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La piattaforma di crowdfunding dedicata alla cultura italiana

Caravaggio e Spalletti. La magia dell’arte

Dopo la piacevole scoperta di Omar Galliani e la splendida mostra dedicata a Ettore Spalletti, ritorno ancora una volta alla GAM perché sarebbe impossibile non farlo.

L’occasione è il Ragazzo morso dal ramarro di Caravaggio. Stupenda come sempre, l’opera del genio arriva direttamente dalla Fondazione Longhi di Firenze per completare il percorso espositivo dedicato a Spalletti. Com’era prevedibile, quello instaurato è un confronto illuminato e illuminante. Da un lato c’è lo spazio ordinato dal colore e dal chiarore di Spalletti, dall’altro una sala in cui l’allestimento raccolto e le luci soffuse enfatizzano la potenza della luce fuori campo che illumina il volto spaventato del giovane protagonista del ritratto.

È incredibile come all’esperienza della quiete e della leggerezza che si vive attraversando l’arte di Spalletti segua immediatamente la tensione interiore e la forza misteriosa trasmessa dal capolavoro di Caravaggio. Sono sensazioni opposte e intense in modo diverso che si completano, senza mai annullarsi.

Andate e meravigliatevi. L’arte ospita la magia dell’arte.

Qui, tutte le informazioni utili.

Lezione di Crowdfunding n°4. Come convertire i visitatori in donatori?

Argh! This is the question

Ho preparato una strepitosa campagna social. La mia pagina Facebook viene aggiornata frequentemente sui  miei progressi. Il mio Twittercinguetta a più non posso e dalla mia casella mail sono partiti decine di messaggi per amici, parenti, conoscenti e notabili del luogo. I risultati però non seguono le mie aspettative.

Cosa – e come – posso fare per trasformare i visitatori in entusiastici sostenitori?

Questa domanda aleggia in agenzia e, ne sono certa, turba il sonno dei Creatori.  Noi dello staff, pur  potendo contare su esperienza pluridecennale di fundraising e comunicazione , ci chiediamo continuamente : “quando le persone  vanno a vedere i progetti su Innamorati della Cultura, qual è il fattore che li spinge a scegliere un progetto piuttosto che un altro?”.  Mentre ci pensiamo, prepariamo strumenti di raccolta e fidelizzazione che, ne siamo certi, porteranno grandi frutti sia a noi che ai nostri Creatori.

Nel frattempo, mi limito a suggerire strategie utili per chi, oggi, deve affrontare la sua personale campagna di crowdfunding e risolvere lo stesso quesito. “Come possiamo convertire i visitatori in donatori?” La risposta più onesta che mi viene da dare è: “ci stiamo pensando”.

colore

Si dice che il libro non si può giudicare dalla copertina. Questo è vero, ma è altrettanto vero che le persone vengono attirate dalla confezione di un prodotto e, solo in un secondo tempo, da quello che c’è dentro. Mi sono così divertita ad andare a verificare l’incidenza che ha il colore nel determinare le scelte d’acquisto. Perché, mi ricordo bene, il mio capo sosteneva  che circa il 60-80% delle scelte d’acquisto viene determinato dal colore che ha l’annuncio. Una campagna di successo ha certamente molto a che fare con il colore – o i toni – utilizzati, che devono adeguarsi al contenuto. Credo che  la maggior parte delle campagne di comunicazione di successo e dei relativi prodotti partano da una forte identificazione con il colore.

Solo il colore, intendo. Non le parole. Allora, mi chiedo: perché non utilizzare il colore come elemento di differenziazione del progetto pubblicato? Il colore è emozione e attira l’occhio. Il colore, a seconda dell’argomento trattato, può fungere da espansore oppure distogliere.

Mettere il proprio progetto sulla piattaforma per avviare una campagna di crowdfunding ha molto a che fare con l’entusiasmo e il desiderio di riuscire. Perché allora non usare anche il colore per trasmettere questa voglia? E per attirare sulla mia vetrina personale un visitatore e, fatto non indifferente, invogliarlo a donare? Sembra banale, ma guardando le visite sul sito, il fattore colore determina davvero un aumento del numero di visite.

Note:

– McArdle, Simon, “Psychology of Color in Logo Design”, The Logo Company.

– “How do colors affect purchases?”, KISSmetrics.

– Miller, Jason, “True Colors: What Your Brand Colors Say about Your Business [Infographic]”, Marketo.

Torino Jazz Festival 2014 – Elio e le Storie Tese. Dancing in the Rain

Sotto una pioggia battente, insieme a una moltitudine di persone munite  di ombrello, stivaletti e impermeabile, ci siamo  goduti il concerto di chiusura di questo TJF 2014 con Elio e le Storie Tese.

È stata davvero una grande emozione. Torino, la nostra   amata  Torino, quasi non la riconoscevamo  più. Il Festival dedicato al jazz è arrivato al suo terzo anno consecutivo e, come il buon vino, invecchiando migliora. Ovunque, nelle piazze cittadine, nei locali, nei circoli (Esperia, Jazz Club) abbiamo  visto persone felici di ballare e cantare.

Al Circolo dei lettori si sono svolti incontri letterari e al Cinema Massimo un’interessante rassegna di documentari sul jazz. Sono stati organizzati seminari e workshop, come quello tenuto dalla Juilliard School al Conservatorio G. Verdi.

Stefano Zenni alla direzione artistica ha fatto un ottimo lavoro, chiamando sul palco artisti del calibro di Caetano Veloso, Al Di Meola, Manu Dibango. E lo ha fatto anche prestando attenzione alla scelta delle location e rendendo chiara la distinzione tra concerti di piazza e performance all’interno di auditorium e teatri.

diane schuur - torino jazz festival

Straordinarie poi le voci femminili di Diane Schuur, che si è esibita con la Torino Jazz Orchestra, e Sheila Jordan, special guest al Jazz Club per il Jimmy Cobb Italian Trio.

Come da tradizione, il tempo ha fatto i capricci e neanche il primo maggio è stato clemente. Elio, in finale di serata,  si è esibito alla grande sotto la pioggia e il vero cambiamento della città.  Da grigia e metallica ad argentea e metallara. Non ci siamo   accorti dei soliti torinesi mugugnoni, semplicemente perché non ce n’erano più!

torino jazz festivalLa Festa Jazz è andata bene, il pubblico ha partecipato con calore (quasi 50mila presenze), nonostante la grandine che a un certo punto ha colto tutti di sorpresa. Il jazz, però, ha avuto la meglio, stregando il suo pubblico. Elio è stato preceduto da grandi nomi e, in particolare, del trombettista Ibrahim Maalouf, che ci ha regalato una performance di rara bellezza.

Vi lasciamo  con qualche clip che vi riporterà direttamente sul palco di Piazza Castello.

Lezione di Crowdfunding n°3. L’importanza dei social media

Chi mi chiede qualche notizia tecnica sul crowdfunding e vuole ricevere il finanziamento dalle persone che navigano in rete, deve sempre, e sottolineo sempre, curare la sua personale campagna sui social network. Con un occhio al contenuto e uno alla piattaforma. In che senso? Mi spiego. Quando parlo di social network, mi riferisco alle piattaforme  più note e utilizzate: Twitter, Facebook, Instagram e YouTube, a cui aggiungerei, per i più intraprendenti, LinkedIn e Google+.

Dando un’occhiata alle statistiche, soprattutto se riferite ai primi tre  che ho citato, i dati che emergono sono confortanti:

–       189 milioni di utenti Facebook si connettono attraverso “mobile”, smartphone o tablet.

–       YouTube ha un’utenza di persone che vanno dai 18 ai 34 anni e sono certamente in maggioranza rispetto agli utenti televisivi tradizionali.

–       La fascia di età che va dai 55 ai 64 anni sta crescendo su Twitter e compone il 46% degli utenti di Facebook e il 56% di quelli di Google+.

–       Ogni secondo al mondo ci sono due persone che si iscrivono a LinkedIn.

Suggerisco quindi di promuovere la propria campagna su Twitter e Facebook in maniera creativa e coinvolgente, utilizzando tutti gli strumenti a disposizione.  Non è necessario buttarsi sulla quantità, quanto piuttosto puntare sulla qualità dei propri contatti. Bene appoggiarsi ai famosi “amplifiers”, quelle persone che hanno molto seguito e possono veramente fare la differenza. In questi giorni, tanto per fare un esempio concreto, Riccardo Luna cinguettava a supporto di una Startup romana intenta a raccogliere fondi. Ebbene, grazie anche all’eco creata da Luna, la Startup ha raggiunto velocemente il budget. Un altro strumento efficace è quello di creare una “community page” su twitition, uno strumento molto usato da aziende e no profit per lanciare petizioni e campagne. Ancora poco conosciuto in Italia, ma molto efficace.

Altro consiglio è certamente quello di scrivere in maniera chiara e concisa: post brevi e semplici vengono letti con piacere. Post lunghi e descrittivi vanno bene per le newsletter e le mail.

Ma il punto nodale è questo: è possibile convertire un fan entusiasta in un donatore? Certamente sì. Il crowdfunding reward based mette a disposizione uno strumento efficace, la ricompensa. È proprio generando il giusto livello di engagement che le persone decidono di partecipare, altrimenti rimangono semplici fan.

Emanuela Negro-Ferrero – www.innamoratidellacultura.it

Crowdfunding culturale? Scegli una piattaforma verticale.

Il termine crowdfunding  gode ormai di una certa notorietà e viene generalmente usato in riferimento a “campagne di raccolta fondi realizzate attraverso il web”.

Da circa due anni, anche in Italia il crowdfunding sta attraversando una crescita esponenziale. L’impiego di questa pratica non è più circoscritta a poche categorie di “utenti apripista”, ma si sta allargando ad un’utenza sempre più vasta e diversificata e in settori inconsueti come la conservazione dei beni culturali che, in Italia più che in altri paesi del mondo, soffrono a causa dei tagli da parte del pubblico.

Innamorati della Cultura è la prima piattaforma privata attiva, verticalizzata sulla raccolta di fondi per la Cultura Italiana.  Nata da poco, ha alle sue spalle un team di esperti di comunicazione e di marketing culturale e fundraising. Questa premessa è doverosa, perché  in Italia, le notizie e le informazioni che arrivano sono distorte.

Realizzare una campagna di crowdfunding non è semplice e non è affatto banale. Se il fundraising è una tecnica di marketing, il crowdfunding, similmente, per essere realizzato ed avere successo, necessita di una strategia.

“Innamorati della Cultura” è una Startup inserita nel percorso di incubazione di Treatabit, il settore dell’incubatore i3P del Politecnico di Torino, dedicato alle imprese digitali.  Si tratta, al momento, di una piattaforma di raccolta “reward based”. Questo significa che chi effettua una donazione scegliendo fra le fasce di donazione proposte per ogni progetto, riceve in cambio una ricompensa.

La ricompensa è un aspetto cruciale del crowdfunding ma non è, come molti pensano, l’elemento chiave che induce le persone a donare.

I meccanismi sono altri ed è qui che entra l’esperienza del team di “Innamorati della Cultura”. I progetti accolti e pubblicati ricevono specifica assistenza e i creatori di  progetti vengono coadiuvati perché arrivino a produrre la loro personale campagna di crowdfunding con, si spera, la massima efficacia.

La piattaforma, infatti, è una vetrina su cui i progetti vengono pubblicati e utilizza diversi canali per espandere la comunicazione:  campagne social, campagne stampa, pubblicazione di una Newsletter, campagne di invio e mail mirate, organizzazione di eventi.  È anche lo strumento digitale creato ad hoc per raccogliere il denaro in maniera trasparente. Molte persone, infatti, preferiscono versare ad una piattaforma piuttosto che ad un singolo individuo, semplicemente perché si fidano di più. Il  passaggio del denaro è semplice: il donatore dona con carta di credito o Pay Pal. Come per le prenotazioni turistiche, il denaro viene “congelato” e, a fine raccolta, passato sul conto del progettista già al netto della percentuale, che la piattaforma chiede per il lavoro svolto, e delle commissioni di transazione.

Questo lavoro , apparentemente banale, solleva il creatore del progetto da molti passaggi, lasciandolo libero di concentrarsi sulla sua raccolta di fondi.  Ma, domanda di molti, come avviene questa raccolta?

Le basi sono essenzialmente due:  1) tempo  2) relazioni 3) presentazione. Nel caso del tempo, per effettuare la raccolta, il creatore di progetto deve avere del tempo da dedicare a questa attività. Per le relazioni, il successo della raccolta è certamente determinata da quante relazioni personali e professionali riesce a mettere in piedi il creatore del progetto. Questo non significa che se ho 10.000 contatti Facebook riesco a raccogliere.  Piuttosto, che sulla quantità è necessario valutare sin da subito la qualità delle relazioni. I primi a donare sono sempre parenti e amici, colleghi, conoscenti, persone che si conoscono personalmente.  La percentuale di solito oscilla fra il 70 e l’80%. Parlando invece di presentazione, decisamente cruciale è il come viene presentato il progetto. Tutto parte da un corretto “storytelling”. “Innamorati della Cultura”, a differenza di altre piattaforme, aiuta i creatori a scrivere e descrivere il proprio progetto, perché sa che raccontare sé stessi e il proprio progetto è difficile. Spesso il creatore si innamora ed enfatizza  aspetti della sua creazione che, magari, non sono facilmente comprensibili o recepiti dalle persone esterne. In questo senso, un buon storytelling ha molto più peso delle ricompense. La ricompensa, infatti, deve avere come unica funzione quella di testimoniare l’impegno assunto dal donatore nei confronti del progetto, ma niente di più.

Lezione di Crowdfunding n° 2. Come si carica la campagna?

Bene. Ho pubblicato il mio progetto. Cioè no, non ce l’ho fatta. Ho iniziato a compilare i campi e poi ho lasciato stare. Caspita, che fatica.

Non ho capito bene. Devo fare un video? Quanto deve essere lungo? Ci devo parlare io? Che cosa dico? La descrizione? Cosa ci metto nella descrizione? Ah, le ricompense. Giusto, devo pensare alle ricompense. Che barba. Non mi viene in mente niente di carino, però ce le devo mettere e non so come fare. Le devo calcolare? Si? Quanto?

Ecco, secondo me, questo è il dialogo silente che affolla la mente del Creatore medio di progetti che decide di affrontare una campagna di crowdfunding. Ripeto la frase. Il Creatore di progetti che decide di affrontare la propria personale campagna di raccolta fondi utilizzando una piattaforma. Nella fattispecie la mia piattaforma, “Innamorati della Cultura.

Dopo un mese di messa online, ci stiamo interfacciando con tutta una serie di aspetti tecnici che mai più avremmo pensato potessero venire fuori. Il primo, credo fondamentale e indispensabile, è che bisogna caricare il proprio progetto e per farlo è necessario seguire alcuni semplici passi, che per alcuni sono banali e per altri, i tardivi digitali come me, possono risultare complicati. Certo, noi diamo assistenza, ma il messaggio che voglio portare con questo post è che caricare il proprio materiale ha a che fare con la promozione del proprio progetto alla comunità di possibili donatori. Quindi deve essere fatto bene, scritto chiaramente e possibilmente ‘attizzante’. Perché se la presentazione è interessante e convincente, i donatori arrivano; altrimenti, ciccia. Quindi, il titolo è fondamentale. Deve essere chiaro, conciso e spiegare bene di che cosa si tratta. Il testo, idem. Oltre a spiegare che cosa si vuole realizzare e perché, quanti soldi servono e per cosa, il testo deve illustrare il progetto in dettaglio. Il video secondo me è fondamentale. Innanzitutto perché mi fa vedere chi chiede i soldi e poi è più immediato. Le ricompense sono un altro punto focale. Dare qualcosa in cambio a chi sostiene il mio progetto è un gesto che deve nascere dal cuore. Via con la fantasia quindi, senza troppi costi ma con allegria, leggerezza e fantasia. Ci possono essere i generosi che fanno realizzare le loro ricompense (magliette, adesivi, dvd) e i creativi che offrono inviti a cena con l’autore, oppure visite guidate alla mostra. L’unico limite, secondo me, è la ‘tirchiaggine’. Questo non va bene. Le ricompense “stitiche” saltano all’occhio, non invogliano per niente. Ecco, una volta che lo sforzo è fatto e la campagna è online – gratis – inizia il vero crowdfunding.

Lesson n° 3. Non l’ho ancora scritta, ma è in arrivo…

NELLE PUNTATE PRECEDENTI

– Crowdfunding. Lesson n° 1

Lezione di Crowdfunding n° 1. Distinguere il tipo di contratto.

No, non è quel crowdfunding lì. Quello della Consob. Il nostro si dicereward based. Reward che?

Ecco, questa è la tipica conversazione un po’ stralunata che ultimamente mi capita di intavolare con chi mi chiede come funziona “Innamorati della Cultura. Allora, faccio un passo indietro e penso che sia  utile offrire una spiegazione. Quindi, che cos’è il crowdfunding? Questa parola, piuttosto impronunciabile, è di origine inglese. Crowd significa folla e funding significa finanziamento.  Il significato letterale è proprio quello di “finanziamento dalla folla”. Si pronuncia “craufandin” e in italiano possiamo tradurlo con il buon vecchio termine di “colletta”. In pratica, è un meccanismo di mutuo soccorso che, grazie ad Internet, può essere allargato sino a raggiungere decine di migliaia di potenziali sostenitori.

Il principio è quello della condivisione. Ho un sogno nel cassetto, ma non so come fare a realizzare il mio progetto. Le banche non mi aiutano. La mamma non ce la fa con la pensione. Insomma, o rinuncio ai miei sogni, oppure chiedo agli altri di darmi una mano.

Tutto quindi parte da qui, dal concetto di condivisione, dalle idee, ma anche del sostegno. Perché è facile da capire che, una volta esauriti i miei amici, per far finanziare le mie idee, devo trovare altre persone, tante persone.

Nei paesi anglosassoni, dove il concetto di condivisione  non fa rima con diffidenza come qui in Italia, il crowdfunding si è specializzato nei settori più disparati.  C’è chi ha bisogno di ristrutturare casa propria e chi vuole partire per un viaggio. Il progetto, redatto e compilato dal suo ideatore, trova posto su un portale. Come in una vetrina si sottopone al giudizio di chi, sul sito, va a guardare. Perché lo fa? Perché le idee che vengono pubblicate sono tante, interessanti e , perché no, anche replicabili.  La donazione è il passo fondamentale perché il meccanismo del crowdfunding funzioni. Il secondo passo è il “reward”, cioè la ricompensa. La ricompensa è qualche cosa di piccolo, divertente, gradevole. È l’elemento di distinzione fra questo tipo di crowdfunding e quello là, quello della Consob, per intendersi, che è un pochino più complicato e non piace tanto alle banche.

Da Omar Galliani a Ettore Spalletti. Alla GAM, due mostre imperdibili

Alla GAM, non una ma due mostre davvero imperdibili.

È bellissimo visitare un museo e ritrovarsi rapiti contemporaneamente da due grandi progetti espositivi.

Da un lato, gli spazi dell’Underground Project ospitano “L’opera al nero” di Omar Galliani; dall’altro, si può vivere “Un giorno così bianco così bianco“, la mostra che vede protagonista uno dei grandi maestri dell’arte contemporanea italiana, Ettore Spalletti.
Ettore Spalletti

Il colore e la perfetta leggerezza dell’equilibrio dominano quest’ultima esposizione che non tocca solo Torino, ma anche Roma e Napoli. Per rendere omaggio alla lunga carriera dell’artista, infatti, la GAM, il Madre e il MAXXI hanno deciso di operare insieme e di realizzare un unico grande progetto diviso in tre mostre.

È partito il MAXXI il 13 marzo, esponendo i lavori più recenti e l’installazione site specific, tutta bianca che dà il titolo all’intero progetto.
Ettore Spalletti

È seguita, lo scorso 27 marzo, l’inaugurazione alla GAM, dove viene ricostruita l’atmosfera dello studio dell’artista, il suo rifugio protetto, popolato da oltre venti lavori tra cui spicca “Disegno, mano libera“, un disegno di 8 metri del 1981, presentato in anteprima nazionale a Torino. Devo riconoscere che il tentativo è davvero ben riuscito. Quella ricreata è una dimensione temporale sospesa che lascia le opere libere di fluttuare all’interno di uno spazio ordinato dal colore.

Adesso si attende con ansia il Madre, che raccoglierà circa 40 opere, mostrando l’intero percorso dell’arte di Spalletti dal 1960 ad oggi, anche attraverso opere inedite.

È la prima volta che in Italia si genera questo tipo di soladizio tra musei ed è un evidente e coraggioso segnale di forza e cooperazione, uno stimolo per l’arte e la cultura che respirano e si rafforzano.
Omar Galliani - GamPer questo motivo v’invito ad andare a vedere la mostra e a cogliere l’occasione anche per scoprire l’opera di Galliani, che fa riferimento all’importante patrimonio grafico del museo (comprensivo di circa 30.000 opere) e che si distingue per la sua imponenza, per la sua profondità, per l’iconografia simbolica e per la tecnica magistrale.

L’esposizione copre un arco temporale che parte dalle prime opere della metà degli anni Settanta e arriva fino ad oggi, per ripercorrere l’intera vicenda artistica di Galliani.

Molto belle le opere inedite, notevole e tempestato di fedi d’oro è “Paesaggio dei miei veleni (D’après Fontanesi)“, lavoro realizzato dall’artista ispirandosi a “Paesaggio con alberi e ruscello” del 1985 di Antonio Fontanesi.
Omar Galliani - GAMEntrambe le mostre danno vita a due racconti di bellezza, uno di colore scuro, l’altro così chiaro. Uno viaggia nel disegno, l’altro nel colore e nella pittura. L’incanto e la materia toccano entrambi. Il tempo è un’ossessione divorata dall’arte.

Ah, quasi dimenticavo. A breve, la GAM ci riserverà un’altra sorpresa, affiancando alle opere di Spalletti il “Ragazzo morso dal ramarro” di Caravaggio. Un bel confronto, illuminato e illuminante, che non vedo l’ora di godermi…

Quindici giorni da “Innamorati” e già parliamo di Amore Vero

I primi quindici giorni di presenza online di Innamorati della Cultura sono stati determinati per definire alcune importanti linee guida. Un conto è lavorare all’organizzazione di un portale quando questo è offline, ben altra cosa è lavorarci quando si è online.

La presentazione stampa e i relativi articoli sui quotidiani hanno dato un notevole impulso e hanno velocizzato tutta una serie di passaggi che pensavamo di affrontare solo dopo. In effetti, guardando il percorso tracciato dal tutor, siamo avanti di due mesi secchi rispetto a quanto concordato. Talmente avanti che ora dobbiamo crescere, diventare società, iscriverci al Registro delle Imprese Innovative e trasformarci in una vera e propria Start Up. Con tutti i vantaggi che questo comporta. Ma si sa, la bellezza è nel viaggio, non nel risultato. Il viaggio, che nello specifico consiste nella costruzione di un progetto di comunicazione basato sul crowdfunding, è tutt’altro che confortevole. A tratti somiglia alla traversata della steppa siberiana, perché tutto quello che fai ti si rivolta contro; in altri momenti è gratificante e la sensazione è quella di essere su una spiaggia caraibica con un bicchiere di succo di frutta fra le mani. Questo perché la raccolta fondi procede a gonfie vele e sei sommersa di telefonate, sms e mail. Alcune di queste sono cariche di di complimenti e altre, la maggior parte, contengono richieste di ogni genere.

Dai creatori (che vogliono informazioni) alle aziende (che vogliono informazioni), dai colleghi (che vogliono informazioni) ai figli (che vogliono informazioni per sapere se hanno ancora una madre oppure no).

La sensazione diffusa, alla fine di giornate di 14 ore lavorative,  è quella di non aver mai finito. Più spunto la lista delle cose da fare, più questa si allunga e cresce. Ecco perché, ad amore conclamato, è necessario fermarsi e fare il punto della situazione.

Decidere chi fa cosa, come lo si fa, quando e perché lo si fa. Tutto questo per  offrire ai nostri Innamorati e Creatori un prodotto funzionante sotto ogni punto di vista (a questo fortunatamente ci pensa Lorenzo Pennacchioni).

Ad esempio, non è mica banale che, se ti iscrivi al portale e non sai qual è la tua password, ti arrivi una mail di risposta carina e ben scritta. Nessun software si sostituisce all’essere umano.

Quindi la mail va pensata e scritta, testata e inserita. Ogni giorno si aggiunge un pezzettino. Anzi, più di uno. Ma è talmente tanta la voglia di realizzare che fatica e impegno scorrono via veloci. Perché è scoppiato l’amore e non ci sono più mezze misure.

Innamorati della Cultura perché con la cultura si mangia

È arrivato il “grande giorno”. Lo scorso lunedì, al Circolo dei Lettori di Torino, Innamorati della Cultura si è presentata ufficialmente.

Le splendide sale decorate hanno fatto da cornice alla conferenza stampa di presentazione del progetto. Presenti, insieme a me, ovviamente, Lorenzo Pennacchioni e il regista Davide Ferrario.

Antonella Beggiato dell’ufficio stampa Maybe Press ha fatto un grande lavoro: alle 12.00 della stessa mattinata era già fissata la conferenza stampa del Torino Jazz Festival, ma i giornalisti erano tutti anche da noi.

innamorati della cultura presenta sexxx

Per la prima volta in vita mia, sono stata intervistata. Una vera emozione! Mi è venuta in mente l’immagine, ormai quotidiana, del politico di turno assediato dalle telecamere, con i microfoni che spuntano uno accanto all’altro come fiori o come spade. Fatto sta che ho detto la mia. Non so dove mi abbiano pubblicata. Un po’ per pruderie, un po’ per incuria personale, non sono stata a verificare. Feedback di colleghi e amici mi hanno riportato che non ho detto fesserie. Troppo buoni, meno male.

La presentazione è andata via veloce. Prima il mio intervento, poi Lorenzo Pennacchioni che ha spiegato i segreti del digitale e infine Davide Ferrario che ha chiamato a parlare Matteo Levaggi, primo ballerino e coreografo di SEXXX. Il video del balletto è magnifico ed è straordinario che in appena una settimana il progetto di Davide Ferrario abbia raccolto circa 2.000 euro dei 15.000 richiesti. Noi ce la stiamo mettendo tutta. Dimostrare ai detrattori – tanti – che il crowdfunding è una realtà mondiale e che funziona è il nostro goal. Come lo è la dimostrazione che i mesi di duro lavoro sono serviti a qualcosa, per il bene di tutti. Perché lo spirito del portale è quello della condivisione, a partire dalla donazione che mi restituisce una ricompensa, sino ad arrivare alla realizzazione del progetto che dona bellezza, cultura e lavoro alla comunità. Perché i 15.000 euro sono destinati ai ballerini. Uno scopo etico che fa comprendere veramente che con la Cultura si mangia.