Crowdfunding? Digitalizzazione?

Entro Emanuela Negro Ferrero

È un dato certo, certissimo. In Italia siamo in ritardo su tutto. È vero, c’è la crisi, ma come la mettiamo con la digitalizzazione del paese? Delle persone? Da un lato, abbiamo la banda larga che non c’è e la connessione che latita; dall’altro ci sono gli studenti italiani che, secondo il Ministro Franceschini, sono degli assi di Storia Medioevale, mentre secondo il Presidente di Google sono delle scarpe in informatica.

E poi c’è la realtà nuda e cruda, quella davanti agli occhi di tutti.  Se non ci diamo una mossa, finiamo veramente peggio dello Zaire. Posso giurare che è vero. Innamorati della Cultura è online da circa due mesi, funziona e raccoglie. Ma raccoglierebbe molto di più se non avesse avuto la pessima idea di  1 – definirsi crowdfunding invece di colletta e 2- chiedere ai donatori di versare gli importi usando la carta di credito. Pare che per molti  sia un po’ perverso attivare un sistema di pagamento online semplice, certificato da PayPal e tutto in chiaro. Il donatore italiano non ci sta. Prima ti chiede se può versare cash oppure fare un bonifico, poi si rassegna e versa, ma controvoglia. Molto di più al Nord che al Centro-Sud. Molto di più uomo che donna. Molto di più laureato che non. Incuriosita dai commenti ricevuti dagli utenti e dai Creatori di progetto sono andata a guardare un po’ di dati, quelli che a mio avviso dovrebbero essere forniti dai giornali al posto dei risultati delle partite di calcio.

Magari, a furia di sentirsi dire che la digitalizzazione ci può portare fuori dalla crisi, qualcosa cambia; perché se non cambia sono guai peggiori di quelli che già abbiamo. Gli italiani lo sanno? Quelli degli 80 euro al mese sono informati? Sono a conoscenza del fatto che dovrebbero pretendere di utilizzare una parte di quei soldi per pagare una buona connessione e uscire dal buio? Questa volta i miei dati parlano di turismo, perché con la Cultura il turismo ha molto in comune. Secondo  i numeri emersi dall’ultima rassegna internazionale del turismo, viene tracciato un identikit interessante del turista 2.0 negli ultimi 12 mesi. Il 91% dei viaggiatori prenota online un servizio o prodotto legato al viaggio. Il web è considerato il canale più  sicuro per cercare informazioni sull’offerta turistica e ricettiva. Il 99% dei possessori di smartphone e tablet si collega alla rete tramite device mobile mentre è in viaggio e il 47% utilizza un’app per pianificare, prenotare e informarsi. Eppure, recenti studi pongono l’Italia al penultimo posto nella classifica dei 20 paesi in cui gli alberghi offrono gratuitamente l’accesso alla Rete tramite wi-fi. Lungo la Penisola, solo il 53% degli hotel è Internet Friendly, mentre la media nazionale offre il servizio a un costo orario di 3,48 euro. Sono dati desolanti, che potranno essere superati solo attraverso la formazione e una buona informazione.