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Al via le celebrazioni per i duecento anni di Giacomo Leopardi.

L’infinito di Giacomo Leopardi? Alzi la mano chi non l’ha studiato a scuola! Nel 2019 ricorrono i 200 anni del celebre poeta italiano e a Recanati i festeggiamenti saranno davvero straordinari.

Giacomo Leopardi. Al via i festeggiamenti per i 200 anni del celebre poeta italiano.

“Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e rimirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo, ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è dolce in questo mare.”

Casa Leopardi a Recanati oggi è un magnifico Museo.

 

Il prossimo 21 dicembre prende avvio a Recanati il progetto “Infinito” . Un anno intero di festeggiamenti con un calendario fitto fitto di mostre, spettacoli, conferenze, pubblicazioni dedicate al bicentenario di uno dei più celebri componimenti nella storia della poesia italiana.

Il nucleo  del progetto è rappresentato da una straordinaria esposizione del manoscritto vissano del celebre componimento a Villa Colloredo Mels.

Villa Colloredo Mels a Recanati

Infinito Leopardi” è un progetto promosso dal Comitato Nazionale per le celebrazioni del bicentenario de L’Infinito di Giacomo Leopardi, istituito dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali con la partecipazione di Regione Marche, Comune di Recanati, Centro Nazionale Studi Leopardiani, Casa Leopardi, Centro Mondiale della Poesia e della Cultura e Università degli Studi di Macerata. http://www.leopardi.it/centro_mondiale.php

Il 21 dicembre avrà luogo la prima parte delle celebrazioni con la realizzazione di due sezioni espositive: la prima, curata dalla studiosa Laura Melosi, direttrice della Cattedra Leopardiana presso l’Università degli Studi di Macerata, dal titolo “Infinità / Immensità. Il manoscritto”. Questa mostra  vedrà la riscoperta del patrimonio leopardiano dei manoscritti di proprietà del Comune di Visso e la loro esposizione straordinaria a Villa Colloredo Mels insieme all’autografo de “L’Infinito”, cuore simbolico del progetto e si avvale, per la gioia di chi alle mostre vuole imparare divertendosi, di strumenti multimediali ne accompagnano la visione, la comprensione e consentono l’approfondimento della storia che lo ha condotto fino a noi.

L’infinito di Giacomo Leopardi compie 200 anni

 

La seconda sezione della mostra, intitolate C “Mario Giacomelli. Giacomo Leopardi, L’Infinito, A Silvia”, è  curata da  Alessandro Giampaoli e Marco Andreani, ed espone la  sequenza fotografica al centro di uno dei capitoli più affascinanti e meno indagati della storia della fotografia italiana del dopoguerra e dei rapporti tra letteratura e fotografia.

Saranno esposte “A Silvia”, il celebre foto-racconto ispirato all’omonima lirica di Leopardi, nella sua versione originale del ’64, di cui fino ad oggi si erano perse le tracce e in quella del 1988, insieme con la serie de “L’Infinito”.

Le celebrazioni continueranno nel periodo estivo fino all’autunno,  dal 30 giugno al 3 novembre 2019 (inaugurazione prevista il 29 giugno, giorno in cui cade il compleanno del poeta recanatese), con due mostre che ruotano intorno all’espressione dell’infinito nell’arte, “Infiniti” a cura di Emanuela Angiuli e “Finito, Non Finito, Infinito” a cura di Marcello Smarrelli, con uno straordinario percorso che attraversa l’epoca  romantica sino ad arrivare ai nostri giorni.

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e rimirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete

Oltre alle mostre, le celebrazioni saranno accompagnate da eventi collaterali curati da massimi esperti del panorama culturale italiano e internazionale con un’attenzione particolare per le nuove generazioni.

Per maggiori informazioni www.infinito.it e qui di seguito un breve vademecum per chi è interessato a trascorrere le festività facendo il pieno di cultura.

 

Orari di apertura: dal martedì alla domenica 10-13/15-18. Chiuso lunedì, 25 dicembre e 1 gennaio

 Tariffe: biglietto unico mostra e circuito Recanati Musei intero 10 euro; ridotto 7 euro (gruppi minimo 15 persone, possessori di tessera FAI, Touring Club, Italia Nostra, Coop, Alleanza 3.0 e precedenti Adriatica, Bordest, Estense, gruppi accompagnati da guida turistica abilitata); ridotto 5 euro (Recanati Card, aderenti Campus l’Infinito, gruppi da 15 a 25 studenti); omaggio minori fino a 19 anni (singoli), soci Icom, giornalisti muniti di regolare tesserino, disabili e la persona che li accompagna.Con il biglietto di mostra si accede al circuito museale di Recanati: Musei Civici di Villa Colloredo Mels, Museo dell’Emigrazione Marchigiana, Museo “Beniamino Gigli”, Torre del Borgo.

Visite guidate: ogni sabato ore 17, su prenotazione 

Info e prenotazioni: Villa Colloredo Mels 071 7570410 – recanati@sistemamuseo.it

Redazione – www.innamoratidellacultura.it

 

Jungle. La Reggia di Venaria ruggisce in mostra fino a settembre.

Il fine settimana di Pasqua ha confermato la Reggia di Venaria come una delle mete turistiche preferite dagli #innamoratidellacultura  italiani.

La prestigiosa residenza  sabauda (parte del circuito di regge e castelli denominato “Corona di delizie”), venne  inaugurata nel 2007 dopo decenni di importanti e radicali restauri grazie a politiche illuminate, e nell’arco di dieci anni ha consolidato il suo primato. Bellissima da visitare sia dentro che fuori, la Reggia è anche una importante sede di mostre ed eventi. L’ultima mostra, appena inaugurata, sta già facendo numeri da record.

“Jungle. L’immaginario animale nella moda”, questo è il titolo, è un suggestivo percorso espositivo che esplora l’evoluzione dell’animalier nella moda.  Il percorso di visita si snoda attraverso centinaia  di inediti e inconsueti capi d’abbigliamento e di accessori.

Moda animalier alla Reggia di Venaria

Il filo conduttore è la storia che narra della predilizione  da parte dei nomi più importanti della storia del costume e della moda e dell’interpretazione  secondo la propria ottica e la propria estetica di capi e oggetti realizzati con motivi grafici  presi a prestito dal mondo animale.

Le sale auliche sprizzano energia e i colori vivaci si alternano alle stampe zebrate, ghepardate, tigrate e coccodrillate . La curatrice della mostra, Ludovica Gallo Orsi ha creato un excursus storico che parte da Christian Dior e arriva sino a Gianfranco Ferré ed Azzedine Alaïa mescolando sapientemente le stampe che imitano i mantelli degli animali con forme geometriche astratte che rispecchiano le forme infinite di alberi e fiori con un effetto naturale e davvero selvaggio.

Fra i capi d’abbigliamento esposti, una attenzione speciale è dedicata ai foulard. Capo d’abbigliamento amato dalle donne e,soprattutto, dalle attrici, i foulard stampati di Hermes,  Valentino, Salvatore Ferragamo, Thierry Mugler fino a Jean Paul Gaultier e Roberto Cavalli colpiscono l’occhio per la perfezione, la ricchezza coromatica  e la ricchezza dei tessuti.  L’allestimento è curato dallo scenografo Pietro Ruffo.

“La Reggia ama la moda. Non è la prima volta che  volta che la Reggia di Venaria ospita la moda -hanno sottolineato il direttore e il presidente della Reggia di Venaria, Mario Turetta e Paola Zini – “Basta pensare alle precedenti mostre ‘Made in Italy’ di Franca Sozzani , all’esposizione  dedicata agli abiti scultura  di Capucci e a quella dell’Alta Moda.

La residenza sabauda si tinge per l’occasione di pattern suggestivi, in un iconico bestiario Tra i capi esposti da non perdere il celebre modello Jungle, un capo haute couture presentato da Christian Dior nel lontano 1947, accanto alle creazioni firmate da Maurizio Galante, Fausto Puglisi, Givenchy, Krizia, Iris Van Herpen e Stella McCartney.

“Jungle. L’immaginario animale nella moda” – Reggia di Venaria, Sale delle Arti, I piano -tel. +39 011 4992333 – www.lavenaria.it
La mostra è stata inaugurata oggi 12 aprile 2017 e resterà aperta fino al 3 settembre 2017.
Il costo intero del biglietto ammonta a 12 euro -Ridotto (gruppi di min. 12 persone, maggiori di 65 anni e quanti previsti da Ridotti) costa invece 10 euro Ridotto over 6 under 21 (ragazzi dai 6 ai 20 anni) -Per gli studenti universitari under 26 6 euro. La mostra è inoltre compresa nel biglietto “Tutto in una Reggia”.

Emanuela Negro-Ferrero    www.innamoratidellacultura.it

 

 

A Venezia per il carnevale #innamoratidellacultura in visita al Museo Correr.

Museo Correr

Museo Correr

L’ultima volta che sono stata a Venezia era il 2014, faceva un caldo da morire e la città animata dal Festival del Cinema sembrava una dama vestita a festa. La settimana scorsa, il freddo umido si infilava sotto al cappotto facendomi tremare. Ma la follia colorata delle maschere che affolla le calli e le piazze è talmente magica che non ci ho fatto caso. La mia attività preferita è da sempre visitare le mostre. A quella esposta al Museo Correr (meraviglioso!) non potevo certo mancare . Intitolata “Gli splendori del Rinascimento a Venezia” è infatti la prima mostra dedicata ad Andrea Schiavone: oltre 140 tra dipinti, disegni e stampe, più un ricco nucleo di libri e documenti storici) spesso dalle prestigiosissime provenienze. Per la prima volta sono riuniti oltre 80 lavori di Andrea Meldola – dipinti, disegni, incisioni – la maggior parte dei quali mai esposti in una mostra e prestati, tra l’altro, dalle Royal Collection di Elisabetta II, dal Kunsthistoriches Museum e dall’Albertina di Vienna, dal Metropolitan Museum of Art di New York, dall’Accademia Croata di Scienze e Arti di Zagabria, dalla Gamdälde Galerie di Dresda, dal Musée du Louvre di Parigi e dal British Museum di Londra

Schiavone "Cupido e Psiche

Schiavone “Cupido e Psiche

Sono rimasta incantata, gli occhi pieni dei colori fastosi delle “Nozze tra Cupido e Psiche”, (1550 ). La scena, con i personaggi in movimento, abiti e capelli ondeggianti, ha una modernità dirompente rispetto a quella di altri artisti dell’epoca. Forse è per questo che l’artista era molto criticato dall’opinione pubblica. Rispetto alle opere rinascimentali dei suoi colleghi posso dire che in effetti la pittura di Andrea Schiavone è molto attuale, moderna.
Che dire poi della prospettiva e dei movimenti dello “Sposalizio mistico di Santa Caterina” ? Un’opera tridimensionale, bellissima.
Da visitare!  La città è incantevole.  Il Museo meraviglioso. e poi, San Valentino è alle porte. Cosa c’è di meglio che  concedersi un po’ di turismo culturale?

Sposalizio mistico di Santa Caterina

Sposalizio mistico di Santa Caterina

Se non sapete come organizzare, lasciate perdere i turistifici perchè fra le numerose ricompense offerte da Enrico Corsini per chi sostiene la sua campagna di crowdfunding ci sono viaggi e visite guidate. nelle principali città d’arte italiane .

Dove? al link www.innamoratidellacultura.it/campaigns/ogmyguide Dategli una mano e…fatevi un giro a Venezia, la città più bella del mondo.

Emanuela Negro-Ferrero –- enf@innamoratidellacultura.it

La Grande Madre. Una mostra, a Milano, per celebrare il potere della donna.

La Grande Madre.

La Grande Madre. celebra il potere della donna

Venerata e invocata con nomi diversi da popolo a popolo, la Dea incarnava sempre e ovunque il potere femminile di dare la vita, era la Madre dal cui grembo ogni forma di vita scaturisce e a cui alla morte ritorna per poi ancora rinascere, come nell’eterno ciclo della vegetazione. Brigid, Nimue, Durga, Verdandi, Aa, Ambika, Cerere, Astarte, Lakshmi, Urd, Hel, Maman Brigitte, Oya Yansa, Skuld, Sedna, Kali. E ancora, Diana, Artemide, Athena, Venere, Tara, Yemanya, Isis, Sekhmet. I nomi della Dea sono centinaia presenti in ogni religione e tradizione.
la Grande madre Oggi, 25 agosto, a Milano inaugura “La Grande Madre”a Palazzo Reale. La mostra di Fondazione Trussardi in collaborazione con il Comune di Milano ideata per essere parte integrante di Expo in Città è una grande collettiva con opere di 127 fra artiste e artisti del Novecento curata da Massimiliano Gioni. Si tratta di un racconto iconografico della maternità e il tema scelto non è frutto del caso. Il titolo di Expo recita Nutrire il pianeta. Energia per la vita. Cosa ci può essere meglio di una madre per riunire la vita, il nutrimento e l’umanità?
Si tratta di una mostra grandissima che si estende lungo circa 2mila metri quadri al piano nobile di Palazzo Reale e ospita opere di artisti ultra famosi come Salvador Dalì, Frida Kahlo e Man Ray e figure meno note quali Niki de Saint Phalle, Louise Bourgeois e Mina Loy le cui carriere hanno raccontato un femminile per cui la maternità era problematica, negativa, oscura.
La prima parte del percorso si apre con i ritratti di idoli antropomorfi della Preistoria. Qui l’immagine della Grande Madre emerge in tutta la sua prepotenza come simbolo femminile di fertilità. Un’immagine archetipica che mi colpisce sempre perché la ritengo fonte di ispirazione per ogni donna. Una sezione espositiva è dedicata alle “avanguardie storiche”, in particolare al Futurismo, con opere, tra le altre, di Benedetta, Umberto Boccioni, Valentine De Saint-Point, Mina Loy, Marisa Mori e Regina; al Dada, con il riferimento al mito della donna meccanica attraverso le opere di Francis Picabia, Marcel Duchamp, Man Ray, Sophie Taeuber-Arp e Hannah Höch; e al Surrealismo con, tra l’altro, la presentazione di 50 collage originali di Max Ernst dalla serie The Hundred Head Headless Woman, e opere e documenti di André Breton, Hans Bellmer, Salvador Dalí, Leonora Carrington, Frida Kahlo, Dora Maar, Lee Miller, Meret Oppenheim, Dorothea Tanning. Marinetti, nel famoso “Manifesto Futurista” denigra la donna e il femminile. Il salto di consepovelezza è immenso e ben evidente nella seconda parte della mostra. Gioni seleziona i lavori di Louise Bourgeois, intorno a cui si dispongono artiste degli anni ’60 e ’70 quali, per esempio, Magdalena Abakanowicz, Ida Applebroog, Lynda Benglis, Judy Chicago, Eva Hesse, Dorothy Iannone, Yayoi Kusama, Anna Maria Maiolino, Ana Mendieta, Marisa Merz, Annette Messager, Carla Accardi, Joan Jonas, Yoko Ono, Martha Rosler, Sherrie Levine, Ketty La Rocca.
frida khaloSi arriva quindi agli anni ’80 con Katharina Fritsch, Cindy Sherman e Rosemarie Trockel, e agli ’90 di Rineke Dijkstra, Sarah Lucas, Catherine Opie, Marlene Dumas, Pipilotti Rist e le post-umane Nathalie Djurberg e Kiki Smith. La selezione delle opere più vicine a noi comprende la la prima presentazione in Italia della serie di ritratti realizzati da Nicholas Nixon, Brown Sisters.
Molto interessante la performance Teaching to walk, dell’artista slovacco Roman Ondák a cui si affianca la open call su Instagram con l’hashstag #TeachingToWalk. E’ possibile postare e condividere le foto dei primi passi propri e degli altri per testimoniare il distacco fisico dalla “grande Madre”. Tutte le foto saranno raccolte in un album che potrà essere sfogliato sul sito www.lagrandemadre.org. La mostra è a pagamento. Da visitare.
Emanuela Negro-Ferrero – enf@innamoratidellacultura.it – twitter@emanegroferrero

Il volto di Leonardo da Vinci a Palazzo Madama a Torino.

Il ritratto di Leonardo da Vinci e quello della Gioconda: un mistero?

Il ritratto di Leonardo da Vinci e quello della Gioconda: un mistero?

In primavera, a  Torino abbondano le esposizioni di volti. A Palazzo Madama l’autoritratto di Leonardo da Vinci ancora una volta in mostra. Dall’altro lato di Piazza Castello, nel Duomo, è esposta la Santa Sindone. Il meraviglioso autoritratto del più grande pittore di tutti i tempi  che solitamente viene  custodito in un caveau pressurizzato realizzato grazie all’intervento della Consulta per i Beni Artistici e Archiettonici  di Torino,  è stato spostato ed è esposto senza particolari protezioni se non un vetro a Palazzo Madama prima di partire per il restauro. Perché di restauri ne ha veramente bisogno, è inutile negarlo. Se i batteri che  stanno “mangiando” la pergamena e appaiono sotto forma di macchie oscure sparse quà e là dovessero prendere il sopravvento  il mondo intero rimpiangerebbe un capolavoro unico e inimitabile. La prima volta che era stato esposto al pubblico è stato circa trentanni fa . Poi , in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, è stato presentato in mostra alla Reggia di Venaria e oggi è a  Palazzo Madama.  Per la prima volta lo abbiamo visto da vicino. Una grande fortuna essere arrivati prima delle autorità. Meravigliosi i dettagli. I tratti del volto marcati, quasi lignei. Lo sguardo, intenso e profondo.  Si dice che gli occhi siano  lo specchio dell’anima. L’anima di Leonardo da Vinci doveva essere immensa perché sebbene il ritratto non sia a colori i suoi  occhi risplendono come se fossero vivi.  Occhi che sanno guardare lontano. Anche noi  vorremmo  t guardare lontano. Più lontano di chi insiste a tenere  l’arte sotto chiave. Torino ha la Sindone e la tiene nascosta. Ha il ritratto di Leonardo e lo tiene nascosto. E vero, Torino non è  Roma, ma il concentrato di rarità artistiche preziose potrebbe ragionevolmente attirare qualche decina di migliaia di turista in più . Il che non guasta mai e nella Torino del futuro questo allegro via vai di persone  decise a spendere sul territorio per mangiare e dormire e divertirsi potrebbe andare a riempire la casella “Cultura” con qualcosa di altissima qualità culturale. Noi siamo #innamoratidellacultura. E voi?

Emanuela Negro-Ferrero – Ceo www.innamoratidellacultura.it

Modigliani in mostra alla Gam di Torino. Molto bohèmien.

 La mostra è prodotta da Skira e il curatore, Jean Michel Bouhours, ha selezionato con estrema perizia solo 12 disegni di Modigliani e due sculture.

La mostra è prodotta da Skira e il curatore, Jean Michel Bouhours, ha selezionato con estrema perizia solo 12 disegni di Modigliani e due sculture.

Non bisogna farsi ingannare dal titolo. La mostra dedicata a Modigliani esposta da venerdì – 13! –  alla Gam di Torino  con il titolo “Modigliani e la Bohème di Parigi”  e prenotabile sul sito www.modiglianitorino.it su 90 opere, solo 8 pochine sono del grande maestro livornese. La mostra merita, molto bella e interessante, ma la sezione più ampia è dedicata alla Parigi del periodo bohèmien e offre quindi tutt’altro tipo di contenuto.  La mostra è  prodotta da Skira e il curatore, Jean Michel Bouhours, ha selezionato con estrema perizia solo 12 disegni di Modigliani  e  due sculture.

Il percorso, che inizia con Modigliani, si snoda fra pareti e divisori azzurro carta da zucchero, con opere intense, colorate e affascinanti di grandi artisti :Picasso, Chagall, Fattori Utrillo, Soutine, Brancusi, Dufy,

Il percorso, che inizia con Modigliani, si snoda fra pareti e divisori azzurro carta da zucchero, con opere intense, colorate e affascinanti di grandi artisti :Picasso, Chagall, Fattori Utrillo, Soutine, Brancusi, Dufy,

Amare la cultura significa anche e soprattutto andare alle inaugurazioni . Sono occasioni preziose perché consentono di  stazionare davanti alle opere senza incorrere nei rimbrotti di chi attende il suo turno.  Di  incontrare  amici e conoscenti in un clima informale. Interessante e misteriosa la   testa femminile. ,Ricorda in maniera impressionante  quella del famoso scherzo organizzato anni fa proprio a Livorno da un gruppo di studenti.  Guardando bene e leggendo le spiegazioni, in effetti si nota   la forte influenza  dell’arte africana, nella stilizzazione e semplificazione estrema dei tratti. Il collo lungo, gli occhi a mandorla.  Modigliani nel suo purismo è molto africano.  Il percorso, che inizia con bellissimi ritratti di Modigliani, si snoda fra pareti e divisori di un bel colore azzurro carta da zucchero e continua, dopo le sculture, con le opere intense, colorate e affascinanti di grandi artisti :Picasso, Chagall, Fattori Utrillo, Soutine,  Brancusi,  Dufy.

testa femminile che, non so se mi sbaglio, ricorda molto quella del famoso scherzo organizzato anni fa proprio a Livorno

testa femminile che, non so se mi sbaglio, ricorda molto quella del famoso scherzo organizzato anni fa proprio a Livorno

La  natura morta di Setge Feral è un vero incanto . A onore del vero, non si tratta di una  mostra sul periodo bohèmien. Entrando ci si aspetta Modigliani. Non è andata così. Non eravamo pronti, non avevamo letto niente per prepararci. L’unica in casi come questo è di  andare a sensazione.  Forse è poprio questo l’approccio corretto all’arte. Allora, se emozione deve essere, che le opere in mostra siano meno numericamente parlando e più artisticamente divagando.

redazione – www.innamoratidellacultura.it

Women of Vision. A Palazzo Madama una mostra emozionante dedicata alle donne

A Palazzo Madama una mostra dedicata alle donne

A Palazzo Madama una mostra dedicata alle donne

Da un’idea di Patrizia Asproni, Presidente della Fondazione Torino Musei, Palazzo Madama a Torino ieri ha inaugurato la mostra  “Women of Vision “ realizzata con il Gruppo Editoriale Espresso (che  da 16 anni edita la versione italiana del National Geographic). Con grande emozione abbiamo  ammirato tutte le 99  fotografie scattate da  undici grandi autrici del calibro di Lynn Johson, Jodi Cobb e Maggie Steber, e talenti emergenti come Erika Larsen e Kitra Cahana. Ma anche artiste che hanno dedicato la loro intera carriera a raccontare la società e la condizione femminile. Altri scatti raccontano la natura. L’intera mostra è un inno alla donna. Consideriamo  che la fotografia è da sempre considerata come un mestiere maschile. Il curatore Marco Cattaneo infatti ha detto: “Sono gli uomini che vanno in giro per il mondo per raccontarlo, le donne generalmente stanno più vicino a casa. Questa mostra ribalta questa situazione. Anche da noi a National Geographic per le donne è sempre stato più difficile lavorare.

Redazione – www.innamoratidellacultura.it

Arte e Resilienza. A Torino una mostra curata da Luciana Littizzetto e Caterina Fossati

L’arte che guarda al futuro… con ottimismo

 Finalmente una mostra che non fa dell’autodistruzione e dell’autoreferenzialità i suoi punti di forza. Succede a  Palazzo Saluzzo Paesana che, fino al 19 settembre, ospita “Resilienze 2.0“, un progetto espositivo a cura di Luciana Littizzetto e Caterina Fossati.

“Da quello che si legge, si vede, si ascolta in giro, c’è un generale senso di non futuro. Anzi. Non si tratta neanche più di senso ma di profonda convinzione che nulla possa veramente cambiare. Che il passato è stato, il presente non soddisfa e il futuro latita. Questo si respira anche nel mondo dell’arte dove pochi sono i segnali di modernità e di ricerca e molti quelli di stasi. Le opere “Stanno” come in un lunghissimo fermo immagine. Quasi che non ci fosse più voglia e soprattutto tempo per inventare, cambiare, rinnovare, essere di nuovo.”

Resilienze 2.0

Partendo da questa ‘condizione’, le due curatrici hanno invitato 10 artisti, italiani e internazionali, a declinare il concetto di resilienza, intesa come capacità di reagire all’usura del tempo e della crisi, di affrontare e superare le avversità, di tenersi in equilibrio nonostante tutto.

Resilienze 2.0

L’arte è stata così chiamata a indagare la possibilità, a declinare di nuovo una qualche forma di futuro. Perché il domani c’è. Tocca solo esercitare di nuovo gli occhi a vederlo. La risposta è stata immediata, plurale e poco scontata. Ogni artista ha indicato in modo personalissimo la propria direzione. C’è chi l’ha fatto con il colore,(Mizokami Kazumasa), chi con l’ironia (The Bounty Killart), chi con la leggerezza della sospensione (Valerio Berruti) e chi con la provocazione (Nicus Lucà).

Resilienze 2.0

Andate a dare un’occhiata e leggete la vostra visione. Vi lascio con un invito a visitare questa mostra e con una riflessione: “I problemi non si risolvono: si superano. Questo è il segreto. Provare a scavalcare il presente e ridare un senso al futuro.”

Redazione – www.innamoratidellacultura.it

Nicus Lucà - L'IGNORANZA

 

Da Omar Galliani a Ettore Spalletti. Alla GAM, due mostre imperdibili

Alla GAM, non una ma due mostre davvero imperdibili.

È bellissimo visitare un museo e ritrovarsi rapiti contemporaneamente da due grandi progetti espositivi.

Da un lato, gli spazi dell’Underground Project ospitano “L’opera al nero” di Omar Galliani; dall’altro, si può vivere “Un giorno così bianco così bianco“, la mostra che vede protagonista uno dei grandi maestri dell’arte contemporanea italiana, Ettore Spalletti.
Ettore Spalletti

Il colore e la perfetta leggerezza dell’equilibrio dominano quest’ultima esposizione che non tocca solo Torino, ma anche Roma e Napoli. Per rendere omaggio alla lunga carriera dell’artista, infatti, la GAM, il Madre e il MAXXI hanno deciso di operare insieme e di realizzare un unico grande progetto diviso in tre mostre.

È partito il MAXXI il 13 marzo, esponendo i lavori più recenti e l’installazione site specific, tutta bianca che dà il titolo all’intero progetto.
Ettore Spalletti

È seguita, lo scorso 27 marzo, l’inaugurazione alla GAM, dove viene ricostruita l’atmosfera dello studio dell’artista, il suo rifugio protetto, popolato da oltre venti lavori tra cui spicca “Disegno, mano libera“, un disegno di 8 metri del 1981, presentato in anteprima nazionale a Torino. Devo riconoscere che il tentativo è davvero ben riuscito. Quella ricreata è una dimensione temporale sospesa che lascia le opere libere di fluttuare all’interno di uno spazio ordinato dal colore.

Adesso si attende con ansia il Madre, che raccoglierà circa 40 opere, mostrando l’intero percorso dell’arte di Spalletti dal 1960 ad oggi, anche attraverso opere inedite.

È la prima volta che in Italia si genera questo tipo di soladizio tra musei ed è un evidente e coraggioso segnale di forza e cooperazione, uno stimolo per l’arte e la cultura che respirano e si rafforzano.
Omar Galliani - GamPer questo motivo v’invito ad andare a vedere la mostra e a cogliere l’occasione anche per scoprire l’opera di Galliani, che fa riferimento all’importante patrimonio grafico del museo (comprensivo di circa 30.000 opere) e che si distingue per la sua imponenza, per la sua profondità, per l’iconografia simbolica e per la tecnica magistrale.

L’esposizione copre un arco temporale che parte dalle prime opere della metà degli anni Settanta e arriva fino ad oggi, per ripercorrere l’intera vicenda artistica di Galliani.

Molto belle le opere inedite, notevole e tempestato di fedi d’oro è “Paesaggio dei miei veleni (D’après Fontanesi)“, lavoro realizzato dall’artista ispirandosi a “Paesaggio con alberi e ruscello” del 1985 di Antonio Fontanesi.
Omar Galliani - GAMEntrambe le mostre danno vita a due racconti di bellezza, uno di colore scuro, l’altro così chiaro. Uno viaggia nel disegno, l’altro nel colore e nella pittura. L’incanto e la materia toccano entrambi. Il tempo è un’ossessione divorata dall’arte.

Ah, quasi dimenticavo. A breve, la GAM ci riserverà un’altra sorpresa, affiancando alle opere di Spalletti il “Ragazzo morso dal ramarro” di Caravaggio. Un bel confronto, illuminato e illuminante, che non vedo l’ora di godermi…

Pinot Gallizio. Una sorpresa alla GAM

Pillole d’arte

Quella di Pinot Gallizio alla GAM è una mostra intima, privata.
Profondamente espressiva, fatta di gesti forti. Rumorosa. Quasi Assordante. Il nero domina la scena, la luce se ne sta in disparte. Eppure è tutto così chiaro… L’arte sembra sciogliersi nella notte, fino a fondersi con essa, risucchiata da una materia viva e pulsante.

Questa mostra è davvero una sorpresa, proprio come suggerisce il titolo del progetto in cui rientra, “Surprise“, un interessante ciclo espositivo dedicato alla scoperta della ricerca artistica torinese tra gli anni Sessanta e Settanta e curato da Maria Teresa Roberto.

A Pinot Gallizio è dedicato il primo appuntamento del 2014, per celebrare il cinquantesimo anniversario della morte, avvenuta mentre l’artista stava preparando la sala personale alla Biennale di Venezia del 1964.

Pinot Gallizio

Pochi anni prima, tra il 1962 e il 1963, la sua pittura si aprì a uno sguardo insieme geologico e cosmico, in cui la sperimentazione materica si traduceva direttamente in invenzione pittorica. La mostra alla GAM, organizzata in collaborazione con l’Archivio Gallizio di Torino, si sofferma proprio su quel periodo che vide la nascita del ciclo delle Notti di Cristallo in cui rientra anche la Notte barbara, un’opera di grandi dimensioni ora presente nel percorso delle collezioni del museo. È una tela fantastica, da poco restaurata, che ci lascia intravedere un paesaggio dinamico e quasi fantascientifico, popolato da bestie meccaniche.

Ecco, se ancora non avete fatto un giro tra le collezioni della GAM, questa potrebbe essere l’occasione giusta. Bisogna ritagliarsi un bel pomeriggio libero e andare. Per godersi interessanti e inediti dialoghi d’arte.

Intanto, vi lascio con un’anteprima video della mostra di Gallizio, “Ultime Notizie” (a cura Blog ContemporaryArt Torino Piemonte).

Pillole d’arte nelle puntate precedenti:

– Abbiamo amato tanto la rivoluzione

– Ron Arad. Let’s Drop It

– Milano Pop. Warhol da urlo a Palazzo Reale

– Ray Caesar in mostra a Torino

– Made in Italy

– Frida Kahlo. Quando la mostra è un successo ancora prima di essere inaugurata