Tangram Teatro inaugura al Carignano con “L’amore rubato” di Dacia Maraini.

Entro Emanuela Negro Ferrero

Femminicidio. Un argomento caldo. Anzi, caldissimo. A Torino, per poco più di un mese potremo assistere ad eventi, spettacoli e dibattiti interamente dedicati al tema della violenza sulle donne e inseriti nella rassegna Maldipalco. In tutto, 9 compagnie in scena, 51 tra artisti ed ospiti presenti, 16 luoghi occupati e ben 15 istituzioni coinvolte nel progetto. (Ministero per i Beni e Le Attività Culturali, Regione Piemonte, Città di Torino, Circoscrizione 3, Circolo dei Lettori, Fondazione del Teatro Stabile di Torino, Tangram Teatro, Mamre, Alma Teatro, Casa del Quartiere di San Salvario, Università degli Studi di Torino, Nucleo di prossimità dei Vigili Urbani di Torino, Amnesty International, Associazione Antigone, Slow Cinema).

Lo scorso 19 ottobre, al Teatro Carignano, si è svolto il primo appuntamento che ha inaugurato la stagione di Tangram Teatro. Si tratta de L’amore rubato, lo spettacolo che Ivana Ferri ha tratto dall’omonimo libro di Dacia Maraini  (presente in sala). L’amore rubato narra tre storie di donne “che combattono – dice Ivana Ferri – contro la violenza degli uomini che amano. Uomini che, sempre più spesso, non riescono a ricambiarle e che, di fronte al rifiuto le distruggono confondendo l’amore con il possesso.” Le voci di queste donne, di queste bambine, sono date da Laura Curino, Valter Malosti, Lucilla Giagnoni, Bruno Maria Ferraro e Angelica Buzzolan.

Il ricavato della serata  è stato devoluto in beneficenza all’Associazione MAMRE, impegnata in azioni di difesa delle donne.

Interessante l’intervista di Alessandra Comazzi all’autrice Dacia Maraini, perché il tema della violenza sulle donne è qualcosa che ci tocca tutti da vicino. La Maraini attinge le sue storie e i suoi personaggi dalla sua attività con Amnesty International. Certamente i personaggi crudi narrati ne “L’amore rubato” fanno pensare. Perché ognuna di queste bambine, di queste donne, ha dentro un pezzo di noi; soprattutto, rappresenta in maniera emblematica quella cultura maschilista di cui siamo intrise e, tutto sommato, complici. Perché se è vero che gli uomini violentano e uccidono, è anche vero che le donne, le famiglie, lo permettono. In una sorta di tacito accordo. La Maraini ben descrive la relazione guasta in cui la donna che cede, che dà e che cura, arriva alle estreme conseguenze perché, forse, non capisce bene che cosa le stia accadendo. Oppure, non ci vuole credere.

Si è parlato molto di cambiamento culturale. Di una profonda opera di trasformazione della nostra cultura secolare che continua a considerare  la donna come avente meno diritti e, quindi, meno opportunità.