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Lezione di Crowdfunding n°31 – 8 suggerimenti per un video che buca

Il video è la  parte essenziale di una campagna di successo. Le campagne che utilizzano il video generano  fondi con una percentuale del  114% rispetto a quelle senza.

E’ facile capire  il valore che possiede un video se lo utilizziamo per  condividere le nostre storie, ma creare un video impattante  non è semplice ed entrano in gioco molti fattori : c’è bisogno di risorse e attrezzature, di alcune conoscenze base su come effettuare le riprese e anche sul modo migliore di apparire in camera. Non siamo tutti professionisti e la questione video per molti è un gradino alto da superare.

Una delle principali sfide che molti progettisti  devono affrontare è proprio la  creazione del video.

In questo post voglio condividere  alcuni suggerimenti utili su come iniziare a creare i tuoi video e superare gli ostacoli, compresi quelli personali.

1 – L’attrezzatura

Inizio subito parlando di apparecchiatura video e audio. Questi sono gli strumenti necessari per ottenere un lavoro ben fatto e per raccontare la tua storia in un modo visivamente attraente.

Le opzioni disponibili sono centinaia e spaziano dall’Iphone ad una telecamera 3D. In effetti per realizzare il tuo  video, non ti serve molto: una fotocamera DSLR in grado di riprendere video HD, un treppiede, un microfono direzionale e una serie di luci per gli effetti.

Possiedi già l’attrezzatura? Benissimo, puoi partire subito! Non la possiedi? La puoi comodamente affittare.  Le apparecchiature video e audio possono essere molto costose. A seconda della qualità dell’apparecchiatura si spendono  facilmente migliaia di euro. Meglio quindi noleggiare l’attrezzatura. Inoltre, l’affitto di attrezzature è molto più conveniente se stai pensando solo di girare  un paio di video durante il fine settimana. Il discorso diventa diverso se per caso hai intenzione di impostare la tua campagna sulla produzione di mini video virali. In questo caso il mio suggerimento, se non riesci a fare da solo, è di farti aiutare da qualcuno che lo sa fare.

2 – La storia

Trova uno stile che ti piace e racconta la tua storia. Non sai come fare? Un po’ di ricerca in rete può portare molta ispirazione. Noterai che i video vengono girati in diversi stili cinematografici e ogni stile può dire la stessa storia in modo molto diverso a seconda del tono, del ritmo e del protagonista.  Fatti alcune domande. Che tono vuoi  avere? Triste? Dolce? Malinconico? Buffo? Anche la musica è importante e sottolinea ed amplifica  il tono della comunicazione.

Filming a horror movie. Female zombie holding clapper board. Cinematography. Halloween.

3 – Il montaggio

La post produzione è il vero laboratorio di costruzione del tuo video.Non sai farlo?  Prenditi  il tempo per imparare a utilizzare un  software di editing. Ci sono una varietà di opzioni come Final Cut Pro, Adobe Premiere e molti altri. Per esempio, potresti sapere che lo stile del tuo video e le tue esigenze tecniche possono essere realizzate con  iMovie o anche con un editor video di Iphone.

4 – Il protagonista

Nel video ci devi essere tu perché le persone vogliono vedere in faccia chi è il protagonista del progetto  a cui donano il proprio denaro.Non avere paura, la creazione di un video significa che hai il controllo assoluto su quello che vede il tuo pubblico. Sei tu che decidi quali sono le scene da inserire e certamente puoi far emergere il tuo lato migliore.

5 – I tuoi punti di forza

Gioca tutto sui  tuoi punti di forza. Hai una grande idea e questo è sicuramente il primo dei tuoi punti di forza. Sai chi sono i migliori venditori? Sono le persone che credono davvero nei loro prodotti. Quindi, quando parli della tua idea progettuale, fai emergere la tua passione. Solo così puoi convincere gli altri a sostenerti.  Usa colori e abiti che sai che ti stanno bene. La fotocamera può farti apparire diverso da quello che sei nella vita reale, per cui è importante prestare attenzione a cose come l’illuminazione e lo sfondo. La simpatia, l’empatia, la sincerità e la leggerezza sono tutti ingredienti chiave per rendere il tuo video interessante ed efficace.

 

6 –  Utilizza uno script

Andare a braccio non è una buona idea. Scrivi uno script e provalo per   assicurarvi che le tue inflessioni e la scelta delle parole siano naturali. È anche una buona idea memorizzarlo interamente in modo da non leggere mentre sei in camera.  Prova e riprova fino a quando diventa tutto naturale.

Lo script è una traccia scritta di ciò che dovrai dire

 

7 –  Parlare con una persona

Se sei nervoso all’idea di dover parlare nella telecamera usa lo stratagemma di parlare con una persona che conosci e di cui hai fiducia in modo tale da rendere le tue espressioni più realistiche e coinvolgenti. Il vantaggio aggiunto è che un amico di fiducia o un collega può darti feedback per modificare le cose che non funzionano.

 

8– Inserisci immagini e altre risorse visive

Ricorda inoltre che devi mostrare molto di più del  tuo solo volto nel video. Potresti includere altre persone che fanno parte del progetto,  illustrazioni, immagini, spezzoni di uno dei tuoi spettacoli o la breve ripresa del tuo film o del tuo balletto. Più metti insieme i pezzi e più ottieni visibilità

Le animazioni vanno bene ma

Questi sono i consigli base per creare un video ad alto impatto. Pensi di non essere capace?

Coinvolgi qualcuno che conosci e fatti aiutare! Il crowdfunding si basa sulla condivisione e sull’aiuto reciproco. Mettere su una squadra è il segreto del successo.

Buon lavoro!

Emanuela Negro-Ferrero – www.innamoratidellacultura.it

Lezione di crowdfunding n°30. Costruisci il tuo pubblico.

Lo sapevi che una campagna di crowdfunding  quando viene lanciata deve avere già a disposizione il 30% dell’importo che ha deciso di raccogliere?

 

Prendere il via con denaro già raccolto consente ad altri donatori di acquistare fiducia quando decidono di dare il loro contributo al progetto. Un po’ come dire “se lo hanno fatto gli altri vuole dire che il progetto è interessante e quindi lo posso fare anche io”.

Per far partire bene la tua campagna di crowdfdunding il primo passo è costruire il tuo pubblico.

  • Costruisci la tua mailing list” . Costruire una lista di indirizzi email non significa è solo aggiungere dei nominativi al database. Vuol dire far crescere una comunità di persone attorno al tuo progettoper tutte le fasi della campagna, dal prelancio alla campagna vera e propria sino alla fase di consegna delle ricompense e ancora oltre.
  • Come accade per qualsiasi lancio di un prodotto, di uno spettacolo, di un libro o di un’idea, questo significa duro lavoro. Ma la ricompensa finale può essere altissima. Abbiamo verificato personalmente che una buona comunicazione tramite email può veramente far raccogliere denaro alla tua campagna: il tasso di conversion delle email è del 34%, più di qualsiasi altra forma di attività promozionale.

Mentre pianifichi la tua campagna prendi spunto da queste idee

  • Inizia subito lanciando una landing page per raccogliere indirizzi

La maggior parte delle campagne che raggiungono il loro obiettivo prendono quota appena sono state lanciate. Euna mailing list fatta bene è un forte impulso al successo. Quindi, prima di lanciare una campagna, è una buona idea creare una landing page con una sezione dedicata alla raccolta di email e, magari, un piccolo questionario. Le persone adorano i questionari! Con questa semplice tecnica si possono ottenere gli indirizzi email dei potenziali sostenitori e tenerli informarti ancora prima del lancio.

Una volta che la landing page è in linea, assicurati che le persone lascino il loro indirizzo email, che condividano sui canali social e che incoraggino amici e parenti a diffondere la notizia della campagna.

  • Raccogliere indirizzi email durante gli eventi

Ogni volta che sei presente a un evento, conferenza o incontro, porta con te un foglio su cui scrivere gli indirizzi  email delle persone che incontri, Se hai anche un tavolo, considera l’idea di offrire un regalino in cambio dell’indirizzo email.

  • Fai una lista “amica” dei tuoi attuali sottoscrittori

Non dimenticare che i tuoi attuali sostenitori possono diffondere le tue notizie.Includi una opzione “invia a un amico” e un tasto per la condivisione sui social. Una volta che la campagna è aperta, puoi sempre incentivare i tuoi sostenitori con una piccola ricompensa o un bonus.

  • Spingi le iscrizioni attraverso I canali social .

Mentre i post di traffico organico sono un modo eccellente per “ingaggiare” I tuoi fan, considera di investire un piccolo budget per aumentare la portata dei contatti.. Programma un tweet di promozione della campagna con inserito il link al modulo di raccolta delle email.  Oppure spingi dei post su Facebook che portino visitatori alla pagina “. Ricorda, la landing page deve conteneere un mix di contenuti  misti promozionali e informativi.

  • Organizza una chat su Twitter Host a Twitter Chat.

Una chat su Twitter avviene quando un gruppo di twittatori discutono di un argomento per un’ora intera..Cerca dove puoi trovare delle chat coerenti con il tuo argomento e lascia che si organizzino fra di loro. I twittatori delle chat adorano parlare con un nuovo ospite.

Offrire qualcosa aiuta a raccogliere indirizzi email

 

  • Offri qualcosa

Le persone ti danno volentieri il loro indirizzo mail se hanno indietro qualcosa e se lo scambio viene percepito come alla pari. Può essere una risorsa digitale come un e-book, uno screen saver, un video.

  • In ultimo, fai esperimenti

La sperimentazione è il cuore pulsante del  marketing. Prova nuovi canali per testare la performance. Prova diverse versioni della tua landing page per capire quale piace e interessa di più. Prova nuovi contenuti. Nuove ricompense. Questo tipo di approccio ti permette di ottimizzare le opportunità di raccogliere persone veramente interessate alla tua idea.

 

Emanuela Negro-Ferrero  www.innamoratidellacultura.it.

 

 

Lezione di Crowdfunding n°28. Il video.

Le ricerche americane lo dicono chiaramente: le campagne di crowdfunding con un video raccolgono meglio e prima rispetto a quelle senza il video. O con un video fatto male. Questo risultato è riferito a tutti i tipi di campagna, anche a quelle di tipo “equity”.

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Esistono delle linee quide per realizzare un buon video?

Si, no. La verità è che molto dipende dal proprio gusto personale e dalla capacità di comunicare la propria idea. Un suggerimento che mi sento di dare a chi desidera lanciare una campagna è certamente quello di cercare su più portali  i video di campagne di successo uguali per tipologia a quella che si ha in mente.  Scrivere la struttura e, perchè no, anche copiare.

La differenza fra campagne di successo e campagne che raccolgono poco salta all’occhio.

Quali sono i fattori che determinano il successo di una campagna? Il video è al primo posto!

registaQuanto deve essere lungo un video?

Due o tre minuti. Di meno è poco, di più è troppo.  E’ poco tempo, ecco perché è indispensabile essere concise e chiari.

Scrivere uno storyboard per avere subito sott’occhio la situazione è una buona idea. Il messaggio deve arrivare immediato, essenziale. La richiesta, ci deve essere, garbata ma diretta. Molti chiedono se il video è sufficiente. La risposta è sì, è sufficiente perché la pagina della campagna  che viene messa a disposizione serve proprio perché le informazioni che il video non riporta possano essere descritte con la massima chiarezza e sin dei minimi dettagli.

Il video serve a vendere l’idea. Deve contenere quella che in gergo è definita “call to action”. Cioà la chiamata ad agire. Il famoso “dona ora”, per intenderci.

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In ogni caso, girare un video di qualità è un ‘impresa non da poco. Ecco alcune indicazioni che, se seguite, possono aiutare.

  1. Scrivere uno storyboard. Cioè descrivere scena per scena che cosa deve succedere, chi lo fa succederee che cosa viene detto. Come in un film vero
  2. Rileggere lo “script” e chiedere a tutti, parenti, amici e sconosciuti di avere un feedback
  3. Enunciare scopi e richieste con fiducia , chiarezza e a voce alta.
  4. Eliminare rumori e scricchiolii dall’audio
  5. Girare in piena luce per evitare l’effetto film dell’orrore.
  6. Illustrare il progetto con chiarezza
  7. Usare le angolature, lo zoom, I passaggi con cognizione di causa per non infastidire lo spettatore.
  8. Chi presenta il video deve essere inquadrato in centro
  9. Anche la scena merita la massima cura. Ci sono oggetti? Paesaggi? Interni o esterni? L’idea è di realizzare qualcosa di autentico non di arraffazzonato
  10. Il progetto ha dei colori? Avete un marchio? Coordinare e abbinare abiti, colori  per dare anche una linea guida cromatica alla campagna è certamente una buona idea.
  11. Andateci piano con la colonna sonora: se il progetto non è musicale rischiate di distrarre chi guarda piuttosto che attrarlo
  12. Usate un programma di editing, ce ne sono moltissimi a disposizione anche per chi di video non ne sa nulla

I migliori programmi editing video gratis per montare filmati

La grande opportunità offerta dalla tecnologia rende le cose più facili.

Tablet e smartphone spesso hanno in dotazione videocamere dalla resa eccellente. Last but not least, fatevi aiutare da qualcuno che sa come si fa.  Il crowdfunding è basato sulla condivisione.

Personalmente ho visto campagne realizzate bene e gratuitamente proprio grazie all’aiuto degli amici. Ognuno con una competenza.  I risultati ,se le cose sono fatte con perizia, si notano.

Emanuela Negro-Ferrero www.innamoratidellacultura.it

 

E’ social! Io fotografo, tu fotografi, tutti fotografano.

Il dagherottipo porta le persone a vedere la realtà per come è.

Il dagherottipo porta le persone a vedere la realtà per come è.

La fotografia nasce a cavallo fra il 1822 e il 1826, è attribuita a Nicèphore Niépce ed è certamente una delle più straordinarie innovazioni che l’uomo abbia portato alla luce. Possiamo paragonarne l’importanza solamente con l’invenzione della stampa a caratteri mobili creato da Gutenberg nel 1455. Se  la stampa favorisce il passaggio dalla trasmissione orale delle informazioni,  la fotografia regala all’uomo la possibilità   di vedere realmente ciò che normalmente poteva essere descritto attraverso i disegni, la pittura o le parole. Dai dagherottipi ad oggi la fotografia ha subito una evoluzione straordinaria perché tutti , grazie alla tecnologia, sono in grado di scattare bellissime immagini e condividerle in un attimo con il resto dell’umanità connessa. Qual è la differenza? Che significato ha la fotografia oggi e perché le persone condividono le proprie immagini, spesso in maniera compulsiva, su Istagram, Facebook e altri  canali social?  In primo luogo è facile constatare che, se l’occhio del professionista utilizza la fotografia come strumento di osservazione della realtà, la persona normale si limita a fotografare  e a condividere  ciò che vede.

Istagram

Istagram

Vado a Parigi, fotografo Parigi. Mangio una torta in un ristorante delle Langhe, fotografo la torta e il ristorante delle Langhe. La differenza fra i due modi di osservare la realtà  a mio avviso sta nell’aggiunta dell’elemento testuale.  Hashtaggato o meno, il testo aggiunge all’immagine le emozioni provate mentre viene scattata. La foto diventa un racconto. Parla ed  esprime un punto di vista.  Emette dei suoni e si anima. E’ proprio questo passaggio testuale   a trasformare la fotografia da  fenomeno social di massa,irrefrenabile e in continua produzione a vera innovazione narrativa . Sui social immagine e testo diventano un modo rapido e sintetico per comunicare ciò che la persona è , sente e vive, momento per momento.

tutti oggi sono professionisti della fotografia

tutti oggi sono professionisti della fotografia

La realtà del mondo, i luoghi, le situazioni, la natura, gli animali e tutto ciò che può essere fotografato oggi abbonda di punti di vista differenti.  Le immagini sono bellissime, interessanti. Una banca dati a disposizione dell’intera umanità e, infatti ci sono già stati casi di fotografi famosi citati per aver “copiato” immagini scaricandole da Istagram.

il furto dell'immagine di Obama effettuato da Hope

il furto dell’immagine di Obama effettuato da Hope

Un esempio è la famosa immagine simbolo creata nel 2008 da Sheperd Fairey Hope per la campagne elettorale di Barack Obama. Si trattava di una foto di un altro fotografo (Mannie Garcia) presa da Hope e rimaneggiata e manipolata sino al punto da farla  diventare completamente diversa.

Il furto compiuto da Hope ha generato una sostanziosa causa di risarcimento e  , allo stesso tempo, ha aperto la domanda:  vista la quantità di eccellenti fotografi disponibili su tutto il pianeta,  ha senso pensare alla proprietà intellettuale e ai diritti d’autore come  a qualcosa che possa ancora durare nel tempo?

Questo momento è una transizione. Tutto si sta trasformando e il flusso incessante di persone connesse in rete che scambiano informazioni di ogni genere è ben sintetizzato dalla mole di immagini pubblicate. Nulla sfugge più, nel bene e nel male, ogni cosa viene registrata  e riprodotta e memorizzata. Dove? Non si sa. Di chi è la proprietà? Nemmeno. Per la prima volta tutti possono esprimersi creativamente  e comunicare senza barriere.

Emanuela Negro- Ferrero –

 

Il museo che vorrei. Da semplice contenitore a costruttore di relazioni con la comunità. Possibile? Si

Il museo che vorrei

Il museo che vorrei

Negli ultimi mesi del 2015 il Ministero ha nominato nuovi direttori per importanti istituzioni museali nazionali. Molti dei bandi pubblicati riportavano l’indicazione di scrivere una lettera di interesse contenente la propria idea progettuale. Uno spunto suggestivo, che ha messo in moto molti pensieri e ragionamenti. Alla luce di ciò che osservo quando visito penso che per i musei italiani sia arrivato il momento di cambiare. Come? Innovando, ovviamente. Conquistando una nuova identità che non è più limitata all’esposizione delle collezioni. Ma che ha a che fare con la costruzione di una forte interazione fra il museo e il suo pubblico e, ancora, con il suo territorio di riferimento. Il pubblico, e questo è un fenomeno diffuso in ogni settore, è sempre più esigente, curioso, attento.

Studio Azzurro. installazione multimediale

Studio Azzurro. installazione multimediale

La direzione che intravedo come virtuosa per il museo è quella di uscire dalla mera funzione di produzione e conservazione ed evolversi sempre più verso una valorizzazione del territorio circostante in termini di identità e di riconoscimento della comunità che lo vive. Il museo, soprattutto se importante ed alto traffico di visitatori, a mio avviso deve soddisfare le esigenze dei vari pubblici diversificando l’offerta. Senza andare troppo distante, Palazzo Madama e il Castello di Rivoli hanno attivato un dipartimento educativo efficace, efficiente e in grado di offrire attività formativo- educative di altissima qualità. La parte espositiva se da una lato è quasi ovunque di elevatissima qualità, dal versante informativo è carente.

Una visita indimenticabile

Una visita indimenticabile

La mia passione per l’innovazione digitale mi fa sospirare allestimenti multimediali con elevati gradi di edutainment. Amo imparare giocando. Detesto guardare immense collezioni di opere con le cuffiette alle orecchie. Mi fanno venire mal di testa, dopo due o tre stanze le rimetto nella borsa. La mostra torinese allestita alle OGR per i 150 anni della storia d’Italia è stata visitatissima. Perché? Perché era educativa e divertente. Non sto dicendo che i musei italiani debbano diventare dei luna park. Ma consentire ai visitatori sempre più digitalizzati di trasformare la visita in un’esperienza educativa e indimenticabile a livello sensoriale. Il museo dovrebbe interagire con il territorio. Costruendo tour dedicati, visite speciali, legami con altri enti del territorio per trattenere e intrattenere i turisti il più a lungo – e meglio – possibile. A tutto questo manca sempre un pezzo. Fondamentale. Il museo deve comunicare con il pubblico. Ci sono molti modi per farlo. Il crowdfunding è certamente uno ed è quello più indicato per creare una relazione strettissima con il pubblico. Cioè con il crowd di riferimento. Si tratta quindi di uscire dal ruolo di conservazione ed esposizione e di consentire alle persone di entrare a fare parte. Di un progetto specifico, certo, ma che li legherà per sempre al museo.

Esperienza Italia alle OGR di Torino

Esperienza Italia alle OGR di Torino

Il direttore non sarà necessariamente un esperto di storia dell’arte (ci sono i curatori che se ne possono occupare). Il direttore del museo che vorrei è un manager, un professionista dotato di skill in ambiti diversi ma, soprattutto capace di creare utile oltre ai fondi pubblici e una rete fitta e ampia di relazioni e connessioni. Cosa ne pensate voi? Come vi piacerebbe fossero i musei che visitate? Belli? Gratis? Interessanti? Colti? Con o senza bar? Con o senza shop? Con la biglietteria al’ingresso o con un ingresso che faccia sentire a casa?

Emanuela Negro-Ferrero – ceo – enf@innamoratidellacultura.it

Formazione digitale per la cultura: alla Cavallerizza Reale la presentazione della scuola DiCultHer- Digital Cultural Heritage, Arts and Humanities

Inaugurazione del percorso di formazione della DiCultHerr School alla Cavallerizza di Torino

Inaugurazione del percorso di formazione della DiCultHerr School alla Cavallerizza di Torino

Formazione digitale per la cultura: alla Cavallerizza Reale la presentazione della scuola DiCultHer- Digital Cultural Heritage, Arts and Humanities

Un protocollo d’intesa sottoscritto sotto alle auliche volte della Cavallerizza Reale di Torino. La Cavallerizza è un edifico antico e fatiscente oggetto di discussioni accese fra politica e cittadini e relative alla sua destinazione d’uso.

Se fossi fra coloro che devono decidere non avrei dubbi. L’aula magna della Cavallerizza è una meravigliosa astronave e gli edifici circostanti ben si prestano ad ospitare quella che oggi, mi è parsa, finalmente una grande innovazione all’interno del panorama formativo universitario italiano cheha davvero bisogno di un pò di innovazione. Cito dal sito web : “la Scuola a Rete in Digital Cultural Heritage, Arts and Humanities infatti aggrega oltre cinquanta organizzazioni tra università, enti di ricerca, scuole, istituti tecnici superiori, istituti di cultura, associazioni e imprese pubbliche e private, con l’obiettivo comune di far nascere un ‘campus diffuso’ in grado di attivare l’elaborazione di un’offerta formativa coordinata con il sistema nazionale per costruire il complesso delle competenze digitali indispensabile al confronto sempre più articolato ed eterogeneo con la smart society, nel quadro di un modello scalabile a livello europeo.
Lo sviluppo di un’offerta formativa della Scuola a Rete rappresenta una grande opportunità di apprendimento flessibile, personalizzato e collaborativo, capace di erogare contenuti e servizi formativi condivisi e innovativi. Cosa si può dire se non “finalmente”.

L'aula Magna della Cavallerizza Reale di Torino

L’aula Magna della Cavallerizza Reale di Torino

Dove si terranno i corsi della DiCultHer School? Da quanto ho capito sarà un modello organizzato su tutto il territorio italiano con punti di riferimento centrati sulle università chela costituiscono e le diverse realtà (aziende, associazioni, enti) che hanno aderito condivideranno compiti, competenze e funzioni garantendo in questo modo modo standard di formazione di altissima qualità.

Autorità e accademici insieme per il futuro della cultura digitale

Autorità e accademici insieme per il futuro della cultura digitale

Che cosa farà la scuola?
• Formazione: offrire agli allievi strumenti culturali e scientifici necessari per stimolare l’inserimento in comunità di pratiche nazionali ed internazionali, l’interdisciplinarità, la partecipazione a progetti orientati al digitale nella valorizzazione e conservazione dell’eredità culturale
• Diffusione della Cultura Digitale : favorire lo sviluppo di una ‘cultura del digitale’ ad ampio spettro , aggiornare chi già lavora nelle organizzazioni culturali e preparare chi ci dovrà lavorare.
Questo è il programma: molto interessante!
1. Scienze umane e digitali: l’informatica nelle discipline umanistiche (letteratura, filologia, filosofia, storia dell’arte, ecc.);
2. Beni culturali digitali: le applicazioni informatiche ai beni culturali sia materiali (biblioteche, archivi, musei, patrimonio archeologico e architettonico), sia immateriali (beni demo-etno-antropologici);
3. Arte e comunicazione digitale: le riflessioni teorico-pratiche sulla creazione artistica digitale (performing arts) e sulla comunicazione digitale (digital media, e-learning);
4. Economia e management dell’arte e della cultura digitale: la gestione del patrimonio di-gitale in un’ottica economico-sociale di promozione e diffusione della cultura e
dell’arte, anche collegate al turismo;
5. Design di sistema del cultural heritage: il design di un sistema di ri-funzionalizzazione del patrimonio come risorsa, bene comune e luogo di attivazione, attraverso il digitale, di una nuova ‘titolarità’ e ‘presa in carico’ da parte dei cittadini del Cultural Heritage.
L’accordo è stato siglato nel pomeriggio dopo un lunch a cui, purtroppo,  non abbiamo potuto partecipare. Stiamo seguendo il lancio di alcune nuove campagne prima dell’estate e non sempre è possibile fare tutto.

Verso le 15.00 abbiamo ascoltato con  grande interesse l’intervento di Paolo Verri che ha descritto con la consueta chiarezza i programmi e le attività per Matera 2019. Ci siamo candidati anche noi, attendiamo buone news.

Emanuela – www.innamoratidellacultura.it

#MuseumWeek. La settimana dei musei su Twitter

24 – 30 marzo. Segnatevi queste date, perché saranno i giorni della #MuseumWeek, la 1° edizione della settimana dei musei ideata da Twitter e che vede protagonisti i più prestigiosi musei europei: dal Louvre alla Tate, dalla Reggia di Venaria a Palazzo Madama e al Sistema Museale Romano. (Lista dei partecipanti in Italia).

Ogni giorno ci sarà un tema diverso da affrontare a colpi di tweet, per scoprire il dietro le quinte di queste grandi realtà, per saperne sempre un po’ di più di arte, storia, cultura, scienza. Per connettere le persone alle strutture museali. Sarà davvero un’occasione unica e imperdibile.

Ecco il calendario. Siateci 😉

Lunedì 24 marzo
Un giorno nella vita del museo (#DayInTheLife)
Cosa succede nei musei quando sono chiusi al pubblico?

Martedì 25
Metti alla prova la tua conoscenza (#MuseumMastermind)
Domande, quiz e indovinelli per mettersi alla prova

Mercoledì 26
Racconta la tua storia (#MuseumMemories)
I musei preferiti, le visite memorabili: visitatori e appassionati raccontano

Giovedì 27
Edifici dietro l’arte (#BehindTheArt)
Aneddoti, storie e segreti dei musei

Venerdì 28
Chiedi all’esperto (#AskTheCurator)
Tutte le curiosità e le domande più difficili per mettere alla prova gli esperti

Sabato 29
MuseumSelfies (#MuseumSelfies)
Autoscatti con capolavoro

Domenica 30
I limiti incoraggiano la creatività (#GetCreative)
Il pubblico è invitato a partecipare mettendo in gioco inventiva e voglia di raccontare.

Social Network per il Personal Branding: parliamo di LinkedIn

Uno degli aspetti pratici derivanti da una consulenza di Personal Branding è certamente quello dei Social Network. Quali social e, soprattutto, come usarli? LinkedIn certamente è il social più indicato per il networking professionale e per mostrare agli altri il proprio brand. Ma che cos’è LinkedIn? È il più grande network online dedicato alle relazioni professionali. Mi piace definirlo come quel luogo virtuale dove è possibile condividere competenze ed ottenerne in cambio. Linkedin mi sembra abbia circa 90 milioni di persone iscritte in oltre 200 paesi e continua a crescere alla velocità di una persona iscritta al secondo. Questo già dovrebbe essere sufficiente per far comprendere le enormi potenzialità di questo strumento. Una famosa immunologa, Tirumalai Kamala dice che “ Linkedin ti consente di acquisire credibilità e di guadagnare fiducia producendo valore. Questo è ciò che io cerco di ottenere partecipando attivamente ai Forum. In questo modo posso condividere opinioni, conoscenze, acquisire nuovi punti di vista e competenze. Ritengo che non sia calcolabile il valore ottenuto dal networking effettuato sui forum. Posso farmi conoscere per ciò che dico e le mie risposte danno valore a ciò che sono”. Niente male davvero.

LinkedIn applica la regola dei “sei gradi di separazione”. Questa regola dice che ognuno di noi è collegato alle altre persone da sei passi. La rete che si viene a creare è una rete di amici e di amici degli amici. La rete si espande ogni volta che uno dei nostri amici espande la propria rete. Le possibilità che il nostro profilo si espanda e venga visto e apprezzato è quindi ampissima. Ecco perché è importante impostare bene il profilo. Seguendo alcune regole di base e sfruttando tutte le opportunità che il sistema mette a disposizione. E poi ci sono degli indubbi vantaggi:

      1. LinkedIn è un modo semplice e diretto per rimanere connessi
      2. LinkedIn offre un URL che puoi utilizzare per aumentare la tua visibilità. In rete.
      3. LinkedIn è ottimizzato su Google e altri motori di ricerca
      4. LinkedIn offre informazioni importanti su di te. Inserisci il link sul biglietto da visita o sul sito.
      5. LinkedIn ha una sezione per le raccomandazioni: usala!
      6. LinkedIn consente ai professionisti di aumentare la rete di colleghi e di servizi
      7. LinkedIn è utilizzato dai recruiters.
      8. LinkedIn ti aiuta a creare un personal brand
      9. LinkedIn ti aiuta a proteggere il tuo brand
      10. LinkedIn ti permette di dimostrare le tue conoscenze e le tue competenze
      11. LinkedIn ti connette con professionisti di 200 paesi diversi
      12. LinkedIn è una buona risorsa per i New Business e per trovare nuove opportunità.

Per finire, LinkedIn è un sistema che mette alla prova la tua generosità. Qui più che in ogni altro luogo virtuale, è l’interazione quella che conta. Partecipare a gruppi di discussione, aprirne di propri, consente certamente di entrare più in un’ottica di dare che di prendere. È in questo modo che gli altri vedono il nostro valore. Che possono apprezzare le competenze, i suggerimenti, l’esperienza. E decidere che hanno bisogno dei nostri servizi.

Twitter: come misurare i risultati

Twitter in Italia conta circa 3,8 milioni di visitatori mensili (dati Audiweb/Nielsen di gennaio 2013). La sua crescita è lenta, ma il clamore mediatico sta spingendo molte aziende a sperimentarne l’utilizzo.

Ho appena letto questo articolo di Vincenzo Cosenza: “Le cinque metriche più importanti per migliorare le performance su Twitter“.

Vorrei condividerlo con tutti voi, perché trovo molto interessante e utile il suo discorso sulla necessità di un’azienda di gestire la propria presenza sui social misurando i risultati.

Date un’occhiata, troverete alcune indicazioni sulle spie più interessanti da considerare per valutare le proprie performance su Twitter.

Criteri per un Personal Branding efficace

Torno a scrivere due parole sul Personal Branding, che  non è una tecnica per trovare lavoro in rete. O meglio, lo è nella misura in cui, individuato il proprio core value,  lo si usa per compilare  i propri profili social e la comunicazione  digitale esprimendo il proprio sé più autentico e i propri valori al mondo.  Rischiando così di andare a fare il lavoro per cui si è nati.

Un piccolo elenco di “perle di saggezza” da leggere e conservare.

1. Autenticità. Essere il tuo brand. Tu sei il CEO della tua vita. Il tuo brand deve essere costruito sulla tua vera personalità. Deve riflettere il tuo carattere, valori, visione e comportamento. Dovrebbe essere allineato con la tua Ambizione Personale.

2. Integrità. Devi aderire al comportamento morale e comportamentale della tua Ambizione Personale.

3. Consistenza. Devi essere consistente nel tuo comportamento. Questo significa avere coraggio. Gli altri possono contare su di te? Fai sempre le cose allo stesso modo? Un esempio? L’ovetto Kinder è sempre uguale. La Nutella è sempre uguale.

4. Specializzazione. Focalizzati su di un’area di specializzazione. Sii “choosy” e quello che sai fare imparalo sempre meglio. Cerca di essere preciso su di un aspetto unico, un solo talento. Essere generalista non ti porta da nessuna parte, genera confusione in chi ti ha di fronte.

5. Autorevolezza. Devi essere percepito come un vero specialista del tuo settore. Solo tu puoi fare certe cose e le puoi fare in quel modo.

6. Distinzione. Distinguiti per il tuo claim. Deve essere espresso in maniera tale da risultare unico e ben riconoscibile e, soprattutto, ben comprensibile. “Dove c’è Barilla c’è casa”. Più chiaro di così!

7. Rilevante. Ciò che tu affermi deve metterti in connessione con ciò che il tuo target di riferimento considera importante.

8Visibilità. Deve essere trasmesso e trasmesso e trasmesso, continuamente e ripetutamente, fino a che rimane impresso nella mente.

9. Persistenza. Il tuo brand ha bisogno di tempo per crescere. Deve essere sviluppato organicamente. Devi essere resiliente, non mollare. Grandi brand come Tiger Woods, Oprah, Madonna o, per restare in Italia, Luciana Littizzetto o Gramellini, hanno impiegato anni prima di diventare ciò che sono.

10. Benevolenza. Le persone fanno affari con chi trovano simpatico. Il tuo Personal Brand produrrà risultati migliori e durerà più a lungo se vieni percepito in  maniera positiva. Bill Gates, da quando ha aperto la sua fondazione, è certamente percepito come un grande benefattore.

11. Performance. La performance è importante. Se non cresci e non migliori continuamente, sviluppare un Personal Brand non serve a un bel niente.*

*Liberamente tratto da “Authentic Personal Branding” di Hubert K. Rampersad.