Il genio di Daniel Libeskind in mostra.

Entro Emanuela Negro Ferrero

Never Say the Eye is Rigid

Inaugurazione in grande stile alla Ermanno Tedeschi Gallery per i disegni di Daniel Libeskind. Lo scorso giovedì 16 maggio, la galleria straripava di persone. C’erano tutti: quelli che contano, quelli che non contano e quelli che semplicemente vogliono esserci. Quelli che guardano e quelli che come me ammirano.

La galleria di Ermanno è piccola, ma la location è davvero strepitosa. Sull’angolo della strada ha grandi vetrine che si affacciano come grandi occhi sul marciapiede. All’interno una folla straripante di persone, perché di Libeskind ce n’è uno solo e i suoi disegni sono proprio quelli.

“L’atto fisico di disegnare con una mano  è una parte importantissima del processo architettonico. Un architetto ha bisogno di sapere come disegnare, senza una connessione tra occhio, mano e mente, il disegno dell’edificio perderebbe l’anima umana che lo caratterizza e diventerebbe esercizio astratto. Sostengo inoltre che solo disegnando, gli architetti raggiungono i cosiddetti momenti Proustiani, quegli istanti in cui accidentalmente inciampano in pietre della mente, innescando ricordi che magicamente sbloccano quelle visioni che conducono alla vera arte.”

Con un po’ di fatica sono riuscita a fendere la folla e a guardare. Si tratta di progetti disegnati da un architetto (avendone sposato uno, l’esposizione non mi ha sorpreso affatto). Quello che invece mi ha sorpreso è stata la straordinarietà dei progetti disegnati che, da Ground Zero alla nuova Fiera di Milano, mettono in mostra la vasta gamma di stili e tecniche adottate, l’attenzione per l’estetica, l’architettura che va oltre l’architettura, l’arte.

E intanto, lui era lì, piccolo di statura e con un viso simpatico, allegro. In compagnia della moglie. Persone normali, eppure straordinarie. Arrivavano dal Salone del Libro, accolti anche lì da una folla straripante. A dimostrazione che la Cultura piace, muove le persone. Come ha detto il Sindaco Fassino nel suo breve discorso  “la Cultura ha una ricaduta virtuosa sul territorio, muove il turismo”. Bene. Ce ne siamo accorti, finalmente.