arte contemporanea

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L’arte di Pietro D’Angelo

Un vernissage interessante per un giovane artista italiano di origini palermitane. 

Il suo nome è Pietro D’Angelo (classe 1974) ed è protagonista di una mostra personale presso la Ermanno Tedeschi Gallery.

D’Angelo è uno sperimentatore, sempre alla ricerca di nuovi materiali. Potrei definirlo un artista “da ufficio”, perché le sue sculture – morbide e rigide allo stesso tempo – sono fatte con puntine da disegno, graffette, viti. Tutti oggetti di uso quotidiano decontestualizzati e trasposti in ambito estetico, per dar vita a delle originali opere scultoree.

Visitando la mostra, ho scoperto che la sua ricerca è iniziata proprio utilizzando dei comuni bottoni attaccati trasversalmente, poi l’innovazione nell’uso dei materiali si è spinta oltre fino ad approdare all’uso delle graffette, oggetti che hanno la proprietà di farsi attraversare dalla luce e di rendere visibile ciò che nella realtà è invisibile. Da qui, la creazione di giochi ottici ottenuti dalla luce riflessa dalle graffette in un rapporto tra pieno e vuoto.

“Il vuoto diventa parte dell’opera, – come ha affermato l’artista – la materia è ridotta a linee olografiche che si snodano nello spazio e grazie al loro colore metallico riflettono la luce e si lasciano attraversare nei vuoti”.

Quello di Pietro D’Angelo è un linguaggio artistico che frantuma il senso unitario delle cose. Ogni stratificazione sembra un abito che dona alle sculture una protezione, una seconda pelle anch’essa frammentaria, fatta di minuscoli dettagli e di piccole parti assemblate.

Il risultato finale è comunque uno spettacolo armonico, che trasforma la realtà in simboli e sogni…

Girlfriend in a Coma

È  stato proiettato il 17 febbraio alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo ed è il film più contestato degli ultimi mesi, la cui proiezione, prevista al Maxxi di Roma, è stata posticipata a dopo le elezioni, creando una serie di polemiche tuttora in corso. Stiamo parlando di “Girlfriend in a Coma”, il documovie sull’Italia di Bill Emmott.

L’ex direttore dell’Economist, insieme alla filmaker Annalisa Piras, ha lavorato lo scorso anno a un documentario sull’attuale situazione politica del nostro paese, confrontando la “Mala Italia” con la “Buona Italia”, e quindi i fattori che impediscono la crescita e quelli che potrebbero favorirla. Per raccontare il suo percorso, Emmott ha intervistato numerosi esponenti del mondo imprenditoriale, politico e culturale italiano, come Mario Monti, Umberto Eco, Roberto Saviano, Sergio Marchionne, Emma Bonino, Susanna Camusso e Nanni Moretti.

Alla base del film c’è un forte attacco al declino culturale e politico del paese, causato – secondo la tesi dell’autore – dall’ingresso in politica di Silvio Berlusconi (verso cui Emmott è sempre stato molto critico). Una pellicola che ha inevitabilmente creato una serie di polemiche e che ha portato alla decisione di Giovanna Melandri, presidente della Fondazione Maxxi, di posticipare la première della proiezione del film, prevista inizialmente per lo scorso martedì 13 febbraio all’interno del Museo Maxxi.

Ho trovato interessante la suddivisione del film in tre capitoli ideali che rimandano alla struttura della Divina Commedia: l’Italia dall’inferno al paradiso. Dalle origini del declino al riscatto eventuale del futuro. I temi: mafia, ‘ndrangheta, camorra. Berlusconi. Le banche. La corruzione. L’Italia che scorre sullo schermo nelle immagini di agghiaccianti fatti di cronaca, nelle numerose interviste e testimonianze, nei versi danteschi. Ma l’inchiesta va avanti, non si ferma al declino e spera. Cita le eccellenze, gli esempi di Ferrero e Slow Food, analizza l’emigrazione e guarda al potere della mobilitazione femminile. Aspetto, quest’ultimo, che condivido totalmente, perché le donne – coraggiose, preparate, abituate da sempre a dividersi tra più impegni e dimensioni – sono imprescindibili agenti di cambiamento, possono salvare l’Italia. Sono le donne che rappresentano il vero welfare e consentendo loro di lavorare – cioè di essere libere – l’economia ne trarrebbe un enorme vantaggio, il PIL segnerebbe una crescita vertiginosa ma, soprattutto, l’intero scenario futuro del paese cambierebbe e solo in meglio, sotto ogni punto di vista.

Per raggiungere il paradiso, però, è indispensabile cambiare rotta, non basta fermare il declino. Per risvegliare il nostro paese, questa ragazza in coma, bisogna cambiarlo e farlo con coraggio e in profondità. 

 

Gerhard Richter: collezione che passione

“Consideravo, e tuttora considero, le edizioni come una gradita compensazione alla realizzazione di dipinti, che sono pezzi unici. Le edizioni rappresentano una straordinaria opportunità per presentare la mia opera a un pubblico più ampio”. (G. R.)

Appassionati, esperti e, soprattutto non addetti ai lavori. In tanti, anzi tantissimi, amano Gerhard Richter ed è questo uno degli aspetti straordinari della sua arte, complessa e accessibile, sempre viva, sempre diversa e in grado, per queste sue caratteristiche, di coinvolgere un ampio pubblico. Lo dimostra molto bene la mostra che la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo dedica al grande artista tedesco, esponendo le Edizioni 1965/2012 provenienti dalla Collezione Olbricht.

È da un po’ di tempo, infatti, che Richter si dedica con passione alle edizioni – opere d’arte originali realizzate in serie – con rammarico di chi predilige i suoi dipinti unici. Non è però il caso di Thomas Olbricht, il quale ha praticamente collezionato quasi tutte le edizioni, perché adora la possibilità che gli viene offerta con questa produzione di poter completare una collezione. Lo ha dichiarato in occasione della presentazione della mostra, che ospita stampe, edizioni fotografiche, dipinti, libri d’artista, manifesti e multipli.

Le riflessioni di Richter sull’immagine e sul suo significato si esprimono attraverso stili e rappresentazioni sempre diverse, all’interno di un percorso espositivo che si apre con il riflesso dei visitatori in uno specchio di cristallo per poi proseguire tra illusione e astrazione, ritratti sfocati (splendida Babette) e arazzi pregiati. Senza mai spegnersi, alla luce di una candela.

Per me che sono una grande fan di Richter, è una mostra molto bella e un po’ mi pento di averla visitata durante la serata inaugurale (super affollata), anche se ne è valsa comunque la pena, sia per l’interessante presentazione introduttiva – che v’invito a vedere qui in video – sia per i numerosi incontri da vernissage… Alle inaugurazioni, si sa, s’incontrano sempre ospiti d’eccezione e stavolta, mescolato tra la folla, c’era Ruggero, la giovane star della serie di Disney Channel, Violetta. Se me lo fossi fatto scappare, le mie figlie non mi avrebbero mai perdonato e, allora, eccoci qua in posa per loro:

Ora, gossip a parte, quando avete un po’ di tempo libero approfittatene per andare a scoprire le 165 opere in mostra alla Fondazione Sandretto.

 

 

Le magie animate di Gianini e Luzzati

Dentro un sogno…

Non c’è una parola più adatta di questa per descrivere la mostra “Gianini e Luzzati. Cartoni animati“, allestita al Museo Nazionale del Cinema e visibile fino al 12 maggio 2013.

Per la prima volta, sono presentati al pubblico la maggior parte dei materiali originali dei film tuttora esistenti: più di duecento personaggi, bozzetti, scenografie, storyboard che testimoniano il processo creativo che ha dato origine ad alcuni tra i capolavori del cinema d’animazione mondiale.

È una mostra che mi è piaciuta tantissimo, in cui il teatro, la poesia, il disegno si mescolano per dar vita a racconti fantastici e fiabeschi che sembrano prendere vita proprio sotto i tuoi occhi, in quel momento esatto. Ho trovato strepitose le forme, i colori e soprattutto la “bambinizzazione” dei personaggi. Puntuale l’abbinamento di tavole e animazioni, ipnotica l’attenzione scrupolosa per i dettagli che caratterizza il personalissimo stile degli artisti.

Inoltre, l’esposizione propone anche materiali per ipovedenti, realizzati appositamente: tavole tattili, un libro in braille per la Gazza Ladra e un burattino snodabile della stessa gazza.

Per quanto riguarda invece l’allestimento, forse, si perde un pò all’interno di quello che è il più grande allestimento del Museo. In ogni caso, molto piacevole e sempre suggestivo. Talmente tanto che mi è venuta voglia di tornare con calma a rivisitare tutto il Museo. Prima, però, ho fatto una sosta al bar: il lungo tavolo fucsia illuminato e allestito con monitor sul piano d’appoggio è semplicemente posh.  

ContemporaryArt Torino per Michael Nyman

The dream of every photographer is to be at the right place at the right moment.

“Essere nel posto giusto al momento giusto è un po’ il sogno di chiunque e in particolare di chi, come i fotografi, fa dell’istante la sua ragione di scatto. Tra questi, ritroviamo Michael Nyman. Sì, proprio lui: il grande compositore che ha firmato le colonne sonore dei film di Peter Greenaway e di Lezioni di piano. Quello che ha esordito come critico musicale e che nel 1969 è stato il primo a parlare di minimalismo proprio in riferimento alla nuova estetica musicale.”

Sul blog di ContemporaryArt Torino Piemonte, c’è un reportage video e fotografico molto approfondito sul progetto Sublime di Michael Nyman.

“Tutto è iniziato in giro per il mondo nel 2003 quando, poco prima o poco dopo un concerto, Nyman ha cominciato a scattare le prime foto. Dai grattacieli di Barcellona agli oggetti abbandonati nelle strade di New York. Da un dettaglio di scarpe rubato a Tokyo ai passanti osservati dalla stanza di un hotel a Mantova, ai volti di persone noncuranti delle offerte colorate del McDonald di Madrid. Gesti ripetitivi, riflessi, paesaggi notturni, vetrine, ritratti. Gli scatti di Nyman sembrano le pagine di un diario musicale fatto di immagini.”

Ringrazio la redazione del blog, che ha fatto davvero un bel lavoro, e v’invito a non perdervelo. Troverete, infatti, il trailer della mostra al Museo Regionale di Scienze Naturali, un’esclusiva intervista a Nyman e la Lectio Magistralis tenuta dal grande artista nella sala conferenze del museo. Cliccate qui.

ArtisMap: alla ricerca degli studi d’artista

Vi ho già detto no che ho una passione per gli studi d’artista?

Perché oggi, dopo la mia ultima incursione nell’atelier di Ugo Nespolo, mi piacerebbe segnalarvi ArtisMap, un progetto molto interessante che ci permette di raggiungere e scoprire quei luoghi insoliti e affascinanti che sono gli studi degli artisti.

Torino, Val di Susa, Ameno, Alessandria, sono solo alcune delle località mappate fino ad ora da ArtisMap, che si pone come osservatorio e guida per conoscere gli artisti del posto e, soprattutto, gli spazi in cui creano.

Le fotografie, le descrizioni, la scoperta degli studi dei maestri del passato sono gli elementi chiave di questo viaggio virtuale destinato a diventare reale. ArtisMap, infatti, ci offre tutte le coordinate – dal numero civico al numero di telefono – per entrare nel vivo degli studi d’artista preferiti. (Mi piacciono questi consigli geolocalizzati che azzerano la distanza di sicurezza tra il pubblico e l’arte).

Ancora non ho visto tutti gli studi e vi lascio per continuare la mia visita online tra spazi dismessi, scuderie settecentesche e ville bucoliche… E se vi ho convinto, provate a entrare anche voi.

Nell’atelier di Ugo Nespolo

Ripetere è una forma di staticità, di morte. A me piace la vita.

Lo scorso venerdì, ho avuto il piacere di visitare il meraviglioso atelier dell’artista Ugo Nespolo.

Ero a Torino, nei pressi di via Susa, in un incantevole cortile di uno stabile interamente ristrutturato. Qui, ho scoperto un posto magico, vivo, pieno di colore. Uno studio in cui dentro c’è praticamente tutto: sala d’attesa, laboratorio, archivi, una sala cinema e uno spazio interamente dedicato all’esposizione delle sue opere.

Pittura, scultura, regia. Ugo Nespolo è un artista eclettico e nel suo studio ho potuto ammirare la sua arte e scoprire dal vivo il suo ultimo lavoro: un intarsio in legni pregiati che sarà collocato nel pavimento della sala cinema. Stupefacente. E poi, il Maestro è un uomo così gentile, alla mano, una persona brillante e molto intelligente.

È stato un incontro sorprendente e mi piacerebbe che fosse solo il primo di una serie di visite ad atelier di grandi artisti che ho in programma di effettuare.

Quale miglior modo per conoscere e capire l’arte, se non quello di entrare direttamente in casa di chi l’arte la crea?

Qui, il sito dell’artista Ugo Nespolo.

Alla mostra di Pablo Picasso

“Per me un dipinto è l’esito di una distruzione. Faccio un dipinto e poi lo distruggo.”

Pablo Picasso.

Adoro il suo genio, trovo straordinaria la sua arte, ed è per questo che non avrei mai potuto perdermi la mostra al Palazzo Reale di Milano. Vedere dal vivo le sue Demoiselles d’Avignon, le bagnanti, è stata una vertigine.

“L’arte astratta non esiste – disse – bisogna sempre partire da qualcosa… Ogni cosa ci appare sotto forma di figura, persino nella metafisica le idee si esprimono attraverso figure.”

E le sue di ‘figure’ mi hanno letteralmente estasiato; ripenso alle sue donne, ai loro volti, allo spigoloso e vivace ritratto della fotografa Dora Maar, alla posa di porcellana della moglie Olga, alla vigile Celestina del periodo blu.

Passando da un’opera all’altra, quello che ho trovato sorprendente è la varietà, la costante evoluzione, un’arte in trasformazione continua. Pungente, sovrapposta, profonda. Impossibile non amarla. E la mostra, molto ampia e davvero ricca (ben 250 opere), strutturata secondo un ordine cronologico, mi ha dato modo di godere di questa straordinaria ricerca. Per chi ama Picasso è senza  dubbio un’occasione imperdibile.

Al tempo stesso però, ho notato che manca qualcosa: l’interattività, un aspetto per me importante che, in questo caso, è totalmente assente. Bisogna affittare le cuffie oppure non vi è modo di intervenire con un po’ di edutainment, che invece renderebbe il percorso molto più istruttivo, oltre che leggero e divertente. Ognuno di noi, infatti, ha le proprie attitudini di apprendimento: c’è chi è visivo, chi uditivo e chi cinestetico. Visitare una mostra in grado di stimolare tutti i canali sensoriali è certamente un’esperienza più ricca e istruttiva.

Alcune foto dei lavori in mostra: