Man Ray Portraits. Una retrospettiva imperdibile

Entro Emanuela Negro Ferrero

“La luce può fare tutto. Le ombre lavorano per me. Io faccio le ombre. Io faccio la luce. Io posso creare tutto con la mia macchina fotografica.”

Ha sempre preferito l’ispirazione all’informazione. Ha dipinto ciò che non poteva essere fotografato e ha fotografato le cose che non desiderava dipingere, le cose che già possiedono una loro esistenza.

Oggi e fino al 27 maggio, la National Portrait Gallery omaggia l’arte di Man Ray con la prima grande retrospettiva museale di ritratti fotografici di questo grande e innovativo artista. Focalizzandosi sulla sua carriera negli USA e a Parigi tra il 1916 e il 1968, la mostra mette in evidenza la posizione centrale di Man Ray tra i principali artisti dei movimenti Dada e surrealista e la gamma significativa di contemporanei, celebrità, amici e amanti, che ha catturato: da Marcel Duchamp e Pablo Picasso a Kiki de Montparnasse, Catherine Deneuve e Lee Miller.

Proprio con quest’ultima, fotografa surrealista che fu sua compagna e assistente, sperimentò all’epoca e per primo la tecnica fotografica della solarizzazione. La mostra, illustra infatti anche l’uso di questi metodi rivoluzionari e dei primi esperimenti con il colore condotti dal fotografo che, nel 1922, produce i suoi primi fotogrammi rayographs, immagini fotografiche ottenute poggiando oggetti direttamente sulla carta sensibile. Ne è un esempio il celebre Le violon d’Ingres, un ritratto di Alice Prin (Kiki de Montparnasse), realizzato sovrapponendo il fotogramma del corpo nudo della sua amante e musa ai segni ad effe del violoncello. Il corpo si lascia suonare… Lo scandalo è immediato, ma la bellezza incontestabile.

Splendida, sensuale, senza veli. L’arte di Man Ray non cerca, immagina.

Se potete, andate e mai ve ne pentirete. Vi aspettano oltre 150 stampe vintage e grandi opere provenienti da musei internazionali e da collezioni private; ma soprattutto, vi aspetta l’emozione indescrivibile di vedere tutto questo dal vivo.