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Giotto a Milano: una mostra dedicata al grande innovatore italiano.

oro luccicante e volti trasognati

oro luccicante e volti trasognati

Finito Leonardo è il turno di Giotto. Famoso in tutto il mondo, il pittore duecentesco di nome forse faceva Angiolo. O forse Ambrogio. Di cognome Bondone. Questo lo sanno i pochi perché tutto il mondo lo conosce come Giotto. A scuola abbiamo studiato i suoi affreschi di Assisi. La Cappella degli Scrovegni a Padova. Gli affreschi in Santa Croce. E molte altre meraviglie in mostra fino a gennaio a Milano. Con questa grande mostra Palazzo Reale chiude una grande stagione. Si tratta di una strepitosa carrellata di opere. Tredici per l’esattezza, in prevalenza su tavola, mai riunite prima. Fra i prestiti da segnalare c’è il Polittico Baroncelli, tempera di Santa Croce, a Firenze, che, dopo aver preso parte a una rassegna nel ’37, non è più stata prestata. Dal Museo di San Diego, in California, è arrivata la cuspide centrale del polittico fiorentino.

grandiosità dell'arte di Giotto

grandiosità dell’arte di Giotto

L’IMPATTO E’ GRANDIOSO!
Gli allestimenti sono creati da Mario Bellini, che ha voluto visualizzare il cammino compiuto dall’artista fiorentino in l’Italia in un periodo di circa quaranta anni di attività. Sono rimasta impressionata dalle opere. Posizionate su grandi altari in ferro: un contesto ‘povero’ ideato per dare risalto alla bellezza delle tavole policrome. Nella penombra l’oro brilla come luce solare. Un vero incanto. Nelle sale dedicate alle opere giovanili si trovano il frammento della Maestà della Vergine da Borgo San Lorenzo e la Madonna da San Giorgio alla Costa, risalenti al periodo di attività tra Firenze e Assisi. Esposto anche il nucleo centrale dalla Badia fiorentina, con il Polittico dell’altar maggiore. Meravigliosa la tavola con “Dio Padre” in trono proveniente dalla cappella degli Scrovegni e il polittico Stefaneschi, il capolavoro dipinto per l’altare maggiore della basilica di San Pietro in Vaticano. Tutta questa meraviglia non fa che confermare che la cultura potrebbe veramente essere il motore di quel cambiamento di cui si parla senza agire. L’Italia non ha paese, città, villaggio dove non ci sia una meraviglia da ammirare, scoprire e, ahimè ? Evviva? Da restaurare e conservare.

Emanuela Negro-Ferrero – enf@innamoratidellacultura.it – Twitter emanegroferrero

La Fondazione Accorsi-Ometto omaggia Fontanesi

Lirica e malinconia

È iniziata il 15 febbraio e continuerà fino a giugno. Avete ancora tutto il tempo per non perdervi la mostra che la Fondazione Accorsi-Ometto dedica al grande artista Antonio Fontanesi. Proprio qui, in un piccolo appartamento del museo, Fontanesi trascorse gli ultimi anni della sua vita.

Curata da Giuseppe Luigi Marini e organizzata in collaborazione con Arte Futura di Giuliana Godio, l’esposizione è un omaggio a una delle grandi figure dell’Ottocento e al suo importante ruolo nella storia artistica del Piemonte. Al tempo stesso, rappresenta un po’ il “ritorno a casa” del pittore, nato a Reggio Emilia nel 1818 e diventato presenza imprescindibile per lo sviluppo del paesaggismo piemontese del secondo Ottocento.

Piccola ma molto curata, la mostra propone una trentina di opere al fine di documentare la ricerca creativa dell’artista e la sua evoluzione linguistica attraverso oli, acquerelli, disegni, fusains, litografie e acqueforti. Tutti mezzi espressivi utilizzati per dipingere paesaggi romantici fatti di una sostanza luminosa e poetica.

Numerose sono le opere della GAM, come ad esempio lo Studio per aprile (1872), Il lavoro (1872-73) e l’olio su carta Ingresso al tempio II, che documenta il biennio trascorso in Giappone da Fontanesi come maestro di pittura presso la Scuola di Belle Arti di Tokyo. E poi, c’è Torino. Ci sono Porta nuova e piazza Carlo Felice in acquerello e, ancora, una piccola veduta di Piazza San Giovanni.

Questa mostra merita proprio una visita, per esplorare la bellezza della natura e la città di un tempo, tra lirismo e malinconia.

Le magie animate di Gianini e Luzzati

Dentro un sogno…

Non c’è una parola più adatta di questa per descrivere la mostra “Gianini e Luzzati. Cartoni animati“, allestita al Museo Nazionale del Cinema e visibile fino al 12 maggio 2013.

Per la prima volta, sono presentati al pubblico la maggior parte dei materiali originali dei film tuttora esistenti: più di duecento personaggi, bozzetti, scenografie, storyboard che testimoniano il processo creativo che ha dato origine ad alcuni tra i capolavori del cinema d’animazione mondiale.

È una mostra che mi è piaciuta tantissimo, in cui il teatro, la poesia, il disegno si mescolano per dar vita a racconti fantastici e fiabeschi che sembrano prendere vita proprio sotto i tuoi occhi, in quel momento esatto. Ho trovato strepitose le forme, i colori e soprattutto la “bambinizzazione” dei personaggi. Puntuale l’abbinamento di tavole e animazioni, ipnotica l’attenzione scrupolosa per i dettagli che caratterizza il personalissimo stile degli artisti.

Inoltre, l’esposizione propone anche materiali per ipovedenti, realizzati appositamente: tavole tattili, un libro in braille per la Gazza Ladra e un burattino snodabile della stessa gazza.

Per quanto riguarda invece l’allestimento, forse, si perde un pò all’interno di quello che è il più grande allestimento del Museo. In ogni caso, molto piacevole e sempre suggestivo. Talmente tanto che mi è venuta voglia di tornare con calma a rivisitare tutto il Museo. Prima, però, ho fatto una sosta al bar: il lungo tavolo fucsia illuminato e allestito con monitor sul piano d’appoggio è semplicemente posh.  

Alla mostra di Pablo Picasso

“Per me un dipinto è l’esito di una distruzione. Faccio un dipinto e poi lo distruggo.”

Pablo Picasso.

Adoro il suo genio, trovo straordinaria la sua arte, ed è per questo che non avrei mai potuto perdermi la mostra al Palazzo Reale di Milano. Vedere dal vivo le sue Demoiselles d’Avignon, le bagnanti, è stata una vertigine.

“L’arte astratta non esiste – disse – bisogna sempre partire da qualcosa… Ogni cosa ci appare sotto forma di figura, persino nella metafisica le idee si esprimono attraverso figure.”

E le sue di ‘figure’ mi hanno letteralmente estasiato; ripenso alle sue donne, ai loro volti, allo spigoloso e vivace ritratto della fotografa Dora Maar, alla posa di porcellana della moglie Olga, alla vigile Celestina del periodo blu.

Passando da un’opera all’altra, quello che ho trovato sorprendente è la varietà, la costante evoluzione, un’arte in trasformazione continua. Pungente, sovrapposta, profonda. Impossibile non amarla. E la mostra, molto ampia e davvero ricca (ben 250 opere), strutturata secondo un ordine cronologico, mi ha dato modo di godere di questa straordinaria ricerca. Per chi ama Picasso è senza  dubbio un’occasione imperdibile.

Al tempo stesso però, ho notato che manca qualcosa: l’interattività, un aspetto per me importante che, in questo caso, è totalmente assente. Bisogna affittare le cuffie oppure non vi è modo di intervenire con un po’ di edutainment, che invece renderebbe il percorso molto più istruttivo, oltre che leggero e divertente. Ognuno di noi, infatti, ha le proprie attitudini di apprendimento: c’è chi è visivo, chi uditivo e chi cinestetico. Visitare una mostra in grado di stimolare tutti i canali sensoriali è certamente un’esperienza più ricca e istruttiva.

Alcune foto dei lavori in mostra:

 

Michael Nyman è Sublime

Sublime

Lo scorso mese di dicembre, Michael Nyman, grandissimo artista della tastiera famoso a livello internazionale, ha inaugurato una mostra personale al Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, nel corso della quale sono stati presentati al pubblico i suoi lavori fotografici e video.

Prima che tutto iniziasse, però, l’Associazione Culturale Volumina mi ha commissionato la ricerca di una location di prestigio per allestire la mostra. Le fotografie, scattate dall’artista con una particolare tecnica di ripetizione – come le sue famose composizioni musicali – andavano collocate in uno spazio luminoso, ampio e tale da garantire passaggio malgrado il poco tempo a disposizione per comunicare l’evento. E i pannelli, di diverse dimensioni, necessitavano di buona illuminazione e di spazio per una visione distante.

Allora, mi son data da fare e in tempo quasi record (20 giorni dalla data dell’inaugurazione) ho individuato il Museo di Scienze Naturali, spazio perfetto, che è stato curato personalmente dal direttore artistico di Volumina, Domenico de Gaetano, e dai suoi assistenti.

Ma non è finita qui, perché il mio lavoro richiedeva anche un’azione mirata di Fundraising e, con zero fondi a disposizione, ho deciso di abbattere i costi ricorrendo a due fattori chiave: la mia rete di contatti e la tecnologia. E da lì son partite innumerevoli mail, telefonate via Skype per meeting a chilometro zero, sms e tanta fiducia nel risultato che, alla fine, non è mancato. La Banca di Credito Cooperativo di Bene VagiennaBenebanca, ha sponsorizzato l’evento.

La mostra è stata un successo e – ora questo posso dirlo con un sospiro di sollievo -, anche un miracolo contro il tempo. All’esposizione è stato affiancato un incontro con l’artista al Circolo dei Lettori e una Lectio Magistralis per gli studenti nella sala conferenze del museo. Di entrambi gli eventi ho curato l’organizzazione, prestandomi anche come traduttrice.

Lavorare con l’Associazione Volumina è stata inoltre un’esperienza creativa e professionale di grandissima qualità e professionalità. E, personalmente, malgrado i numerosi no ricevuti da aziende contattate per la sponsorship, sono convinta che con maggior tempo a disposizione i risultati in termini di raccolta sarebbero stati superiori alle mie previsioni.

Ma, il lavoro, si sa, è una sfida continua e sono davvero felice di aver contribuito alla realizzazione di questo bellissimo progetto. Anzi, v’invito a saperne di più visitando il sito di Volumina, dove troverete le foto e i video della mostra, e  l’artbook dal titolo Sublime, realizzato artigianalmente e numerato. Il volume, acquistabile online, oltre a contenere il cd della mostra, ospita anche un tasto di pianoforte numerato.

Michael Nyman, Sublime.