogna coinvolgere i cittadini e fornire loro una motivazione valida per interagire. Per chi invece non ha persone a cui riferirsi l’unica risposta valida rimane quella di attivarsi a creare una rete di contatti personali e stimolarla quando la campagna verrà messa online. In fondo si tratta dello stesso principio che vale per le attività commerciali. Quando si apre un negozio, i clienti vengono perché sono interessati all’articolo che viene proposto. Oppure perché erano già clienti  mentre, se il negozio è nuovo, sarà la pubblicità unita alle offerte l’elemento in grado di attirarli e convincerli ad acquistare.

L’innovazione nella cultura significa progresso.

L’emergenza Covid19 ha messo in evidenza che anche per la cultura qualcosa va cambiato. Durante il lockdown è emerso con estrema chiarezza che il digitale può essere una delle soluzioni da applicare per continuare a lavorare. I canali social di musei e festival si sono riempiti di video, di podcast e di conferenze in streaming. La mancanza di personale specializzato per la gestione dei canali social e di contenuti digitali è emersa e la strada da seguire è tracciata e questo vale sia per le realtà di grandi dimensioni che per i piccoli e i piccolissimi. Anche sostenere un progetto culturale versando la propria donazione tramite carta di credito in modo rapido e sicuro è una forma di innovazione nemmeno troppo straodinaria e che appena qualche anno fa era impensabile e , spesso per alcune persone, impossibile.

Emanuela Negro Ferrero www.innamoratidellacultura.it

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