Blog

La piattaforma di crowdfunding dedicata alla cultura italiana

Introduzione al crowdfunding culturale.

Il crowdfunding, letteralmente “finanziamento dalla folla” è uno strumento di finanza alternativa, grazie al quale individui, organizzazioni, associazione e imprese possono rivolgersi alle persone (la folla)  per chiedere ed ottenere capitali tramite piattaforme online a supporto delle loro idee progettuali che, in campo artistico e culturale possono spaziare da un restauro alla produzione di un video, di una mostra, all’editare un libro o un catalogo e così via..

In pratica, la persona che ha bisogno di avere dei capitali e non intende o non può ottenere fondi da un istituto finanziario o da un ente, presenta la sua idea ad una piattaforma (selezionata in base alla tipologia di progetto) e, dopo aver creato gratuitamente la pagina della campagna, completa di testi esplicativi, immagini, video e ricompense, la pubblica e può quindi diffonderla sul web per intercettare il gradimento delle persone.

Il crowdfunding fa leva sulle logiche della comunicazione digitale e sulle opportunità di condivisione offerte dal web  e dalle piattaforme di economia collaborativa.

In ambito culturale e artistico, il modello di crowdfunding più diffuso è quello “donation” o “reward” che utilizza la “ricompensa” come strumento emozionale di coinvolgimento delle persone.

Chi sono queste persone?

In ambito culturale  ma anche in quello civico, la “folla” a cui si rivolge il progettista è composta dai cittadini e dalle persone che usufruiscono del bene o del progetto artistico. Si tratta quasi sempre di comunità locali interessate a partecipare attivamente ad iniziative che hanno finalità e impatti sociali ed ambientali e che possono generare valore per il territorio.

Come posso individuare i donatori per il mio progetto?

Il lavoro principale che un progettista è tenuto a  svolgere prima di mettere la campagna online, è quello di individuare i propri  donatori, meglio definiti come “donor personas”.

Il successo della campagna dipende proprio dalla capacità del progettista di individuare il proprio “crowd”, segmentando la propria audience e costruendo target di donatori.

Le donor personas sono le persone “tipo” a cui si rivolge il progetto . Saranno gli amanti del teatro, se si tratta di uno spettacolo teatrale. Gli innamorati del restauro, se si tratta del restauro di un bene. Gli appassionati della musica, se il progetto riguarda un concerto o un video musicale o la registrazione di un disco. Se la campagna è territoriale, la comunità di riferimento va intercettata fisicamente con delle semplici attività di coinvolgimento attivo come, per esempio gli eventi, le conferenze online, i podcast.

Se la community è più allargata, le analisi demografiche riferite al  sesso, età, professione, abitudini di spesa, reddito, istruzione, valori, sono facilmente rilevabili dal web e dai canali social.

Il suggerimento che posso dare, sulla base dell’esperienza di decine di campagne, non è tanto quello di impazzire con gli algoritmi quanto quello di allacciare delle relazioni di valore con i propri contatti. Il crowdfunding,possiede una carica  emotiva molto forte e senza dubbio il carisma del progettista è il fattore che determina il successo di una campagna. Così come la costanza e la determinazione nel portare avanti la campagna di raccolta. Le strategie e i tatticismi servono ma, in ambito culturale, un progetto se non trasmette passione è quasi certo che non verrà finanziato.

Errori da evitare

Il primo errore da evitare è pensare di lanciare semplicemente una campagna di crowdfunding su una piattaforma e attendere che le persone ci raggiungano e ci finanzino. Il secondo errore è pensare che più è grande e famosa la piattaforma e più la campagna verrà visualizzata.

Le piattaforme offrono tutte più o meno lo stesso servizio. Quello che conta è la comunità dei follower della piattaforma.

Una piattaforma generalista avrà un pubblico di riferimento generalista. Una piattaforma verticale avrà un pubblico interessato solo all’argomento specifico delle campagne pubblicate. Questo garantisce che arrivino delle donazioni? No, nel crowdfunding non c’è nulla di garantito.

La pubblicazione della propria idea progettuale su una piattaforma allineata con il proprio settore, offre concretamente la possibilità di mostrare la propria idea progettuale ad un pubblico già allineato e che quindi, potenzialmente, potrà partecipare. Anche solo condividendo la campagna sui propri canali o commentando i post e le notizie.

Un errore che vedo fare ripetutamente dai progettisti è quello di “innamorarsi della propria idea”. L’idea progettuale va tarata sui bisogni della community, non il contrario. Mi spiego. La ricetta dei biscotti Barilla viene studiata in base ai gusti del consumatori, non viceversa.  La campagna di crowdfunding dovrà essere comunicata in modo da riuscire comprensibile e gradita alla propria comunità di riferimento.

Suggerimenti pratici

Per chi approccia per la prima volta al crowdfunding, un suggerimento molto semplice  è quello di partecipare ad altre campagne osservando il processo dal punto di vista del sostenitore. Questo permette di capire cosa fa il progettista. Come funziona il processo della donazione e della ricompensa. Come viene comunicata la campagna sui canali social. Se ricevo delle email o vengo invitato a partecipare a degli eventi..

Domande importanti

Prima di mettere l’idea progettuale online, è importante chiedersi:

1)                  Perché le persone dovrebbero contribuire?

2)                  Quale valore aggiunto sono in grado di offrire?

3)                  Quanto ampia è la community?

4)                  Quale potrebbe essere la donazione media?

5)                   Quanto mi costano le ricompense e quanto costa spedirle?

5)                  Quali esperienze di co-creazione o collaborazione posso offrire alla mia community?


Stai pensando di lanciare una campagna di crowdfunding?

Scrivi a  progetti@innamoratidellacultura.it

Oppure carica direttamente la tua idea su www.innamoratidellacultura.it

Emanuela Negro Ferrero www.innamoratidellacultura.it

Finanziare la Cultura. Crowdfunding culturale e Art Bonus.

La cultura è un vero e proprio comparto che a livello europeo contribuisce al PIL per oltre il 5%. In Italia questo stesso valore superava fino ai primi mesi del 2020  il 6,1%.

I lunghi periodi di chiusura causati dall’epidemia di  Covid-19 hanno rivelato la fragilità delle industrie culturali. Oltre il 90% dei musei mondiali è stato chiuso completamente e l’industria cinematografica mondiale ha perso solo nei primi mesi dell’anno circa 10 miliardi di dollari.

A giugno 2020 una  stima approssimativa dava per i musei italiani una perdita di circa 80 milioni di euro; il cinema quasi 120 milioni di euro, gli spettacoli musicali 350 milioni di euro.

Al contrario i canali digitali hanno registrato un vero e proprio boom delle sottoscrizioni e in Italia nelle prime settimane di lockdown il pubblico è aumentato più del 100%.

Sembra evidente che la crisi provocata dal Covid-19 rappresenta l’occasione per attuare quel processo di digitalizzazione  in grado di consentire al comparto di rispondere in modo più flessibile alle richieste  di fruizione da parte del pubblico.

Ma non sono solo i luoghi fisici della cultura ad avere subito con forza gli impatti della pandemia. Le misure di lockdown prima – e di distanziamento sociale poi –  adottate in tutte le aree del pianeta, hanno determinato un blocco generalizzato delle attività creative.

L’effetto più immediato delle misure di contenimento della pandemia sul settore della cultura è stato un trasferimento di tutte le componenti possibili sui canali virtuali.

I mesi di lockdown hanno visto il proliferare di contenuti digitali ampi e diversificati, in particolarenei comparti audio-visivo e musicale. Si sono moltiplicate le dirette sui social media e le piattaforme di video on demand  e di streaming hanno registrato un’ulteriore accelerazione degli abbonamenti.

Nella fase più acuta della crisi la preoccupazione principale è stata quella di mantenere viva la relazione con i fruitori dei prodotti culturali,sfruttando le potenzialità offerte dal digitale che nel frattempo ha assunto un ruolo pervasivo nelle abitudini quotidiane. Certo,  un’esperienza virtuale non sostituisce in alcun modo l’esperienza diretta, soprattutto nella sua componente emozionale e soprattutto non costituisce un’attività da cui trarre profitto tale da compensare la perdita derivante dallo sbigliettamento e dagli eventi.

Finanziare la cultura con il crowdfunding.

La fortissima spinta verso il digitale ha dato un forte impulso anche al crowdfunding. Eppure, il comparto culturale da sempre in cronica carenza di fondi, sfrutta ancora poco questo strumento. I motivi sono vari ma, fondamentalmente, si possono riassumere affermando che il crowdfunding culturale in Italia paga la scarsa conoscenza dello strumento e delle regole e dinamiche che lo governano. Il ritardo digitale degli addetti del settore e la scarsa propensione verso i pagamenti digitali da parte del pubblico sono ulteriori fattori determinanti che solo con la giusta informazione e formazione degli operatori potrà essere superata.

La pandemia ha accelerato la conversione verso l’utilizzo di strumenti digitali ed è un fatto che le campagne di crowdfunding culturale siano aumentate di numero su tutte le piattaforme. Verticali come www.innamoratidellacultura.it o generaliste.

In ambito culturale, da maggio 2020 la nostra piattaforma www.innamoratidellacultura.it riceve quotidianamente progetti di altissimo livello spesso con  obiettivi di raccolta ambiziosi. Di questi progetti solo alcuni vengono messi online.  

Ho discusso l’argomento nel mio precedente articolo su questo blog a cui rimando e in cui spiego l’importanza della programmazione prima di affrontare una campagna di crowdfunding. Questo vale per qualsiasi progetto e per qualsiasi obiettivo economico.

I meccanismi che regolano il crowdfunding prevedono l’elaborazione di una strategia che include diversi aspetti di cui solo l’ultimo riguarda la pubblicazione del progetto sulla piattaforma.

Ricompense e Art Bonus

A partire dal 2014 in Italia è stato introdotto uno strumento di sgravio fiscale legato alle donazioni liberali in ambito culturale.

Cito dal sito ufficiale dedicato all’Art Bonus : “Ai sensi dell’art.1 del D.L. 31.5.2014, n. 83, “Disposizioni urgenti per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo”, convertito con modificazioni in Legge n. 106 del 29/07/2014 e s.m.i., è stato introdotto un credito d’imposta per le erogazioni liberali in denaro a sostegno della cultura e dello spettacolo, il c.d. Art bonus, quale sostegno del mecenatismo a favore del patrimonio culturale.

Chi effettua erogazioni liberali in denaro per il sostegno della cultura, come previsto dalla legge, potrà godere di importanti benefici fiscali sotto forma di credito di imposta”.

In buona sostanza il cittadino che decide di donare per sostenere uno dei progetti – pubblici – pubblicati sulla piattaforma di Art Bonus riceve in cambio uno sgravio fiscale pari al 65%.

Chi può beneficiare del contributo?

Gli interventi sono riferiti alla manutenzione, protezione e restauro di beni culturali pubblici;al sostegno degli istituti e dei luoghi della cultura di appartenenza pubblica (es. musei, biblioteche, archivi, aree e parchi archeologici, complessi monumentali, delle fondazioni lirico-sinfoniche, dei teatri di tradizione, delle istituzioni concertistico-orchestrali, dei teatri nazionali, dei teatri di rilevante interesse culturale, dei festival, delle imprese e dei centri di produzione teatrale e di danza, dei teatri di tradizione nonché dei circuiti di distribuzione, dei complessi strumentali, delle società concertistiche e corali, dei circhi e degli spettacoli viaggianti, per la realizzazione di nuove strutture, restauro e potenziamento di quelle esistenti, di enti o istituzioni pubbliche che, senza scopo di lucro, svolgono esclusivamente attività nello spettacolo oltre che per effettuare interventi di manutenzione, protezione e restauro di beni culturali pubblici, laddove destinate ai soggetti concessionari o affidatari dei beni oggetto di tali interventi.

Dal 2017 ArtBonus allarga ad altri soggetti finanziati dal Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS) : le istituzioni concertistico-orchestrali, i teatri nazionali, i teatri di rilevante interesse culturale, i festival, le imprese e centri di produzione teatrale e di danza ed i circuiti di distribuzione e dal 2019  include anche gli interventi per la salvaguardia di Venezia, e nella città di Matera.

Riportando l’attenzione al crowdfunding culturale, la donazione liberale con lo sgravio Art Bonus è  la ricompensa che viene data a chi contribuisce. Il fattore emotivo, che è la ragione principale che spinge le persone a partecipare a una campagna di crowdfunding, viene quindi sostituito da un motivo fiscale. Osservando i dati di raccolta su alcuni progetti, come ad esempio l’Arena di Verona o il Teatro alla Scala di Milano, si nota che certamente l’Art Bonus è uno strumento utile. Osservando però la quantità di progetti non finanziati viene il dubbio che vada bene per molti ma non per tutti. Il motivo?

La mancanza di una comunicazione mirata a coinvolgere la comunità di persone su cui sorge il bene o il progetto. Una campagna di crowdfunding ha questo specifico scopo: comunicare il progetto e coinvolgere le persone inducendole a partecipare offrendo in cambio una ricompensa. Se poi alla ricompensa si aggiunge anche lo sgravio fiscale…tanto meglio.

Su www.innamoratidellacultura.it è stata pubblicata recentemente la campagna per il restauro del Portale Aulico della Basilica di Santo Stefano a Bologna.

La campagna, promossa dall’Associazione Assosantostefano prevede dei reward interessanti per i donatori (quindi punta a coinvolgere emotivamente chi decide di partecipare), garantendo nel contempo lo sgravio fiscale derivante dall’Art Bonus.

Considero che il sito dedicato agli interventi  https://artbonus.gov.it/ si limita  a pubblicare i progetti, gli importi ricevuti e il numero dei donatori ma non si occupa della promozione. Per questo esistono le piattaforme come www.innamoratidellacultura.it in grado di supportare il proponente sia nella fase di progettazione della campagna che in quella della pubblicazione.

Se anche in Italia lo sgravio fiscale venisse allargato, come già accade in Francia, anche alle realtà private, la cultura italiana ne trarrebbe un enorme beneficio con un impatto eccezionale in termini di ricaduta economica sul territorio e sull’intera comunità

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo sui tuoi canali social.

Hai domande? Scrivi una mail a progetti@innamoratidellacultura.it

Emanuela Negro Ferrero – www.innamoratidellacultura.it

Fonti: Cultura e Covid-19 – Cassa Depositi e Prestiti;  Report Symbola 2020

.

Crowdfunding. Il potere della Gratitudine.

Se sapremo provare Gratitudine nei nostri cuori e diffondere Gratitudine con le nostre vite rivoluzioneremo l’approccio “mors tua vita mea” che ha caratterizzato l’umanità fino al XX secolo, e costruiremo un futuro orientato a un nuovo necessario paradigma “vita tua vita mea”.

Oscar di Montigny

Con queste parole Oscar di Montigny nel suo saggio “Il potere della Gratitudine” sottolinea l’urgenza di rimettere l’essere umano al centro del sistema sociale.

La democrazia vacilla, il cambiamento climatico è una minaccia reale, la nostra vita e il mercato cambiano a una velocità difficile da assorbire e l’innovazione tecnologica irrompe a una velocità vertiginosa. La Gratitudine diventa centrale per rimettere l’uomo al centro di ogni sistema sociale perché solo legando l’innovazione alla sostenibilità potremo arrivare a quella che di Montigny definisce un“Economia Sferica”, centrata sull’essere umano e quindi in grado di perseguire una crescita equilibrata ed inclusiva.

Come si collega il crowdfunding alla gratitudine?

La settimana scorsa ho descritto i  meccanismi di marketing e comunicazione che sono all’origine del successo di una campagna di crowdfunding nella fase preliminare di progettazione della campagna stessa, la “pre-campagna”.

Questa volta mi soffermerò sugli elementi emozionali senza i quali una campagna di crowdfunding rimane un mero progetto di comunicazione, magari anche ben realizzato, ma in moltissimi casi destinato a fallire.

Dati alla mano, sappiamo che non è sufficiente scrivere un bel testo, registrare un video, ideare un piano ricompense allettante per ottenere il supporto delle persone e arrivare a raccogliere quanto serve per la realizzazione delle proprie idee.

Il successo di una campagna di crowdfunding è il risultato di un insieme di elementi che spaziano dall’attenta programmazione delle attività, alla comunicazione del progetto e, soprattutto, dalla capacità del progettista di coinvolgere le persone e indurle a partecipare con una donazione o, come si dice in gergo, di essere in grado di convertire.

Il crowdfunding di tipo “reward”, come quello proposto da www.innamoratidellacultura.it introduce l’elemento della “ricompensa” come elemento in grado di gratificare le persone e, auspicabilmente, di convincerle a partecipare.

E’ qui che entra in gioco la Gratitudine.

Una campagna di crowdfunding, dopo la fase di progettazione definita “precampagna” viene lanciata e diventa di dominio pubblico grazie soprattutto alla comunicazione sui canali social ed a tutte le iniziative di che il promotore decide di mettere in atto.

Se la progettazione è stata accurata, già dai primi giorni di lancio le persone dovrebbero iniziare a donare. Perché questo accada la presenza del progettista, la sua energia, capacità di entusiasmare e coinvolgere sono di vitale importanza.

Si tratta quindi di essere capaci di stringere relazioni di valore con il proprio pubblico, consapevoli che il successo dell’iniziativa dipende solo ed esclusivamente dagli altri.

Diventa quindi fondamentale ringraziare chi ci dà i suoi soldi per sostenere il nostro  progetto .

Sul piano digitale, ogni volta che sulla campagna arriva una donazione, la piattaforma rilascia in automatico una ricevuta. In genere è una email di ringraziamento con il titolo della campagna e l’indicazione della somma donata,

Secondo voi le persone si sentono “amate” in questo modo? E’ un modo sufficiente e utile per creare una buona relazione personale?

A mio avviso no. Comprendere che dimostrare la propria gratitudine agli altri è il vero motore di una campagna di crwodfunding. Questo vale sempre, non solo per il crowdfunding ma chi decide di promuovere una campagna deve averlo molto chiaro. Il crowdfunding significa “finanziamento dalla folla”. La folla è composta da esseri umani e le persone, tutte, più di ogni altra cosa amano essere riconosciute e apprezzate.

Dire grazie è davvero semplice. Gli strumenti a nostra disposizione sono davvero tanti, quasi tutti gratuiti e veloci da utilizzare.

Nell’ambito di una campagna di crowdfunding per dire grazie si può optare per un post sui social oppure inviando una mail personale, un messaggio se si conosce la persona che ha donato, una telefonata.

Bisogna ringraziare sempre. Tutti i giorni e ogni volta che arriva una donazione.

Esprimere la propria gioia e gratitudine perché abbiamo ricevuto del denaro, a volte anche da perfetti sconosciuti,   imprime quell’elemento di umanità che la semplice pubblicazione della campagna sulla piattaforma non possiede.

Hai un’idea in mente? Ti aiutiamo a realizzarla.

Scrivi a progetti@innamoratidellacultura.it

Emanuela Negro Ferrero www.innamoratidellacultura.it

Essere grati significa cooperare. Creare connessioni. Alimentare il grandissimo potere della condivisione e dell’uguaglianza.

Che cosa determina il successo di una campagna di crowdfunding?

Museo Villa Verdi con la campagna “Salviamo Villa Verdi” ha raccolto          12.494 euro su un obiettivo definito di 100.000. Si tratta di un ottimo risultato considerando che la campagna è stata lanciata durante la prima ondata della pandemia, si è svolta in estate, quando l’attenzione del pubblico non era esattamente focalizzato sulle donazioni a favore della cultura – preferendo cause legate all’emergenza sanitaria – e si è conclusa in autunno in coincidenza della “seconda ondata” e successivo lockdown. E’ stata una bella campagna, gestita bene e con soddisfazione sia per noi che per il progettista.

La domanda che ci siamo fatti è: come sono riusciti Angelo e Manuela a raggiungere questo obiettivo e perché non è stato raggiunto l’obiettivo di raccolta?

I progettisti, durante le numerose call precedenti al lancio della campagna  hanno seguito i nostri suggerimenti producendo un bel video intervista promozionale , un testo chiaro e ben scritto sia in italiano che in inglese e coinvolgendo la community di iscritti a canali social tramite la pubblicazione quotidiana di post interessanti e con immagini della Villa davvero suggestive. Le numerose relazioni personali di Manuela e Angelo hanno fatto scaturire una mini campagna video intitolata “I Grandi per Verdi”: personalità di spicco in ambito culturale artistico hanno promosso una call to action invitando le persone a partecipare.

Visto il momento complicato è stato concordato di svolgere un’attività stampa su scala nazionale e internazionale. Da qui sono scaturiti risultati interessanti e piuttosto imprevedibili. La copertura sia locale che nazionale è stata ampia grazie soprattutto alla visibilità della Villa sul territorio, alle relazioni personali degli eredi del grande Maestro e alla forza intrinseca espressa dalla campagna di crowdfunding.

Ad agosto, inaspettatamente, il cantante Morgan, emozionato per la richiesta di salvataggio della casa del più famoso compositore di musica italiano e intenzionato a promuoverne la raccolta di fondi, si è recato sul luogo con la sua troupe ed ha intervistato i proprietari, riuscendo in questo modo ad alzare ulteriormente il livello di attenzione sulla campagna. Sono arrivate più donazioni dopo la visita di Morgan? No. Sul sito sono aumentate le visite alla campagna e le visualizzazioni dei post sono salite. E’ stata la nostra attività stampa ad attirare Morgan?

Forse ,ma è più verosimile che il cantante abbia cercato un progetto culturale da sposare, sulla scia delle campagne promosse da Chiara Ferragni e dall’Estetista Cinica più per aumentare la sua visibilità personale che per far ottenere donazioni. In tutti i casi, la pubblicità insegna che avere un testimonial aiuta a vendere di più e Morgan senza dubbio ha aumentato le visualizzazioni sul sito.

Dalla metà di agosto abbiamo riscontrato un forte aumento delle donazioni  in coincidenza di interviste di qualità, come quella che siamo riusciti a ottenere sul canale televisivo nazionale tedesco e sulla  RAI. Analizzando i dati abbiamo aggiustato il tiro inserendo nel team un nuovo addetto stampa specializzato nella comunicazione di campagne di crowdfunding e portando avanti un lavoro di tracciamento digitale del pubblico di potenziali donatori.

Il risultato è stata un’ampia partecipazione da paesi come Giappone, Inghilterra, Francia e Spagna e Stati Uniti che ha portato ad oltre il 60% del totale delle donazioni ricevute in tutto. Purtroppo non sufficienti per raggiungere l’obiettivo di raccolta: perchè?

La risposta è semplice. Il successo di una campagna di crowdfunding si basa principalmente sulla precampagna.

Mettere online un progetto senza aver prima lavorato su una strategia pensando che sia il portale a raccogliere non è un dato reale. La raccolta fulminea può accadere per progetti caratterizzati da una forte emotività o da carattere emergenziale. In campo culturale, come peraltro per qualsiasi settore, definire una road map significa affrontare la campagna di crowdfunding in base a una precisa stategia.

COME SI RAGGIUNGE L OBIETTIVO DI RACCOLTA?

Il motivo per cui una campagna di crowdfunding ha successo si basa sulla messa in atto di  un insieme di regole e procedure che conducono il progetto verso il successo o, quantomeno, facilitano la raccolta di somme importanti per la sua realizzazione.

Esiste quindi una ricetta dietro a ogni campagna di crowdfunding di successo? Sicuramente sì. L’ingrediente segreto si chiama… crowd cioè la comunità di persone raccolte intorno al progetto e interessate a farne parte.

La stessa parola crowdfunding è composta dal termine “crowd” che in inglese significa folla. La folla, meglio detta comunità è l’elemento chiave del successo di una campagna di crowdfunding..

E’ dalle persone che arrivano i fondi e sono sempre le persone quelle che condividono l’idea e la diffondono. Perché le persone donano e perché diffondono? Questo non ha niente a che vedere con la strategia. Piuttosto si può assimilare al meccanismo utilizzato in pubblicità per vendere i prodotto.

Qualsiasi esperto di marketing sa che per vendere un prodotto serve comprendere qual’è il bisogno del consumatore e quindi soddisfarlo offrendo un vantaggio.

In campo culturale il bisogno delle persone è legato ai gusti personali ed è l’elemento emotivo quello che fa si che le persone si sentano chiamate in causa. Quale vantaggio traggono le persone partecipando ad una campagna di crowdfunding? Le spinte in effetti possono essere diverse fra loro.

Per esempio, il desiderio che   un determinato spettacolo, evento concerto si realizzi, che un artista possa esporre le sue opere oppure perché il restauro di un bene abbelisca o migliori il quartiere in cui si abita.

ll progettista che riesce a “scaldare e coinvolgere ” le persone” offrendo qualcosa che a livello emotivo gratifica un bisogno e sicuramente vince.

DOVE TROVO LE PERSONE PER LA MIA CAMPAGNA?

Questa domanda viene posta da ogni progettista quando decide di lanciare una campagna di crwodfunding. In genere rispondo chiedendo ”quante persone pensi di riuscire a coinvolgere per raggiungere la somma che ti serve? Quante di queste persone sono già nella tua rete di contatti? “.

Lo sconcerto di fronte a questa mia affermazione così come la leggenda che sia la piattaforma “giusta” a raccogliere e quindi a trovare i donatori, sono credenze piuttosto diffuse fra i neofiti del crowdfunding.

SPOILER. NESSUNA PIATTAFORMA FA LA CAMPAGNA AL POSTO DEL PROGETTISTA.

La differenza che ci può essere fra una piattaforma ed un’altra è la quantità presente nel database di nominativi di progettisti e donatori che potenzialmente possono partecipare oltre che la verticalizzazione.

Il database di www.innamoratidellacultura.it raccoglie solo nominativi di persone interessate a progetti culturali. Il database di una piattaforma generalista o specializzata in campagne per il terzo settore sarà magari più ampio ma anche più generico.

Pensare inoltre che l’invio della campagna tramite la Newsletter o la pubblicazione del post riferito alla  campagna sui canali social fa comprendere che, statisticamente, alcune persone potrebbero partecipare ma che il numero di persone necessario a portare a buon fine la campagna va comunque cercato con altre modalità.

La costruzione del crowd quindi, è il punto fondamentale di qualsiasi campagna di crowdfunding su qualsiasi piattaforma e va fatta prima della campagna e non durante.

Comprendere che la precampagna è importante e che è l’attività da svolgere imprescindibile perché la campagna abbia successo.

Riassumo. Questa fase precede il lancio della campagna, è dedicata alla progettazione e il suo obiettivo primario è proprio quello di intercettare un certo numero di persone i cui interessi convergono con l’idea progettuale.

Riuscire a coinvolgerle  per ottenerne la partecipazione è frutto di precise strategie. Soprattutto digitali.

COME SI FA A CREARE UNA LISTA DI PERSONE INTERESSATE ALLA CAMPAGNA?

Il crowdfunding viene assimilato ad una “colletta digitale” perché è a tutti gli effetti  un’attività che si svolge principalmente grazie a internet. Il successo di una campagna di crowdfunding è strettamente legato alla capacità del progettista di essere presente in rete con un sito web, canali social, un blog, un canale video.

Prima di iniziare la progettazione, è fondamentale analizzare con obiettività la propria situazione, soprattutto se l’obiettivo di raccolta è ambizioso e se non abbiamo una comunità di persone da poter sollecitare.

In questo momento, l’opportunità di farsi conoscere organizzando serate ed eventi è impossibile ma il digitale offre diverse soluzioni efficaci e che abbiamo sperimentato con successo sia con campagne pubblicate si www.innamoratidellacultura.it che per su altri portali.

IN CHE COSA CONSISTE LA CONSULENZA?

Durante la consulenza si valuta insieme al progettista qual è l’attività più adatta da percorrere per costruire la comunità – o per mettere a frutto quella già esistente- e le azioni da mettere in atto per coinvolgerle e indurle a partecipare.

In tutti i casi  l’elemento di partenza è quello di creare un “luogo” su cui far convergere l’attenzione. Per esperienza, so che è molto più semplice ed economico convertire persone che già conoscono il progetto in donatori piuttosto che “scaldare” nuovi contatti.

Questa attività digitale, strutturata con diverse tecniche, ha un costo “per contatto” e questo costo, fa cparte dell’investimento necessario per lanciare una campagna e costruire la comunità. Il vantaggio è che se la campagna dopo 45 giorni chiude, le persone che hanno partecipato restano.

UNA CAMPAGNA DI CROWDFUNDING COSTA?

A seconda delle attività, i costi variano dal tipo di attività richiesta. Si può partire dalla semplice analisi del progetto e della community fino ad arrivare alla completa gestione della campagna.

Purtroppo in Italia si tende a sottostimare il lavoro del crowdfunding management e si tende sempre a partire un pò al risparmio o senza una corretta strategia.

PER CONCLUDERE

Il successo di una campagna di crowdfunding dipende da molti fattori ma principalmente,  dal numero di persone che si è riusciti a coinvolgere. Per realizzare una strategia e poi tradurla in una campagna di comunicazione efficace è necessario prevedere un budget.

Se hai un progetto importante e la cifra che hai in mente come obiettivo di raccolta è ambiziosa oppure non hai tempo di gestire la tua campagna e preferisci che ce ne occupiamo noi, puoi contattare progetti@innamoratidellacultura.it per un preventivo personalizzato.

Felici di aiutare

Emanuela Negro Ferrero – www.innamoratidellacultura.it

Crowdfunding culturale. L’Arte combatte il degrado.

Da qualche anno si assiste  ad una sempre maggiore ri-appropriazione di spazi pubblici o privati per destinarli alla produzione culturale: da gallerie d’arte allestite su barche, ex bunker o stabilimenti industriali, l’arte porta nuova vita in luoghi abbandonati o dal passato complicato, per la riqualificazione urbana e la rigenerazione culturale e sociale.

Si tratta soprattutto di arte di strada, la meglio definita street art. E’da qui che è partito il  fenomeno  di riqualificazione di spazi urbani o periferici e la diffusione di un concetto di arte pubblica, condivisa e democratica.

Fra i moltissimi esempi di successo posso ricordare i lavori di decorazione di spazi pubblici come quelli della metropolitana di Stoccolma e dell’Underbelly di Parigi, galleria sotterranea e “segreta” decorata da una decina di street artist che hanno trasformato le pareti del tunnel  in  un percorso suggestivo fatto di murales davvero molto gradevoli.

Ma le iniziative più dirompenti  sono quelle che interessano luoghi veramente non convenzionali: gli artisti norvegesi Urd Pedersen e Liv Ertzei nel 2015 hanno aperto Slursula, una galleria su una barca attraccata al porto di Oslo; mentre in Bosnia troviamo Tito’s ARK è un ex-bunker di 6.500 metri quadri, costruito per proteggere il presidente Tito da possibili attacchi nucleari e oggi trasformato in spazio per mostre.

Anche qui da noi ci sono iniziative interessanti.

Da poco, a Torino,  è partito il bando Portici d’Artista, un progetto concepito per gli studenti dell’Accademia di Belle Arti dal Comitato Rilanciamo Via Sacchi insieme al Politecnico di Torino DAD e dedicato alla trasformazione dei portici ottocenteschi di una via centralissima, purtroppo degradata a causa della chiusura delle attività commerciali e della vicina Stazione.

Di cosa si tratta?

Il bando Portici d’Artista prevede che, una volta terminato il processo di selezione,  gli artisti   vincitori creino una relazione con le persone che abitano e lavorano negli stabili dove oggi si trovano le saracinesche  abbassate e  che sono  disponibili a  prestare queste inconsuete  tele metalliche per essere trasformate.

L’idea di base è quella di arrivare a realizzare opere che siano  in sintonia con il genius loci del luogo, armonizzate con i desideri e il gusto di chi ci abita e, contemporaneamente,  capaci di rendere   gradevole il passaggio di chi transita e, se possibile, lo incentivino  proprio grazie all’abbellimento del luogo stesso.

Portici d’Artista è  il primo passo di un progetto molto più articolato e che nasce e prende forza proprio grazie alla comunità dei residenti della zona in cui si trova Via Sacchi e dal loro desiderio di riappropriarsi del territorio in cui vivono.

Lo strumento selezionato  per creare e rafforzare le relazioni con i cittadini è la campagna di crowdfunding lanciata su www.innamoratidellacultura.it il cui obiettivo finale, oltre ad ottenere una somma da mettere a disposizione per retribuire il lavoro degli artisti ed acquistare il materiale, è proprio quello di rafforzare il legame fra chi decide di partecipare alla campagna e chi invece metteràa disposizione la sua creatività e il suo talento per rendere Via Sacchi un luogo migliore.

Come ogni crowdfunding che si rispetti, anche per Portici d’Artista sono previste delle ricompense per ringraziare chi partecipa con una donazione. Parliamo di una scelta fra i bozzetti realizzati dagli artisti e anche di sconti nei negozi di Via Sacchi.

Psss, spoiler, in Via Sacchi potete trovare una delle migliori pasticcerie della città… in tempo di pandori e panettoni, farsi sfuggire lo sconto è davvero un gran peccato…

Partecipa su https://www.innamoratidellacultura.it/projects/portici-dartista/

Per saperne di più puoi contattare il Comitato alla mail rilanciamoviasacchi@gmail.com

Ti è piaciuto l’articolo? Condividilo sui tuoi canali social

Vuoi iniziare anche tu una campagna di crowdfunding? Scrivi a progettinnamoratidellacultura.it

Emanuela Negro Ferrero www.innamoratidellacultura.it

CROWDFUNDING CIVICO. DA TORINO, UN ESEMPIO DI CITTADINANZA ATTIVA.

Il Comitato Rilanciamo Via Sacchi è nato nell’ottobre del 2016 con lo scopo di valorizzare l’area dei portici di via Sacchi, sia dal punto di vista ambientale che commerciale. Questo obiettivo viene portato avanti giorno per giorno grazie al coinvolgimento, in modo sinergico e paritario, di amministrazioni e cittadini residenti, commercianti e professionisti che vivono e lavorano in Via Sacchi e in tutto il borgo San Secondo.

La volontà dei cittadini si unisce così alla professionalità e all’esperienza di coloro che hanno gli strumenti per riportare Via Sacchi allo splendore del passato.

Cosa succede a Torino?

A Torino, come in quasi tutte le città di medie e grandi dimensioni, le aree urbane un tempo a forte valenza commerciale, si sono trasformate sempre più in spazi senza umanità, in balia del degrado e della desertificazione commerciale, con evidente impatto sulla qualità della vita dei cittadini e sui rischi connessi: insicurezza percepita e reale, degrado urbano e deprezzamento degli immobili privati e commerciali, con effetto domino sulle aree circostanti.

Via Sacchi con il suo chilometro di lunghezza, è una via storica che fa parte del Circuito aulico dei Portici di Torino ed è un patrimonio di storia e bellezza che non può essere disperso: un patrimonio urbanistico che potrebbe essere un naturale centro commerciale e un luogo di socializzazione.

Un comitato di cittadini interessati. Ecco cosa significa “impegno attivo dal basso”.

L’attenzione  su Via Sacchi ha portato alla costituzione di un Comitato che oggi si è riunito in Associazione e lavora affinché Via Sacchi possa divenire un laboratorio d’innovazione sociale applicata alla rigenerazione urbana e realizzare un modello replicabile di attivazione delle risorse economiche e di coinvolgimento delle nuove generazioni, in un’ottica di sostenibilità e creatività.

Detto in maniera semplice, i cittadini hanno deciso di unire le forze per mettere in atto delle azioni concrete e dare così l’esempio dimostrando che la forza del gruppo può molto più di mille parole, dette o scritte.

Gli obiettivi che il “Comitato Via Sacchi” si è prefisso sono ambiziosi:

  • Rivitalizzare il commercio
  • Restituire decoro alla via
  • Riportare le persone sotto i portici attraverso eventi e manifestazioni
  • Riportare la cultura e l’arte sotto i portici e nelle case di via Sacchi
  • Dare visibilità alle attività ed i luoghi nascosti della via
  • Trasformare questo spazio da Via di Passaggio a Via da Passeggio

Il primo passo e anche quello fondamentale perché il sogno si avveri è la realizzazione di una campagna di crowdfunding su www.innamoratidellacultura.it con un obiettivo economico  di 5000 euro e l’idea di raccogliere intorno all’idea quante più persone possibili, Anche chi vive in altre zone della città può sperimentare partecipando a questa raccolta fondi il potere realizzativo del gruppo.

Più cittadini comprendono che una raccolta fondi dal basso è direttamente proporzionale al numero di persone coinvolte e prima sarà possibile realizzare altre azioni concrete in qualsiasi zona e per qualsiasi progetto civico.

Quando si parla di sharing economy riferendosi al crowdfunding sembra di parlare di qualcosa di concettuale. Le cose in realtà sono molto semplici. Condividere piccole somme per arrivare a realizzare grandi cose è qualcosa di vivo, di vero e di realizzabile. I soldi sono solo uno dei risultati di una campagna di crowdfunding. Il primo vero risultato è l’aggregazione attiva di una comunità di persone, il famoso crowd di cui tutti parlano, che il progetto riesce ad appassionare.

Innamorarsi di Via Sacchi è davvero facile, bastano appena 10 euro.

Partecipa ora su https://www.innamoratidellacultura.it/projects/comitato-rilanciamo-via-sacchi/

Come contattare il “Comitato Via Sacchi”?

Dai uno sguardo al sito www.viasacchi.org e alla pagina Facebook www.facebook.com/rilanciamoviaSacchi

Redazione www.innamoratidellacultura.it

Hai in mente un’idea e vuoi lanciare una campagna di crowdfunding?

Scrivi a progetti@innamoratidelalcultura.it e prenota la tua call

Crowdfunding culturale. Yes!

Che cosa sia la cultura è difficile da definire perché fondamentalmente se ne danno tanti significati. Da quello genericamente antropologico (la cultura cinese, giapponese, americana) a quello più usato comunemente come qualcosa che eleva la mente ed è al disopra delle attività quotidiane come la danza, la musica, la letteratura, le arti figurative, l’architettura.

Gramsci distingueva fra cultura “popolare” e cultura “alta” . La prima consente l’accesso diffuso alla conoscenza, la seconda è praticata e compresa solo da una categoria definita di individui ed è collegata alla sperimentazione e al suo sviluppo nel tempo.

In realtà, le situazioni intermedie fra questi due estremi sono quelle  più diffuse, perché la cultura è espressione e questo significa comunicazione, dialogo, scambio: così, come il dialogo tra due interlocutori cresce e e si evolve, così la cultura si trasforma, si arricchisce e diventa espressione di creatività.

Perché la cultura si mantenga come dialogo creativo è necessario che  sia compresa, comunicata, diffusa.  Oggi la cultura è considerata un “bene” non più solo immateriale, ma anche materiale, perché può costituire fattivamente un volano di sviluppo economico.  Alcuni si sono riferiti alla cultura definendola “giacimento”, un termine brutto ma che immediatamente fa capire come cultura e creatività possano sottostare alle regole del mercato  economico esattamente come qualsiasi altra attività.

crowdfunding culturale

Ultimamente lo storytelling degli esperti parla diffusamente di “cultura sostenibile” riferendosi a  quella che favorisce l’inclusione e la partecipazione sociale. E’ proprio in  questa direzione che si incasella il crowdfunding inteso come attività che favorisce il dialogo e la condivisione fra le persone le quali, attraverso donazioni, aiutano concretamente altre persone a realizzare progetti e iniziative che portano un beneficio all’intera comunità.

Quali progetti possono essere oggetto di una campagna di crowdfunding culturale?

L’elenco è davvero lunghissimo. Chiunque abbia un’idea in ambito artistico, creativo, artigianale, turistico, enogastronomico,  di recupero architettonico, di restauro, cinematografico, musicale. Nella moda, nel design, nella pittura e nella danza. E’ possibile rivolgersi alla “folla” per chiedere aiuto per la  realizzazione di mostre, libri, cataloghi, siti web, oggetti e manufatti così come per il supporto ad artisti, creativi e centri culturali.

Statue di marmo a Roma.

Per quale motivo le persone partecipano a una campagna di crowdfunding culturale?

I motivi possono essere i più diversi e vanno dalla semplice affezione all’argomento proposto all’amicizia personale per chi promuove il progetto come al desiderio di veder restaurato un bene simbolo della propria comunità di appartenenza, al piacere  di ricevere in cambio riconoscimento sociale oppure, più banalmente, di possedere la  ricompensa che viene offerta in cambio della donazione. Questo meccanismo basato sul dare e ricevere è la chiave del successo di una campagna di crowdfunding e passa attraverso dei meccanismi antichi  che l’avvento di internet ha semplificato e velocizzato ma che, oggi come allora, si basano sulle relazioni umane e quindi sulla capacità del progetto di stimolare la voglia di partecipare per veder realizzato un obiettivo comune.

Crowdfunding e fundraising non sono la stessa cosa.

Definire il crowdfunding “fundraising digitale” non è corretto. Il crowdfunding è a tutti gli effetti una raccolta fondi dal basso realizzata anche e soprattutto grazie alla velocità e semplicità offerta dagli strumenti digitali. Pubblicare una campagna su un sito specializzato di crowdfunding consente a chi lo propone di diffonderlo ad una platea molto ampia di potenziali sottoscrittori. Invece Il fundraising è una metodologia di raccolta fondi in cui un professionista incaricato  utilizza diversi strumenti di cui il crowdfunding è solo uno degli aspetti. Per certi versi le due tecniche applicate all’ambito culturale si integrano alla perfezione ma non è una ricetta che si adatta a  tutti i tipi di progetto.

Crowdfunding culturale e comunicazione.  

Pubblicare una campagna di crowdfunding significa spiegare al pubblico di potenziali donatori il proprio progetto tramite contenuti, scritti e visivi. L’idea di base è quella di raccontare la propria idea  attraverso video e testi esplicativi e diffonderla in rete utilizzando quelli che sono i canali di comunicazione che ognuno  può avere a sua disposizione gratuitamente. Facebook, Instagram, Twitter, Pinterest, You Tube diventano gli espansori tramite  cui è possibile parlare rapidamente con un altissimo numero di persone e convincerle a sposare la propria causa. Per fare questo non è necessario possedere delle nozioni avanzate di cinematografia o letteratura ma, certamente, riuscire a produrre dei contenuti scritti in modo chiaro e girare un video impattante sono entrambi elementi fondamentali per farsi scegliere e supportare. Il fenomeno TikTok spiega in maniera chiara come alle persone piaccia guardare altre persone che fanno cose. Spiegare ciò che si vuole fare e mettersi in gioco è uno degli aspetti del crowdfunding e può davvero determinare il successo o meno della propria campagna di raccolta fondi.

Crowdfunding culturale folla di riferimento.

Chi sono le persone che potenzialmente possono partecipare alla realizzazione del mio progetto? Le domande da porsi sono molte e il termine principale è “dipende”. A chi e dove porta beneficio il progetto proposto? Si tratta di qualcosa di cui tutti possono beneficiare come nel caso del restauro di un bene comune? Oppure si tratta di persone che amano il genere che viene proposto come nel caso della musica, del cinema o del teatro?  Se voglio aiuto per la mia attività, per tenere aperto un museo privato, per realizzare una rivista, che tipo di persona può sentirsi coinvolta e a che titolo? Magari è un visitatore, un lettore, un amante dell’arte contemporanea o della musica. Ama il cinema o ama il genere di cinema che intendo realizzare. La seconda domanda fondamentale è riferita a  come raggiungere i fan e indurli a partecipare. Su questo punto le risposte possono essere molte. Si parte da progetti che hanno già una folla di persone appassionate all’argomento e l’attività da perseguire riguarda il come coinvolgerle e quindi quali canali e modi usare. Per i progetti su territorio la risposta è facile. Bisogna coinvolgere i cittadini e fornire loro una motivazione valida per interagire. Per chi invece non ha persone a cui riferirsi l’unica risposta valida rimane quella di attivarsi a creare una rete di contatti personali e stimolarla quando la campagna verrà messa online. In fondo si tratta dello stesso principio che vale per le attività commerciali. Quando si apre un negozio, i clienti vengono perché sono interessati all’articolo che viene proposto. Oppure perché erano già clienti  mentre, se il negozio è nuovo, sarà la pubblicità unita alle offerte l’elemento in grado di attirarli e convincerli ad acquistare.

L’innovazione nella cultura significa progresso.

L’emergenza Covid19 ha messo in evidenza che anche per la cultura qualcosa va cambiato. Durante il lockdown è emerso con estrema chiarezza che il digitale può essere una delle soluzioni da applicare per continuare a lavorare. I canali social di musei e festival si sono riempiti di video, di podcast e di conferenze in streaming. La mancanza di personale specializzato per la gestione dei canali social e di contenuti digitali è emersa e la strada da seguire è tracciata e questo vale sia per le realtà di grandi dimensioni che per i piccoli e i piccolissimi. Anche sostenere un progetto culturale versando la propria donazione tramite carta di credito in modo rapido e sicuro è una forma di innovazione nemmeno troppo straodinaria e che appena qualche anno fa era impensabile e , spesso per alcune persone, impossibile.

Emanuela Negro Ferrero www.innamoratidellacultura.it

Hai in mente un’idea per una campagna di crowdfunding culturale?

Scrivi a progetti@innamoratidellacultura.it

Il portone della Basilica di Santo Stefano a Bologna

Crowdfunding Culturale: il restauro del portone della Basilica di Santo Stefano a Bologna.

In italiano esiste l’espressione “fare il giro delle Sette Chiese”. A che cosa si riferisce? L’hai mai usata?

Il Giro delle Sette Chiese è un itinerario pellegrinale praticato a Roma fin dal Medioevo e nella sua forma originaria consiste in un percorso a forma di anello lungo all’incirca 20 km e  che tocca le principali chiese di Roma. Le  prime quattro sono le Basiliche Papali Maggiori:

Originariamente si impiegava una giornata intera per completare il giro, dai primi Vespri a quelli del giorno successivo.. Successivamente  la visita veniva svolta in due giornate dedicando la prima alla sola Basilica di San Pietro e la seconda alle altre sei con partenza dalla Basilica di San Paolo fuori le mura verso nord e in senso antiorario per terminare alla Basilica di Santa Maria Maggiore.

Non tutti sanno che anche a Bologna è possibile fare questo pellegrinaggio visitando il complesso delle “Sette Chiese”, ribattezzato dai bolognesi “Santo Stefano” Si tratta di un complesso architettonico che racchiude diversi stili , tutti diversi fra di loro perché realizzati in momenti religiosi diversi: romanico gotico, pagano. Il fatto che attira certamente l’attenzione è che “Santo Stefano” è stato concepito seguendo un progetto ambizioso. L’intenzione era di ricreare a Bologna i luoghi sacri di Gerusalemme e consentire ai fedeli di realizzare il pellegrinaggio nei luoghi santi (reso quasi impossibile a causa delle guerre continue e dalla pericolosità dei viaggi in mare).  All’epoca era molto sentito   il desiderio di visitare  i luoghi dove era nato e si era sacrificato Gesù. “La Gerusalemme Bolognese” è l’esatta copia della Chiesa del Santo Sepolcro in Terra Santa.

Via Gerusalemme a Bologna è la strada che Gesù fece in sella a un asino per recarsi a Gerusalemme; nello spazio tra Santo Stefano e San Giovanni in Monte venne scavato  un ampio fossato per  rappresentare la Valle di Giosafat  e  San Giovanni in Monte, venne costruito leggermente rialzato rispetto al centro a simboleggiare il Monte Calvario.

L’intera  struttura religiosa iniziò a essere costruita nel V secolo d.C. da San Petronio, santo patrono di Bologna, sopra all’originario tempio pagano dedicato alla Dea egizia Iside, edificato da una ricca cittadina bolognese  in prossimità della trafficata Via Emilia con lo scopo di  aiutare viandanti e soldati a recarvisi e favorirne il culto.

Nella realtà  a Bologna non ci sono esattamente 7 chiese come a Roma bensì  7 distinte zone, rimanendo soltanto 4 delle 7 chiese originali. Il classico percorso di visita comprende:

  • la  chiesa del Crocifisso
  • la chiesa del  Santo Sepolcro
  • il Cortile di Pilato
  • la Chiesa della Trinità, di San Vitale e Agricola
  • il chiostro e la Cappella della Benda.

Tutte le chiese elencate  contengono ognuna dei segreti da scoprire. La chiesa del Santo Sepolcro dall’esterno appare di forma ottagonale  mentre all’interno è a pianta centrale  con una grande cupola dodecagonale. Al centro si trova  l’edicola dove fino al 2000 riposavano le ossa di San Petronio e troviamo un pezzo originale della roccia del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Le 12 colonne sarebbero posizionate nella posizione originaria “a  guardia” al ninfeo del Tempio di Iside. e la  tredicesima colonna di marmo nero, proveniente dall’Africa, non allineata con le altre, che rappresenta la colonna dove venne flagellato Gesù Cristo e su cui si vedono ancora le fessure dove i flagellanti potevano aggrapparsi  con le mani. Il pozzo, chiuso da una grata, contiene l’acqua di una sorgente a ricordare  l’acqua del Giordano, il fiume dove Cristo venne battezzato dal Battista.

Dentro a  San Vitale e Agricola, nel ‘400 venne rinvenuto un sepolcro con l’enigmatica scritta SYMON. I fedeli, credendo che qui riposassero i resti di Simon Pietro lo trasformarono in luogo di culto che fece affluire verso Bologna  una grande moltitudine di pellegrini, tanto da farla diventare una meta più appetibile addirittura di Roma, la capitale della Cristianità. Papa Eugenio IV, infastidito dalla popolarità di Bologna e vedendo minacciato il suo potere ordinò che la chiesa venisse scoperchiata e riempita di terra e, solamente  dopo oltre sessant’anni,la chiesa venne riaperta alle funzioni.

La Chiesa del Crocifisso, la prima entrando dalla piazza, rappresentava la Casa di Ponzio Pilato con un sedile di pietra dove il magistrato avrebbe interrogato Gesù. Nella cripta ci sono diverse colonne di larghezza e altezza diverse fra di loro ma una di queste, la seconda a destra fatta di due parti in pietra di marmo bianco, rappresenta l’altezza del Figlio di Dio, cioè 170 cm.

Nel Cortile di Pilato giganteggia il cosiddetto “Catino di Pilato” o il “Santo Graal Bolognese” a forma di calice, un dono del Re dei Longobardi e rappresenta il recipiente dove Pilato si lavò le mani della condanna di Cristo. Nella Cappella della Benda è conservata  la striscia di tela che le mediorientali portavano sulla fronte in segno di lutto che, dice la tradizione, venne usata da Maria  durante l’agonia di Gesù per asciugare il sudore dalla fronte.  

Una campagna di crowdfunding per restaurare il portone della basilica di Santo Stefano

Dal 15 luglio fino al 15 di ottobre è stata messa online sul portale www.innamoratidellacultura.it la campagna di crowdfunding proposta dall’Associazione Assosantostefano per il restauro della Porta lignea della Basilica di Santo Stefano a Bologna. Assosantostefano ha scelto di rivolgere la sua attenzione alla Porta lignea della Basilica perché tra le sue Sette Chiese vi è la riproduzione del Santo Sepolcro.

Il Restauro

Il portone in legno di Santo Stefano oggi necessita di una ripulitura per ritornare all’antico splendore ma anche la recinzione lunga 73 mt che avvolge il lato ovest del complesso di S. Stefano è praticamente inabissata e ricoperta dalla  ruggine e risulta usurata nelle parti più nascoste verso via Santa. Riportarla alla sua dignitosa funzione protettiva e recuperarla nelle parti più danneggiate dal tempo e da usi impropri fa parte del progetto di recupero.

La parte inferiore della Porta, esposta alle intemperie ed agli agenti chimici rilasciati dalle idro-pulitrici per la pulitura del sagrato antistante, presenta erosioni importanti.  Il ritocco verrà effettuato considerando anche l’assoluta necessità di un trattamento contro gli insetti xilofagi dovuti dalla vetusta esposizione alle intemperie senza un’adeguata protezione. Al termine dell’intervento di pulitura, in una seconda fase, verrà applicata sulla superficie uno speciale prodotto contro i graffiti e le scritte, in modo tale da conservare più a lungo il ripristino.

Il restauro sarà eseguito da un Restauratore esperto nonché Professore docente dell’Accademia delle Belle Arti di Bologna.

La ripulitura della cancellata/recinzione del lato ovest della Basilica di Santo Stefano sarà effettuata da una Ditta che si compone di pochi e fidati artigiani esperti del settore del legno, del ferro, del trattamento di travi d’epoca, di sistemazione crepe degli affreschi con particolari materiali elastici e riparatori su cui lavorano i restauratori.

Chi è Assosantostefano?
L’Associazione Piazza Santo Stefano e dintorni’ e nasce, nel 2012 a seguito della collaborazione di residenti e non della omonima piazza con lo scopo di tutelare il decoro e la vivibilità del centro storico di Bologna, con sguardo particolare rivolto alle iniziative che promuovono la cultura, l’arte e la tutela del patrimonio artistico di Bologna.
L’Associazione collaborando con il Quartiere Santo Stefano, il Comune, e Istituzioni come il “Conservatorio G. B. Martini”, la Basilica di Santo Stefano, ha organizzato programmaticamente nei mesi estivi di giugno e luglio eventi, concerti, danze classiche e moderne e  cori di notevole pregio artistico.
In questi ultimi anni, viste le condizioni di progressiva mutevolezza dello status sociale e generazionale, gli associati hanno  intrapreso un nuovo percorso allargando gli ambiti di azione dell’associazione. Gli obiettivi condivisi con gli Enti Istituzionale per il benessere della collettività hanno dato modo di avviare una stretta cooperazione con organi comunali di governo come le Consulte e le commissioni di quartiere legate all’ambito dell’Inclusione Sociale, della Cultura, dell’Ambiente. Di queste ultime Commissioni alcuni componenti del Consiglio Direttivo ne facevano già parte.

Come avverrà il restauro?

Il restauro del Portone verrà realizzato attraverso il meticoloso lavoro di un esperto restauratore dott. Federico Capitani – professore dell’Accademia delle Belle Arti di Bologna che procederà attraverso la pulitura ed il ripristino dell’antico portale.
Saranno coinvolti anche alcuni studenti dell’Accademia delle Belle Arti di Bologna guidati e coordinati dal maestro Capitani.

La pulitura ed il ripristino della recinzione sarànno eseguiti dalla Ditta Monticelli Luigi la quale provvederà alla sverniciatura, saldatura e tinteggiatura del materiale antico. Il lavoro risulterà magnifico e porterà una grandissima miglioria alla nostra amata basilica!

Contatta Assosantostefano

assosantostefanobologna@gmail.com

redazione www.innamoratidellacultura.it

Jazz’inn è un format proposto da Fondazione Ampioraggio sperimentato per la prima volta nel 2017, in occasione del Jazz Festival Sotto le Stelle di Pietrelcina (Bn). Si tratta di una forma alternativa di incontro e confronto sui temi legati allo sviluppo istituzionale e imprenditoriale attraverso l’innovazione, da affrontare in maniera informale e conviviale.

Cultura e Innovazione, connubio perfetto sotto le stelle di Pietrelcina.

Il mondo dell’innovazione incontra la Cultura. A cavallo fra luglio e agosto, a Pietrelcina, sonnolenta cittadina dell’entroterra campano famosa per aver dato i natali a Padre Pio, la Fondazione Ampioraggio guidata da Giuseppe De Nicola, imprenditore salernitano,dietro esplicita richiesta del sindaco, ha deciso, coraggiosamente, di organizzare quella che sarà la quarta edizione di Jazz’in : incontri fra startup e imprese ad elevato tasso di innovazione e rappresentanti della pubblica amministrazione in cerca di nuove idee allietati da concerti jazz, aperitivi  e spaghettate notturne.

Se a qualcuno viene in mente il modello dell’hackaton va bene, Jazz’in in effetti può essere paragonato ad un hackaton gestito con una formula slow, più adatta ai ritmi lenti di noi italiani. Niente pitch sincopati scanditi da un timer ansioso. Zero presentazioni affannate , caroselli di idee e scambi frettolosi di biglietti da visita.

A Jazz’in l’atmosfera è davvero rilassata. I tavoli di lavoro sono organizzati in modo tale da  aiutare i partecipanti  a conoscersi e a scambiare idee e opinioni. Incontri sereni, proprio come si faceva una volta, prima che arrivasse il modello Silicon Valley.  I risultati di questo lavoro si misurano da quanto è stato già realizzato nel corso delle tre edizioni precedenti. I legami che si creano sono professionali e diventano amicizie, reti di relazioni, rapporti duraturi.

Che cos’è Jazz’inn?

Jazz’inn è un format proposto da Fondazione Ampioraggio sperimentato per la prima volta nel 2017, in occasione del Jazz Festival Sotto le Stelle di Pietrelcina (Bn). Si tratta di una forma alternativa di incontro e confronto sui temi legati allo sviluppo istituzionale e imprenditoriale attraverso l’innovazione, da affrontare in maniera informale e conviviale.
Il format prende spunto dalla parola jamming, che indicava il disturbo provocato nelle trasmissioni radiofoniche da interferenze e rumori, in unione con la parola jazz, che rimanda al fenomeno sociale degli schiavi afroamericani che trovavano conforto e speranza nelle loro anime improvvisando collettivamente ed individualmente canti.

Dunque si tratta di una improvvisazione creativa, intelletuale, innovativa che trova la sua anima nell’interferenza di pensieri che mettono a confronto per produrre nuove idee.

Un think thank dedicato alla social innovation realizzato con la formula dello slow dating.

Per facilitare e sollecitare il dialogo fra innovazione tecnologica e social innovation  è stato inserito il jazz come elemento culturale fondante. . Questo approccio trasforma il programma dell’evento in un vero e proprio think tank, dove stimolare le idee e trasformarle in investimenti sostenibili coinvolgendo innovatori, investitori e professionisti nei processi di innovazione e cambiamento sostenibile, coordinati da Ampioraggio. L’obiettivo è quello di fornire idee e nuovi stimoli ad aziende ed enti locali, cercando soluzioni in maniera orizzontale, su tavoli di confronto paritari e cooperativi, in un’atmosfera caratterizzata da lentezza, apertura, libertà e convivialità.

L’improvvisazione che nasce trova la sua base dal livello di professionalità degli attori coinvolti: Jazz’inn consente di far emergere l’anima dell’innovazione attraverso l’interferenza di nuove sinergie, di sperimentare metodi nuovi di confronto che siano informali, partecipativi ed esperienziali, con lo scopo di generare investimenti e sostenerli.

A chi si rivolge  Jazz’inn?

Amministratori e dirigenti pubblici, imprenditori e manager, influencer e media, professionisti e associazioni di categoria, startupper e PMI innovative, investitori, banche, incubatori e business angels, esperti del settore, grandi aziende, università e mondo della ricerca, e tutti coloro che hanno interesse ad approfondire le tematiche legate alla innovazione e allo sviluppo, con un orientamento sostenibile, consapevole e responsabile.

Jazz’inn: tre anni di successi.

In 3 anni l’evento ha generato  investimenti innovativi e contaminato territori, soprattutto aree minori del sud e del nord, avvicinandole al tema dello sviluppo sostenibile. Grazie alle sinergie con agenzie di sviluppo, investitori e centri di ricerca, le ricadute dirette e indirette sono state di circa di 8 milioni di euro.

Jazz’inn 2020 contro Covid 19

L’iniziativa quest’anno ha diversi significati, a partire dal messaggio che intende lanciare al Paese per reagire alla crisi pandemica generata dal Covid-19 e stimolare, da un borgo del Sud, gli attori dell’economia e dell’innovazione a guardare avanti con fiducia. Il programma di Jazz’Inn 20.20 si sviluppa su due giornate, più una terza alla scoperta del territorio, a Pietrelcina dal 30 luglio al 1 agosto.

Programma

Il programma generale delle due giornate di slow dating for innovation è il seguente:

  1. Registrazione partecipanti e welcome coffee
  2. Saluti istituzionali
  3. Presentazione delle call del giorno da parte dei case givers
  4. Sessioni di brainstorming in differenti tavolo di lavoro
  5. Pausa pranzo
  6. Restituzione dei risultati emersi ai tavoli
  7. Open talk e matching
  8. Apericena
  9. Eventi conviviali e serata jazz

Perché una campagna di crowdfunding?

Organizzare un evento è costoso. Organizzare un evento con il Covid lo è ancora di più. I protocolli di sicurezza richiedono attenzione e acquisto di materiali. Ma non è solo questo. Un evento dedicato a creare relazioni vede nel crowdfunding la modalità giusta per sottolineare l’importanza del fare rete. Della massa critica che si genera quando tutti lavorano nella stessa direzione per raggiungere un obiettivo comune.

Si scrive tanto di crowdfunding. Si tengono corsi, eventi, podcast.  L’unica cosa che va detto per chiarire che cos’è concretamente una campagna di crowdfunding è la parola “unione”. Piccole cifre donate da molti realizzano grandi sogni e obiettivi.

Giuseppe De Nicola invita tutti i soci di Ampioraggio, gli innovatori, gli amici e i colleghi a partecipare e a condividere la campagna con altri amici, colleghi e innovatori il link della campagna su www.innamoratidellacultura.it dimostrando con i fatti che  insieme ce la possiamo fare.

Abbiamo cantato all’unisono dai balconi, sfidato la paura e la solitudine e sopportato limitazioni e divieti. Ora possiamo far volare le idee con la forza della comunità.

Emanuela Negro-Ferrero – www.innamoratidellacultura.it

VIVA VERDI supporta il restauro di Villa Verdi

Crowdfunding culturale: salviamo il Museo di Villa Verdi dalla chiusura.

Una campagna di crowdfunding per salvare il Museo di Villa Verdi dalla chiusura.

Ci mancava solo il lockdown. A tre chilometri da Busseto, a Sant’Agata, una frazione di Villanova sull’Arda appena oltre il torrente Torgina , Il Museo di “Villa Verdi”, storica dimora fatta costruire   dal famoso compositore italiano Giuseppe Verdi per i suoi genitori e in cui però decise di trascorrere gli anni della sua maturità insieme alla compagna Giuseppina Strepponi, rischia oggi la chiusura. Definitiva. Come sta accadendo per la stragrande maggioranza dei luoghi italiani di eccellenza culturale,  la mancata possibilità da parte della proprietà di aprire le proprie porte ai turisti (che generalmente a partire dalla primavera arrivano a migliaia da ogni parte del mondo per  visitare  gli interni della Villa e il  romantico parco ottocentesco)  sommata all’impossibilità di  organizzare eventi a causa delle norme per il distanziamento sociale, ha ridotto drasticamente gli introiti lasciando però immutati i costi fissi fra i quali anche gli stipendi delle cinque persone che da anni prestano opera per la Villa .

Il Museo di Villa Verdi è una dimora storica privata e come tale non ha mai potuto beneficiare di alcun supporto economico  da parte del pubblico. I fondi per mantenerla aperta e conservarne la bellezza degli esterni e degli interni finora sono stati messi a disposizione dall’attuale proprietario, Angiolo Carrara Verdi. Il 2020 era programmato come l’anno dedicato al restauro. Alcune parti della villa necessitano interventi urgenti di manutenzione e ripristino ma, quattro mesi di chiusura forzata hanno generato un disastro. Per evitare  che la Villa debba affrontare un nuovo lockdown , questa volta ben più drammatico e definitivo,  Angiolo e sua moglie Manuea,  hanno pensato che organizzare una  raccolta fondi su una piattaforma specializzata poteva essere una buona soluzione.

La piattaforma selezionata è www.innamoratidellacultura.it , italiana e ben conosciuta da chi lavora in ambito culturale. Nel 2019 è stata nominata piattaforma ufficiale di Matera Capitale della Cultura e nel corso degli  anni ha ospitato diverse campagne per importanti realtà culturali  nazionali. Perché quindi questa piattaforma e non un’altra, magari americana? La prima risposta è di tipo etico. Scegliere una piattaforma italiana significa dare lavoro a un’impresa nazionale. La seconda risposta è di tipo pratico. Il team di lavoro di www.innamoratidellacultura.it offre assistenza professionale in italiano per la realizzazione dei contenuti e mette a disposizione  dei progettisti la possibilità di pubblicare le proprie idee sottoponendole ad una grande comunità di persone, profilate e realmente interessate all’arte e alla cultura italiane.

Qualche notizia storica su Villa Verdi

Il terreno che arrivava fino all’argine del fiume Po su cui oggi  sorge Villa Verdi  venne acquistata dal celebre compositore italiano nel 1848  per i genitori, Carlo Verdi e Luigia Uttini ma, dopo la morte di sua madre, il padre tornò a vivere a Busseto e solo a partire dal 1851 Verdi dimorò nella Villa . Fu proprio Verdi a eseguire di proprio pugno gli schizzi del progetto di ampliamento e a dare  indicazioni dettagliate per la scelta dei materiali da utilizzare fino a farla diventare come egli volle e come oggi noi la vediamo, una magnifica ed elegante dimora ottocentesca immersa in un parco ricco di alberi e piante secolari ed esotiche con un laghetto, grotte, un ponte rosso e una ghiacciaia.

In origine la Villa era una casa padronale di campagna a cui  Verdi fece aggiungere due ali  completando il tutto con una imponente terrazza sulla facciata, le serre, una cappella e la rimessa per le carrozze sul retro. Verdi e Giuseppina Strepponi dedicarono molto tempo alla cura del parco e il  musicista curò personalmente la gestione dei terreni agricoli, tanto che al censimento, si dichiarò agricoltore.

Presso la villa, il maestro Verdi, ospitò numerosi amici e, dopo la morte di Giuseppina  Strepponi, nel 1897, il Maestro continuò ad abitare a Sant’Agata anche se  amava trascorrere il periodo invernale presso il Grand Hotel et de Milan, luogo in cui  morì nel 1901.

Il Museo di Villa Verdi

Una parte della casa è ancora abitata dalla famiglia degli eredi del Maestro mentre un’altra   porzione dell’edificio è stata adibita a museo. Le stanze normalmente aperte al pubblico sono cinque: la camera di Giuseppina Strepponi, lo spogliatoio dove oggi si trova anche il piano utilizzato da Verdi durante la composizione di Rigoletto (1851), la camera da letto del Maestro. Questo per chi ama il Maestro è un  luogo speciale perché è qui che Verdi lavorava e dormiva: la distanza fra letto e scrittoio è davvero ridotta al minimo per poter permettere di fermare l’ispirazione notturna. L’accesso della stanza è diretto dal giardino in cui Verdi era solito passeggiare, anche in solitudine. In questa camera, in una teca, sono conservati i famosi guanti bianchi con cui Verdi ha diretto la Messa di Requiem del 22 maggio 1874 per commemorare Alessandro Manzoni. Subito dopo la camera da letto, si visita lo studiolo in cui sono conservati spartiti, lettere, biglietti oltre al cilindro nero e alla sciarpa bianca con cui Verdi è spesso rappresentato nelle sue immagini più note. L’ultima stanza visitabile è la camera del Grand Hotel et de Milan, l’albergo ancora oggi situato nei pressi del Teatro alla Scala, dove Giuseppe Verdi morì il 27 gennaio del 1901. I mobili originali sono stati trasportati a Villa Verdi e qui esposti. Una visita dedicata a pochi perché davvero esclusiva è quella del  “salotto rosso”, del “salottino rosa”, della stanza del biliardo a cui si aggiungono la biblioteca e la sala da pranzo. Sono tutte stanze private che non fanno parte del circuito normalmente proposto da Villa Verdi , e per il visitatore rappresentano certamente una meravigliosa e imperdibile occasione.

Perché un crowdfunding?

Salviamo Villa Verdi. Il significato è  chiaro. Senza l’aiuto della folla Villa Verdi chiude. Per sempre. I cinque dipendenti resteranno a casa e le condizioni interne della dimora non potranno che deteriorarsi ancora di più. Villa Verdi è un unicum, un bene che, anche se privato, appartiene alla memoria culturale di tutti noi italiani  e che non può assolutamente andare perduto. Il rischio purtroppo c’è ma si può evitare.

Quali sono gli interventi più urgenti? Senza dubbio pagare gli stipendi allo staff. Subito dopo procedere con determinazione mirata al restauro della Villa. Andando per ordine. Un passo alla volta. Calcolando bene lo sforzo e scegliendo con cura gli interventi più urgenti:

SALOTTO ROSSO – In questo salotto il Maestro riceveva pochi e selezionati ospiti come i librettisti Francesco Maria Piave o Arrigo Boito, pittori del calibro dei fratelli Palizzi o Boldini, l’editore Ricordi o gli aristocratici Andrea e sua moglie Claretta Maffei. Qui si discuteva di tante cose oltre alla musica; stiamo parlando del periodo risorgimentale in cui per strada si gridava “VIVA V.E.R.D.I”, l’acronimo di Viva Vittorio Emanuele re d’Italia. Il restauro in questo caso riguarda il soffitto   rovinato dalle infiltrazioni di acqua causate da un terrazzo sovrastante. Il Prezzo stimato per il restauro del Salotto Rosso è di circa 50.000,00 euro.

 TETTO – Importanti lavori di restauro anche per il tetto delle carrozze che rischia il crollo. Il restauro del tetto impegna fino a 6.000,00 euro.

STRUTTURA – Tinteggio di una parte esterna della dimora € 25.000,00

RESTAURO PIANOFORTE ERARD: euro 14.000

SITO WEB – un nuovo sito arricchito di visite virtuali per consentire le visite della Villa a distanza e mantenere viva la memoria del maestro euro 5000,00

Come si svolgerà la campagna?

Quante sono le persone al mondo innamorate di Giuseppe Verdi? Tantissime, decine di migliaia. Sparse in ogni nazione del mondo. Appassionati della grande musica del Maestro. Saranno pronti a donare? Forse, speriamo. Qual è l’opera lirica più rappresentata al mondo? La Traviata di Giuseppe Verdi. Opera grandiosa. Magnifica.

Mai come in questo momento difficile che l’Italia sta attraversando sostenere –e mantenere – l’apertura e i restauri della storica abitazione di Giuseppe Verdi assume un significato di grandissima importanza simbolica. Manuela e suo marito Angiolo    contano su una ricchissima mailing list di appassionati del Museo Villa Verdi ma, anche su una vasta comunità di artisti, cantanti, direttori d’orchestra, critici d’arte  e musicali. Tutte queste persone verranno contattate una ad una e sollecitate a partecipare e, per farle sentire parte di questa iniziativa “famigliare” le ricompense saranno tutte offerte direttamente dalla proprietà e  e “consumate” fra le mura della Villa e del Parco.

Il link della campagna è il seguente
hhttps://www.innamoratidellacultura.it/projects/salviamo-il-museo-di-villa-verdi

E’ sufficiente cliccare e, quando  si arriva sulla pagina della campagna pubblicata su www.innamoratidellacultura.it si può scegliere la cifra con cui si desidera partecipare. Viene rilasciata una ricevuta? Si, il portale invia una ricevuta al momento della donazione. Si può usare la carta di credito? Si, la transazione è sicura e i fondi donati vengono inviati direttamente al conto corrente di Villa Verdi. Si può donare più di una volta? Certamente. Usando il proprio nome oppure uno pseudonimo.

In questo momento, quando le urgenze che ci chiamano a intervenire sono tante, troppe ha senso aiutare la cultura italiana? Si, certamente. In Italia la cultura in Italia produce il 5,7% del Pil ed è proprio la cultura con la sua bellezza, gli eventi e i luoghi speciali che incentiva i turisti a visitare il nostro bellissimo paese. L’Italia, da nord a sud, isole comprese, è un vero e proprio museo a cielo aperto. L’unico grande spettacolo che vale davvero la pena di applaudire.

Partecipa alla campagna di crowdfunding culturale per salvare il Museo di Villa Verdi hhttps://www.innamoratidellacultura.it/projects/salviamo-il-museo-di-villa-verdi e innamorati anche tu della cultura italiana!

Emanuela Negro-Ferrero – www.innamoratidellacultura.it