Il Comitato Rilanciamo Via Sacchi è nato nell’ottobre del 2016 con lo scopo di valorizzare l’area dei portici di via Sacchi, sia dal punto di vista ambientale che commerciale. Questo obiettivo viene portato avanti giorno per giorno grazie al coinvolgimento, in modo sinergico e paritario, di amministrazioni e cittadini residenti, commercianti e professionisti che vivono e lavorano in Via Sacchi e in tutto il borgo San Secondo.
La volontà dei cittadini si unisce così alla professionalità e all’esperienza di coloro che hanno gli strumenti per riportare Via Sacchi allo splendore del passato.
Cosa succede a Torino?
A Torino, come in quasi tutte le città di medie e grandi dimensioni, le aree urbane un tempo a forte valenza commerciale, si sono trasformate sempre più in spazi senza umanità, in balia del degrado e della desertificazione commerciale, con evidente impatto sulla qualità della vita dei cittadini e sui rischi connessi: insicurezza percepita e reale, degrado urbano e deprezzamento degli immobili privati e commerciali, con effetto domino sulle aree circostanti.
Via Sacchi con il suo chilometro di lunghezza, è una via storica che fa parte del Circuito aulico dei Portici di Torino ed è un patrimonio di storia e bellezza che non può essere disperso: un patrimonio urbanistico che potrebbe essere un naturale centro commerciale e un luogo di socializzazione.
Un comitato di cittadini interessati. Ecco cosa significa “impegno attivo dal basso”.
L’attenzione su Via Sacchi ha portato alla costituzione di un Comitato che oggi si è riunito in Associazione e lavora affinché Via Sacchi possa divenire un laboratorio d’innovazione sociale applicata alla rigenerazione urbana e realizzare un modello replicabile di attivazione delle risorse economiche e di coinvolgimento delle nuove generazioni, in un’ottica di sostenibilità e creatività.
Detto in maniera semplice, i cittadini hanno deciso di unire le forze per mettere in atto delle azioni concrete e dare così l’esempio dimostrando che la forza del gruppo può molto più di mille parole, dette o scritte.
Gli obiettivi che il “Comitato Via Sacchi” si è prefisso sono ambiziosi:
Rivitalizzare il commercio
Restituire decoro alla via
Riportare le persone sotto i portici attraverso eventi e manifestazioni
Riportare la cultura e l’arte sotto i portici e nelle case di via Sacchi
Dare visibilità alle attività ed i luoghi nascosti della via
Trasformare questo spazio da Via di Passaggio a Via da Passeggio
Il primo passo e anche quello fondamentale perché il sogno si avveri è la realizzazione di una campagna di crowdfunding su www.innamoratidellacultura.it con un obiettivo economico di 5000 euro e l’idea di raccogliere intorno all’idea quante più persone possibili, Anche chi vive in altre zone della città può sperimentare partecipando a questa raccolta fondi il potere realizzativo del gruppo.
Più cittadini comprendono che una raccolta fondi dal basso è direttamente proporzionale al numero di persone coinvolte e prima sarà possibile realizzare altre azioni concrete in qualsiasi zona e per qualsiasi progetto civico.
Quando si parla di sharing economy riferendosi al crowdfunding sembra di parlare di qualcosa di concettuale. Le cose in realtà sono molto semplici. Condividere piccole somme per arrivare a realizzare grandi cose è qualcosa di vivo, di vero e di realizzabile. I soldi sono solo uno dei risultati di una campagna di crowdfunding. Il primo vero risultato è l’aggregazione attiva di una comunità di persone, il famoso crowd di cui tutti parlano, che il progetto riesce ad appassionare.
Innamorarsi di Via Sacchi è davvero facile, bastano appena 10 euro.
Che cosa sia la cultura è difficile da definire perché fondamentalmente se ne danno tanti significati. Da quello genericamente antropologico (la cultura cinese, giapponese, americana) a quello più usato comunemente come qualcosa che eleva la mente ed è al disopra delle attività quotidiane come la danza, la musica, la letteratura, le arti figurative, l’architettura.
“Gramsci distingueva fra cultura “popolare” e cultura “alta” . La prima consente l’accesso diffuso alla conoscenza, la seconda è praticata e compresa solo da una categoria definita di individui ed è collegata alla sperimentazione e al suo sviluppo nel tempo“.
In realtà, le situazioni intermedie fra questi due estremi sono quelle
più diffuse, perché la cultura è
espressione e questo significa comunicazione, dialogo, scambio: così, come il
dialogo tra due interlocutori cresce e e si evolve, così la cultura si
trasforma, si arricchisce e diventa espressione di creatività.
Perché la cultura si
mantenga come dialogo creativo è necessario che sia compresa, comunicata, diffusa. Oggi la cultura è considerata un “bene” non
più solo immateriale, ma anche materiale, perché può costituire fattivamente un
volano di sviluppo economico. Alcuni si
sono riferiti alla cultura definendola “giacimento”, un termine brutto ma che
immediatamente fa capire come cultura e creatività possano sottostare alle
regole del mercato economico esattamente
come qualsiasi altra attività.
Ultimamente lo storytelling degli esperti parla diffusamente di “cultura sostenibile” riferendosi a quella che favorisce l’inclusione e la partecipazione sociale. E’ proprio in questa direzione che si incasella il crowdfunding inteso come attività che favorisce il dialogo e la condivisione fra le persone le quali, attraverso donazioni, aiutano concretamente altre persone a realizzare progetti e iniziative che portano un beneficio all’intera comunità.
Quali progetti possono essere oggetto di una campagna di crowdfunding culturale?
L’elenco è davvero lunghissimo. Chiunque abbia un’idea in ambito artistico, creativo, artigianale, turistico, enogastronomico, di recupero architettonico, di restauro, cinematografico, musicale. Nella moda, nel design, nella pittura e nella danza. E’ possibile rivolgersi alla “folla” per chiedere aiuto per la realizzazione di mostre, libri, cataloghi, siti web, oggetti e manufatti così come per il supporto ad artisti, creativi e centri culturali.
Statue di marmo a Roma.
Per quale motivo le persone partecipano a una campagna di crowdfunding culturale?
I motivi possono essere i più diversi e vanno dalla semplice affezione all’argomento proposto all’amicizia personale per chi promuove il progetto come al desiderio di veder restaurato un bene simbolo della propria comunità di appartenenza, al piacere di ricevere in cambio riconoscimento sociale oppure, più banalmente, di possedere la ricompensa che viene offerta in cambio della donazione. Questo meccanismo basato sul dare e ricevere è la chiave del successo di una campagna di crowdfunding e passa attraverso dei meccanismi antichi che l’avvento di internet ha semplificato e velocizzato ma che, oggi come allora, si basano sulle relazioni umane e quindi sulla capacità del progetto di stimolare la voglia di partecipare per veder realizzato un obiettivo comune.
Crowdfunding e fundraising non sono la stessa cosa.
Definire il crowdfunding “fundraising digitale” non è corretto. Il crowdfunding è a tutti gli effetti una raccolta fondi dal basso realizzata anche e soprattutto grazie alla velocità e semplicità offerta dagli strumenti digitali. Pubblicare una campagna su un sito specializzato di crowdfunding consente a chi lo propone di diffonderlo ad una platea molto ampia di potenziali sottoscrittori. Invece Il fundraising è una metodologia di raccolta fondi in cui un professionista incaricato utilizza diversi strumenti di cui il crowdfunding è solo uno degli aspetti. Per certi versi le due tecniche applicate all’ambito culturale si integrano alla perfezione ma non è una ricetta che si adatta a tutti i tipi di progetto.
Crowdfunding culturale e comunicazione.
Pubblicare una campagna di crowdfunding significa spiegare al pubblico di potenziali donatori il proprio progetto tramite contenuti, scritti e visivi. L’idea di base è quella di raccontare la propria idea attraverso video e testi esplicativi e diffonderla in rete utilizzando quelli che sono i canali di comunicazione che ognuno può avere a sua disposizione gratuitamente. Facebook, Instagram, Twitter, Pinterest, You Tube diventano gli espansori tramite cui è possibile parlare rapidamente con un altissimo numero di persone e convincerle a sposare la propria causa. Per fare questo non è necessario possedere delle nozioni avanzate di cinematografia o letteratura ma, certamente, riuscire a produrre dei contenuti scritti in modo chiaro e girare un video impattante sono entrambi elementi fondamentali per farsi scegliere e supportare. Il fenomeno TikTok spiega in maniera chiara come alle persone piaccia guardare altre persone che fanno cose. Spiegare ciò che si vuole fare e mettersi in gioco è uno degli aspetti del crowdfunding e può davvero determinare il successo o meno della propria campagna di raccolta fondi.
Chi sono le
persone che potenzialmente possono partecipare alla realizzazione del mio
progetto? Le domande da porsi sono molte e il termine principale è “dipende”. A
chi e dove porta beneficio il progetto proposto? Si tratta di qualcosa di cui
tutti possono beneficiare come nel caso del restauro di un bene comune? Oppure si
tratta di persone che amano il genere che viene proposto come nel caso della
musica, del cinema o del teatro? Se
voglio aiuto per la mia attività, per tenere aperto un museo privato, per
realizzare una rivista, che tipo di persona può sentirsi coinvolta e a che
titolo? Magari è un visitatore, un lettore, un amante dell’arte contemporanea o
della musica. Ama il cinema o ama il genere di cinema che intendo realizzare.
La seconda domanda fondamentale è riferita a come raggiungere i fan e indurli a
partecipare. Su questo punto le risposte possono essere molte. Si parte da
progetti che hanno già una folla di persone appassionate all’argomento e l’attività
da perseguire riguarda il come coinvolgerle e quindi quali canali e modi usare.
Per i progetti su territorio la risposta è facile. Bisogna coinvolgere i
cittadini e fornire loro una motivazione valida per interagire. Per chi invece
non ha persone a cui riferirsi l’unica risposta valida rimane quella di attivarsi
a creare una rete di contatti personali e stimolarla quando la campagna verrà
messa online. In fondo si tratta dello stesso principio che vale per le
attività commerciali. Quando si apre un negozio, i clienti vengono perché sono
interessati all’articolo che viene proposto. Oppure perché erano già clienti mentre, se il negozio è nuovo, sarà la
pubblicità unita alle offerte l’elemento in grado di attirarli e convincerli ad
acquistare.
L’innovazione nella cultura significa progresso.
L’emergenza Covid19 ha messo in evidenza che anche per la cultura qualcosa va cambiato. Durante il lockdown è emerso con estrema chiarezza che il digitale può essere una delle soluzioni da applicare per continuare a lavorare. I canali social di musei e festival si sono riempiti di video, di podcast e di conferenze in streaming. La mancanza di personale specializzato per la gestione dei canali social e di contenuti digitali è emersa e la strada da seguire è tracciata e questo vale sia per le realtà di grandi dimensioni che per i piccoli e i piccolissimi. Anche sostenere un progetto culturale versando la propria donazione tramite carta di credito in modo rapido e sicuro è una forma di innovazione nemmeno troppo straodinaria e che appena qualche anno fa era impensabile e , spesso per alcune persone, impossibile.
In italiano esiste l’espressione “fare il giro delle Sette Chiese”. A che cosa si riferisce? L’hai mai usata?
Il Giro delle Sette Chiese è un itinerario pellegrinale praticato a Roma fin dal Medioevo e nella sua forma originaria consiste in un percorso a forma di anello lungo all’incirca 20 km e che tocca le principali chiese di Roma. Le prime quattro sono le Basiliche Papali Maggiori:
Originariamente si impiegava una
giornata intera per completare il giro, dai primi Vespri
a quelli del giorno successivo.. Successivamente la visita veniva svolta in due giornate
dedicando la prima alla sola Basilica di San Pietro e la seconda alle altre sei
con partenza dalla Basilica di San Paolo fuori le mura verso nord e in senso
antiorario per terminare alla Basilica di Santa Maria Maggiore.
Non tutti sanno che anche a Bologna è
possibile fare questo pellegrinaggio visitando il complesso delle “Sette
Chiese”, ribattezzato dai bolognesi “Santo Stefano” Si tratta di un complesso architettonico
che racchiude diversi stili , tutti diversi fra di loro perché realizzati in
momenti religiosi diversi: romanico gotico, pagano. Il fatto che attira
certamente l’attenzione è che “Santo Stefano” è stato concepito seguendo un progetto
ambizioso. L’intenzione era di ricreare a Bologna i luoghi sacri di Gerusalemme
e consentire ai fedeli di realizzare il pellegrinaggio nei luoghi santi (reso
quasi impossibile a causa delle guerre continue e dalla pericolosità dei viaggi
in mare). All’epoca era molto sentito il
desiderio di visitare i luoghi dove era
nato e si era sacrificato Gesù. “La Gerusalemme
Bolognese” è l’esatta copia della Chiesa del Santo Sepolcro in Terra Santa.
Via Gerusalemme a Bologna è la strada che Gesù fece in sella a un asino per
recarsi a Gerusalemme; nello spazio tra Santo Stefano e San Giovanni in Monte
venne scavato un ampio fossato per rappresentare la Valle di Giosafat e San
Giovanni in Monte, venne costruito leggermente rialzato rispetto al centro a simboleggiare
il Monte Calvario.
L’intera struttura
religiosa iniziò a essere costruita nel V secolo d.C. da San Petronio, santo
patrono di Bologna, sopra all’originario tempio pagano dedicato alla Dea egizia
Iside, edificato da una ricca cittadina bolognese in prossimità della trafficata Via Emilia con
lo scopo di aiutare viandanti e soldati
a recarvisi e favorirne il culto.
Tutte le chiese elencate contengono ognuna dei segreti da scoprire. La
chiesa del Santo Sepolcro dall’esterno appare di forma ottagonale mentre all’interno è a pianta centrale con una grande cupola dodecagonale. Al centro
si trova l’edicola dove fino al 2000
riposavano le ossa di San Petronio e troviamo un pezzo originale della roccia
del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Le 12 colonne sarebbero posizionate nella
posizione originaria “a guardia” al
ninfeo del Tempio di Iside. e la tredicesima colonna di marmo nero, proveniente
dall’Africa, non allineata con le altre, che rappresenta la colonna dove venne
flagellato Gesù Cristo e su cui si vedono ancora le fessure dove i flagellanti
potevano aggrapparsi con le mani. Il pozzo, chiuso da una grata, contiene l’acqua di una
sorgente a ricordare l’acqua del
Giordano, il fiume dove Cristo venne battezzato dal Battista.
Dentro a San Vitale e Agricola, nel
‘400 venne rinvenuto un sepolcro con l’enigmatica scritta SYMON. I fedeli,
credendo che qui riposassero i resti di Simon Pietro lo trasformarono in luogo
di culto che fece affluire verso Bologna una grande moltitudine di pellegrini, tanto da
farla diventare una meta più appetibile addirittura di Roma, la capitale della
Cristianità. Papa Eugenio IV, infastidito dalla popolarità di Bologna e vedendo
minacciato il suo potere ordinò che la chiesa venisse scoperchiata e riempita
di terra e, solamente dopo oltre
sessant’anni,la chiesa venne riaperta alle funzioni.
La Chiesa del Crocifisso, la prima entrando dalla piazza, rappresentava la
Casa di Ponzio Pilato con un sedile di pietra dove il magistrato avrebbe
interrogato Gesù. Nella cripta ci sono diverse colonne di larghezza e altezza
diverse fra di loro ma una di queste, la seconda a destra fatta di due parti in
pietra di marmo bianco, rappresenta l’altezza del Figlio di Dio,
cioè 170 cm.
Nel Cortile di Pilato giganteggia il cosiddetto
“Catino di Pilato” o il “Santo Graal Bolognese” a forma di calice, un dono del
Re dei Longobardi e rappresenta il recipiente dove Pilato si lavò le mani della
condanna di Cristo. Nella Cappella della Benda è conservata la striscia di tela che le mediorientali
portavano sulla fronte in segno di lutto che, dice la tradizione, venne usata
da Maria durante l’agonia di Gesù per
asciugare il sudore dalla fronte.
Dal 15 luglio fino al 15 di ottobre è stata messa online sul portale www.innamoratidellacultura.it la
campagna di crowdfunding proposta dall’Associazione Assosantostefano per il
restauro della Porta lignea della Basilica di Santo Stefano a Bologna. Assosantostefano
ha scelto di rivolgere la sua attenzione alla Porta lignea della Basilica perché
tra le sue Sette Chiese vi è la riproduzione del Santo Sepolcro.
Il Restauro
Il portone in legno di Santo Stefano oggi necessita di una ripulitura per
ritornare all’antico splendore ma anche la recinzione lunga 73 mt che avvolge
il lato ovest del complesso di S. Stefano è praticamente inabissata e ricoperta
dalla ruggine e risulta usurata nelle parti più nascoste verso via Santa.
Riportarla alla sua dignitosa funzione protettiva e recuperarla nelle parti più
danneggiate dal tempo e da usi impropri fa parte del progetto di recupero.
La parte inferiore della Porta, esposta alle intemperie ed agli agenti
chimici rilasciati dalle idro-pulitrici per la pulitura del sagrato antistante,
presenta erosioni importanti. Il ritocco verrà effettuato considerando anche
l’assoluta necessità di un trattamento contro gli insetti xilofagi dovuti dalla
vetusta esposizione alle intemperie senza un’adeguata protezione. Al termine
dell’intervento di pulitura, in una seconda fase, verrà applicata sulla
superficie uno speciale prodotto contro i graffiti e le scritte, in modo tale
da conservare più a lungo il ripristino.
Il restauro sarà eseguito da un Restauratore esperto nonché Professore
docente dell’Accademia delle Belle Arti di Bologna.
La ripulitura della cancellata/recinzione del lato ovest della Basilica di
Santo Stefano sarà effettuata da una Ditta che si compone di pochi e fidati
artigiani esperti del settore del legno, del ferro, del trattamento di travi
d’epoca, di sistemazione crepe degli affreschi con particolari materiali
elastici e riparatori su cui lavorano i restauratori.
Chi è Assosantostefano? L’Associazione Piazza Santo Stefano e dintorni’ e nasce, nel 2012 a seguito della collaborazione di residenti e non della omonima piazza con lo scopo di tutelare il decoro e la vivibilità del centro storico di Bologna, con sguardo particolare rivolto alle iniziative che promuovono la cultura, l’arte e la tutela del patrimonio artistico di Bologna. L’Associazione collaborando con il Quartiere Santo Stefano, il Comune, e Istituzioni come il “Conservatorio G. B. Martini”, la Basilica di Santo Stefano, ha organizzato programmaticamente nei mesi estivi di giugno e luglio eventi, concerti, danze classiche e moderne e cori di notevole pregio artistico. In questi ultimi anni, viste le condizioni di progressiva mutevolezza dello status sociale e generazionale, gli associati hanno intrapreso un nuovo percorso allargando gli ambiti di azione dell’associazione. Gli obiettivi condivisi con gli Enti Istituzionale per il benessere della collettività hanno dato modo di avviare una stretta cooperazione con organi comunali di governo come le Consulte e le commissioni di quartiere legate all’ambito dell’Inclusione Sociale, della Cultura, dell’Ambiente. Di queste ultime Commissioni alcuni componenti del Consiglio Direttivo ne facevano già parte.
Come avverrà il restauro?
Il restauro del Portone verrà realizzato attraverso il meticoloso lavoro di
un esperto restauratore dott. Federico Capitani – professore dell’Accademia
delle Belle Arti di Bologna che procederà attraverso la pulitura ed il
ripristino dell’antico portale.
Saranno coinvolti anche alcuni studenti dell’Accademia delle Belle Arti di
Bologna guidati e coordinati dal maestro Capitani.
La pulitura ed il ripristino della recinzione sarànno eseguiti dalla Ditta
Monticelli Luigi la quale provvederà alla sverniciatura, saldatura e
tinteggiatura del materiale antico. Il lavoro risulterà magnifico e porterà una
grandissima miglioria alla nostra amata basilica!
Il mondo dell’innovazione incontra la Cultura. A cavallo fra luglio e agosto, a Pietrelcina, sonnolenta cittadina dell’entroterra campano famosa per aver dato i natali a Padre Pio, la Fondazione Ampioraggio guidata da Giuseppe De Nicola, imprenditore salernitano,dietro esplicita richiesta del sindaco, ha deciso, coraggiosamente, di organizzare quella che sarà la quarta edizione di Jazz’in : incontri fra startup e imprese ad elevato tasso di innovazione e rappresentanti della pubblica amministrazione in cerca di nuove idee allietati da concerti jazz, aperitivi e spaghettate notturne.
Se a qualcuno viene in mente il modello dell’hackaton va bene, Jazz’in in effetti può essere paragonato ad un hackaton gestito con una formula slow, più adatta ai ritmi lenti di noi italiani. Niente pitch sincopati scanditi da un timer ansioso. Zero presentazioni affannate , caroselli di idee e scambi frettolosi di biglietti da visita.
A Jazz’in l’atmosfera è davvero rilassata. I tavoli di lavoro sono organizzati in modo tale da aiutare i partecipanti a conoscersi e a scambiare idee e opinioni. Incontri sereni, proprio come si faceva una volta, prima che arrivasse il modello Silicon Valley. I risultati di questo lavoro si misurano da quanto è stato già realizzato nel corso delle tre edizioni precedenti. I legami che si creano sono professionali e diventano amicizie, reti di relazioni, rapporti duraturi.
Che cos’è Jazz’inn?
Jazz’inn è un format proposto da FondazioneAmpioraggio sperimentato per la prima volta nel 2017, in occasione del Jazz Festival Sotto le Stelle di Pietrelcina (Bn). Si tratta di una forma alternativa di incontro e confronto sui temi legati allo sviluppo istituzionale e imprenditoriale attraverso l’innovazione, da affrontare in maniera informale e conviviale. Il format prende spunto dalla parola jamming, che indicava il disturbo provocato nelle trasmissioni radiofoniche da interferenze e rumori, in unione con la parola jazz, che rimanda al fenomeno sociale degli schiavi afroamericani che trovavano conforto e speranza nelle loro anime improvvisando collettivamente ed individualmente canti.
Dunque si tratta di una improvvisazione creativa, intelletuale, innovativa che trova la sua anima nell’interferenza di pensieri che mettono a confronto per produrre nuove idee.
Un think thank dedicato alla social innovation realizzato con la formula dello slow dating.
Per facilitare e sollecitare il dialogo fra innovazione tecnologica e social innovation è stato inserito il jazz come elemento culturale fondante. . Questo approccio trasforma il programma dell’evento in un vero e proprio think tank, dove stimolare le idee e trasformarle in investimenti sostenibili coinvolgendo innovatori, investitori e professionisti nei processi di innovazione e cambiamento sostenibile, coordinati da Ampioraggio. L’obiettivo è quello di fornire idee e nuovi stimoli ad aziende ed enti locali, cercando soluzioni in maniera orizzontale, su tavoli di confronto paritari e cooperativi, in un’atmosfera caratterizzata da lentezza, apertura, libertà e convivialità.
L’improvvisazione che nasce trova la sua base dal livello di professionalità degli attori coinvolti: Jazz’inn consente di far emergere l’anima dell’innovazione attraverso l’interferenza di nuove sinergie, di sperimentare metodi nuovi di confronto che siano informali, partecipativi ed esperienziali, con lo scopo di generare investimenti e sostenerli.
A chi si rivolge Jazz’inn?
Amministratori e dirigenti pubblici, imprenditori e manager, influencer e media, professionisti e associazioni di categoria, startupper e PMI innovative, investitori, banche, incubatori e business angels, esperti del settore, grandi aziende, università e mondo della ricerca, e tutti coloro che hanno interesse ad approfondire le tematiche legate alla innovazione e allo sviluppo, con un orientamento sostenibile, consapevole e responsabile.
Jazz’inn: tre anni di successi.
In 3 anni l’evento ha generato investimenti innovativi e contaminato territori, soprattutto aree minori del sud e del nord, avvicinandole al tema dello sviluppo sostenibile. Grazie alle sinergie con agenzie di sviluppo, investitori e centri di ricerca, le ricadute dirette e indirette sono state di circa di 8 milioni di euro.
Jazz’inn 2020 contro Covid 19
L’iniziativa quest’anno ha diversi significati, a partire dal messaggio che intende lanciare al Paese per reagire alla crisi pandemica generata dal Covid-19 e stimolare, da un borgo del Sud, gli attori dell’economia e dell’innovazione a guardare avanti con fiducia. Il programma di Jazz’Inn 20.20 si sviluppa su due giornate, più una terza alla scoperta del territorio, a Pietrelcina dal 30 luglio al 1 agosto.
Programma
Il
programma generale delle due giornate di slow dating for innovation è il
seguente:
Registrazione partecipanti e welcome coffee
Saluti istituzionali
Presentazione delle call del giorno da parte dei case givers
Sessioni di brainstorming in differenti tavolo di lavoro
Pausa pranzo
Restituzione dei risultati emersi ai tavoli
Open talk e matching
Apericena
Eventi conviviali e serata jazz
Perché una campagna di crowdfunding?
Organizzare un evento è costoso. Organizzare un evento con il Covid lo è ancora di più. I protocolli di sicurezza richiedono attenzione e acquisto di materiali. Ma non è solo questo. Un evento dedicato a creare relazioni vede nel crowdfunding la modalità giusta per sottolineare l’importanza del fare rete. Della massa critica che si genera quando tutti lavorano nella stessa direzione per raggiungere un obiettivo comune.
Si scrive tanto di crowdfunding. Si tengono corsi, eventi, podcast. L’unica cosa che va detto per chiarire che cos’è concretamente una campagna di crowdfunding è la parola “unione”. Piccole cifre donate da molti realizzano grandi sogni e obiettivi.
Giuseppe De Nicola invita tutti i soci di Ampioraggio, gli innovatori, gli amici e i colleghi a partecipare e a condividere la campagna con altri amici, colleghi e innovatori il link della campagna su www.innamoratidellacultura.it dimostrando con i fatti che insieme ce la possiamo fare.
Abbiamo cantato all’unisono dai balconi, sfidato la paura e la solitudine e sopportato limitazioni e divieti. Ora possiamo far volare le idee con la forza della comunità.
Ci mancava solo il lockdown. A tre chilometri da Busseto, a Sant’Agata, una frazione di Villanova sull’Arda appena oltre il torrente Torgina , Il Museo di “Villa Verdi”, storica dimora fatta costruire dal famoso compositore italiano Giuseppe Verdi per i suoi genitori e in cui però decise di trascorrere gli anni della sua maturità insieme alla compagna Giuseppina Strepponi, rischia oggi la chiusura. Definitiva. Come sta accadendo per la stragrande maggioranza dei luoghi italiani di eccellenza culturale, la mancata possibilità da parte della proprietà di aprire le proprie porte ai turisti (che generalmente a partire dalla primavera arrivano a migliaia da ogni parte del mondo per visitare gli interni della Villa e il romantico parco ottocentesco) sommata all’impossibilità di organizzare eventi a causa delle norme per il distanziamento sociale, ha ridotto drasticamente gli introiti lasciando però immutati i costi fissi fra i quali anche gli stipendi delle cinque persone che da anni prestano opera per la Villa .
Il Museo di Villa Verdi è una dimora storica privata e come tale non ha mai potuto beneficiare di alcun supporto economico da parte del pubblico. I fondi per mantenerla aperta e conservarne la bellezza degli esterni e degli interni finora sono stati messi a disposizione dall’attuale proprietario, Angiolo Carrara Verdi. Il 2020 era programmato come l’anno dedicato al restauro. Alcune parti della villa necessitano interventi urgenti di manutenzione e ripristino ma, quattro mesi di chiusura forzata hanno generato un disastro. Per evitare che la Villa debba affrontare un nuovo lockdown , questa volta ben più drammatico e definitivo, Angiolo e sua moglie Manuea, hanno pensato che organizzare una raccolta fondi su una piattaforma specializzata poteva essere una buona soluzione.
La piattaforma selezionata è www.innamoratidellacultura.it , italiana e ben conosciuta da chi lavora in ambito culturale. Nel 2019 è stata nominata piattaforma ufficiale di Matera Capitale della Cultura e nel corso degli anni ha ospitato diverse campagne per importanti realtà culturali nazionali. Perché quindi questa piattaforma e non un’altra, magari americana? La prima risposta è di tipo etico. Scegliere una piattaforma italiana significa dare lavoro a un’impresa nazionale. La seconda risposta è di tipo pratico. Il team di lavoro di www.innamoratidellacultura.it offre assistenza professionale in italiano per la realizzazione dei contenuti e mette a disposizione dei progettisti la possibilità di pubblicare le proprie idee sottoponendole ad una grande comunità di persone, profilate e realmente interessate all’arte e alla cultura italiane.
Il terreno che arrivava fino all’argine del fiume Po su cui oggi sorge Villa Verdi venne acquistata dal celebre compositore italiano nel 1848 per i genitori, Carlo Verdi e Luigia Uttini ma, dopo la morte di sua madre, il padre tornò a vivere a Busseto e solo a partire dal 1851 Verdi dimorò nella Villa . Fu proprio Verdi a eseguire di proprio pugno gli schizzi del progetto di ampliamento e a dare indicazioni dettagliate per la scelta dei materiali da utilizzare fino a farla diventare come egli volle e come oggi noi la vediamo, una magnifica ed elegante dimora ottocentesca immersa in un parco ricco di alberi e piante secolari ed esotiche con un laghetto, grotte, un ponte rosso e una ghiacciaia.
In origine la Villa era una casa padronale di campagna a cui Verdi fece aggiungere due ali completando il tutto con una imponente terrazza sulla facciata, le serre, una cappella e la rimessa per le carrozze sul retro. Verdi e Giuseppina Strepponi dedicarono molto tempo alla cura del parco e il musicista curò personalmente la gestione dei terreni agricoli, tanto che al censimento, si dichiarò agricoltore.
Presso la
villa, il maestro Verdi, ospitò numerosi amici e, dopo la morte di Giuseppina Strepponi, nel 1897, il Maestro continuò
ad abitare a Sant’Agata anche se amava
trascorrere il periodo invernale presso il Grand Hotel et de Milan, luogo in cui morì nel 1901.
Una parte della casa è ancora abitata dalla famiglia degli eredi del Maestro mentre un’altra porzione dell’edificio è stata adibita a museo. Le stanze normalmente aperte al pubblico sono cinque: la camera di Giuseppina Strepponi, lo spogliatoio dove oggi si trova anche il piano utilizzato da Verdi durante la composizione di Rigoletto (1851), la camera da letto del Maestro. Questo per chi ama il Maestro è un luogo speciale perché è qui che Verdi lavorava e dormiva: la distanza fra letto e scrittoio è davvero ridotta al minimo per poter permettere di fermare l’ispirazione notturna. L’accesso della stanza è diretto dal giardino in cui Verdi era solito passeggiare, anche in solitudine. In questa camera, in una teca, sono conservati i famosi guanti bianchi con cui Verdi ha diretto la Messa di Requiem del 22 maggio 1874 per commemorare Alessandro Manzoni. Subito dopo la camera da letto, si visita lo studiolo in cui sono conservati spartiti, lettere, biglietti oltre al cilindro nero e alla sciarpa bianca con cui Verdi è spesso rappresentato nelle sue immagini più note. L’ultima stanza visitabile è la camera del Grand Hotel et de Milan, l’albergo ancora oggi situato nei pressi del Teatro alla Scala, dove Giuseppe Verdi morì il 27 gennaio del 1901. I mobili originali sono stati trasportati a Villa Verdi e qui esposti. Una visita dedicata a pochi perché davvero esclusiva è quella del “salotto rosso”, del “salottino rosa”, della stanza del biliardo a cui si aggiungono la biblioteca e la sala da pranzo. Sono tutte stanze private che non fanno parte del circuito normalmente proposto da Villa Verdi , e per il visitatore rappresentano certamente una meravigliosa e imperdibile occasione.
Salviamo Villa Verdi. Il significato è chiaro. Senza l’aiuto della folla Villa Verdi chiude. Per sempre. I cinque dipendenti resteranno a casa e le condizioni interne della dimora non potranno che deteriorarsi ancora di più. Villa Verdi è un unicum, un bene che, anche se privato, appartiene alla memoria culturale di tutti noi italiani e che non può assolutamente andare perduto. Il rischio purtroppo c’è ma si può evitare.
Quali sono gli interventi più urgenti? Senza dubbio pagare gli stipendi allo staff. Subito dopo procedere con determinazione mirata al restauro della Villa. Andando per ordine. Un passo alla volta. Calcolando bene lo sforzo e scegliendo con cura gli interventi più urgenti:
SALOTTO ROSSO – In questo salotto il Maestro riceveva pochi e selezionati ospiti come i librettisti Francesco Maria Piave o Arrigo Boito, pittori del calibro dei fratelli Palizzi o Boldini, l’editore Ricordi o gli aristocratici Andrea e sua moglie Claretta Maffei. Qui si discuteva di tante cose oltre alla musica; stiamo parlando del periodo risorgimentale in cui per strada si gridava “VIVA V.E.R.D.I”, l’acronimo di Viva Vittorio Emanuele re d’Italia. Il restauro in questo caso riguarda il soffitto rovinato dalle infiltrazioni di acqua causate da un terrazzo sovrastante. Il Prezzo stimato per il restauro del Salotto Rosso è di circa 50.000,00 euro.
TETTO – Importanti lavori di restauro anche per il tetto delle carrozze che rischia il crollo. Il restauro del tetto impegna fino a 6.000,00 euro.
STRUTTURA – Tinteggio di una parte esterna della dimora € 25.000,00
RESTAURO PIANOFORTE ERARD: euro 14.000
SITO WEB – un nuovo sito arricchito di visite virtuali per consentire le visite della Villa a distanza e mantenere viva la memoria del maestro euro 5000,00
Quante sono le persone al mondo innamorate di Giuseppe Verdi? Tantissime, decine di migliaia. Sparse in ogni nazione del mondo. Appassionati della grande musica del Maestro. Saranno pronti a donare? Forse, speriamo. Qual è l’opera lirica più rappresentata al mondo? La Traviata di Giuseppe Verdi. Opera grandiosa. Magnifica.
Mai come in questo momento difficile che l’Italia sta attraversando sostenere –e mantenere – l’apertura e i restauri della storica abitazione di Giuseppe Verdi assume un significato di grandissima importanza simbolica. Manuela e suo marito Angiolo contano su una ricchissima mailing list di appassionati del Museo Villa Verdi ma, anche su una vasta comunità di artisti, cantanti, direttori d’orchestra, critici d’arte e musicali. Tutte queste persone verranno contattate una ad una e sollecitate a partecipare e, per farle sentire parte di questa iniziativa “famigliare” le ricompense saranno tutte offerte direttamente dalla proprietà e e “consumate” fra le mura della Villa e del Parco.
E’ sufficiente cliccare e, quando si arriva sulla pagina della campagna pubblicata su www.innamoratidellacultura.it si può scegliere la cifra con cui si desidera partecipare. Viene rilasciata una ricevuta? Si, il portale invia una ricevuta al momento della donazione. Si può usare la carta di credito? Si, la transazione è sicura e i fondi donati vengono inviati direttamente al conto corrente di Villa Verdi. Si può donare più di una volta? Certamente. Usando il proprio nome oppure uno pseudonimo.
In questo momento, quando le urgenze che ci chiamano a intervenire sono tante, troppe ha senso aiutare la cultura italiana? Si, certamente. In Italia la cultura in Italia produce il 5,7% del Pil ed è proprio la cultura con la sua bellezza, gli eventi e i luoghi speciali che incentiva i turisti a visitare il nostro bellissimo paese. L’Italia, da nord a sud, isole comprese, è un vero e proprio museo a cielo aperto. L’unico grande spettacolo che vale davvero la pena di applaudire.
Partecipa alla campagna di crowdfunding culturale per salvare il Museo di Villa Verdi hhttps://www.innamoratidellacultura.it/projects/salviamo-il-museo-di-villa-verdi e innamorati anche tu della cultura italiana!
L’hashtag che sta girando in rete è #laculturanonsiferma. E’ proprio vero, la cultura italiana non si ferma anzi, non si deve fermare! Mirko Bottega è il coraggioso promotore del “Festival delle 9 arti”, o “9Fest”, la prima campagna di crowdfunding che abbiamo deciso di pubblicare per celebrare l’ingresso nella Fase2 e sottolineare che mai come adesso il crowdfunding per la cultura è indispensabile. Chi lavora in questo settore si trova in grave difficoltà, più che in altri altri settori è privo di aiuti e ammortizzatori sociali eppure chi produce contenuti culturali, musica, teatro, cinema è investito del compito di creare bellezza, aiutare le persone a divertirsi, a ridere,a svagarsi.
E’ un progetto che nasce da un
appuntamento già esistente, ovvero la rassegna teatrale estiva proposta
dall’Accademia Teatrale Lorenzo Da Ponte di Vittorio Veneto ogni estate dal
2014 al 2019, che vuole in questo modo trasformarsi dando vita ad un festival
che abbraccia tutte le arti, e di
conseguenza tutti i cittadini.
L’intento immediato è sicuramente quello
di dare nuova linfa vitale al territorio, dal 2019 patrimonio del’Unesco, per regalare a residenti e turisti tre mesi
di attività senza sosta, ma il vero obiettivo, quello finale, è di
promuovere l’idea della cultura italiana agli italiani stessi, soprattutto
quelli di domani, spingendoli ad aprirsi a qualcosa di più grande, a scoprire
il bello sotto infinite e molto spesso inaspettate forme e sfaccettature,
cercando di unire nel progetto gli aspetti culturali, artistici, divulgativi e
di intrattenimento intelligente che sono patrimonio inestimabile ed
ineguagliabile del nostro paese.
L’arduo compito sarà affidato ad artisti e
professionisti, ospiti delle varie edizioni, a rappresentare attraverso
esibizioni dal vivo, intrattenimento, conferenze e workshop quelle che sono
considerate attualmente le nove arti:
Architettura
Cinema
Danza
Fumetto
Musica
Pittura
Poesia
Scultura
Teatro
PROGRAMMA:
Il festival comincerà il 06 giugno 2020 e arriverà al suo termine il giorno 09 settembre 2020 e si articolerà secondo un programma vario, con degli appuntamenti fissi e degli eventi extra.
Ogni evento per essere di immediata
comprensione sarà contrassegnato da una o più etichette:
LIVE
(per gli spettacoli e
le esibizioni dal vivo)
TALK
(per le conferenze e i
dibattiti)
WORK
(per i workshop tematici)
FOOD
(per quegli eventi che
saranno accompagnati dalle proposte eno-gastronomiche)
EXHIBITION
(per le mostre
organizzate nei vari luoghi della città)
LA CORNICE:
Il festival va a inserirsi all’interno dello spazio destinato dal 2014 al 2019 alla rassegna del Piccolo Teatro Dante, organizzata dall’Accademia Da Ponte (progetto dell’Associazione Red Art). Lo spazio è il palco costruito da allievi e collaboratori dell’Accademia, inserito nella meravigliosa cornice naturale delle colline e montagne circostanti, all’aria aperta quindi, rispettando le norme di sicurezza .Lo spazio attorno al palco sarà arricchito da tavoli dove potersi sedere per gustarsi al meglio gli eventi “food”, grazie anche al nostro bar “Locanda da Falstaff”.
Per il primo anno il luogo principale
destinato allo svolgimento del 9Fest è quindi il Piccolo Teatro Dante,
affiancato da alcuni spazi presenti nella città di Vittorio Veneto (sale
principali dei musei, locali famosi per la loro propensione all’intrattenimento
culturale); per gli anni a venire l’obiettivo è quello di collegare al festival
eventi distribuiti in tutto il territorio Patrimonio dell’UNESCO in spazi che
andremo ad identificare di volta in volta non solo per le capacità ricettive,
ma soprattutto per la loro presenza simbolica nel patrimonio artistico del
territorio. Si punta quindi a una diffusione di eventi quasi capillare, con
l’idea di avere contemporaneamente conferenze, rappresentazioni teatrali,
concerti, balletti e quant’altro all’intento di teatri, musei, locali e piazze.
PERCHE’UN CROWDFUNDING?
“Conoscere le arti attraverso le arti”,
questo è l’obiettivo, riuscire a far scoprire il teatro agli appassionati di
musica, la scultura agli appassionati di fumetti: incrociare, incuriosire farsi contaminare dalla bellezza che
rappresenta un patrimonio non solo umano ed artistico, ma soprattutto un volano economico mai preso in considerazione dalle
strategie politiche.
L’intento è di contribuire con il nostro Festival9Arti a creare futuri cittadini (e probabilmente futuri amministratori) in grado di conservare e valorizzare il nostro patrimonio artistico, incentivare la creatività che ha reso l’Italia famosa nel mondo e di far diventare queste “armi” l’economia del futuro.
Si tratta di un progetto ambizioso, che punta a diventare nei prossimi 5 anni il più importante festival
culturale del nord-est, diventando una tappa obbligata per i turisti che
per forza di cose attirerà il territorio diventato patrimonio UNESCO, ma
soprattutto un appuntamento immancabile per tutti gli italiani: un evento ogni
anno atteso e desiderato con l’obiettivo di mantenere sempre la sua vitalità e
la sua voglia di essere sempre alla ricerca continua di ciò che ogni anno lo
può rendere più bello, ricco ed interessante.
.
COME SI FA A PARTECIPARE?
E’semplice. Vai sul link https://www.innamoratidellacultura.it/projects/festival-delle-9-arti-9fest/ , scegli l’importo che vuoi donare e in cambio riceverai in cambio una ricompensa. Il massimo dell’aiuto lo puoi dare condividendo la pagina della campagna sui tuoi canali social, parlandone con tutti i tuoi amici,, invitandoli a partecipare perché è importante che le cose si muovano. Con poco, tutti insieme, possiamo davvero dimostrare di essere una forza. Vittorio Veneto ha bisogno di vivere, di ridere e di divertirsi. Grazie di cuore!
E’ il momento per lanciare una campagna di crowdfunding in
ambito culturale? Si, è il momento. Le campagne di crowdfunding per la raccolta
di fondi da destinare all’emergenza sanitaria sono in diminuzione. E’
necessario tenere alta l’attenzione, ma è anche indispensabile ripartire.
Un dato che non verrà mai ripetuto abbastanza è riferito al valore della cultura che in
Italia “muove” il 5,7% del PIL a cui si aggiunge il 13% del Turismo e l’indotto.
Sono coefficenti importanti e sono
quelli che determinano la grande attrattività dell’Italia e che possono e
devono risalire.
Abbiamo pensato di dare supporto ai nostri progettisti scrivendo una breve guida dedicata ad un aspetto fondamentale per il successo di qualsiasi campagna di crowdfunding: la folla.
La folla, cioè l’insieme di persone che si raccolgono attorno a una campagna di crowdfunding son il fattore che ne determina il successo. Sappiamo per esperienza che le persone che hanno una lista di email possiedono molte più possibilità di successo rispetto a chi non ne possiede una.
Senza strategia nessun progetto può essere realizzato
Costruire una lista di indirizzi non è semplice, non è
immediato e richiede lavoro.
Nei punti successivi vi presentiamo una strategia collaudata che vale la pena di seguire, soprattutto se l’obiettivo di raccolta della campagna supera i 5000 euro
SCRIVI UNA LISTA – senza stare troppo a pensare, chiunque può contare su una rete di relazioni personali: parenti, amici, vicini di casa, negozianti, colleghi di lavoro. Il primo passo quindi è quello di scrivere una lista. Ogni membro della squadra scrive la sua lista. Un buon metodo è quello di esaminare i propri canali social e verificare chi, fra i contatti, effettivamente fa parte della rete personale. A questo primo elenco se ne aggiunge un secondo che si può definire di secondo giro. Si tratta dei contatti ottenuti da amici, durante eventi oppure incontri e riunioni di lavoro. Tutti questi nominativi devono essere completati dal numero di telefono e dalla email per creare una SOLIDA BASE di persone che si fidano e che possono supportare la campagna con il loro passaparola. Un dato? Molte campagne raggiungono il 20% dell’obiettivo di raccolta grazie alle persone dei questa lista.
CREA UNA LANDING PAGE – a seconda dell’obiettivo di raccolta, il tempo necessario per costruire la propria lista di indirizzi può variare molto. Obiettivi ambiziosi richiedono un lavoro di mesi e una strategia che include la creazione di una “landing page” ideata in modo da poter raccogliere gli indirizzi di persone sconosciute intercettandole in rete. Si tratta di un metodo piuttosto semplice che aggiunge al valore degli indirizzi raccolti la possibilità di far conoscere il proprio progetto in anticipo. Se non siete in grado di costruirne una da soli, la creazione della “Coming Soon Page” è uno dei servizi aggiuntivi che potete chiedere scrivendo a progetti@innamoratidellacultura.it
RACCONTA LA TUA STORIA – Una campagna senza storia non attira l’attenzione. Vendere la propria idea significa vendere alle persone il proprio sogno. In un certo senso è vero che chi sceglie di appoggiare una campagna di crowdfunding lo fa perché si fida di chi la propone e vuole che abbia successo.
Costruisci la landing page per raccogliere indirizzi di potenziali donatori e fai crescere la lista
RESTITUISCI VALORE – Una campagna di crowdfunding non deve portare vantaggi solo a chi la propone ma, anche e soprattutto, a chi la sostiene. Chiedersi se quello che viene dato in cambio ha un valore anche emotivo per chi partecipa deve essere la linea guida da seguire. Perché la richiesta ai donatori non riguarda solo il denaro. La richiesta riguarda soprattutto la condivisione della campagna.
COME CONTATTARE LE PERSONE VIA EMAIL – è dimostrato che una campagna di email ben costruita ha un’efficacia molto maggiore rispetto alla pubblicazione di post sui canali social. In genere il tasso di successo si aggira intorno al 4/5%. Dipende dalla lista e dal contenuto della email inviata anche se ogni campagna è differente cambia a seconda dell’ambito in cui si svolge.
USARE LE EMAIL PER OTTENERE CONTRIBUTI PRIMA DELLa MESSA ONLINE DELLA CAMPAGNA Andare online con la campagna e avere già donazioni in evidenza aumenta la possibilità di ottenerne altre. Inviare una email ai propri contatti prima del lancio è certamente un sistema efficace ma le persone vanno incentivate. Come farlo? Ideando un regalo special da dare solo a chi partecipa per primo. Il messaggio da dare è “solo per te” , “solo per pochi” e,“soloper pochi giorni”. Le persone amano sentirsi speciali e adorano far parte di club speciali ricevendo attenzioni speciali.
Verifica quale canale social fa al caso tuo
.CREA UN COMITATO DI PROMOTORI – parallelamente alla costruzione della lista un passo da compiere subito è individuare le persone che possono sostenere il progetto, diffonderlo e quindi creare un comitato di promozione. In pratica si tratta di un gruppo di persone appassionate del progetto e disponibili a parlarne con i propri contatti. Il numero di persone da identificare è di circa 10-15 individui. La prima email andrà inviata subito a loro e poi allargata al restante gruppo di persone inserite nella lista.
USA I SOCIAL MEDIA – crowdfunding e canali social vanno a braccetto. I social media occupano il secondo posto per efficacia dopo le email con un risultato stimabile attorno al 30% di di visite ottenute sulla pagina della campagna.
CREA PAGINE WEB E PROFILI SOCIAL DEDICATI ALLA CAMPAGNA – ci sono progetti che possono essere pubblicati sulla propria pagina social e progetti che necessitano della creazione di una pagina dedicate esclusivamente alla campagna. Dipende dal progetto e dalla community che già si possiede e al tipo di interazione che già si ottiene dai propri fan. Pensare che un contatto su Istagram o su Facebook sia attivo non è un dato reale, va verificato e sollecitato.
LANCIA LA CAMPAGNA SUI CANALI SOCIAL PRIMA DELL’USCITA DELLA CAMPAGNA SU www.innamoratidellacultura.it – I social media sono strumenti potenti se vengono usati con accortezza e con una strategia definita a monte. Iniziare a raccontare la propria idea con anticipo oltre ad assolvere la funzione di informare e incuriosire consente di ottenere nuovi fan e di compendere in base alle reazioni se l’argomento interessa oppure se è necessario modificare alcuni aspetti Se pensi che sia troppo difficile, il team di www.innamoratidllacultura.it mette a disposizione un servizio completo di marketing digitale e la gestione dei canali social. Scrivi a progetti@innamoratidellacultura.it per saperne di più.
Sui social è facile indentificare un target di persone interessate alla tua idea
IDENTIFICA IL TUO TARGET – i canali social permettono di identificare il target di rifermento con grande precisione. La domanda da porsi prima di pubblicare i contenuti è:” chi è interessato al mio progetto”? Innamorarsi della propria idea è normale, adattare la propria idea a quello che chiede il pubblico è strategico. E’ sempre bene testare dei post. Si tratta di un modo semplice e poco costoso che consente di aggiustare il tiro e raggiungere con maggiore precisione le persone che sono veramente interessate a partecipare, valutando in base ai dati ottenuti su quale piattaforma e con quale strumento intercettarle. Un video? Un’immagine? Un testo? Ogni canale social è dedicato ad un particolare pubblico. Il mondo della cultura tende a privilegiare Facebook e Istagram ma in molti casi un video è più efficace e condiviso di cento post e You Tube sirivela molto più efficace. Questo per dire che un solo video di presentazione non basta, preparatevi a pubblicare spesso e volentieri video pillole, aggiornamenti e testimonianze. Più contenuti producete e più aumentano le possibilità di successo.
CREA UN HASHTAG PER LA TUA CAMPAGNA – l’hashtag della campagna va inserito ogni volt ache viene postato un contenuto riferito alla campagna. L’hashtag ’ la versione moderna del payoff usato in pubblicità dai grandi marchi Un esempio? Dove c’è Barilla c’è casa. Indimenticabile. Come deve essere un hashtag? Corto, efficace, esemplificativo e soprattutto facile da trovare.
PUBBLICA CONTENUTI INTERESSANTI– la mia campagna è online: dona. Questo non è un contenuto interessante. Se poi viene postato decine di volte sui canali social diventa decisamente terribile. Il tono utilizzato per arricchire di contenuti le proprie pagine social dovrebbe essere leggero, simpatico, possibilmente divertente. Le immagini spesso dicono più delle parole. Raccontare la campagna giorno per giorno è divertente. Le persone amano leggere gli aggiornamenti e vedere contenuti nuovi ogni giorno. Chi dona è felice di verificare che il progetto va avanti e che la sua scelta si è rivelata azzeccata.
CONTATTARE LA STAMPA – campagne con obiettivi ambiziosi e che hanno la potenzialità di ottenere donazioni da qualsiasi parte del pianeta dovrebbero pensare ad un’attività di ufficio stampa. Non è vero che questa attività costa e non è vero che è necessario rivolgersi a un’agenzia. Le testate digitali e, soprattutto i blog, sono sempre alla ricerca di contenuti e notizie interessanti. Chiedere non costa nulla e scrivere un comunicato stampa – o costruire un Media Kit- non è difficile. Anche per questa attività scrivere un elenco delle redazioni e dei giornalisti da contattare è molto utile. Se il progetto è di taglio piccolo o medio ci sono le redazioni locali. Se il progetto è ambizioso vale la pena tentare con le redazioni nazionali. Senza mai dimenticare i blogger e gli influencer che, spesso, sono più efficaci e disponibili dei giornalisti.
ORGANIZZARE UN EVENTO– in tempi di Covid organizzare un evento è impossibile. Ma l’evento rimane il momento perfetto per farsi conoscere e presentare la propria campagna entrando in contatto diretto con le persone. L’evento è l’occasione perfetta per raccogliere nuovi nominativi da aggiungere alla propria lista di contatti e per studiare una piccola ricompensa legata al progetto da regalare creando una sorta di memo per quando la campagna andrà online. Ci sono tre tipi di evento: l’evento di presentazione che può essere organizzato in qualunque momento della campagna anche come regalo per chi ha già donato; l’evento di lancio che invece serve a presentare il progetto a un’audience di persone selezionate con l’obiettivo di ottenere donazioni prima della messa online e l’evento di chiusura che invece è un momento di festa per celebrare la chiusura della campagna insieme ai donatori.
Le persone donano perchè scelgono te e vogliono il tuo successo
CONCLUSIONE– una campagna di crowdfunding ha successo quando riesce a coinvolgere un altissimo numero di persone. Crescere l’audience è il mantra da ripetere ossessivamente da quando si decide di lanciare la propria campagna e per tutti i mesi di preparazione che precedono la messa online. In ambito culturale questa attività viene fatta poco e spesso senza una strategia. Ma un buon database di contatti è la miniera d’oro a cui è sempre possibile attingere anche quando la campagna è terminata. Che si tratti di un nuovo spettacolo, un restauro, una mostra o di un concerto, avere un elenco di fan è sempre importante. Basta rimanere in contatto con loro e mantenere sempre viva la loro attenzione inviando nuovi messaggi e tenendoli informati sulle vostre attività.
In questi giorni sono attive su diverse piattaforme, italiane e americane – campagne di crowdfunding in supporto all’emergenza Covid19.
Proprio ieri ho letto che la piattaforma americana Gofundme è stata segnalata all’Antitrust a causa dei costi poco chiari delle commissioni applicate a chi dona.
In effetti Gofundme si propone come piattaforma di crowdfunding a costo zero per progetti in ambito sociale e umanitario. Questa sua particolarità spiega il motivo per cui moltissime persone dal nostro paese abbiano deciso di appoggiare campagne di crowdfunding attivate da diversi promotori su questa piattaforma charity e non su altre piattaforme italiane.
La scelta di Gofundme dimostra inconfutabilmente che, in Italia, il livello di conoscenza sul crowdfunding e ancora riservato a pochi addetti ai lavori e coloro che sanno come funziona e ne conoscono i meccanismi -legali e tributari – che regolamentano l’attività delle piattaforme sono per lo più esperti di equity e di lending.
Le campagne di raccolta fondi in ambito sociale sono di tipo reward oppure donation e il discorso merita di essere approfondito.
Mi focalizzo sull’attività definita “donation” e reward” con l’aspettativa di essere d’aiuto e di portare un po’ di informazione in questo momento davvero confuso.
Donare su una piattaforma di crowdfunding è sicuro?
La risposta è si. Donare su una piattaforma di crowdfunding certificata è sicuro e consente, in totale trasparenza, di vedere in tempo reale l’importo della donazione e il nome – o il nickname- di chi ha donato.
Una piattaforma è un sito web facente capo ad una società. Cercare nella pagina introduttiva la sezione dedicata al regolamento d’uso e verificare se la partita Iva risulta attiva e registrata è una buona idea.
Anche esaminare le campagne pubblicate sul portale, fare un giro sui canali sociale e cercare le opinioni sul web può aiutare a formarsi un’opinione personale sulla piattaforma e sulla validità dei suoi servizi, i costi, i termini di regolamento e tutto quello che è scritto e che mai nessuno legge prma di iniziare a muoversi.
Quante campagne
Quanto costa donare su una piattaforma?
Il donatore non si fa MAI carico degli oneri accessori (ad esempio eventuali provvigioni della piattaforma, spese promozionali, costi applicati dalle carte di credito o di bonifico) ma solo ed esclusivamente della donazione in quanto tale.
La cifra donata però arriva al promotore della campagna al netto dei costi
per il servizio prestato dalla piattaforma (pubblicazione e processazione delle
donazioni) e dei sistemi di pagamento.
I costi per la comunicazione della campagna, eventi o personale impegnato nell’iniziativa, possono essere dedotti dal totale finale dell’importo raccolto. Questo aspetto dipende dalle decisioni prese dal promotore della campagna e dal budget a disposizione prima di mettere la campagna online e va comunque indicato sulla pagina della campagna.
Faccio un esempio: decidi di donare 100 euro. I servizi della piattaforma costano il 7% e il processore di pagamento (PayPal o Stripe) ne chiede 2,8%.
Questo significa che al promotore del progetto ne arrivano 90 netti.
La ricevuta della donazione che ti verrà mandata dal progettista sarà quindi di 100 euro netti.
La donazione è deducibile fiscalmente?
Per quanto riguarda la deducibilità fiscale è importante, prima di effettuare la donazione, verificare che:
il beneficiario ultimo della campagna abbia espressamente accettato di
assumere tale qualifica per incassare i fondi. (ad esempio un ospedale
deve espressamente autorizzare la campagna di raccolta fondi, altrimenti il
promotore rischia sanzioni civili e penali)
sia possibile ricevere idonea documentazione fiscale da parte del titolare del conto corrente bancario
Quanto è la detrazione per le donazioni per l’emergenza Coronavirus?
L’Art.66 del D.L. 17/03/2020 n.18 disciplina gli incentivi fiscali per erogazioni liberali in denaro a sostegno delle misure di contrasto dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 con due articoli: comma 1 = disciplina le donazioni effettuate da privati e da enti non commerciali, tra cui il la persona semplice che vuole donare e prevede una detrazione dall’imposta lorda ai fini dell’imposta sul reddito pari al 30% per un importo non superiore a 30.000 Euro, per le donazioni effettuate nel 2020 dalle persone fisiche e dagli enti non commerciali, in favore di Stato, Regione, enti locali territoriali, enti o istituzioni pubbliche, fondazioni e associazioni legalmente riconosciute senza scopo di lucro, con la finalità di finanziare gli interventi in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid – 19.
Comma 2 = disciplina le
donazioni effettuate da professionisti e
aziende e prevede la deducibilità ai fini IRAP delle donazioni e la piena
deducibilità dal reddito di impresa.
Come faccio a sapere che la piattaforma è certificata?
La donazione effettuata su una qualsiasi piattaforma di crowdfunding è tracciata nel senso che le donazioni vengomo processate da un software programmato per gestire il passaggio dalla carta donatore al conto corrente del beneficiario senza che il gestore del portale possa interferire in alcun modo. L’unica cifra che incassa il portale al momento della donazione è la percentuale per i servizi erogati: hosting, server, sistemi di sicurezza, personale e così via.
La ricevuta della donazione viene sempre erogata da chi ha promosso la campagna di raccolta fondi. In genere il tempo tecnico per ottenere la ricevuta è di circa 60 giorni. Leggi i termini della piattaforma e, se hai dubbi, mettiti in contatto con il promotore del progetto e chiedi informazioni: è un tuo diritto.
1. Sei tu che crei il tuo successo: non ci sono formule magiche.
I soldi non cadono dal cielo e… pubblicare il progetto sulla piattaforma non significa che venga finanziato con successo. E’ necessario che tu ti dia da fare prima della campagna per organizzare le attività di comunicazione, gli eventi e…. durante tutta la durata della campagna per garantire una buona visibilità. Ricapitolando, non basta che il progetto sia pubblicato sulla piattaforma per far sì che sia finanziato con successo. Un progetto di successo è un progetto che invoglia i lettori a partecipare!
Foto di Tino Romano
2. Vuoi ottenere generosità? Sii generoso.
Un bel video, immagini nitide e con il giusto formato, testi scritti n maniera chiara e ben strutturata. La qualità dei contenuti dimostra la qualità del progetto che andrai a realizzare. Racconta la tua storia perché sai che le storie piacciono alle persone e aiutano a condividere e a partecipare!
3. La regola del “tutto o niente”.
Se hai scelto il contratto “keep it all” sai che se non raggiungi il 100% della somma che hai definito come obiettivo non potrai ottenere i fondi al termine della campagna. Il “keep it all” è una spinta a dare il massimo e non lascia spazio agli indugi. Il “flessibile” ha termini meno rigidi ma..attenzione. Quando pubblichi la tua campagna stai stringendo un accordo con chi ti sostiene. Questo significa che hai l’obbligo di realizzare quello che dici di voler fare e se non hai tutta la cifra necessaria…meglio un progetto a “step” o un obiettivo inferiore!
Members of the Castellers Joves Xiquets de Valls try to complete their human tower during the 25th Human Tower Competition in Tarragona, Spain. (Emilio Morenatti/Associated Press)
Il crowdfunding culturale (e non solo) è basato sulla fiducia e la fiducia la ottieni se riesci a entrare in relazione con le persone che ti appoggiano. Meglio stabilire un obiettivo di raccolta realistico e indicare come lo utilizzerai (includendo anche tutte le spese). Si tratta di stendere un conto economico e capire sin da subito che organizzare e gestire una campagna di crowdfunding non è affatto gratis!
Gardentopia. Matera 2019.
5.Il crowdfunding va oltre il finanziamento. Chi sono i tuoi donatori? Pensaci bene. Sono e persone che condividono le tue idee e le appoggiano. I primi a credere in te sono i tuoi contatti stretti, e saranno proprio loro gli “early birds” del progetto, i veri VIP della campagna, gli ambasciatori della tua idea. Hai già fatto la lista? Il crowdfunding è fatto di amicizia, relazioni, sinergie. Mette in moto reti di persone e chiedi agli amici di portare altri amici.
In gruppo? Molto meglio!
6.Gestisci al meglio le tue relazioni.
. L’idea è tua e sei tu l’unico responsabile del tuo progetto. Questo significa che sei anche responsabile del rapporto che riuscirai a creare con le persone. Orima, durante e dopo la campagna.
8. Occhio ai costi.
Calcola i costi di spedizione (se ce ne sono), i costi di produzione delle ricompense e la commissione di Innamoratidellacultura (7% IVA inclusa sulla somma totale raccolta). Tutte le spese di transazione Stripe sono incluse. La comunicazione? Gli eventi? Inserisci ogni singola voce e saprai sempre quanto ti serve veramente raccogliere.
Circus, spettacolo a Matera 2019
9. Ringrazia
La tua campagna è andata a buon fine? Ricordati di ringraziare chi ti ha sostenuto. Di mandare le ricompense e di comunicare alla tua folla di sostenitori che sei riuscito a realizzare la tua idea.
Grazie, parola magica che apre tutte le porte.
Redazione -www.innamoratidellacultura.it
Hai un’idea? Scrivi a progetti@innamoratidellacultura.it
Al giorno d’oggi il termine “crowdfunding” sembra essere stato assorbito dalle persone tuttavia, l’esperienza professionale come piattaforma verticale e i numeri ancora bassi del comparto “reward” indicano come in Italia i suoi meccanismi non lo siano affatto, soprattutto per quanto riguarda il settore culturale, creativo e artistico.
In genere le persone sono a
conoscenza che il crowdfunding si
riferisce a a campagne di raccolta fondi gestite attraverso il web,
caratterizzate dalla erogazione di piccoli contributi donati da un grande
numero di persone.
In pratica, il proponente del progetto
riesce a raggiungere l’ obiettivo sfruttando le opportunità offerte da internet
per coordinare e aggregare grandi numeri
di persone che condividono interessi e
passioni comuni.
Nel nostro paese la diffusione di progetti in ambito culturale è estremamente ampia e variata. Il crowdfunding di tipo reward e donation si presta molto bene per sostenere la produzione e diffusione di idee progettuali nell’ambito dell’arte, design, moda, musica registrata, spettacoli teatrali, editoria (fumetti, saggistica, narrativa, poesia), audiovisivi (film, cortometraggi, documentari, serie televisive e via web) videogiochi, reportage, festival , rassegne, restauri, recuperi architettonici, mostre e acquisizioni da parte dei musei e l’elenco è davvero lunghissimo.
Il fattore comune del settore artistico e creativo italiano è la richiesta di raccogliere somme piuttosto elevate per realizzare la propria idea progettuale coprendone i costi in toto oppure per integrare un budget corposo composto da più finanziatori (enti, sponsor privati ecc).
L’impiego di questa pratica di raccolta fondi è adottata – e adottabile – sia da realtà piccole che da quelle di grandi dimensioni. Ricordo le iniziative fortunate di enti come Palazzo Madama a Torino e Comune di Bologna ( per il restauro del ”Portico di San Luca”) oppure la Biennale di Venezia per sostenere mostre interne all’evento.
Il denominatore comune che spinge queste realtà a rivolgersi al crowdfunding è da ricercare nella contrazione dei finanziamenti pubblici oltre che nella non capacità delle realtà private italiane di considerare la cultura come forma di investimento sociale e come investimento virtuoso sia per le ricadute economiche sul territorio di riferimento che per il ritorno di immagine.
In Italia il fattore del ritardo digitale assommato alla scarsa conoscenza dei meccanismi che regolano il crowdfunding produce un approccio ingenuo e poco realistico in chi decide di impegnarsi in una campagna.
Il crowdfunding viene ancora visto come soluzione semplice per ottenere finanziamenti mentre di facile non c’è niente.
Matera CApitale della Cultura 2019
Cosa dicono le statistiche?
L’analisi condotta dall’Università di Cambridge sulle grandi piattaforme internazionali per progetti di ogni tipologia riporta una percentuale di successo che oscilla dal 40 al 50%. In Italia, il report Starteed del 2018 per le campagne reward based e donation based per i progetti artistici e culturali si attesta sul 22%.
Questo significa che su 10 campagne due hanno successo e raggiungono il loro obiettivo. Questo dato vale per campagne importi di superiori ai 10.000 euro. Infatti, la percentuale di successo di campagne al di sotto dei 5000 euro sale al 35%. Questo dato va applicato a campagne di crowdfunding gestite da individui, piccole realtà culturali, associazioni, microimprese e cooperative. Realtà che non possono contare su “brand” famosi come, ad esempio il Teatro della Scala a Milano o Palazzo Madama a Torino.
Quali sono gli strumenti del crowdfunding per arte e cultura?
Per ottenere fondi la cultura si affida
al fund-raising che ha una sua ragionevole efficacia se viene
allineato alle attività di marketing. Anche il crowdfunding richiede una
accurata attività di pianificazione e il successo o meno di un’iniziativa
dipende anche dal livello di competenza posseduta da chi propone l’iniziativa.
Gli aspetti da curare per realizzare una campagna di crowdfunding sono molti e variati e non riguardano solo ed esclusivamente le ricompense da dare a chi dona come molte persone pensano erroneamente. In ambito culturale artistico la ricompensa è importante ma non è centrale come, per esempio, nel caso di una campagna per realizzare un prodotto.
Prima di realizzare una campagna di crowdfunding per un progetto artistico e culturale è bene verificare:
– il numero di persone che possano essere convinte a donare veramente
– la composizione delle proprie reti
sociali eseguendo una distinzione fra coloro che realmente possono condividere
la campagna e/o sostenerla e chi invece ha dato il like ma non è coinvolto
– le risorse a disposizione, in particolare il tempo da poter dedicare alla campagna, soprattutto per quegli aspetti che riguardano la promozione se non si ha la fortuna di disporre di un ufficio stampa e di un budget per eventi e materiale informativo.
Il tempo e le energie da poter investire
nella campagna di crowdfunding rappresentano sicuramente un fattore chiave da
tenere in considerazione perché la
comunicazione ricade pressoché interamente sul progettista.
Il restauro di Santa Caterina ha raccolto 8000 euro per lo start dell’impresa
Meglio da soli o con una piattaforma?
Una campagna di crowdfunding può essere realizzata sia con mezzi propri, per esempio sul proprio sito web, oppure appoggiandosi a una piattaforma. Quali vantaggi offre una piattaforma rispetto ad una campagna gestita da se’? Il primo vantaggio, innegabile, è quello di avere uno strumento già pronto. In secondo luogo , la sicurezza che questo genere di siti offrono e infine, elemento questo da non scartare, i servizi che le piattaforme mettono a disposizione gratuitamente e che vanno da forme di tutoraggio nella fase di impostazione e gestione del progetto sino alla possibilità di avere accesso a sponsorizzazioni e servizi professionali di comunicazione e marketing digitale. Un altro fattore che offre una piattaforma è quello riferito alla trasparenza e alla sicurezza dei dati personali e di pagamento.
www.innamoratidellacultura.it
offre ai propri clienti la possibilità di gestire la propria campagna reward o donation in completa flessibilità scegliendo
la durata della campagna
la possibilità di trattenere quanto
raccolto a prescindere dal raggiungimento dell’obiettivo (modello “all-you-can-get)
o di ricevere i fondi solo al
raggiungimento dell’obiettivo (modello “all-or-nothing”)
La verticalità della piattaforma è un
aspetto peculiare che risolve la difficoltà di riuscire a raggiungere e
coinvolgere soggetti esterni alle reti di relazioni preesistenti alla campagna.
Niente comunità, niente soldi.
Chi pensa che il successo di una
campagna dipenda dalla piattaforma sui cui è stata pubblicata sbaglia. Per le campagne
di tipo artistico e culturale il successo si costruisce in prima del suo
lancio. Nella maggior parte delle
campagne (riuscite), i contatti pregressi oscillano fra il 75 e l’85% di tutti
i finanziatori . Questo dato spiega il perché campagne proposte da creativi
eccezionali o enti super culturali non raggiungono l’obiettivo e perché contare
sui contatti social è un errore. Convertire un amico digitale in amico reale è
difficile. Per farlo bisogna possedere due doti: un buon storytelling e una reason
why molto convincente .
Ricapitolando, chi aiuta veramente una campagna a decollare è la cerchia definita dei family
and friends. Generalmente sono le persone amiche quelle che donano di più e
che creando massa critica invitano le altre persone a partecipare.
La simpatia e l’entusiasmo da sole non
bastano. Per coinvolgere le persone è indispensabile uno storytelling ad alto
impatto emotivo. Raccontare se stessi e il proprio progetto è
tutt’altro che facile, soprattutto quando si vuole arrivare a un pubblico che ancora
non ci conosce. Ma è un dato di fatto che lo storytelling conta molto di più dei rewards.
Attraverso lo storytelling il progettista
può raccontare la sua idea e coinvolgere le persone trasmettendo i propri
valori, problemi, desideri e obiettivi.
La community è la base imprescindibile di ogni operazione di crowdfunding per arte e cultura.
Per concludere, spero che le mie considerazioni relative alle complessità che presenta una campagna di crowdfunding siano di aiuto a chi decide di intraprendere questo tipo di percorso per finanziare la propria idea. Non è mia intenzione scoraggiare, anzi, è mio desiderio condividere informazioni per favorire un approccio più consapevole e, di conseguenza, più efficace.