Ventotto ministri europei a Torino per celebrare la “settimana della Cultura”

Entro Emanuela Negro Ferrero

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Torino capitale. D’Italia. Poi capitale delle automobili. Oggi capitale della Cultura. Alle spalle dell’evento di oggi che vede riuniti nella magnifica cornice della Reggia di Venaria i 28 ministri europei alla Cultura, esiste un progetto. Lo dico meglio. La riunione di oggi, voluta dal sindaco Piero Fassino, è il risultato di anni e anni di progettazione attenta e accurata da parte di un gruppo di persone lungimiranti  unite nell’intento comune di riconvertire la città da  polo industriale a polo culturale. In parte l’operazione è riuscita e in parte no. O non ancora.

D’altra parte è cosa nota che la Fiat novella FCA ha lasciato da tempo gli stabilimenti vuoti o semi vuoti e che l’attuale situazione non è che un contentino prima dell’addio finale.

Già, ma chi glielo dice agli operai e agli impiegati e alle aziende dell’indotto che le macchine a Torino non si fanno più. Che si fanno in posti dove costano meno? Ecco allora che l’ingegno sabaudo, la tenacia di noi “bogianen” ha partorito quello che sembra l’uovo di Colombo e invece altro non è che un po’ di sano buone senso.

La cultura può dare posti di lavoro. Quanti non si sa. Molti non ci credono. Alcuni insistono che con la cultura non si mangia.  Perché nell’immaginario collettivo chi fa l’attore o il ballerino, chissà perché, non lo fa proprio come professione. Fare cultura non ha per alcune persone  lo stesso valore di  fare, per esempio, il barista o il decoratore o il benzinaio. Questo sarebbe vero se gli artisti non pagassero le bollette. O non mangiassero.  Non è così. Fortunatamente c’è chi ci crede e chi, negli anni ci ha investito denaro pubblico e privato.  Ma i tempi delle vacche grasse  e dei famosi ” contributi a pioggia” sono finiti. Oggi in Italia si è consapevoli che la Cultura è un settore strategico ma, ahimè,  i soldi sono finiti. O meglio, la cifra destinata al Ministero dei Beni Culturali è talmente ridicola che non serve nemmeno in minima parte a coprire il reale fabbisogno richiesto per la conservazione, la tutela e la valorizzazione di un patrimonio così vasto. Che cosa avranno deciso oggi questi ministri riuniti? Lo sapremo dai bandi che usciranno prossimamente per Europa Creativa nell’ambito del programma Horizon 2020.  Io nel frattempo mi dedico al crowdfunding. Ci credo. Ci voglio credere. Magari adattandolo a un paese, il nostro, che non ha la mentalità del charity all’anglossassone ma che in questa direzione può crescere. E credere. E capire che tanta bellezza non va sprecata e, soprattutto, che è proprietà comune di tutti noi italiani .

Redazione – www.innamoratidellacultura.it