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Crowdfunding per l’arte? Yes.Always.

La cultura e gli operatori culturali italiani hanno sofferto duramente a causa della pandemia. Gli eventi annullati, l’impossibilità di esporre le proprie opere in mostra e l’assenza di aiuti statali hanno creato una situazione estremamente difficile da affrontare e da recuperare.

Lanciare una campagna di crowdfunding culturale oggi significa comprendere che esiste il modo per mettere in moto dinamiche e comportamenti atti a stimolare  nelle persone l’interesse a partecipare (e farsi quindi supportare economicamente)

Ormai è noto che che proporre una raccolta fondi per la propria idea artistica è utile in primo luogo  a validare l’idea progettuale secondariamente serve per raccogliere una comunità di persone interessate al  progetto.

Individui che per naturale conseguenza lo sostengono economicamente, lo condividono e lo supportano. In ogni modo possibile e con qualsiasi mezzo a disposizione, tradizionale e digitale.

Recentemente abbiamo messo online la campagna promossa da Studio Urbana  di Roma. Si tratta di un  progetto ambizioso dall’indubbia valenza artistica che prende il nome di:  White, un cammino all’interno degli archivi reconditi ed artistici dell’artista Barbara Duran”.

Citiamo direttamente dalla pagina della campagna : il progetto White è dedicato a tutti coloro che fuggono dalle guerre, dalle ingiustizie, dalla tortura. Alle donne, alle madri, alle sorelle, agli uomini, ai fratelli, ai figli. A tutti gli esseri viventi che soffrono e che hanno il diritto di vivere. Dedicato alle nostre sorelle e ai nostri fratelli.

Ci è sembrata subito una call to action interessante, forte, di sicuro valore sociale oltre che artistico. Ma che cos’è White?  White è  un percorso che racconta e raffigura personalità femminili dell’iconografia antica e moderna – dipinte su tele di diversi formati che destrutturano le regole di pittura canoniche –  concepito per  proporre all’osservatore  un dialogo fra segno pittorico e spazio e  sollecitare una risposta emotiva.

White intende dimostrare come l’arte possa diventare strumento efficace per la trasformazione di un pensiero legato ad un’iconografia classica spostando in questo modo  l’asse dal piano visivo a quello delle sensazioni.

WHITE è un lavoro di sottrazione nelle sovrapposizioni sensoriali e strutturali che annebbiano l’immagine oggi, vuol essere la porta che attraverso il rumore bianco, possa aprire la percezione all’empatia. Icone contemporanee del mondo introducono a comprendere che la gioia e il dolore che si scontrano nell’esistenza dell’umanità possano ricondursi in essenza ad un’ assenza della percezione dell’altro, che è altro da noi solo se volutamente ignoriamo che il nostro essere , è, solo nella relazione ad un altro da sé , nel presente del tempo, nella comprensione della differenza.


Il progetto espositivo WHITE include molteplici linguaggi visuali: video, disegno e pittura ed è strutturato su  quattro cicli di opere di cui tre sono già state presentate in preview a Parigi, Torino ed al Castello di Santa Severa. Con il patrocinio di: MiBAC / Sovrintendenza  Archeologica, Belle Arti e Paesaggio  per l’area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale, Lazio Crea, Coop Culture, visitlazio.com, Comune di Santa Marinella, Fondazione Il Gabbiano Rome/New York, Fondazione Valentina Moncada, WithoutBorders Film Festival, Centre  Culturel Italien, Galerie Metanoia.

Dove avverrà la mostra?

La mostra avrà  sede nell’ex Cartiera Latina,tra i pochi impianti industriali sopravvissuti nella città di Roma, una struttura unica nel suo genere ed eccezionale per la posizione strategica a ridosso delle Mura Aureliane, lambita per tutta la sua lunghezza dal fiume Almone che unisce idealmente l’Appia Antica alla via Cristoforo Colombo.

Quando potremo immergerci nelle opere esposte da White?

L’evento si svolgerà nell’autonno del 2021. La programmazione era per aprile ma il lockdown e le misure di contenimento hanno rallentato il percorso, ecco perché adesso è importante partecipare alla campagna di crowdfunding per arrivare pronti alla data di apertura.

Chi decide di partecipare a una campagna di crowdfunding sceglie il progettista prima ancora del progetto.

Che cos è Studio Urbana? La sede è a Roma. Si tratta di  uno spazio indipendente di produzione culturale, creato e diretto dagli artisti Barbara Duran  e Corrado de Grazia in cui la parola ricerca fa da garante non solo nella produzione artistica ma anche nel pensiero alla base di questa.

Possiamo certamente affermare che Studio Urbana sia una bottega, come quelle dei grandi maestri di una volta. Un luogo dove  le idee creative nascono dallo  scambio fra artisti prendendo forma e vita.

Chi è Barbara Duran?

Barbara Duran è un’artista nel vero senso della parola. Italiana, cosmopolita, lavora attraverso molteplici linguaggi spaziando dalla pittura alla fotografia alla video art. Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private, italiane ed estere. Docente, autrice  e illustratrice di libri per l’infanzia, danzatrice ed esperta in Metodologie Biografiche e Autobiografiche specializzata alla Scuola triennale della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari.

Gli ingredienti perchè la campagna di crowdfunding per WHITE vada a buon fine ci sono tutti. Se ti è piaciuto questo post per favore condividilo. Se vuoi partecipare alla campagna di crowdfunding digita questo link https://www.innamoratidellacultura.it/projects/sostieni-white-duran-project/ e scegli la tua ricompensa.

redazione www.innamoratidellacultura.it

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Scrivi a progetti@innamoratidellacultura.it

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Natura = Cultura. Succede a Matera, si chiama Gardentopia.

Gardentopia è uno dei progetti più interessanti promossi dalla Fondazione Matera Basilicata per celebrare l’anno di  Matera  Capitale Europea della Cultura.

Gardentopia si rivolge agli spazi dismessi, alle aree abbandonate, alle periferie, a quelle zone che stanno ai margini dal centro, dal turismo e dagli scambi: un’utopia verde che intende trasformare questi luoghi dimenticati in aiuole, giardini, orti accessibili a tutta la cittadinanza.

Coordinati dalla curatrice artistica Pelin Tanartisti internazionali e architetti del paesaggio lavoreranno con la comunità, fianco a fianco con chi vive quei luoghi quotidianamente

Il 21 marzo,primo giorno di primavera,con la performance 100 Alberi per Gardentopia è stato inaugurato il Giardino Evolutivo della Fondazione Matera Basilicata 2019.

Dal 1982 natura e cultura insieme per la comunità.

L’evento ha tratto ispirazione dalla celebre opera di arte pubblica di Joseph Beuys, 7000 Oaks Trees (7000 alberi di quercia). L’artista tedesco nel 1982, in occasione della prestigiosa manifestazione di arte contemporanea Documenta 7 a Kassel, in Germania, ha proposto la piantumazione di 7000 querce nella città. Ogni albero era concepito come accoppiato ad una pietra in basalto. Il progetto venne terminato in cinque anni e da allora si è diffuso in altre città del mondo.

Al posto delle querce, nei giardini pubblici e collettivi della rete Gardentopia della Basilicata  sono stati piantati cento alberi di molte varietà di frutti minori (susino, corbezzolo, fico, cotogno, azzeruolo, carruba, mela ecc)   e la rete è così diventata un bene comune diffuso dal forte valore simbolico. Si tratta di  30 giardini di comunità individuati dalla Fondazione (6 a Matera, 1 a Potenza e 23 nel resto della regione).

Una festa in due fasi per una giornata memorabile.

La manifestazione del 21 marzo si è svolta in due parti ognuna condotta da due artisti, Luigi Coppola e Leone Contini. Il primo ha lavorato nel rione di Agna, a Casina Padula portando il suo approccio più umanistico illustrando l’origine delle piante. L’attività si è svolta insieme agli studenti  delle scuole elementari e medie del quartiere e a quelli dell’istituto agrario e del Liceo artistico di Matera avviando la trasformazione degli spazi antistanti la sede dell’Open Design School in un giardino di comunità attraverso un processo partecipativo festoso e allegro.

Leone Contini, ha portato il suo lavoro artistico ad un livello astratto e concettuale mirato alla trasformazione dei giardini da spazi estetici a spazi fruibili per la comunità.

Nel pomeriggio, si sono riuniti  i delegati di tutti i comuni che fanno parte della rete Gardentopia e gli abitanti del quartiere e i cittadini partecipando tutti insieme a un tour in risciò a tappe fra i giardini di comunità realizzati in città.

L’arte ha fatto la parte del leone con spettacoli e performance.

Le tappe sono state arricchite dalle  performance artistiche realizzate Luigi Coppola attraverso la piantumazione degli alberi : al Giardino dei momenti uno spettacolo di magia con l’associazione “La Capa o sciuc”; ad Agoragri performance di food design con Cozigha Nomade; alla Pascoli, giardino Spighe Bianche (esibizione dei Cantori Materani diretti da Alessandra Barbaro. Il tour si è concluso ritornando al casino Padula con la performance di Contini e un dj set.

Partner del progetto è Coldiretti che ha offerto i cento alberi e le cento balle di fieno che andranno a definire lo spazio di un grande anfiteatro all’aperto e che per tutta la giornata ha offerto della frutta ai partecipanti.

Il Giardino Evolutivo è un progetto partecipativo che vuole sperimentare insieme a una vasta rete di giardini collettivi una visione aperta della pratica della riproduzione vegetale. Il concetto guida è prendere le distanze dalla logica  della monocultura e dell’uniformità imposta dall’uomo a favore della contaminazione, della ibridazione e della complessità.  Portando  il messaggio a un livello livello sociale, il Giardino Evolutivo si pone come una rappresentazione della società attuale dimostrando concretamente come l’ibridazione porti nuova ricchezza liberando energie creative e risorse inaspettate.

Digita qui  il programma completo.

Redazione www.innamoratidellacultura.it

A Palermo Capitale la Cultura si #Manifesta.

Reduce da una settimana a Palermo torno a casa con gli occhi ricolmi di  bellezza e il cuore vibrante per la calorosa accoglienza ricevuta.

Sentirsi dire dal barista, il campanaro, il giornalaio, il taxista, il cameriere del ristorante, il vigile urbano e il   conduttore di carrozze ( e da molte altre persone) “benvenuta a Palermo, torna presto!” per una torinese abituata al “lasmestè” scontroso  e ruvido dei piemontesi  (vivi e lascia vivere)   è stato  qualcosa di veramente  straordinario.

Portafortuna a Palermo. Appeso allo specchietto retrovisore si procede a tutta birra verso Manifesta2018

Ma è proprio questo straordinario che fa di Palermo una città unica al mondo. Lì il contrasto regna sovrano. Antichi e sontuosi palazzi  abitati da principi e principesse convivono pacificamente a fianco di  orrori di cemento stile  anni cinquanta.  Si passa da visitare pezzi di città perfetti , ordinati e puliti e quasi sembra di essere a Zurigo,  e in pochi metri ritrovarsi ad  attraversare  quartieri  completamente distrutti e abbaraccati.

Mi sono chiesta quale fosse l’ingrediente segreto in grado di  tenere  insieme tutto questo curiosa armonia disarmonica. Il sorriso della gente? L’allegria? La capacità di accogliere?  Mi ha colpita il  melting pot di razze  e, ancora di più, mi ha stupito l’assenza di tensione. Integrazione? Esperimento riuscito. A Palermo ho respirato integrazione.

Per il centro storico a fianco dei negozi di pasticceria con in vetrina la pasta di mandorla assassina ,convivono negozi indiani, pachistani. Italiani, africani, indiani. Tutti insieme. Pacificamente.

D’altra parte in Sicilia le invasioni – e successive integrazioni- ci sono sempre state.  Primi i greci,  i romani, gli arabi, i normanni,  gli angioini , i Borboni e,  in ultimo… i piemontesi. Ogni dominazione ha lasciato profonde tracce. Culturali, etniche, linguistiche. Tutte presenti e mescolate fra di loro così come oggi anche le persone e le razze sono mescolate.

A Palermo #innamoratidellacultura al Teatro Garibaldi per Manifesta2018

Il sindaco Orlando durante il colloquio- intervista mi ha spiegato che il simbolo di Palermo Capitale della Cultura è formato da quattro P : fenicia, greca, araba, ebraica perché queste sono le quattro anime della città. Il logo, colorato e aereo, è stato creato dai ragazzi dell’Accademia di Belle Arti. Perché è proprio la creatività l’ossigeno di cui si nutre la città. Con un  “palinsesto” composto da migliaia di eventi culturali. E la decisione di organizzare Manifesta2019 in concomitanza all’essere Capitale della Cultura. Una sottolineatura interessante perché a Palermo la cultura ha veramente permeato la città. Dentro e fuori.

Pupi siciliani a Palermo per Manifesta2018

Non ho effettuato alcun giro turistico tradizionale. Mi sono fatta trasportare dal flusso incessante di vernissages, inaugurazioni, installazioni , conversazioni, colazioni e degustazioni con un movimento extrasensoriale che difficilmente dimenticherò.

A Palermo ho mangiato, bevuto, annusato, toccato, degustato, riso, cantato, ballato. Mi sono incantata visitando antichi palazzi nobiliari ricchi di tesori. Stupefatta ho goduto dell’arte contemporanea inserita nei luoghi meno consueti: chiostri abbandonati, antichi opifici, l’ex banco dei pegni, l’orto botanico.  Arte raccontata con passione ed enfasi da artisti, galleristi e organizzatori con  toni lontani anni luce dal chiacchericcio mondano ed elitario delle fiere che sono solita visitare.

Orto Botanico di Palermo per Manifesta2018 e Capitale della Cultura.

Qualche suggerimento? Imperdibile una visita all’orto botanico, luogo dell’anima che per Manifesta2018 ospita opere interessanti come, per citarne una, quella di Kahlil Rabah dal titolo “Relocatio. Among Other Things” , un accumulo di oggetti diversi raggruppati per tipologia dentro al Padiglione Tineo.

Massimo Valsecchi e le scatole con i volumi della antica libreria.

Orgoglio cittadino e simbolo della rinascita culturale è stato l’acquisto di Palazzo Butera da parte dei coniugi Valsecchi, collezionisti milanesi che, oltre a portare lì la loro collezione, ne faranno la loro dimora e un centro polifunzionale dedicato alla formazione manageriale, agli eventi culturali e alle mostre. L’imponente edificio del 1700 è stato sottoposto a completa ristrutturazione e verrà consegnato nel 2018 proprio per Manifesta2018.

Ho avuto il piacere di dialogare con Massimo Valsecchi e si, posso confermarlo. I mecenati esistono veramente e Valsecchi è uno di  loro. Un  vero #innamoratodellacultura.

Il restauro di Palazzo Butera è un forte indicatore del risveglio della  città ad un nuovo Rinascimento.. Come ormai molti iniziano a dire, lo start arriva dalla dalla cultura. Intesa  come motore di rigenerazione. Sociale prima che di qualsiasi altro aspetto e poi economico, estetico, architettonico, turistico, economico. Vi sembra poco? A me no.

Emanuela Negro-Ferrero  www.innamoratidellacultura.it

Installazione realizzata da Franco Noero per Manifesta 2019

Salone del Libro 2016 : itinerari culturali e culinari dedicati agli #innamoratidellacultura.

Torino è una città in ascesa.  Il New York Times la indica come una delle città italiane da visitare assolutamente. Non potrei essere più d’accordo. I ricordi grigi e nebbiosi di una città ritmata dalla Fiat sono sostituiti da immagini di colore e vitalità.

Non c’è mese dell’anno in cui non ci sia qualcosa da celebrare. Se aprile è dedicato al grande jazz internazionale, maggio è il must degli #innamoratidellalettura con l’ormai storico Salone del Libro organizzato negli spazi indstriali del Lingotto.

Per il Salone, la  città si riempie per cinque giorni di eventi. E’ il Salone OFF. Straordinario, Divertente. Che cosa può fare quindi un #innamoratodellacultura per trasformare la  visita in un’esperienza unica e straordinaria?
salone-del-libro-2Inizio con alcune informazioni basilari: per andare al Salone, lasciate l’auto parcheggiata e usate la metro. Partenza dalle Stazioni di Porta Susa o di Porta Nuova , la metro fa capolinea al Lingotto. Non si può sbagliare e, certamente, si evitano le code estenuanti per uscire dai parcheggi sotterranei.

Arrivati davanti al Lingotto, vi accorgete di avere un languorino allo stomaco? Vi piacciono i pasticcini? , Intendo quelli piccoli piccoli che si fanno mangiare come le ciliegie? Le famose bignole piemontesi ripiene di crema, cioccolato, con la crosticina di zucchero colorato… Il luogo perfetto  dove peccare  è Dany, Via Spotorno 4. #Mammamia.

Dovete sapere che il  Lingotto non è molto distante dalla collina. La collina torinese è molto vasta e racchiude la città dal lato del fiume. Per effettuare una visita a classica potete pensare di tornare in centro e salire in zona Gran Madre verso il Monte dei Cappuccini (dove ha sede il Museo Nazionale della Montagna e anche un eccellente ristorante con vista mozzafiato sulla città. Di rigore la prenotazione allo 011 6600302 ).

Potete anche optare per  una visita alla Villa della Regina  con merenda sinoira nel giardino della Cooperativa  Imbianchini e Restauratori di Via Lanfranchi ( 011 8190672). Un luogo fatato stretto in mezzo alle case: potrete mangiare sotto alla pergola se non piove, come a casa dalla nonna. La merenda sinoira è un’abitudine assolutamente torinese da provare almeno una volta nella vita: di che cosa si tratta? Segreto….

Il Giardino degli Imbianchini

Il Giardino degli Imbianchini

La zona di Piazza Vittorio Veneto è sede di una delle molte movide notturne. Sappiate che in questo periodo i  Murazzi sono ancora  chiusi. I Murazzi sono dei percorsi pedonali ampi che corrono lungo il fiume Po e che erano zona di divertimento notturno. Ora sono in restauro e per trovare vita vale la pena allungarsi poco distante in zona Vanchiglia. Partendo dalla Mole Antonelliana e percorrendo Via Montebello in direzione Corso Regina, non c’è che l’imbarazzo della scelta.

Locali, bar, ristoranti….Ma, dove vanno i torinesi?  Da Ala, Via Santa Giulia 24 (011 8172778),un locale in perfetto stile anni ’50 con il menù più ampio che  mi sia mai capitato di leggere.  Oppure da Magorabin, in Corso San Maurizio 61, (011 8126808).

Da non perdere a questo punto  la  visita alla Casa- Museo del famoso designer Mollino di Via Napione 2 ( prenotazione obbligatoria  0118129868.

Casa Museo Mollino- interno

Casa Museo Mollino- interno

Per  gli #innamoratidellartecontemporanea, percorrendo  Via della Rocca da Piazza Vittorio Veneto verso Corso Vittorio Emanuele, consiglio vivamente di perdersi nelle gallerie d’arte sempre aperte lungo la via. Volete  gustare un  aperitivo trendy? Il bar Pepe al 19 di Via della Rocca e, per il divertimento serale,  bastano pochi isolati per arrivare al quartiere di San Salvario , vero epicentro della movida giovane cittadina. Anche qui i locali si sprecano, è giusto sperimentare ma….dove va un vero torinese? In pausa pranzo, per gli amanti del cucinato in casa, in Corso Marconi 33 a poche centinaia di metri dal Castello del Valentino , c’è il minuscolo Cibo Container.

Un posto incredibile, ristrutturato da poco è il nuovo “Bagni Municipali” di Via Morgari 14. Un centro di quartiere dove si aggregano le persone, le associazioni e…alla sera si può mangiare pasta preparata in casa.! Obbligatorio prenotare 011 6688772 .

I Bagni Municipali e..la pasta fatta a mano!

I Bagni Municipali e..la pasta fatta a mano!

In zona, a pochi isolati  a piedi, non dimenticate di visitare la casa-museo dell’eclettico artista  Mario Molinari,  in Via Saluzzo 5. Per fissare l’appuntamento scrivere a  molinari-sculptor@hotmail.it sperando che , Pia, la vedova dell’artista sia in città per aprirvi le porte di questo magico appartamento.

Le zie di Mario Molinari ti attendono all'ingresso vestite di tutto punto

Le zie di Mario Molinari ti attendono all’ingresso vestite di tutto punto

E per dormire? Centralissimo curatissimo, è il b&b “Colazione in Piazza Castello”. Al numero 9 della piazza 011 207 6983. Affrettatevi, è una vera bomboniera!  Affacciato sul verde del parco del Valentino c’è l’Orso Poeta in Corso Vittorio Emanuele 10, 335 1486291.

Cinque giorni sono pochi per scoprire la Torino nascosta. Quella che ti prende il cuore e non ti fa più andare via. Il Salone è una buona occasione per assaggiarne la superficie. Per penetrarne il segreto, quello che ha permesso alla città e ai suoi cittadini di trasformarsi da grigi lavoratori a sfavillanti #innamoratidellacultura bisogna tornare e tornare e tornare….

Vi ho incuriosito? Ve ne dico un’altra: una fonte inesauribile di notizie preziose e curiose su Torino è la   guida scritta da Marcella Pralormo, direttrice della “Pinacoteca Agnelli” e grande conoscitrice – ed estimatrice – dei luoghi segreti della città. E’ in vendita su Amazon a 7 euro. Il titolo è  #WowTorino . Bellissima, esauriente, scritta per tutti noi , veri #innamoratidellacultura. #Love

Emanuela Negro-Ferrero – enf@innamoratidellacultura.it

La settimana dell’arte contemporanea. Artissima, Paratissima. Torino? Bellissima.

Artissima standUna settimana luccicante. Densa di eventi. Artissima. Paratissima. The Others. Flashback. Torino per la settimana dedicata all’arte contemporanea si è riempita del popolo colorato e sensibile innamorato dell’arte. Contemporanea e non. Di turisti. Di semplici amanti dello struscio. Di curiosi. Di artisti e di giornalisti. Alla conferenza stampa, l’Assessore regionale alla cultura ha spiegato come il Piemonte crede e veste nel sistema dell’arte contemporanea. Un sistema voluto dalle giunte precedenti, comunali e regionali, e che mette in moto una macchina che ovunque, non solo a Torino, produce tonnellate di denaro. E muove le folle. L’Oval è ormai da anni sede istituzionale di Artissima. Personalmente la trovo bella ma fuori mano. E’ vero, c’è la metro. Ma in tempi green perché costringere folle di persone a prendere mezzi e auto? La sorella giovane e un po’ scapigliata di Artissima, Paratissima, nata per prendere in giro la solennità radical e chic della fiera cittadina è uscita l’anno scorso dal “recinto” del quartiere San Salvario e si esprime oggi in tutta la sua creatività divertente negli ampi spazi di Torino Esposizioni. Esattamente il luogo dove io farei stare Artissima. A tiro di passeggiata. Vicino al parco e al fiume. Lasciando i giovani e ribelli dentro agli spazi del quartiere più amato e movidaro della città. Che se non ne aveva abbastanza di due fiere, ha fatto en plein con la notte bianca dedicata alle gallerie. Che cosa ho visitato?

MertzAlberto Peola. In Via della Rocca 29, nel pieno centro cittadino. Mi sono incantata davanti alle opere di Fatma Bucak. Poi ho scelto Biasutti. Con una esposizione incantevole dedicata al Maestro Scanavino. Ho provato strani cappelli piumati in una temporary gallery di fianco a Biasutti. Mi sono spinta fino in Piazza Carignano ad ascoltare le nove sinfonie di Behetoveen allestite dentro ad un appartamento vuoto dall’artista per la galleria Noero. L’ultimo stop della giornata da Daniela Foresto in Piazza Gran Madre ad ammirare i suoi famosi portraits. Bella gente resa ancora più bella dall’obiettivo sapiente della fotografa più amata dai torinesi e, a quanto ho visto, anche da diverse celebrities italiane: Massimo Boldi, Ewa Herzigowa, Isabella Ferrari. E molti altri ancora. Il giorno dopo, stanca ma felice, dopo il passaggio all’irrinunciabile Fondazione Mertz, ho assistito all’apertura del “Terzo Paradiso” con il Maestro Michelangelo Pistoletto.

terzo paradisoSituato davanti al Mastio della Cittadella, il famoso simbolo è composto di pietre squadrate e spicca nel prato verde chiaro circondato da alberi dalle foglie multicolori. Bellissimo. Come la mostra della “Biennale Italia- Cina” che ho avuto modo di visitare dopo aver fatto finta per mesi di non avere tempo da dedicare. Arrivata a sera, mi rimane un senso di leggerezza, quasi di euforia. L’arte muove denaro, muove folle di persone. A me, innamorata della cultura,  muove soprattutto l’anima.

 
Emanuela Negro-Ferrero – enf@innamoratidellacultura.it

Tempo di Mondiali. Grandi momenti di piccolo calcio….

Mentre i Mondiali impazzano e tutti si preparano per la seconda sfida degli azzurri, stamattina ci siamo sono imbattuti in un link che col calcio c’entra molto, ma non con quello che conosciamo così bene.
Lo condividiamo  qui con voi. È un video molto interessante che racconta una storia diversa dal solito, quella de “L’equip petit“, una squadra di calcio composta solo da bambini che non se la cavano benissimo con il loro sport preferito. Perdono sempre, ma nonostante ciò, amano il calcio e continuano a giocare, perché si divertono e li rende felici. Semplicemente.

Adesso non vi anticipiamo  più nulla e, mentre vi preparate per stasera, godetevi solo la grande storia dei bambini del Margatània:

La scoperta del video ha comportato, in realtà, un’altra bella scoperta. Grazie al link ricevuto via mail da una nostra amica, ci siamoì imbattuti nel sito che segnalava il video. Il suo nome è Una cosa al giorno e lo consigliiamo  a tutti, perché fa bene ritrovarsi ogni mattina nella propria casella di posta una mail che stupisce, che fa sorridere e che fa scoprire sempre qualcosa di nuovo e inaspettato. È una cosa rara, oltre che una gran bella idea. Sperimentate anche voi. 😉