La Cultura salverà l’Italia. Ora, salviamo la Cultura

Entro Emanuela Negro Ferrero

Leggo con interesse dell’intervento del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, intervenuto a Roma nella sede dell’Accademia Nazionale dei Lincei, a un convegno bilaterale italo-brasiliano su «Cultura, scienza, diritto e sostenibilità: strumenti per la tutela del patrimonio» (l’incontro è stato organizzato da Anpr – Associação Nacional dos Procuradores de República.

«Il nostro Paese – afferma il presidente di Confindustria, nel suo intervento al convegno – genera circa 80 miliardi di euro di fatturato con l’industria della cultura e della creatività, equivalente al 2,3% della ricchezza nazionale, con circa 600 mila addetti del settore». «Il numero di occupati nell’industria creativa e culturale – sottolinea Squinzi – potrebbe invece arrivare al milione di persone, al pari che in Germania, con un maggior coinvolgimento della presenza delle imprese. Dobbiamo fare un salto di qualità delle politiche verso una concezione moderna e innovativa che sappia conciliare proprietà pubblica, bene comune e gestione privata, dimensioni cooperative e non conflittuali. Sfruttando meglio l’industria della cultura e della creatività si potrebbero generare 400 mila posti di lavoro».

Bello, bravo, bene. Peccato che la Cultura in Italia sia la prima voce soggetta ai tagli, che gli investimenti siano ridotti all’osso e che si continui a tagliare. Eppure, i dati confermano che la Cultura fa bene al Pil.

Il Giornale dell’Arte, che è la bibbia del settore, riporta che Pasqua (insieme al ponte dei Santi) sono i momenti forti di tutti i musei. In questi due giorni di festa, infatti, Venaria ha fatto quello che ha fatto, ma anche il Colosseo è andato benissimo con oltre 23 mila visitatori, mentre 11 mila (in lieve flessione) ne ha avuti Pompei (altra star tra le mete preferite dai turisti) e oltre 20 mila persone si sono messe in fila alla biglietteria degli Uffizi. Di forti aumenti, rispetto a Pasqua 2012 però, si parla solo per Venaria. I dati pubblicati dall’Istat dicono che i musei italiani nel 1996 avevano 25 milioni di visitatori. Nel 2011 (ultimo dato certificato), si è superata quota 41 milioni. Ovviamente non tutti i musei richiamano allo stesso modo. Nel prossimo numero di maggio, il Giornale dell’Arte pubblicherà la classifica dei musei più visitati lo scorso anno. La grande star è il Colosseo (con il cui biglietto si visitano anche Foro romano e Palatino), che sfiora i 5 milioni e mezzo di visitatori. È seguito da Pompei, che arriva a 2 milioni.

Una cosa che salta all’occhio, e parlo per esperienza diretta, è la scarsa capacità dgli enti culturali di fare comunicazione. Ho già visitato diversi musei, presentato progetti innovativi e interessanti ma nulla, oppure, si è fatto poco. Il dato più evidente è che i musei, da soli, non ce la possono fare. Rimangono i privati, ma la normativa vigente non incentiva le partecipazioni e le sponsorship. Un bel rebus all’italiana e un vero peccato.

(Ph. Alfredo Jaar, Kultur = Kapital, 2012).