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Lezione di Crowdfunding n°27. Va bene la tecnica, ma attenti alle emozioni.

Più passano i mesi e più gli italiani  sono informati. Articoli, corsi, campagne di successo. Il crowdfunding è onnipresente e onnicitato.  La parola crowdfunding, che un giornalista presente alla conferenza stampa di www.innamoratidellacultura.it nel lontano 2014  al Circolo dei Lettori di Torino aveva  trascritto come “crowdfunfing”, è entrata nel vocabolario dei giovani e, nel caso della cultura, anche di quella  fascia di donatori di età compresa fra i 40 e i 60 che, comunque, anche se ha compreso  che “crowdfunding” sta per colletta, insiste a voler pagare con il bonifico bancario perchè non si fida dei sistemi di pagamento digitale ma crede nell’unione di tante piccole somme per raggiungere un grande obiettivo comune.

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Assodato che il crowfunding è una raccolta di soldi espletata con l’aiuto di strumenti digitali  e che si differenzia  da qualsiasi altra raccolta fondi perché 1) è trasparente ; 2) raggiunge potenzialmente un pubblico vastissimo, gli aspetti prettamente tecnici e professionali del crowdfunding sono ancora poco conosciuti alla stragrande maggioranza delle persone.

Le credenze che mi sono trovata quasi quotidianamente a sfatare sono, per esempio, il mito che sia la piattaforma a raccogliere. Non è vero o, meglio, è vero solo in alcuni casi, pochi e fortunati.  Un altro aspetto che mi viene confessato dai progettisti è la paura di non raccogliere.  Di questa paura esiste anche la versione “non riuscirò a raggiungere l’obiettivo” che nella sua trasformazione più perversa induce alcune persone a pubblicare la campagna e a non occuparsene con il risultato evidente che la campagna non raccoglie per davvero. Perché non raccoglie? Perché hai avuto paura, principalmente di avere successo.

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I corsi di crowdfunding si trovano ormai un po’ dappertutto e  ci sono in circolazione diversi professionisti validi e preparati. Trovo sempre utile che il progettista arrivi alla campagna pronto e ben strutturato perchè la campagna ne beneficia.

Rimane però il fatto che i corsi di crowfunding trattano solamente gli aspetti tecnici e professionali. Le persone, una volta definite le varie strategie di comunicazione e promozione, rimangono dal sole a gestire un’attività che mi sento di definire ad alto tasso di emozione ed è questo fattore che poi, prima di qualsiasi altra attività, determina o meno il successo della campagna.

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PAURA

Quando si inizia qualcosa di nuovo,  la paura è certamente l’emozione dominante. Nello specifico, decidere di lanciarsi in una attività di raccolta fondi genera paura. C’è la paura dell’ignoto perché non si sa esattamente che cosa ci aspetta. C’è la paura del fallimento legata all’obiettivo che, se non viene raggiunto, può creare molti tipi di problema. Da quelli semplicemente legati alla non realizzazione dell’idea alla paura di perdere la faccia con le persone che abbiamo coinvolto.

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ANSIA

La versione light della paura è l’ansia. Una campagna gestita correttamente ha ritmi estremante sostenuti. Raggiungere l’obiettivo in tot giorni genera ansia. Ci sono tante cose da fare, le mail da inviare, gli eventi da organizzare, le telefonate, i social da gestire e i recall. Una vera miniera di ansia.

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CHIAREZZA

Per raggiungere un obiettivo, di qualsiasi genere, è necessario essere chiari,  Con sé stessi e con gli altri.  Quello che si vuole raggiungere va definito con esattezza  focalizzando con decisione la direzione da intraprendere e mantenendo il focus fino a quando si è arrivati alla meta.

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FIDUCIA

Una campagna di crowdfunding ha successo perché si basa su una strategia. Se però non si crede fermamente le cose non avvengono. Ho osservato in molte occasioni che i progettisti fiduciosi, quelli che erano stati in grado di lasciar andare la paura e procedevano nelle attività  con determinata fiducia, sono quelli che hanno raccolto e, spesso, hanno inspiegabilmente ricevuto donazioni da perfetti sconosciuti.

Per concludere, il crowfunding in ambito culturale   non tocca il cuore come accade, per esempio, con una campagna di raccolta fondi per le vittime del terremoto. Questo tipo di raccolta non ha bisogno di essere spinta o promossa perché è una iniziativa che tocca corde profonde. Per la cultura le leve che vengono toccate sono altre. Ecco perché l’attitudine interiore del progettista è determinante. E’ l’amore per il proprio sogno che deve essere trasmesso alle persone. La passione e l’entusiasmo per il proprio lavoro e l’emozione di vivere fino in fondo il viaggio lasciando andare la tensione per il risultato.

Emanuela Negro-Ferrero – enf@innamoratidellacultura.it

Hai un’idea in mente? Parliamone insieme!

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Fare rete. Costruire relazioni. Divertirsi. Ecco svelato il segreto del crowdfunding.

Le lunghe estati  italiane sono spesso rallegrate dal passaggio della  banda musicale locale. Colorata, rumorosa, divertente, la banda musicale procede in mezzo alla folla festante preceduta dalle complicate coreografie delle majorette. Che cosa distingue una banda musicale da un’orchestra? Una banda musicale, o semplicemente banda, o anche orchestra di fiati è un complesso musicale formato esclusivamente da strumenti musicali a fiato e a percussione dove gli strumenti a fiato di tutti i “tagli” cioè da piccini a grandi, sostituiscono quelli ad arco. Le bande presentano un corpo  estremamente eterogeneo e presentano varianti a seconda delle zone geografiche, dalle tradizioni locali e dalla disponibilità economica degli strumentisti. Esistono bande professionali dove il livello dei musicisti è molto alto, e bande amatoriali di livello dilettantistico. Come curiosità, vi informo che per quanto riguarda la sfera accademica, nei conservatori di musica è da molto tempo possibile conseguire il diploma in Strumentazione per Banda.

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Fino alla fine di agosto è possibile aiutare con una donazione la banda musicale di Busseto che per festeggiare i suoi 200 anni di vita ha deciso di lanciare una  campagna di crowdfunding.

Il progetto lo trovate pubblicato sul nostro sito al link https://www.innamoratidellacultura.it/campaigns/festival-bandistico-citta-busseto2/#.V6TlNfmLTIU

Il festival è stata ideato per finanziare due giornate (17 e 18 settembre ) che, nell’intenzione dei progettisti,  vogliono essere un momento di incontro musicale,  scambio culturale e di amicizia all’insegna della bella musica e del buon cibo. Il programma prevede concerti, sfilate in corteo e la possibilità per chi dona di diventare praticante suonatore.

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A questo punto  chi di voi sta leggendo  si pone la domanda: perchè dovrei donare?  La risposta è semplice. Diverse ricerche accademiche hanno indicato che le persone sostengono le campagne di crowdfunding perché il progetto li ha convinti e li coinvolge. Emotivamente o fisicamente, è un dato di fatto che se  il progettista riesce a creare un legame empatico con le persone che lo sostengono  (o che potrebbero farlo) , la costruzione della rete di supporto attorno alla campagna si crea  molto velocemente.

Quando una campagna non raccoglie, quindi,  il motivo è sempre e solo uno. Il progettista non sta costruendo le giuste relazioni.

Penso che il crowdfunding sia arrivato nella nostra società in un momento che si può definire allo stesso critico e speciale.

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Le ondate di persone in fuga dalle guerre mettono alla prova la nostra capacità di accogliere e integrare a diversi livelli. Il crowdfunding è un ottimo  banco di prova della nostra capacità di provare  empatia. Chi ha già condotto una campagna sa che  per ricevere sostegno non è sufficiente la simpatia personale.

Sa anche che è fondamentale  i costruire intorno al progetto  una forte rete di sostegno e di consenso . L’idea che mi sono fatta, osservando le campagne ben riuscite, è che una campagna di crowdfunding può dire di aver avuto successo non solo perchè ha raggiunto l’obiettivo economico ma, anche e soprattutto,perchè ha saputo costruire un network di appassionati sostenitori .

Ma come si fa a coinvolgere le persone Il termine corretto è “engagement”.  Cioè “coinvolgimento”.  Sui social media come  nella vita reale. Senza “engagement” non si creano relazioni e senza relazioni niente e nessuno può esistere.  Tanto meno una campagna di crowdfunding che ha bisogno come l’aria di essere condivisa,  diffusa e amata.

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Il Festival di Busseto è una bellissima iniziativa tutta italiana. Ha bisogno di essere amata, condivisa e diffusa. Fatelo mentre siete sdraiati al sole. Basta un click dal cellulare o due parole scambiate con i vicini di cellulare.

Emanuela Negro-Ferrero – enf@innamoratidellacultura.it

Italia, terra di poeti, navigatori, artisti e castelli.

Quanti castelli ci sono in Italia? In tutto  ci sono 3177 castelli. Gli edifici storici sono divisi fra castelli veri e propri, residenze nobiliari e fortezze. Si tratta di un patrimonio diffuso su tutto il territorio, estremamente bello e variato. Ci sono castelli con il fossato e altri senza il fossato. Alcuni sono circondati da mura e altri si trovano sulla sommità di un borgo antico. Molti castelli negli anni sono stati riconvertiti in musei e hotel e altri a, al di fuori dei circuiti turistici, sono ancora abitati da eredi di famiglie di stirpe nobile e da qualche eccentrico amante delle atmosfere antiche. Secondo una statistica catastale dell’Agenzia del Territorio datata 2007,  2404 famiglie italiane vivevano in “castelli e o palazzi di eminenti pregi artistici o storici”.

Castello-di-Fenis-Valle-d-AostaPer avere informazioni più dettagliate è utile consultare il sito www.icastelli.it che, sebbene  incompleto, traccia una mappa per regioni e province, dei castelli italiani, e il libro, oggi non facile da trovare, Guida ai castelli d’Italia. Oltre 500 luoghi di antico fascino di Enrica Roddolo che nel 2004 metteva insieme oltre 500 schede di castelli.

Panoramica del castello

Castelli di tipo speciale, che suscitano n grandissimo interesse negli appassionati di storia militare, sono le fortezze.

In Italia, le  fortezze medicee sono  un maestoso complesso architettonico progettato per la difesa del Ducato di Toscana  costruite alla metà del Cinquecento per iniziativa di Cosimo I de’ Medici. In tutto si tratta di sei edifici fortificati di grandissima bellezza e che vale certamente la pensa di visitare.

Molto pregiata, in provincia di Arezzo , è la Fortezza del Girifalco (o Medicea).

Il passato

Questa struttura difensiva venne  utilizzata probabilmente nel periodo alto medioevale da guarnigioni gote e longobarde, ma la prima documentazione certa risale all’anno 1258, quando fu ceduta ad Arezzo. Dopo il 1266 vi furono eseguiti diversi interventi di rifacimento, proseguiti poi successivamente nel 1300 sotto la Signoria dei Casali. Furono poi i Senesi ad aiutare i Cortonesi sia nella ricostruzione delle mura che della Fortezza, poco prima che la città passasse sotto il dominio di Firenze (1411). Risale proprio a questo periodo il corpo centrale, che serviva da chiave di volta del circuito delle fortificazioni.  Nel 1540 Cosimo I° de’ Medici (detto Cosimo il Vecchio), dopo aver visitato tutte le fortezze della Toscana, per stabilire quali rafforzare ed ammodernare, scelse il Girifalco di Cortona.

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L’aspetto attuale della fortezza del Girifalco è deriva dalla  ristrutturazione cinquecentesca: imponenti mura seguono un tracciato trapezoidale con quattro bastioni angolari di forme e dimensioni diverse ognuno con un proprio nome: a sud  S. Margherita ad ovest S. Maria Nuova , a nord S. Egidio si) e infine S. Giusto a sud. Al loro interno si trovavano il magazzino delle polveri ed il carcere (a sud), quattro posti cannone (a ovest), due cannoniere (a nord) e tre fuciliere (a est). Le mura all’interno hanno un terrapieno utile all’epoca per attutire i colpi dell’artiglieria, mentre ogni bastione ha delle feritoie laterali su cui venivano sistemati i cannoni che consentivano di difendere tutti i lati della struttura.

Il presente

Oggi la fortezza del Girifalco ha nuovamente bisogno di essere ristrutturata.  Qualcosa si era mosso perché nel 2010 il cantante Lorenzo Jovanotti  si era attivato per ottenere la ristrutturazione del bastione di Santa Maria. L’intervento è stato realizzato grazie al sostegno congiunto di Montepaschi e del Comune di Cortona ed oggi ospita le sale di incisione del cantante. Ma il progetto di recupero della fortezza è molto più ampio e i costi, stimati per la prima tranche della “Casa del Capitano” si aggirano su oltre il milione e mezzo di euro.

Da febbraio 2016 il progetto di recupero della fortezza è passato “sotto l’ala” della Associazione Culturale  On The Move.  L’Associazione, che da sei anni organizza in estate il festival dedicato alla fotografia di viaggio “Cortona On The Move” , in cambio dell’utilizzo degli spazi della fortezza, si è attivata per trovare i fondi per restaurarla. L’obiettivo però non si limita al recupero architettonico. Il sogno da raggiungere è molto più  ambizioso perché prevede la costruzione di una Accademia Internazionale di Arti Visive e Design destinata ad accogliere a Cortona durante tutto l’arco dell’anno giovani creativi provenienti da tutte le parti del mondo.

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Il primo passo operativo è stato attivare una campagna di crowdfunding sul portale www.innamoratidellacultura.it  e offrire, a chi dona interessanti ricompense scelte con cura in ambito enogastromico e turistico locale.

Il link https://www.innamoratidellacultura.it/campaigns/fortezza-girifalco-cortona/#.V5oxAPmLTIU è attivo per le donazioni con PayPal e Stripe mentre la raccolta fondi tradizionale, e quindi le donazioni più consistenti, possono essere inviate tramite bonifico bancario inviando prima una mail con i propri dati personali a info@pinkfishstyle.co.uk  , la società incaricata dall’Associazione per la ricerca di  sponsor e grandi donatori.

Le donazioni sul portale, oltre ad essere tracciate e pubblicate “in chiaro”, riceveranno lo sgravio fiscale derivante dal beneficio “ArtBonus” che il ministero dei beni culturali assegna ad alcuni beni pubblici di particolare pregio. I cittadini esteri, nel caso decidessero di intervenire in maniera consistente al restauro, potranno godere delle deduzioni vigenti nei paesi di origine oltre che dalla possibilità di essere indicati con una targa e, se la donazione è importante, dall’utilizzo del bene restaurato per eventi personali o aziendali.

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Il patrimonio artistico e architettonico italiano è straordinario, unico al mondo ma se non si interveniamo economicamente per restaurarlo, rischia seriamente di scomparire.

Partecipare alla nostra avventura di salvataggio è importante. Vi chiediamo di dare il vostro sostegno alla campagna di crowdfunding e, se non potete farlo ma vi interessa comunque partecipare potete farlo diffondendo  questa campagna ai vostri amici e nella vostra comunità.

We love Italy, and you?

Emanuela Negro- Ferrero – enf@innamoratidellacultura.it

 

Lezione di Crowdfunding n°26. Serve un manager per gestire la campagna? Si, serve.

La media di successo delle campagne di crowdfunding in Italia (come in Europa e in USA)  è attestata su circa il 30%. Questo significa che su dieci campagne pubblicate solo tre  raggiungono il loro obiettivo. Perchè? I motivi sono tanti e,  perlomeno questa è la mia esperienza, , la causa  principale del fallimento di una campagna di crowdfunding è la mancanza di una programmazione strategica e, sembra incredibile ma è vero,  la non gestione della campagna stessa. “Che cosa devo fare?” – mi chiedono quando la loro campagna è online da giorni ma risulta  “inchiodata”. Strategia, azione mirata ,comunicazione intelligente, un piano di eventi ben costruiti lungo il percorso.  Ecco che cosa si deve fare.


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Sul mercato negli ultimi due anni, si sono fatti avanti molti  professionisti disposti ad accompagnare le campagne sia nella fase di preparazione che di raccolta vera e propria. Nella solita jungla italiana dove tutti sanno fare tutto, come si può distinguere chi ci può veramente aiutare da chi invece no?  Un primo suggerimento è quello di dare un’occhiata ai profili Linkedin, ai siti personali e ai blog così come ai profili social e agli eventuali commenti pubblicati in rete sul professionista.  Poi , è fondamentale verificare  la case history delle campagne seguite e i risultati che sono stati ottenuti.

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Di che cosa si occupa esattamente il crowdfunding manager e in che cosa consiste il management di una campagna? Non è semplice spiegare nel dettaglio il lavoro che viene svolto da un crowdfunding manager che, come ho gia scritto prima, è un professionista esperto, spesso e volentieri laureato il quale, per portare un progetto a raccogliere donazioni impiega molte ore di tempo e mette a disposizione un ricco bagaglio di competenze acquisite studiando diverse discipline e , ovviamente, maturate sul campo.

Per farmi capire meglio, immaginiamo di dover mettere online la campagna di raccolta fondi per il restauro della fortezza del Girifalco. Possiamo vederla pubblicata al link https://www.innamoratidellacultura.it/campaigns/fortezza-girifalco-cortona/#.V4UL5_mLTIU attiva e in raccolta. Ma che cosa è successo prima che venisse pubblicata? Perché è stata intitolata in questo modo? Come mai il video è raccontato da un’attrice e non dai progettisti? Come è stata costruito il piano delle ricompense?

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In base a queste domande e all’obiettivo di raccolta da raggiungere, il professionista decide come costruire il piano di comunicazione scrivendo il documento  strategico necessario a penetrare il mercato con il giusto tono di voce. Se è il caso, si occupa di aiutare il progettista consigliandolo nella costruzione dei contenuti : scrivere il testo descrittivo, ideare uno script per il video ( è una breve sceneggiatura) pianificare le ricompense verificando che siano veramente in grado di attirare l’attenzione dei potenziali donatori.

E poi crea la strategia di comunicazione digitale. Che non si limita a postare notizie un paio di volte al giorno su Facebook o su Twitter. Ma è lo studio accurato di un piano editoriale  pensato per creare engagement e possibilmente sincronizzato   alla pianificazione degli eventi. Comprende azioni di digital PR e la costruzione di interazioni con gli influencer.  Ormai è noto che siano proprio gli eventi  le situazioni migliori per effettuare la raccolta delle donazioni.  Mi chiedo come mai la  maggior parte dei progettisti non si preoccupa di organizzarli. Credo faccia parte dell’idea che una volta online i soldi arrivano quasi magicamente. Non è così. Per diffondere la propria idea agli altri e convincerli a sostenerla, ci si deve dedicare e metterci la faccia..

Tutto questo lavoro di preparazione, se eseguito con accuratezza, generalmente porta la campagna ad avere successo. Facendo però attenzione a un aspetto che in molti non comprendono : in nessun caso il manager si sostituisce al chi fa la campagna. Coadiuva. Consiglia. Supporta. Ma non la gestisce.

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La cosa che generalmente funziona meglio è allestire una squadra di persone, ognuna con un ruolo preciso , che il crowdfunding manager coordina. E il costo? Preferisco definirlo un investimento. . Che in quanto tale può anche non dare i frutti sperati. Ma, chi non risica non rosica. Meglio spendere un pochino per strategia e comunicazione che non raccogliere del tutto.

La piattaforma www.innamoratidellacultura.it offre un servizio di management e strategia. Se siete interessati inviate una mail a enf@innamoratidellacultura.i t

Al vostro successo!

 

Emanuela Negro-Ferrero  – ceo www.innamoratidellacultura.it

 

Lezione di Crowdfunding n° 25 – Quale materiale produrre?

Realizzare una campagna di crowdfunding implica la preparazione di materiale e, conseguentemente, dei costi che seppur minimi, sono da  considerare e includere nel computo generale del progetto.

E’ vero che il crowdfunding serve a raccogliere fondi in situazioni in cui di soldi non ce ne sono proprio, ma è anche vero che una presentazione insufficiente o costruita senza l’opportuna programmazione può mettere a rischio la buona riuscita dell’impresa.

Le piattaforme mettono a disposizione gratuitamente una pagina web su cui è necessario caricare:

  • titolo della campagna
  • call to action
  • video pitch
  • testo di presentazione
  • immagine guida della campagna

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  Il titolo

Sembra banale, ma il titolo della vostra campagna apparirà ovunque e,  se non piace  o se la frase “non aggrappa”, sarà poi difficile cambiarla in corsa.  Quindi, il titolo della vostra campagna di crowdfunding va pensato con estrema attenzione.

Chiedendo ai vostri amici che cose ne pensano. Con umiltà e apertura mentale nei confronti di chi ha  punti di vista diversi dal vostro. Spesso  chi non è coinvolto nel progetto ci vede più chiaro!

Il titolo deve saper  spiegare di che cosa si sta parlando . Non deve essere troppo lungo. Perché? Faccio un esempio pratico. Provate a inserire su Twitter ogni volta#compagniadellarivoltellavaallaguerraconlacommediastoricadellarte …è impossibile, incomprensibile, inutile e dannoso.

Vero, non siamo tutti copywriter ma un amico con delle buone idee lo si può sempre trovare.

La call to action

Il marketing è ricco  di termini inglesi e  le persone non addette ai lavori non capiscono. La call to action, che letteralmente significa “chiamata all’azione” è quell’invito dato in maniera più o mena esplicita ad agire. In una campagna di crowdfunding si possono  utilizzare diversi termini come “dona” , “schiaccia il pulsante”,  “compila il form” , “metti un like” oppure “condividi”. Sono tutti inviti rivolti alle persone e devono essere dati in maniera garbata e coinvolgente.

In linea generale, il consiglio che mi sento di dare è quello di essere sempre semplici e diretti. Le campagne vincenti parlano chiaro. Esplicitano le loro richieste dicendo all’utente che cosa deve fare, perché deve farlo e che cosa ne riceverà in cambio.

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Il video pitch         

Il video di presentazione della campagna è il  golem di tutti progettisti.  Ricevo molte chiamate da parte di persone che vogliono sapere   come devono fare il video. Quanto deve durare. Se può avere la musica oppure no. Ci possono essere delle scritte?

Deve essere girato all’aperto, in casa, con immagini o animazioni? La risposta è che non esiste una ricetta uguale per tutti.

Ma il video di presentazione è quello che può circolare in forma virale sui social . E’ lo strumento che, se piace, viene cliccato, commentato e condiviso . Quindi perché lesinare? La qualità è fondamentale.  Come si può progettare un buon video? Avete mai sentito parlare dello script? Si tratta di definire su un foglio di carta le scene e i testi corrispondenti. In questo modo i contenuti verranno riportati correttamente, e anche i tempi. Quanto deve durare un video pitch? Due minuti e mezzo, massimo tre. Oltre questo tempo le persone si annoiano.

Per realizzare il video pitch si può usare una macchina fotografica, una videocamera digitale ma anche uno smartphone di buona qualità. Occhio alla luce, l’effetto Bela Lugosi è sempre in agguato e attenzione a non cadere sull’audio (che deve essere chiaro e dare un risultato piacevole). In esterno, luce e audio possono presentare dei problemi , ma anche una ripresa all’interno può risultare poco luminosa.

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Per la post produzione, se non avete un amico esperto che vi aiuta, consiglio di caricare il video sul computer e poi di procedere alla produzione vera e propria, magari utilizzando programmi come Final Cut o Premiere Pro.

Una volta che il video è pronto lo dovrete caricare su Vimeo o You Tube in uno dei molti formati approvati e da lì sulla piattaforma.

 

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Tips utili

1 – realizzate un video appositamente per la campagna

2 – metteteci la faccia cioè, parlate in prima persona dicendo chi siete, che cosa state facendo e quanto volete raccogliere e perché. Con entusiasmo!

3 – se siete un gruppo, che si veda anche il gruppo

4 – spiegate con calma e senza cadere nella questua i lati positivi del vostro progetto

5 – convincete le persone che sostenere il vostro progetto li renderà parte di qualcosa di speciale e che voi avete veramente bisogno di loro

6- ringraziare. Sorridendo. Grazie, grazie, grazie grazie

L’immagine guida

Al titolo verrà accoppiata un’immagine. Che sarà il tormentone della vostra campagna. Perché verrà messa ovunque: cartoline, shopper, sito web, e-mails ecc.

Deve essere bella, accattivante, saper raccontare la storia con un’immagine e, soprattutto, deve identificare voi e la vostra idea.

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Il testo di presentazione

Descrivere la propria idea. Non è facile ed è meglio farlo con chiarezza, ricchezza di particolari e informazioni e, soprattutto con quell’ingrediente che si chiama empatia. Raccontare  non è sufficiente. Bisogna invece coinvolgere, conquistare, sedurre.

Il crowdfunding è una tecnica nuova e come tale si muove e vive di dinamiche innovative. Giusto per far capire la differenza, ol vecchio testo da brochure primi anni ottanta non è vincente.

Tips utili

Frasi brevi

Cercate di usare un linguaggio che il vostro lettore possa riconoscere come suo

Non dare ordini, avete già la vostra call to action

Evidenziate i passaggi cruciali e le parole chiave

Offrire le vostre ricompense descrivendolo, magari anche con immagini

Fornite nel dettaglio che cosa farete del denaro, cifra per cifra

Spiegate come funziona il crowdfunding. Cioè la colletta.

Ispiratevi a campagne simili che hanno già avuto successo

Per finire, se è vero che voi siete il miglior ambasciatore della vostra idea , ricordate che non tutti sono esperti comunicatori .

Le possibilità sono due: farvi aiutare da amici professionisti.

Oppure optare per farvi assistere dalla piattaforma. La consulenza ha un costo, è vero, ma raggiungere il risultato è sempre meglio che provarci e basta.

Emanuela Negro-Ferrero –  www.innamoratidellacultura.it

Crowdfunding culturale per la storica infiorata di Roma

Siamo arrivati alla IV edizione. Il 29 giugno 2016 a Roma, Piazza San Pio XII risplenderà dei mille colori e profumi di centinaia di migliaia di fiori della storica infiorata di Roma. L’ antica tradizione di creare decorazioni floreali in onore dei SS. Patroni di Roma Pietro e Paolo nacque proprio nella Basilica Vaticana ad opera di Benedetto Drei, responsabile della Floreria Vaticana, e di suo figlio Pietro.

Nell’anno del Giubileo della Misericordia, la Pro Loco di Roma Capitale, ha organizzato un evento unico e, stando alle informazioni ricevute, che per questa edizione sarà di portata  indimenticabile.

infiorata 2L’infiorata, che sarà anche visibile dai fedeli e dal Papa durante la cerimonia dell’Angelus, prevede la partecipazione di  mille maestri fiorai, provenienti dall’Italia e da tutto il mondo.

Insieme, questi artisti del fiore  allestiranno 50 quadri floreali che formeranno uno straordinario  tappeto multicolore .

Sono attese circa 60 delegazioni. Oltre la metà  sono italiane e il rimanente  provengono  da ogni parte del mondo. Si calcola che verranno realizzati 3.000 mq di Tappeti d’arte Effimera e utilizzati 500 mila fiori.

infiorata roma 1Le decorazioni floreali sono un’antica tradizione, espressione della festa barocca, nata proprio a Roma nella prima metà del XVII secolo. Ai Patroni della Città, Pietro e Paolo, si donavano già nel 1600 quadri floreali realizzati davanti la Basilica di S. Pietro.

Come è nata questa tradizione?  Si dice che la tradizione di creare quadri per mezzo di fiori sia nata il 29 giugno 1625, ad opera del responsabile della Floreria Vaticana, Benedetto Drei, e di suo figlio Pietro. Successivamente,  grazie a Gian Lorenzo Bernini, il principale artefice delle ricchissime feste barocche, la tradizione si è diffusa ai Castelli Romani, a Genzano, Genazzano, in Italia e nel mondo, mentre a Roma sparì già alla fine del XVII secolo.

Come si realizza un’opera d’arte composta di fiori?

infiorata (4)-2Creare un quadro di fiori implica alcuni passaggi obbligatori: il primo di questi è senza dubbio il bozzetto che può essere realizzato su fogli di carta, con gesso a terra, tramite stampi di compensato o cartone o con la proiezione di una diapositiva.  Una volta creato il bozzetto, la riproduzione avviene o tramite quadrettatura o a mano libera. E i fiori? Le possibilità sono fondamentalmente due: fiore secco o fiore fresco. Nel caso l’artista decida di utilizzare il fiore fresco, un fattore da considerare è il calore. Il fiore fresco mantiene il colore inalterato ma si ritira con il caldo e quindi va disposto su almeno due strati e innaffiato costantemente. Il tappeto risulta profumato e brillante ma la lavorazione difficoltosa può essere realizzata solo da artisti fiorai di grande esperienza. Il fiore secco ha una lavorazione differente. Innanzi tutto il colore non è vivido e, a seconda di quanto è stato cotto per la seccatura, tenderà a virare veros i toni dell’ocra e del marrone. La lavorazione è più semplice e minuziosa ma il risultato finale è meno scenografico ed elegante.

Come si può contribuire all’infiorata storica di Roma?

Per sostenere economicamente la campagna di raccolta fondi per l’infiorata storica di Roma è stata creata una campagna di crowdfunding, cioè una raccolta fondi pubblicata su un sito web Il link per vederla è il seguente https://www.innamoratidellacultura.it/campaigns/infiorata-storica-roma-vi-edizione/#.V07j8_mLS00.

Una volta arrivati sulla pagina web, sul lato destro, è possibile scegliere l’importo che volete donare e il sistema di pagamento: STRIPE per la carta di credito e PAYPAL . Sono entrambi sistemi che garantiscono la sicurezza della transazione. La cosa interessante è che la PROLOCO di ROMA ha preparato delle ricompense per i donatori. Per esempio, con una donazione di 60 euro, si potrà ricevere in omaggio la tessera della Pro Loco Roma che offre numerosissimi vantaggi e sconti. Alla fine della campagna, circa un mese dopo la chiusura, verrete contattati per l’invio della vostra ricompensa e per comunicare i vostri dati per la ricevuta della donazione effettuata.

Il crowdfunding è un sistema molto utilizzato all’estero che anche da noi si sta diffondendo perché permette con poco denaro da parte di tante persone di raccogliere cifre importanti e realizzare iniziative meravigliose come questa Infiorata Storica.

Se avete bisogno di informazioni potete contattare il numero  06 89928500 oppure inviare una mail a segreteria@prolocoroma.it

Emanuela Negro-Ferrero –www.innamoratidellacultura.it   enf@innamoratidellacultura.it

Crowdfunding e mecenatismo per la cultura? Si, ma i grandi investimenti arrivano dall’estero.

I dati parlano chiaro. Il crowdfunding in Italia sta crescendo e le piattaforme iniziano ad acquisire esperienza e credibilità. Anche l’Art Bonus, al suo secondo anno di vita, inizia a dimostrare di essere uno strumento valido ed efficace nel raccogliere. Consenso e denaro. Eppure, questo è un dato che mi fa pensare , solo il 4% degli italiani sa che cosa è il crowdfunding. Quanti italiani conoscono l’ArtBonus? Non lo so. Non ho i dati. Ma è certo che i beni che godono dello sgravio fiscale derivante dall’Art Bonus stanno aumentando (anche se è vero che sono quelli più d’immagine a raccogliere il consenso dei mecenati italiani).

Musei_capitolini_stanza_con_statua_innocenzo_x Leggo con interesse che a Roma, quando c’era ancora Ignazio Marino sindaco, un magnate uzbeko, Alisher Usmanov,  ha  donato  500mila euro per due restauri scelti da un elenco sottoposto dall’amministrazione capitolina: la fontana del Quirinale e la sala degli Orazi e Curiazi a Palazzo dei Conservatori, in Campidoglio.

Usmanov, presidente della Federazione Internazionale della Scherma, ha annunciato la generosa offerta “come gesto di grande amore per Roma e le sue bellezze artistiche” durante una visita ai Musei Capitolini.  Il restauro della fontana, che versava in condizioni disastrose, è già stato terminato ed è costato 200.000 euro. I lavori hanno interessato il consolidamento delle lesioni strutturali dell’antico «bacino superiore», la pulitura e impermeabilizzazione della vasca inferiore  e un adeguamento  del sistema idrico. Il secondo restauro, quello della sala è appena iniziato e  riguarderà la fascia superiore delle pareti affrescate alla fine del Cinquecento dal manierista Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d’Arpino, con scene prese da Tito Livio (il nome della sala deriva dal leggendario episodio dello scontro tra Roma e Albalonga all’epoca di Tullio Ostilio, terzo re di Roma) e il soffitto ligneo di fine Ottocento, che ha sostituito quello originario.

Terminati i lavori di restauro della Fontana dei Dioscuri in piazza del Quirinale, Roma, 11 marzo 2016. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

Terminati i lavori di restauro della Fontana dei Dioscuri in piazza del Quirinale, Roma, 11 marzo 2016. 

L’intervento  durerà sei mesi circa e sarà interamente coperto dai 300mila euro ricevuti da Usmanov. La cosa interessante è che il palazzo non chiuderà per i lavori perché il cantiere  sarà portato avanti con la formula del “cantiere aperto” , cioè con la possibilità per i visitatori di seguire i lavori in corso d’opera.

Usmanov è solo uno dei numerosi mecenati stranieri #innamoratidellacultura  e felici di partecipare al recupero di beni storici degradati e in rovina. Un altro nome da ricordare per la sua attività di mecenatismo nei confronti dell’Italia è il miliardario americano David Packard che, nel 2014, dopo 12 anni di attività e 18 milioni di euro erogati per salvare gli scavi di Ercolano da quel destino che sembra non risparmiare Pompei ha aperto a Pisa la sede della sua Fondazione dedicata al salvataggio del sito archeologico. La settimana scorsa la NIAF, National Italian American Foundation, ha siglato un accordo con la Regione Piemonte e il Centro del Restauro della Venaria Reale per attività di sostegno al patrimonio artistico locale.

ercolano 2E’ arrivato il turno di noi italiani. Dei privati cittadini e degli imprenditori. Perché le grandi aziende investono in cultura. Edison ha appena ricevuto il Primo Premio per le Produzioni Culturali d’Impresa con il Progetto ‘Edison Open 4EXPO’, realizzato  in occasione di EXPO Milano 2015 e che ha visto coinvolta tutta la città di Milano.  Che cosa ci dice tutto questo? Che i beni da restaurare abbondano. I donatori ci sono . Cosa manca?  La partecipazione. Lo sgravio fiscale derivante dall’ArtBonus non tocca corde emotive. E’ uno strumento freddo, maschile. Ecco perché ritengo che  unire il crowdfunding sia essenziale.  Il quid che unisce le parti in un processo partecipativo, democratico e trasparente. Una campagna di crowdfunding non serve unicamente a raccogliere fondi. Mettere su una piattaforma un progetto significa di promuovere una campagna di comunicazione che, grazie al digitale, può diventare estremamente ampia e virale.  Perché la campagna abbia successo è necessario che le persone entrino a far parte del progetto. Le modalità sono tante. C’è chi aderisce donando denaro. Chi impegna il suo tempo personale per aiutarne la diffusione. Chi mette a disposizione del progettista le sue competenze. E chi condivide il progetto attraverso la sua rete di relazioni.  Sostenibilita_mecenatismoSiamo testimoni di un periodo storico senza precedenti. Il passaggio che sta avvenendo va da individuale a collettivo. E’ una trasformazione profonda e,  come tutti i cambiamenti fa paura e le resistenze sono molte. Per fortuna, mentre noi italiani impariamo ad amare il nostro paese e il suo straordinario patrimonio,  esistono i mecenati stranieri che danno il buon esempio e aiutano. Fanno quello che a ben guardare possiamo fare da soli. Basta volerlo e organizzarci.

Emanuela Negro-Ferrero – ceo – enf@innamoratidellacultura.it

 

Lezione di Crowdfunding n°24: Quali sono le più diffuse fantasie che le persone hanno sul crowdfunding?

Questa è una bellissima lezione. La adoro e voglio condividerla con voi.

The Flaming Lips MoogFest 2011 Asheville, North Carolina © Copyright David J. Simchock www.DavidSimchock.com www.VagabondVistas.com

Secondo la mia esperienza, le principali le fantasie più diffuse sono fondamentalmente tre:

Fantasia  n° #1: C’è sempre una folla.

Il primo errore di valutazione che viene fatto dai progettisti è che ci sia una folla di persone che non aspetta altro che sostenere il progetto per  farli arrivare all’obiettivo. La verità è che non esiste nessuna folla nascosta che si riunisce il giovedì sera al bar per decidere quale campagna merita di essere sostenuta. Il crowdfunding è di fatto costituito da centinaia di micro donazioni e la folla non esiste fino a quando non siete voi a riunirla e ad organizzarla ( e questo va fatto prima del lancio della campagna). Certo, se già esiste un blog attivo e seguito con una newsletter ricca di nominativi autorizzati, il lavoro di costruzione della folla è già per metà fatto. Ma non aspettatevi che da qui esca il 100% delle donazioni.

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Fantasia #2: una piattaforma famosa porterà maggiore traffico verso I potenziali donatori.

Questo argomento ritorna ogni volta che parlo con un progettista. La stampa pompa i progetti che hanno raccolto milioni di euro, appoggiati da star e testimonial e, voilà, il progettista sogna che la grande piattaforma funzioni anche senza un piano di marketing.

Ma non funziona così.  

Le campagne di successo lavorano duramente nella fase di pre-lancio costruendo il consenso ( spesso lo fanno attraverso una mailing list testata). Questa attività preliminare può portare fino al 30-35% delle donazioni. Poi, se la campagna interessa, i primi donatori possono condividerla e aiutare il progettista a costruire il “secondo cerchio” che può portare ad un ulteriore 20%.

Solo allora, se la campagna è arrivata a circa il 70/80% del raccolto, la piattaforma si rivela un aiuto. Ma non è detto.

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Fantasia #3:  Una grande campagna media o  il tweet di una celebrità mi porterà più traffico e più donatori.

Posso capire che sia normale pensare che una campagna stampa  a tappeto porta sempre  grandi risultati. In certi casi si e in altri no. Ho notato che i  giornali italiani parlano con grande disinvoltura di  crowdfunding (ha attivato una campagna di crowdfunding…) peccato che la maggior parte degli italiani non sappia ancora di cosa si sta parlando.  Meglio quindi una presenza mirata sui blog, attraverso gli influencers, le testate di settore e le stazioni radio locali che una presenza magari pressante ma, confusa e mal spiegata su grandi testate editoriali.

E’ della settimana scorsa l’annuncio sulla Stampa di   un  “crowdfunding” per finanziare attività culturali pubbliche : in realtà si tratta di una normalissima attività di  ricerca di sponsor. Che confusione…povera folla!

Avete un’idea da pubblicare? La aspettiamo!

https://www.innamoratidellacultura.it/proponi-idea

 

Preferite  costruirla insieme a  noi?

Il 4 maggio, a Torino, presso Rinascimenti Sociali in Via Maria Vittoria 38 faremo un Laboratorio Pratico.

iscrizioni e informazioni ad

accademiadelcrowdfunding@gmail.com

 

Emanuela Negro- Ferrero – CEO

enf@innamoratidellacultura.it

Per la “Settimana delle Culture Digitali” promossa DiCultHer School: “Il crowdfunding: strumento di formazione di nuove competenze professionali nell’ambito del Cultural Heritage”.

Venerdì 8 aprile, in occasione della Ia edizione della Settimana delle Culture Digitali “Antonio Ruberti”  indicata come #SCUD2016,   abbiamo  organizzato un incontro per parlare delle  nuove professioni in ambito culturale legate al digitale e, in particolare, al crowdfunding in ambito culturale.

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Sede dell’evento, che si svolgerà dalle ore 18.00 alle ore 19.00, è il nuovo acceleratore di imprese sociali “Rinascimenti Sociali” di Via Maria Vittoria 38. L’ingresso è libero sino ad esaurimento dei posti. Chi desiderasse avere maggiori informazioni può inviare una mail all’indirizzo accademiadelcrowdfunding@gmail.com oppure chiamare il numero 3311671779.

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Il crowdfunding si compone di  diverse  professionalità legate al marketing, alla comunicazione, al digitale che verranno illustrate dalla CEO della piattaforma stessa,  Emanuela Negro-Ferrero. Emanuela, laurea umanistica, master in comunicazione d’impresa e un importante  bagaglio professionale  nell’ambito della comunicazione, è stata contributor per il documento ufficiale dell’Agenda Digitale per le sezioni dedicate al “digitale divide” e al “gender digital divide”. Durante una conversazione informale con il pubblico individuerà le aree di competenza professionale  legate al crowdfunding in ambito culturale indicando i percorsi formativi necessari per costruire la figura professionale del “crowdfunding manager”. Questo specifico lavoro, che racchiude dentro di sé diverse competenze, è ben conosciuto ed affermato all’estero.

Vista l’espansione del fenomeno crowdfunding anche in Italia, le potenzialità esistono e vanno supportate con adeguati percorsi formativi in previsione di mettere a frutto la propria formazione all’interno di enti museali, associazioni, comuni e/o aziende.

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La Settimana delle Culture Digitali #SCUD2016 è promossa dalla Rete Digital Cultural Heritage, Arts & Humanities School è dedicata al Prof. Antonio Ruberti promotore nel 1991 della “Settimana della Cultura Scientifica”. Si tratta di una settimana di eventi dedicati al valore delle culture digitali in tutte le loro forme, organizzati dai membri della Digital Cultural Heritage, Arts & Humanities School e da qualunque altra organizzazione che aderisca al manifesto della iniziativa.

Sono previsti convegni, seminari, iniziative di orientamento, laboratori aperti, performance e ogni altra manifestazione o forma di comunicazione suggerita dalla creatività dei proponenti, purché efficace in funzione dell’obiettivo di divulgare una seria cultura digitale di base.

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Facendo un passo indietro, che cos’è la DiCultHer School?  Si tratta di un progetto  formativo relativo a 5 linee di ricerca scientifica e a 14 aree tematiche trasversali.  Le attività sono nate ufficialmente proprio a Torino il 9 novembre scorso. DiCultHer School è un progetto  molto ampio ed innovativo perché si sviluppa fra circa 50 soggetti (fra cui troviamo Università, Istituti di Alta Formazione, Enti di Ricerca e organizzazioni cultural). Questi soggetti si sono riuniti siglando fra loro un “Accordo di Rete” finalizzato alla creazione di un vero e proprio Campus Virtuale in grado di aggregare i centri di eccellenza (pubblici e privati, nazionali ed internazionali) e trasformarli  in poli formativi rispondenti alle esigenze formative del “Mercato Unico Digitale”: economia e management dell’arte e della cultura digitale, design di sistema del cultural heritage,  scienze umane e digitali, beni culturali digitali, arte e comunicazione digitale. Contestualmente a questi ambiti di ricerca sono nati anche 14 gruppi di lavoro funzionali all’attività della scuola».

Il 9 novembre ha visto la luce anche il progetto di punta della DiCultHer School: TG CultHer .

Si tratta del primo telegiornale italiano dedicato alle culture digitali. Nato in collaborazione con InnovaTv , ha come mission quella di raccontare lo sviluppo delle culture digitali, le opportunità lavorative offerte e le attività realizzate dai numerosi componenti della Rete.
Il digitale avanza in tutti i settori. Il nostro straordinario patrimonio artistico e archiettonico richiede attività di conservazione legate al digitale. E’ proprio il caso di dirlo: chi si ferma è perduto.

 

Emanuela Negro-Ferrero – Ceo www.innamoratidellacultura.it

 

Laboratorio di crowdfunding n1. Abbiamo gettato le basi, da adesso in poi si lavora!

Colori_collettiva_Brera_111Il 15 marzo Emanuela ha tenuto una presentazione dal titolo “Crowdfunding questo sconosciuto”. Nei bellissimi spazi messi a disposizione dall’acceleratore di imprese Rinascimenti Sociali, davanti ad un pubblico interessato e numeroso, Emanuela ha illustrato le basi di questa tecnica che se,  in Italia èancora considerata innovativa, in tantissime altre nazioni, ha veramente scardinato il modo di finanziare idee, progetti , imprese, attività immobiliari.

Quanti tipi di crowdfunding esistono?  Reward, donation, peer to peer, lending, equity. Termini questi che ormai vengono snocciolati quotidianamente sui giornali, all’interno di trasmissioni radiofoniche e televisive ma, che , nella realtà dei fatti, le persone non solo non capiscono ma nemmeno conoscono.

laboratoriocreativoalcatrazTrasmettere che cosa è il crowdfunding non è cosa semplice. Emanuela è partita  descrivendo in maniera approfondita  gli aspetti prettamente tecnici: come funziona una piattaforma. Quale piattaforma devo utilizzare e come faccio a scegliere la piattaforma giusta per il mio progetto? Quale contratto scelgo e quanto costa la piattaforma per i servizi che eroga.

Ecco qui alcune confusioni da sfatare:

1 – la piattaforma raccoglie i soldi. NO! La  piattaforma mette a disposizione uno spazio web e agisce espandendo la campagna sui suoi canali di comunicazione che, nel caso specifico di www.innamoratidellacultura.it sono : canali social, ufficio stampa, invio di e mail e newsletter.

2 – il crowdfunding è gestibile part time e da soli. NO! Una campagna è un’attività che prende a tempo pieno e se è gestita in team è più efficace.

3 – attivare una campagna non costa nulla. NO! La campagna di crowdfunding èuna vera e propria campagna di comunicazione.  E’ bene prevedere un budget da destinare alle ricompense, agli eventi  e alla comunicazione in sé e per sé.

Alla fine della serata sono intervenute Raffaella Ronchetta e Laura Savarino raccontando come hanno gestito la campagna per l’Indice dei Libri del Mese. Una case history interessante perché ha portato ad una raccolta di oltre 15.000 euro.

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Il 21 e 23 marzo è stato attivato il primo Laboratorio di crowdfunding offerto dalla nostra Crowdfunding Academy .

Diviso in due moduli di due ore ciascuno, il Laboratorio ha ospitatao ben sei progettisti a costruire la loro campagna insieme ad Emanuela.

Il lavoro è stato intenso ma, da subito, il gruppo ha dimostrato una grande capacità di coinvolgimento e attenzione.

Questo il programma svolto a cui abbiamo aggiunto, verso la fine, un’analisi delle campagne individuali per verficarne la fattibilità.

  • Evoluzione storica del crowdsourcing e del crowdfunding.
  • Cos’è il crowdfunding e qual è il suo potenziale.
  • Le donazioni e la normativa italiana.
    Finanziamenti, fundraising e crowdfunding.
    Tipologie di raccolta fondi e piattaforme esistenti italiane e straniere.
  • La creazione di un progetto dalla A alla Z.
  • Analizzare il contesto, stabilire il budget e le eventuali ricompense.
  • La fase di divulgazione della campagna di raccolta, online e offline.
  • Esame di alcuni casi di successo.
  • Il crowdfunding secondo “Innamoratidellacultura”

Alla fine della serata, stanchi e molto felici, abbiamo stabilito insieme di procedere con il secondo modulo.

Il  secondo modulo della nostra scuola è stato costruito con il preciso intento di costruire le campagne dei partecipanti verificandone gli aspetti ad uno ad uno e può essere frequentato anche senza aver partecipato al primo. Per accedere è necessario avere in mente di pubblicare una campagna.

Questo il programma, la data fissata verrà definita nel mese di maggio.

  • Cos’è lo storytelling.
  • L’importanza di raccontare un progetto di crowdfunding.
  • Scrivere una storia: quella del proprio progetto.
  • Preparare un video  pitch di qualità.
  • Individuare le parole chiave e gli slogan.
  • Mai dimenticare l’effetto “wow”.
  • I social per raccontare e divulgare il progetto.
  • Realizzare un press kit.
  • Predisporre un evento offline promozionale

Un grazie di cuore a Stefano, Lucia, Sean, Francesco, Carla, Giovanni e  Silvia. Un laboratorio di crowdfunding è il luogo dove la creatività prende forma nel mondo. Platone sarebbe molto contento!! #inlovewetrust

 

Emanuela Negro-Ferrero – enf@innamoratidellacultura.it