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Jazz’inn è un format proposto da Fondazione Ampioraggio sperimentato per la prima volta nel 2017, in occasione del Jazz Festival Sotto le Stelle di Pietrelcina (Bn). Si tratta di una forma alternativa di incontro e confronto sui temi legati allo sviluppo istituzionale e imprenditoriale attraverso l’innovazione, da affrontare in maniera informale e conviviale.

Cultura e Innovazione, connubio perfetto sotto le stelle di Pietrelcina.

Il mondo dell’innovazione incontra la Cultura. A cavallo fra luglio e agosto, a Pietrelcina, sonnolenta cittadina dell’entroterra campano famosa per aver dato i natali a Padre Pio, la Fondazione Ampioraggio guidata da Giuseppe De Nicola, imprenditore salernitano,dietro esplicita richiesta del sindaco, ha deciso, coraggiosamente, di organizzare quella che sarà la quarta edizione di Jazz’in : incontri fra startup e imprese ad elevato tasso di innovazione e rappresentanti della pubblica amministrazione in cerca di nuove idee allietati da concerti jazz, aperitivi  e spaghettate notturne.

Se a qualcuno viene in mente il modello dell’hackaton va bene, Jazz’in in effetti può essere paragonato ad un hackaton gestito con una formula slow, più adatta ai ritmi lenti di noi italiani. Niente pitch sincopati scanditi da un timer ansioso. Zero presentazioni affannate , caroselli di idee e scambi frettolosi di biglietti da visita.

A Jazz’in l’atmosfera è davvero rilassata. I tavoli di lavoro sono organizzati in modo tale da  aiutare i partecipanti  a conoscersi e a scambiare idee e opinioni. Incontri sereni, proprio come si faceva una volta, prima che arrivasse il modello Silicon Valley.  I risultati di questo lavoro si misurano da quanto è stato già realizzato nel corso delle tre edizioni precedenti. I legami che si creano sono professionali e diventano amicizie, reti di relazioni, rapporti duraturi.

Che cos’è Jazz’inn?

Jazz’inn è un format proposto da Fondazione Ampioraggio sperimentato per la prima volta nel 2017, in occasione del Jazz Festival Sotto le Stelle di Pietrelcina (Bn). Si tratta di una forma alternativa di incontro e confronto sui temi legati allo sviluppo istituzionale e imprenditoriale attraverso l’innovazione, da affrontare in maniera informale e conviviale.
Il format prende spunto dalla parola jamming, che indicava il disturbo provocato nelle trasmissioni radiofoniche da interferenze e rumori, in unione con la parola jazz, che rimanda al fenomeno sociale degli schiavi afroamericani che trovavano conforto e speranza nelle loro anime improvvisando collettivamente ed individualmente canti.

Dunque si tratta di una improvvisazione creativa, intelletuale, innovativa che trova la sua anima nell’interferenza di pensieri che mettono a confronto per produrre nuove idee.

Un think thank dedicato alla social innovation realizzato con la formula dello slow dating.

Per facilitare e sollecitare il dialogo fra innovazione tecnologica e social innovation  è stato inserito il jazz come elemento culturale fondante. . Questo approccio trasforma il programma dell’evento in un vero e proprio think tank, dove stimolare le idee e trasformarle in investimenti sostenibili coinvolgendo innovatori, investitori e professionisti nei processi di innovazione e cambiamento sostenibile, coordinati da Ampioraggio. L’obiettivo è quello di fornire idee e nuovi stimoli ad aziende ed enti locali, cercando soluzioni in maniera orizzontale, su tavoli di confronto paritari e cooperativi, in un’atmosfera caratterizzata da lentezza, apertura, libertà e convivialità.

L’improvvisazione che nasce trova la sua base dal livello di professionalità degli attori coinvolti: Jazz’inn consente di far emergere l’anima dell’innovazione attraverso l’interferenza di nuove sinergie, di sperimentare metodi nuovi di confronto che siano informali, partecipativi ed esperienziali, con lo scopo di generare investimenti e sostenerli.

A chi si rivolge  Jazz’inn?

Amministratori e dirigenti pubblici, imprenditori e manager, influencer e media, professionisti e associazioni di categoria, startupper e PMI innovative, investitori, banche, incubatori e business angels, esperti del settore, grandi aziende, università e mondo della ricerca, e tutti coloro che hanno interesse ad approfondire le tematiche legate alla innovazione e allo sviluppo, con un orientamento sostenibile, consapevole e responsabile.

Jazz’inn: tre anni di successi.

In 3 anni l’evento ha generato  investimenti innovativi e contaminato territori, soprattutto aree minori del sud e del nord, avvicinandole al tema dello sviluppo sostenibile. Grazie alle sinergie con agenzie di sviluppo, investitori e centri di ricerca, le ricadute dirette e indirette sono state di circa di 8 milioni di euro.

Jazz’inn 2020 contro Covid 19

L’iniziativa quest’anno ha diversi significati, a partire dal messaggio che intende lanciare al Paese per reagire alla crisi pandemica generata dal Covid-19 e stimolare, da un borgo del Sud, gli attori dell’economia e dell’innovazione a guardare avanti con fiducia. Il programma di Jazz’Inn 20.20 si sviluppa su due giornate, più una terza alla scoperta del territorio, a Pietrelcina dal 30 luglio al 1 agosto.

Programma

Il programma generale delle due giornate di slow dating for innovation è il seguente:

  1. Registrazione partecipanti e welcome coffee
  2. Saluti istituzionali
  3. Presentazione delle call del giorno da parte dei case givers
  4. Sessioni di brainstorming in differenti tavolo di lavoro
  5. Pausa pranzo
  6. Restituzione dei risultati emersi ai tavoli
  7. Open talk e matching
  8. Apericena
  9. Eventi conviviali e serata jazz

Perché una campagna di crowdfunding?

Organizzare un evento è costoso. Organizzare un evento con il Covid lo è ancora di più. I protocolli di sicurezza richiedono attenzione e acquisto di materiali. Ma non è solo questo. Un evento dedicato a creare relazioni vede nel crowdfunding la modalità giusta per sottolineare l’importanza del fare rete. Della massa critica che si genera quando tutti lavorano nella stessa direzione per raggiungere un obiettivo comune.

Si scrive tanto di crowdfunding. Si tengono corsi, eventi, podcast.  L’unica cosa che va detto per chiarire che cos’è concretamente una campagna di crowdfunding è la parola “unione”. Piccole cifre donate da molti realizzano grandi sogni e obiettivi.

Giuseppe De Nicola invita tutti i soci di Ampioraggio, gli innovatori, gli amici e i colleghi a partecipare e a condividere la campagna con altri amici, colleghi e innovatori il link della campagna su www.innamoratidellacultura.it dimostrando con i fatti che  insieme ce la possiamo fare.

Abbiamo cantato all’unisono dai balconi, sfidato la paura e la solitudine e sopportato limitazioni e divieti. Ora possiamo far volare le idee con la forza della comunità.

Emanuela Negro-Ferrero – www.innamoratidellacultura.it

Matera Capitale Europea della Cultura 2019. La città silente. Suoni del futuro remoto.

Inizia oggi con “LA CITTA’ SILENTE. SUONI DEL FUTURO REMOTO”  il nostro viaggio alla scoperta dei 27 progetti selezionati  nell’ambito delle attività coprodotte dalla Fondazione Matera-Basilicata 2019 per il programma di Matera Capitale Europea della Cultura 2019.

Questo progetto è proposto dall’Associazione culturale no profit “ Onyx Jazz Club”  che dal  1985 promuove a Matera la cultura musicale jazzistica.

Onyx è una realtà molto nota sia a livello sia locale che nazionale e si muove con successo in tre aree principali.

  • Ambiente, Tradizioni e Turismoavviato nei primi anni novanta con l’organizzazione degli Itinerari Culturali ed il Venerdincontro;
  • Fotografiacon il concorso fotografico Fotogezziamoci;
  • Didattico la scuola di musica organizza da quindici anni corsi di musica e di educazione musicale classica, moderna e jazz e cura progetti con le scuole.

Per comprendere  l’altissimo livello culturale di questa associazione che sicuramente rappresenta uno dei tanti casi di eccellenza italiana leggiamo sul sito ufficiale http://www.onyxjazzclub.it che “dal 1991 al 1994 l’Onyx ha collaborato con l’Associazione Zétema di Matera per la realizzazione del progetto ZETEMA MUSICA, il primo corso italiano di formazione per Orchestra Jazz affidato alla direzione dei musicisti-direttori Bruno Tommaso e Ettore Fioravanti. L’operazione ha costituito un’esperienza di straordinario valore e di significativa originalità nel contesto dell’Italia meridionale, suscitando vasto interesse (con richieste di partecipazione provenienti anche da regioni settentrionali) e realizzando un vero e proprio circuito culturale, punto di riferimento per tutti gli operatori musicali del Mezzogiorno d’Italia e luogo di produzione e ascolto tra i più qualificati e ricercati”.

Onyx è nota per soprattutto per promuovere e organizzare “GEZZIAMOCI. Festival Internazionale di Basilicata” giunto nel 2018 alla sua 31° edizione e considerato a buon titolo una delle principali manifestazioni nazionali in questo ambito soprattutto  per il livello altissimo degli artisti ospitati (solo per citarne alcuni, Steve Lacy, Massimo Urbani, Enrico Rava, Paolo Fresu, Stefano Bollani, Tiziana Ghiglioni, Lee Konitz, Billy Cobham, Ettore Fioravanti, Nicola Arigliano, John Scofield, ecc.) che per le location straordinarie in cui si svolge l’evento.

Dal 1998 la manifestazione ha scelto di spostarsi  dagli spazi chiusi dei teatri e dei club agli spazi aperti dei Sassi e del Parco della Murgia Materana con la chiara intenzione di unire la passione per la musica con l’amore per il territorio.

I concerti vengono proposti in forma itinerante nelle chiese rupestri, nelle piazze storiche, all’interno di chiostri e per le strade di Matera e dei comuni della Basilicata interessati a ospitare l’evento.

Nel corso degli anni Onyx ha costruito attorno a sé una rete culturale in grado di coinvolgere realtà musicali locali e sostenendo allo stesso tempo un’azione di promozione turistica del territorio.

Onyx in tempi non sospetti ha attivato un sistema di alimentazione della propria etichetta discografica  attraverso un “azionariato popolare” molto simile al #crowdfunding.

L’idea di creare un “Club dei Produttori”  cioè una rete di sottoscrittori che contribuisce alla produzione del cd anticipando la propria quota di adesione ha permesso all’associazione di costruire un canale alternativo di distribuzione che permette l’abbattimento dei costi di produzione.

La città silente. Suoni del futuro remoto.

Per il programma culturale dell’evento Matera Capitale della Cultura 2019, Onyx propone “La città silente. Suoni del futuro remoto”,  un progetto crossdisciplinare rivolto alla ricerca e alla produzione musicale d’avanguardia con l’intenzione di raccontare il territorio attraverso i suoni.  In questo campo espressivo, l’attività creativa e culturale  è indirizzata a comprendere diversi linguaggi, dalla musica, all’installazione sonora, dalla performance dal vivo, ai lavori di field recording e di sound scaping.

Il percorso esplorativo verrà rimesso alla collettività come un concerto per “Partitura e Suoni Naturali”, eseguito dal Collettivo Onyx, un ensemble di musicisti lucani e pugliesi, diretto dal compositore statunitense Joe Johnson e una sezione ritmica, diretta dal musicista Rino Locantore e dal quintetto di Paolo Fresu.

Le prove di “Suoni del futuro remoto” iniziate nella primavera del 2018, sono state eseguite nel corso dell’estate per “collaudare” i luoghi e la tappa finale del progetto è fissata al 28 settembre 2019 .

Come vengono mappati i suoni e chi se ne occupa?

Per realizzare il progetto l’acustica dei luoghi viene studiata dagli studenti della facoltà di Architettura dell’università di Hannover e Basilicata.

Le performance musicali sono state  “campionate” e i suoni risultanti diventeranno delle partiture d’orchestra nelle mani di Joe Johnson.

L’intento di “Suoni del futuro remoto” è sia quello di creare una mappatura dei suoni tipici di Matera e  dimostrare che la promozione del territorio non è solo visiva ma, anche e soprattutto acustica. L’interesse dello studio si focalizza su tutto ciò che la città emette e come questi suoni si adattano ai luoghi.

La prima performance ha visto la pianista giapponese Ayumi Takana   dialogare con l’acustica di Palazzo Lanfranchi e quindi con le campane, le rondini, i falchi grillai.

Tutto questo lavoro di mappatura e di catalogazione dei suoni tipici del territorio porterà Onyx a restituire una nuova consapevolezza artistica e culturale perché “il paesaggio si può ascoltare ed essere trasformato in musica”.

 

Emanuela Negro-Ferrero – www.innamoratidellacultura.it

Torino Jazz Festival 2014 – Elio e le Storie Tese. Dancing in the Rain

Sotto una pioggia battente, insieme a una moltitudine di persone munite  di ombrello, stivaletti e impermeabile, ci siamo  goduti il concerto di chiusura di questo TJF 2014 con Elio e le Storie Tese.

È stata davvero una grande emozione. Torino, la nostra   amata  Torino, quasi non la riconoscevamo  più. Il Festival dedicato al jazz è arrivato al suo terzo anno consecutivo e, come il buon vino, invecchiando migliora. Ovunque, nelle piazze cittadine, nei locali, nei circoli (Esperia, Jazz Club) abbiamo  visto persone felici di ballare e cantare.

Al Circolo dei lettori si sono svolti incontri letterari e al Cinema Massimo un’interessante rassegna di documentari sul jazz. Sono stati organizzati seminari e workshop, come quello tenuto dalla Juilliard School al Conservatorio G. Verdi.

Stefano Zenni alla direzione artistica ha fatto un ottimo lavoro, chiamando sul palco artisti del calibro di Caetano Veloso, Al Di Meola, Manu Dibango. E lo ha fatto anche prestando attenzione alla scelta delle location e rendendo chiara la distinzione tra concerti di piazza e performance all’interno di auditorium e teatri.

diane schuur - torino jazz festival

Straordinarie poi le voci femminili di Diane Schuur, che si è esibita con la Torino Jazz Orchestra, e Sheila Jordan, special guest al Jazz Club per il Jimmy Cobb Italian Trio.

Come da tradizione, il tempo ha fatto i capricci e neanche il primo maggio è stato clemente. Elio, in finale di serata,  si è esibito alla grande sotto la pioggia e il vero cambiamento della città.  Da grigia e metallica ad argentea e metallara. Non ci siamo   accorti dei soliti torinesi mugugnoni, semplicemente perché non ce n’erano più!

torino jazz festivalLa Festa Jazz è andata bene, il pubblico ha partecipato con calore (quasi 50mila presenze), nonostante la grandine che a un certo punto ha colto tutti di sorpresa. Il jazz, però, ha avuto la meglio, stregando il suo pubblico. Elio è stato preceduto da grandi nomi e, in particolare, del trombettista Ibrahim Maalouf, che ci ha regalato una performance di rara bellezza.

Vi lasciamo  con qualche clip che vi riporterà direttamente sul palco di Piazza Castello.

TJF 2013 – Torino sempre più jazz

Il jazz impazza per le vie della città

È iniziato da un po’ e sta portando a Torino dei musicisti straordinari. È il Torino Jazz Festival, giunto quest’anno alla sua seconda edizione e affidato alla direzione artistica di Stefano Zenni.

Stavolta, il palinsesto è ancora più ricco rispetto all’anno scorso e la musica sta letteralmente invadendo Torino, nonostante la pioggia incessante. Che dire? Jazz bagnato, jazz fortunato. Ormai, il motto è questo.

Da una settimana circa, sul palco del TJF si stanno alternando musicisti pazzeschi. Qualche sera fa, Abdullah Ibrahim è stato protagonista di un magico concerto al Teatro Regio e, subito dopo, in piazza Castello, la musica di Mulatu Astatke (sua e magnifica la colonna sonora del film di Jim Jarmusch, Broken Flowers) e degli Steps Ahead ha fatto ballare tutta la piazza. Con l’ombrello a portata di mano, ma da brividi…

E poi, eventi speciali, incontri letterari, cinema, le mostre di cui vi ho parlato e tutti i concerti della rassegna off, il Fringe. Spettacolari gli assoli del Music on the River…

Ergo, c’è ancora domani per tutti quelli che fino ad ora non ce l’hanno fatta. Ve lo consiglio vivamente. Il programma del 1 maggio è decisamente intenso e v’invito a sbirciare per farvi un’idea. Gira voce che ci sarà anche un flashmob. Non sarebbe una cattiva idea ritornare per un po’ al jazz da ballare… Let’s Swing!

 

L’arte è jazz & groove

La seguo da un po’ e quest’anno, Ars Captiva, giunta alla sua quarta edizione, si è aperta verso una nuova prospettiva…

Ha lasciato la storica sede delle Ex Carceri Nuove di Torino, per cogliere l’opportunità offerta dal Torino Jazz Festival di creare un nesso tra giovane arte e musica.

L’edizione 2013 presenta così una serie di opere ed eventi di diversa concezione, tutti ispirati alla tematica GROOVE, cioè all’humus originario della musica nera che costituisce il nucleo ritmico e dinamico dell’improvvisazione. Ne sono scaturiti video, installazioni, sonorizzazioni d’ambiente, performance a carattere acustico / teatrale / coreografico, tutti realizzati a conclusione di un percorso formativo originale, e strettamente collegati agli spazi aulici del Museo Regionale di Scienze Naturali che accolgono questa edizione.

Qui il video della mostra, filmata durante il work in progress:

ARS CAPTIVA GROOVE, che ha aperto domenica 21 aprile, insieme alla mostra JAZZ DE J À ZZ con protagonista Guy Le Querrec e i suoi magnifici scatti jazz, è stata accompagnata fino ad ora da una serie di interessanti eventi collaterali.

Tra questi, ho avuto la fortuna di assistere ad una lezione/performance di Peader Kirk, Direttore Artistico di MKUKTRA performance group (UK) e di F2 Performance Unit (Grecia). Titolo:  “Memory Machine“, una macchina della memoria umana. Cosa è successo? C’è una persona seduta che racconta al pubblico un suo ricordo. I ragazzi seduti dietro di lui ascoltano il ricordo e lo raccontano ad altre persone che poi lo raccontano ad altre persone che lo raccontano ad altre ancora. E la memoria non si perde. (Un pò come facevano i i bardi secoli fa).

Devo dire che è stato davvero strano partecipare. Qui alcune foto della performance:

ARS CAPTIVA è un progetto del Comitato Creo, che ha come finalità lo sviluppo di pratiche artistiche contemporanee da parte degli istituti di formazione artistica del territorio torinese. Fondata da Accademia Albertina, Primo Liceo Artistico, Liceo Cottini, Liceo Passoni, Istituto Grafico Steiner, ha dato vita a tre rassegne biennali a partire dal 2007, in collaborazione con altri istituti artistici del territorio regionale, in particolare quelli di Asti, Biella, Caluso, Cuneo, Pinerolo.

Vorrei cogliere l’occasione anche per segnalare la mostra dedicata a Guy Le Querrec che, ospitata per la prima volta in Italia sempre al Museo Regionale di Scienze Naturali, propone una cinquantina di scatti del celebre fotografo della Magnum.

Perché “Jazz de J à ZZ” racconta attraverso la fotografia alcuni dei più grandi musicisti del secolo scorso: da Thelonious Monk, Miles Davis, Ray Charles, Phil Woods, Sun Ra, Dizzie Gillespie, Nina Simone, Ben Webster, Herbie Hancock a Dexter Gordon e tanti altri. Meravigliose, immediate, fumose…

Ecco un video della mostra, curata da Lorenza Bravetta, Alessandro Giorgio, Andrea Holzherr e Toni Lama: