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La piattaforma di crowdfunding dedicata alla cultura italiana

Social Network per il Personal Branding: parliamo di LinkedIn

Uno degli aspetti pratici derivanti da una consulenza di Personal Branding è certamente quello dei Social Network. Quali social e, soprattutto, come usarli? LinkedIn certamente è il social più indicato per il networking professionale e per mostrare agli altri il proprio brand. Ma che cos’è LinkedIn? È il più grande network online dedicato alle relazioni professionali. Mi piace definirlo come quel luogo virtuale dove è possibile condividere competenze ed ottenerne in cambio. Linkedin mi sembra abbia circa 90 milioni di persone iscritte in oltre 200 paesi e continua a crescere alla velocità di una persona iscritta al secondo. Questo già dovrebbe essere sufficiente per far comprendere le enormi potenzialità di questo strumento. Una famosa immunologa, Tirumalai Kamala dice che “ Linkedin ti consente di acquisire credibilità e di guadagnare fiducia producendo valore. Questo è ciò che io cerco di ottenere partecipando attivamente ai Forum. In questo modo posso condividere opinioni, conoscenze, acquisire nuovi punti di vista e competenze. Ritengo che non sia calcolabile il valore ottenuto dal networking effettuato sui forum. Posso farmi conoscere per ciò che dico e le mie risposte danno valore a ciò che sono”. Niente male davvero.

LinkedIn applica la regola dei “sei gradi di separazione”. Questa regola dice che ognuno di noi è collegato alle altre persone da sei passi. La rete che si viene a creare è una rete di amici e di amici degli amici. La rete si espande ogni volta che uno dei nostri amici espande la propria rete. Le possibilità che il nostro profilo si espanda e venga visto e apprezzato è quindi ampissima. Ecco perché è importante impostare bene il profilo. Seguendo alcune regole di base e sfruttando tutte le opportunità che il sistema mette a disposizione. E poi ci sono degli indubbi vantaggi:

      1. LinkedIn è un modo semplice e diretto per rimanere connessi
      2. LinkedIn offre un URL che puoi utilizzare per aumentare la tua visibilità. In rete.
      3. LinkedIn è ottimizzato su Google e altri motori di ricerca
      4. LinkedIn offre informazioni importanti su di te. Inserisci il link sul biglietto da visita o sul sito.
      5. LinkedIn ha una sezione per le raccomandazioni: usala!
      6. LinkedIn consente ai professionisti di aumentare la rete di colleghi e di servizi
      7. LinkedIn è utilizzato dai recruiters.
      8. LinkedIn ti aiuta a creare un personal brand
      9. LinkedIn ti aiuta a proteggere il tuo brand
      10. LinkedIn ti permette di dimostrare le tue conoscenze e le tue competenze
      11. LinkedIn ti connette con professionisti di 200 paesi diversi
      12. LinkedIn è una buona risorsa per i New Business e per trovare nuove opportunità.

Per finire, LinkedIn è un sistema che mette alla prova la tua generosità. Qui più che in ogni altro luogo virtuale, è l’interazione quella che conta. Partecipare a gruppi di discussione, aprirne di propri, consente certamente di entrare più in un’ottica di dare che di prendere. È in questo modo che gli altri vedono il nostro valore. Che possono apprezzare le competenze, i suggerimenti, l’esperienza. E decidere che hanno bisogno dei nostri servizi.

Extravolti. Un progetto fotografico in difesa della Cultura

Cultura come risultato di un’esperienza soggettiva, spirituale e vitale.

L’ho scoperto poco tempo fa, ad aprile, quando Palazzo Saluzzo Paesana ha ospitato l’inaugurazione di questo audace progetto fotografico firmato Davide Iodice e realizzato in collaborazione con personaggi noti, disposti ad apparire distorti e grotteschi in difesa della cultura.

Come? Davide ha fotografato i volti di queste persone famose attraverso una semplice modalità di rappresentazione: il volto è appoggiato su una lastra di plexiglass trasparente con una evidente deformazione nei tratti somatici. La lastra diventa metafora della “lotta quotidiana” che ci distorce e deforma il profondo valore della cultura e della spiritualità – con freddezza e apparente trasparenza – sottraendone l’intimo valore.

I ritratti sono stati esposti negli spazi di Palazzo Saluzzo, dove anche il pubblico è stato invitato a posare, per lasciarsi fotografare extravolto, per partecipare attivamente e protestare.

Com’è scritto anche nel ‘manifesto‘, non si tratta di un progetto da leggere con pessimismo o scarsa fiducia nella potenza culturale del nostro paese, ma come una “fotografia” mentale attraverso la “fotografia” reale di una civiltà contemporanea che tende spesso ad emarginare l’arte, quando – aggiungo – potrebbe e dovrebbe valorizzarla il più possibile.

L’idea di Extravolti è quella di continuare, andare avanti con la collezione e, soprattutto, proporre idee e nuove soluzioni attraverso il coinvolgimento e la condivisione. V’invito ad approfondire il progetto qui, sul sito, dove ci sono le prossime tappe di quello che è diventato un vero e proprio tour e dove si può contribuire sostenendo l’arte. Anche perché l’intero ricavato della vendita del catalogo sarà devoluto alla Fondazione Emergency di Gino Strada.

Vi lascio con questo suggerimento e segnalando anche il video del vernissage, inaugurato con una suggestiva performance in blu di Cristina Donà e pubblicato su Blog ContemporaryArt Torino, insieme all’intervista a Davide Iodice:

Man Ray Portraits. Una retrospettiva imperdibile

“La luce può fare tutto. Le ombre lavorano per me. Io faccio le ombre. Io faccio la luce. Io posso creare tutto con la mia macchina fotografica.”

Ha sempre preferito l’ispirazione all’informazione. Ha dipinto ciò che non poteva essere fotografato e ha fotografato le cose che non desiderava dipingere, le cose che già possiedono una loro esistenza.

Oggi e fino al 27 maggio, la National Portrait Gallery omaggia l’arte di Man Ray con la prima grande retrospettiva museale di ritratti fotografici di questo grande e innovativo artista. Focalizzandosi sulla sua carriera negli USA e a Parigi tra il 1916 e il 1968, la mostra mette in evidenza la posizione centrale di Man Ray tra i principali artisti dei movimenti Dada e surrealista e la gamma significativa di contemporanei, celebrità, amici e amanti, che ha catturato: da Marcel Duchamp e Pablo Picasso a Kiki de Montparnasse, Catherine Deneuve e Lee Miller.

Proprio con quest’ultima, fotografa surrealista che fu sua compagna e assistente, sperimentò all’epoca e per primo la tecnica fotografica della solarizzazione. La mostra, illustra infatti anche l’uso di questi metodi rivoluzionari e dei primi esperimenti con il colore condotti dal fotografo che, nel 1922, produce i suoi primi fotogrammi rayographs, immagini fotografiche ottenute poggiando oggetti direttamente sulla carta sensibile. Ne è un esempio il celebre Le violon d’Ingres, un ritratto di Alice Prin (Kiki de Montparnasse), realizzato sovrapponendo il fotogramma del corpo nudo della sua amante e musa ai segni ad effe del violoncello. Il corpo si lascia suonare… Lo scandalo è immediato, ma la bellezza incontestabile.

Splendida, sensuale, senza veli. L’arte di Man Ray non cerca, immagina.

Se potete, andate e mai ve ne pentirete. Vi aspettano oltre 150 stampe vintage e grandi opere provenienti da musei internazionali e da collezioni private; ma soprattutto, vi aspetta l’emozione indescrivibile di vedere tutto questo dal vivo.

 

 

FUNDRAISING. Le piattaforme per la raccolta fondi adesso in Italia

Le conoscete? Le avete mai provate?  Insieme al variegato mondo del crowdfunding, da qualche tempo anche in Italia disponiamo di piattaforme per la raccolta fondi online e il personal fundraising, ed è il caso di iniziare a familiarizzare con esse (o almeno con alcune) cercando di comprenderne i vantaggi, i limiti e le prospettive future.

Per aiutarvi a farlo, con un occhio alle migliori esperienze straniere e con un pizzico di pepe, insieme agli amici del Master della Bocconi in Management delle Imprese Sociali, Non Profit e Cooperative, abbiamo riunito alcune delle realtà più attive del panorama italiano in un programma succosissimo. Curiosi? Interessati? Allora vi invito a iscrivervi al volo (è gratis!) e a venire a discuterne con noi. Appuntamento per tutti oggi, 7 maggio, in Aula 01, dalle 14.30 alle 17.30, in via Bocconi 8.

Eccovi il programma

Saluti e introduzione
Federica Bandini – Direttore Master in Management delle Imprese Sociali, Non Profit e Cooperative

Il digital per le strategie di fundraising e l’esperienza internazionale delle piattaforme di donazione online
Paolo Ferrara – Responsabile comunicazione e fundraising Terre des Hommes

Alcune esperienze italiane di piattaforme online per il fundraising

Web e Digital. Il futuro, adesso. Ma a che punto è l’Agenda Digitale?

Waiting for…

Attendo con ansia di partecipare al @Digitalfestival di Torino. Apre domani. Intenso, interessante, innovativo. Ci saranno folle di visitatori e di addetti al settore. Un pienone di workshop, eventi live, presentazioni e molto molto networking. Ma ho un pensiero  che mi tormenta. Un tarlo che non mi lascia tranquilla. Il nuovo governo finalmente si è insediato. Ma io non ho ancora sentito parlare dell’Agenda Digitale. Che cos’è l’Agenda digitale? Si tratta di misure. Provvedimenti che un ente attuatore – l’Agenzia per l’Italia Digitale – deve attuare subito per portare fuori il paese dalla crisi. Parlo della vera innovazione: banda larga e digitalizzazione della Pubblica Amministrazione. Però questa famosa Agenzia Digitale non è ancora del tutto operativa.

Quindi a che serve parlare di digital se poi ci mancano le basi? Mi spiego. A cosa serve che la società civile, le aziende e chi lavora nel privato vada alla velocità della luce se la Pubblica Amministrazione non si svecchia? Ho curiosato sul sito di Agendadigitale.eu. Ho letto, se ho capito bene, che il Decreto Crescita 2.0 (quello che ha dato il via all’Agenda) prevede ben diciannove novità. Cinque sono state attuate, sei entreranno in vigore verso il 2014-15. Ma otto sono ancora nell’etere. Di cosa sto parlando? Cito un progetto a caso. La carta d’identità elettronica. Il pezzettino di plastica chippato che finalmente ci libera dall’assurdo pezzo di carta telata che puntualmente riduco ad uno straccio.

Non si può avere. Perché manca il decreto attuativo che definisce le modalità di funzionamento dell’Anagrafe nazionale digitale. Che in parole semplici sarebbe una delle prime forme di unificazione di tutti i nostri dati posseduti dalla PA e quindi, sospiro di sollievo, la fine delle corse pazze da un ufficio all’altro rincorrendo i nostri documenti. Un sogno. Cito da @Gianluca Dettori: Stesso destino per il decreto in materia di domicilio informatico, per quello sull’innovazione nel sistema dei trasporti e, soprattutto, per “l’Agenda nazionale che definisce i contenuti e gli obiettivi delle politiche di valorizzazione del patrimonio informativo pubblico” e per il “rapporto annuale sullo stato del processo di valorizzazione in Italia” che avrebbero dovuto essere approvati ormai da mesi a norma di quanto previsto all’art. 9. Manca il decreto attuativo per la digitalizzazione dei certificati di nascita e morte e quello per il Fascicolo Sanitario Elettronico (che doveva arrivare entro marzo). Idem per quello sugli incentivi fiscali alle startup e per le facilitazioni per gli scavi della fibra ottica.

È vero che solo per alcuni di questi decreti si può parlare formalmente di ritardi, perché per molti non c’era una scadenza definita nel Crescita 2.0. Eppure questo stessa indefinitezza è una debolezza del Crescita 2.0 che ora emerge in tutta la sua evidenza.

A caduta, la mancata operatività dell’Agenzia per l’Italia Digitale  crea un intoppo per le misure di eGovernment e Smart City. La mancanza di un direttivo blocca tutto. Mancano i decreti attuativi che servono a snellire la burocrazia e l’uso della carta. Niente firme elettroniche, documento informatico, conservazione sostitutivi, protocollo informatico e fattura elettronica obbligatoria.

Quindi, domani andrò al @DigitalFestival. Vivrò in una realtà parallela virtuale comune ai paesi sviluppati del pianeta. Perché sui giornali e in televisione si parla di crisi economica e di taglio ai costi della politica. Di crescita azzerata e di esodati. Come se l’Italia potesse ancora aspettare.

Cultura e Sviluppo per salvare l’Italia

Cultura e Sviluppo. La scelta per salvare l’Italia

È il titolo del Rapporto Annuale di Federculture, presentato qualche tempo fa nell’ambito della rassegna ‘Libri Come‘ presso l’Auditorium Parco della Musica.

Lo consiglio perché credo che spieghi bene come stanno le cose nel nostro paese:

 

TJF 2013 – Torino sempre più jazz

Il jazz impazza per le vie della città

È iniziato da un po’ e sta portando a Torino dei musicisti straordinari. È il Torino Jazz Festival, giunto quest’anno alla sua seconda edizione e affidato alla direzione artistica di Stefano Zenni.

Stavolta, il palinsesto è ancora più ricco rispetto all’anno scorso e la musica sta letteralmente invadendo Torino, nonostante la pioggia incessante. Che dire? Jazz bagnato, jazz fortunato. Ormai, il motto è questo.

Da una settimana circa, sul palco del TJF si stanno alternando musicisti pazzeschi. Qualche sera fa, Abdullah Ibrahim è stato protagonista di un magico concerto al Teatro Regio e, subito dopo, in piazza Castello, la musica di Mulatu Astatke (sua e magnifica la colonna sonora del film di Jim Jarmusch, Broken Flowers) e degli Steps Ahead ha fatto ballare tutta la piazza. Con l’ombrello a portata di mano, ma da brividi…

E poi, eventi speciali, incontri letterari, cinema, le mostre di cui vi ho parlato e tutti i concerti della rassegna off, il Fringe. Spettacolari gli assoli del Music on the River…

Ergo, c’è ancora domani per tutti quelli che fino ad ora non ce l’hanno fatta. Ve lo consiglio vivamente. Il programma del 1 maggio è decisamente intenso e v’invito a sbirciare per farvi un’idea. Gira voce che ci sarà anche un flashmob. Non sarebbe una cattiva idea ritornare per un po’ al jazz da ballare… Let’s Swing!

 

L’arte è jazz & groove

La seguo da un po’ e quest’anno, Ars Captiva, giunta alla sua quarta edizione, si è aperta verso una nuova prospettiva…

Ha lasciato la storica sede delle Ex Carceri Nuove di Torino, per cogliere l’opportunità offerta dal Torino Jazz Festival di creare un nesso tra giovane arte e musica.

L’edizione 2013 presenta così una serie di opere ed eventi di diversa concezione, tutti ispirati alla tematica GROOVE, cioè all’humus originario della musica nera che costituisce il nucleo ritmico e dinamico dell’improvvisazione. Ne sono scaturiti video, installazioni, sonorizzazioni d’ambiente, performance a carattere acustico / teatrale / coreografico, tutti realizzati a conclusione di un percorso formativo originale, e strettamente collegati agli spazi aulici del Museo Regionale di Scienze Naturali che accolgono questa edizione.

Qui il video della mostra, filmata durante il work in progress:

ARS CAPTIVA GROOVE, che ha aperto domenica 21 aprile, insieme alla mostra JAZZ DE J À ZZ con protagonista Guy Le Querrec e i suoi magnifici scatti jazz, è stata accompagnata fino ad ora da una serie di interessanti eventi collaterali.

Tra questi, ho avuto la fortuna di assistere ad una lezione/performance di Peader Kirk, Direttore Artistico di MKUKTRA performance group (UK) e di F2 Performance Unit (Grecia). Titolo:  “Memory Machine“, una macchina della memoria umana. Cosa è successo? C’è una persona seduta che racconta al pubblico un suo ricordo. I ragazzi seduti dietro di lui ascoltano il ricordo e lo raccontano ad altre persone che poi lo raccontano ad altre persone che lo raccontano ad altre ancora. E la memoria non si perde. (Un pò come facevano i i bardi secoli fa).

Devo dire che è stato davvero strano partecipare. Qui alcune foto della performance:

ARS CAPTIVA è un progetto del Comitato Creo, che ha come finalità lo sviluppo di pratiche artistiche contemporanee da parte degli istituti di formazione artistica del territorio torinese. Fondata da Accademia Albertina, Primo Liceo Artistico, Liceo Cottini, Liceo Passoni, Istituto Grafico Steiner, ha dato vita a tre rassegne biennali a partire dal 2007, in collaborazione con altri istituti artistici del territorio regionale, in particolare quelli di Asti, Biella, Caluso, Cuneo, Pinerolo.

Vorrei cogliere l’occasione anche per segnalare la mostra dedicata a Guy Le Querrec che, ospitata per la prima volta in Italia sempre al Museo Regionale di Scienze Naturali, propone una cinquantina di scatti del celebre fotografo della Magnum.

Perché “Jazz de J à ZZ” racconta attraverso la fotografia alcuni dei più grandi musicisti del secolo scorso: da Thelonious Monk, Miles Davis, Ray Charles, Phil Woods, Sun Ra, Dizzie Gillespie, Nina Simone, Ben Webster, Herbie Hancock a Dexter Gordon e tanti altri. Meravigliose, immediate, fumose…

Ecco un video della mostra, curata da Lorenza Bravetta, Alessandro Giorgio, Andrea Holzherr e Toni Lama:

 

Cultura in pillole

Oggi, un po’ di cultura in pillole. Fa sempre bene, no?

“Il costo della incultura per una società è maggiore del costo della cultura”. (Garcia Lorca)
“La cultura è un ornamento nella buona sorte ma un rifugio nell’avversa”. (Aristotele)
“Michelangelo diventò un grande artista perché aveva un muro da affrescare e io in Italia non avevo un muro”. (R. Giacconi, Premio Nobel per la Fisica 2002).

Contribuisci anche tu a liberare la Cultura!

CO-CREATION OF A CULTURAL VALUE

Ecco un nuovo articolo che voglio segnalare: “Invasioni digitali: liberiamo la cultura!”, di Roberta Milano.

Ci tengo particolarmente proprio perché diffonde e mette in evidenza l’importanza di un’iniziativa che parte da un’idea semplice ma coraggiosa e che ha come obiettivo l’agire.

Si tratta di Invasioni Digitali, un programma che fino al 28 aprile organizza oltre 250 mini-eventi, invasioni in musei e luoghi dell’arte, con lo scopo di mostrarli e raccontarli tutti. Lo fa sui social media e in modo totalmente nuovo.

Perché “l’accelerazione della rivoluzione digitale può contribuire in maniera esponenziale allo svecchiamento delle istituzioni culturali e favorire una concezione “aperta e diffusa” del patrimonio culturale. Siamo ormai da anni di fronte ad un radicale cambiamento fondato, soprattutto, su quelle nuove forme di socializzazione e di interazione con la domanda, grazie alle nuove piattaforme digitali e sociali del web. Attraverso di esse, si tende ad incoraggiare la conoscenza e la partecipazione a livello educativo e creativo dell’utenza, aumentando e personalizzando l’appeal dell’offerta culturale, e ad attivare nuovi meccanismi di interazione e confronto della produzione e fruizione della proposta culturale.”

Non dimentichiamo che la nostra Italia è il primo paese al mondo per turismo e cultura, ma affinché questo patrimonio possa esprimere le sue potenzialità occorre intraprendere – cito il Manifesto di Invasioni Digitali e condivido totalmente – la strada dell’innovazione e cogliere i profondi cambiamenti in atto nella società moderna.

È più che mai necessario, urgente. Occorre dare spazio a una comunicazione partecipata e multimediale. Abbiamo bisogno che le istituzioni culturali cambino e radicalmente; che diventino piattaforme aperte di divulgazione, scambio e produzione di valore, in grado di consentire una comunicazione attiva con il proprio pubblico, e una fruizione del patrimonio culturale priva di confini geografici e proiettata verso un futuro nel quale la condivisione e il modello dell’open access saranno sempre maggiori.

Dobbiamo crederci.