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La piattaforma di crowdfunding dedicata alla cultura italiana

Designing Legends. Alla Mole Antonelliana con Vasily Klyukin

Una serata affascinate insieme a Paola Gribaudo, curatrice dello splendido volume edito da Skira,Designing Legends”. La location scelta è il Cabiria Cafè della Mole Antonelliana. Un centinaio gli invitati, tutti raccolti in fondo alla sala per ascoltare lui, Vasily Klyukin, non troppo alto e nemmeno troppo russo, intento a raccontare in un inglese dall’accento marcato il suo sogno immobiliare. Perché Klyukin è un imprenditore nel campo immobiliare con il potere di vedere una torre o un edificio avveniristico per ognuna delle 100 città di cui ha estratto il profilo.

Designing_Legends_Skira_Ed

Utilizzando il computer, Klyukin ha elaborato delle architetture a metà fra l’onirico e il visionario che colloca, usando i profili fotografici di oltre cento città del pianeta, in  un’architettura inserita in una concreta realtà urbanistica – anche se quasi mai geograficamente identificata. Lo scopo è quello di indurre l’osservatore a  riflettere sul tema del cambiamento. Sfogliando il volume, mi ha incuriosita molto l’utilizzo di “oggetti” inseriti accanto ai grattacieli. Come la torre a forma di abito griffato che svetta nel cuore di Londra, oppure il “Café Marilyn”, gigantesco calco scarlatto delle labbra della diva nel deserto del Nevada.

Il volume, edito da Skira e curato da Paola Gribaudo, è bellissimo. Le pagine patinate sono una più interessante dell’altra. Mi chiedo se tutto questo potrà mai essere realizzato e se quello che vedo sulla pagina stampata, fosse mai reale, starebbe sù. Klyukin assicura di sì. Io non ne sono poi così certa…

Emanuela Negro Ferrero

#MuseumWeek. La settimana dei musei su Twitter

24 – 30 marzo. Segnatevi queste date, perché saranno i giorni della #MuseumWeek, la 1° edizione della settimana dei musei ideata da Twitter e che vede protagonisti i più prestigiosi musei europei: dal Louvre alla Tate, dalla Reggia di Venaria a Palazzo Madama e al Sistema Museale Romano. (Lista dei partecipanti in Italia).

Ogni giorno ci sarà un tema diverso da affrontare a colpi di tweet, per scoprire il dietro le quinte di queste grandi realtà, per saperne sempre un po’ di più di arte, storia, cultura, scienza. Per connettere le persone alle strutture museali. Sarà davvero un’occasione unica e imperdibile.

Ecco il calendario. Siateci 😉

Lunedì 24 marzo
Un giorno nella vita del museo (#DayInTheLife)
Cosa succede nei musei quando sono chiusi al pubblico?

Martedì 25
Metti alla prova la tua conoscenza (#MuseumMastermind)
Domande, quiz e indovinelli per mettersi alla prova

Mercoledì 26
Racconta la tua storia (#MuseumMemories)
I musei preferiti, le visite memorabili: visitatori e appassionati raccontano

Giovedì 27
Edifici dietro l’arte (#BehindTheArt)
Aneddoti, storie e segreti dei musei

Venerdì 28
Chiedi all’esperto (#AskTheCurator)
Tutte le curiosità e le domande più difficili per mettere alla prova gli esperti

Sabato 29
MuseumSelfies (#MuseumSelfies)
Autoscatti con capolavoro

Domenica 30
I limiti incoraggiano la creatività (#GetCreative)
Il pubblico è invitato a partecipare mettendo in gioco inventiva e voglia di raccontare.

Innamorati della Cultura work in progress

Innamorati della Cultura

Abbiamo lavorato silenziosamente e alacremente.  Dal 17 dicembre ad oggi, i giorni sono volati via veloci. Giorni pieni di riunioni, di impegni, parole, discussioni, progetti, idee. Dopo la riunione con i “Creatori” di progetto, abbiamo in effetti iniziato a ricevere i progetti. Tanti, diversi, interessanti. Essendo neonati, pensavamo che fosse sufficiente mettere on line la versione beta del sito con un form da compilare, ma non era così, troppo semplice…

Il form è chiaro, ma il sito è vuoto. Anche se il servizio di caricare un progetto è gratis, i Creatori sono persone sensibili. Hanno bisogno di cure e di attenzioni. Così, fra una  riunione e l’altra, abbiamo definito quale sarà il progetto pilota e anche quali sono quelli che lo seguiranno subito dopo.  In questa fase non posso dire di che cosa si tratta, posso però anticipare che il nostro primo Creatore ha il marchio doc. Il suo progetto, che verrà pubblicato fra tre o quattro giorni, è interessante, affascinante, intrigante. Non poteva essere meglio di così.  Siamo arrivati al dunque. Per mesi abbiamo lavorato e teorizzato sul crowdfunding. Oggi, grazie a Lorenzo, lo abbiamo costruito. Certo, la piattaforma non è ancora definitiva, ma il più è fatto. Il clip non c’è e alcune parti del sito le devo ancora scrivere. Fra dieci giorni sapremo se quello per cui abbiamo tanto lavorato funziona. Mi sento come una bambina la mattina di Natale. La sorpresa sarà massima. Non solo per me e Lorenzo. Un grazie a tutti coloro che sino ad oggi ci hanno incoraggiato. Con le loro mail.  Commenti su Facebook. Pacche sulle spalle. Inviti a conferenze. Pasticcini sulla scrivania.  Messaggi notturni su WhatsApp. Progetti meravigliosi. Occhi luccicanti.

Pinot Gallizio. Una sorpresa alla GAM

Pillole d’arte

Quella di Pinot Gallizio alla GAM è una mostra intima, privata.
Profondamente espressiva, fatta di gesti forti. Rumorosa. Quasi Assordante. Il nero domina la scena, la luce se ne sta in disparte. Eppure è tutto così chiaro… L’arte sembra sciogliersi nella notte, fino a fondersi con essa, risucchiata da una materia viva e pulsante.

Questa mostra è davvero una sorpresa, proprio come suggerisce il titolo del progetto in cui rientra, “Surprise“, un interessante ciclo espositivo dedicato alla scoperta della ricerca artistica torinese tra gli anni Sessanta e Settanta e curato da Maria Teresa Roberto.

A Pinot Gallizio è dedicato il primo appuntamento del 2014, per celebrare il cinquantesimo anniversario della morte, avvenuta mentre l’artista stava preparando la sala personale alla Biennale di Venezia del 1964.

Pinot Gallizio

Pochi anni prima, tra il 1962 e il 1963, la sua pittura si aprì a uno sguardo insieme geologico e cosmico, in cui la sperimentazione materica si traduceva direttamente in invenzione pittorica. La mostra alla GAM, organizzata in collaborazione con l’Archivio Gallizio di Torino, si sofferma proprio su quel periodo che vide la nascita del ciclo delle Notti di Cristallo in cui rientra anche la Notte barbara, un’opera di grandi dimensioni ora presente nel percorso delle collezioni del museo. È una tela fantastica, da poco restaurata, che ci lascia intravedere un paesaggio dinamico e quasi fantascientifico, popolato da bestie meccaniche.

Ecco, se ancora non avete fatto un giro tra le collezioni della GAM, questa potrebbe essere l’occasione giusta. Bisogna ritagliarsi un bel pomeriggio libero e andare. Per godersi interessanti e inediti dialoghi d’arte.

Intanto, vi lascio con un’anteprima video della mostra di Gallizio, “Ultime Notizie” (a cura Blog ContemporaryArt Torino Piemonte).

Pillole d’arte nelle puntate precedenti:

– Abbiamo amato tanto la rivoluzione

– Ron Arad. Let’s Drop It

– Milano Pop. Warhol da urlo a Palazzo Reale

– Ray Caesar in mostra a Torino

– Made in Italy

– Frida Kahlo. Quando la mostra è un successo ancora prima di essere inaugurata

Made in Italy. La Cina è vicina. Anzi, la Cina siamo noi.

Pillole d’arte

Strepitosa inaugurazione da Interno Cortile di Silvia Tardy.

L’installazione “made in Italy” di Luca Razzano, curata da Diego Bionda, mi ha colpito dritto al cuore. Lo spazio di Interno Cortile, bellissimo, raccolto in mezzo ai caseggiati , era stracolmo di persone. Ma, soprattutto, di duemila bambole realizzate con sacchi di juta. Le bambole, rappresentazione di noi esseri umani, crescono e crescono dappertutto, sul pavimento, sui muri, quasi a voler esplodere dalle vetrine di plexiglas appese lungo le pareti della galleria.

Made in Italy

 

In fondo, in alto, la scritta “made in Italy” in cinese. Perché in cinese? Perché i cinesi siamo noi. L’avidità dei produttori italiani, mai sazi di guadagnare, ha trasferito gran parte del Made in Italy in Cina. Costo del lavoro e di produzione inferiori, tutele e controlli quasi inesistenti hanno spinto gli imprenditori nostrani verso una delocalizzazione selvaggia.

Made in Italy

Il risultato è sotto agli occhi.  Bambole, uomini anzi, risorse umane calpestate, intrappolate. In tutti i casi, disumanizzate. Perché questo è quello che c’è oggi nell’ambiente di lavoro italiano. Il lavoro è andato in Cina e i cinesi siamo noi. Migliaia di persone, di giovani, vedono soffocate le loro speranze, i loro sogni, dall’avanzata inesorabile della crisi economica. Incarichi in chiamata, impieghi in affitto, una finta flessibilità più simile al caporalato che non alla libera circolazione delle risorse. Leggo sulla cartella stampa che Luca Razzano, attraverso il programma Human Resources, vuole riportare l’attenzione su concetti quali risorsa in termini di bene prezioso e umano, valore identitario e personale, che collide completamente con l’indifferenziazione progressiva del lavoro fino al punto zero attuale, l’asticella sotto cui non si può scendere.

Oggi, chi si avvicina al mondo del lavoro si piega a regole di mercato inimmaginabili fino a qualche decennio fa, frutto di un liberismo economico applicato, anzi, distorto, da governi guidati unicamente dalla logica del profitto. L’head hunter attuale è più simile al cacciatore di schiavi di coloniale memoria che al responsabile preposto al collocamento di profili altamente qualificati. Sono uscita pensierosa. Ho due figlie. Si affacciano su un mondo complicato, difficile.

 Leggi anche:

Internocortile. Temporary Exhibitions for the Best of Italian Fashion Design

Ray Caesar in mostra a Torino

Pillole d’arte

Tra i suoi fan annovera celebrità del calibro di Madonna, Christina Aguilera, Kate Moss, Sir Elton John, Mickey Rourke e Kate Beckinsale.

Il suo nome è Ray Caesar, artista di fama mondiale e leader indiscusso della digital art che, fino ad aprile, sarà protagonista di una grande personale dal titolo “The Trouble with Angels” nei nobili spazi di Palazzo Saluzzo Paesana.

La sua arte viaggia nel tempo, trasformando il passato in presente. Con un immenso potere evocativo, interpreta ed esaudisce i nostri desideri, ricercando per noi luoghi familiari e rassicuranti, svelando angoli segreti e oscuri.

Seducente, misteriosa, suggestiva sono i primi aggettivi che mi vengono in mente per descrivere un lavoro che si avvale di una raffinata e approfondita conoscenza della tecnica digitale. Ho scoperto infatti che Ray Caesar crea le sue figure e la sua realtà attraverso il software 3D Maya, utilizzato per gli effetti di animazione e la realizzazione di videogame. È così che dà vita a scenari scultorei e fantastici, popolati da figure fragili e solo all’apparenza innocenti.

Ray Caesar

In mostra a Palazzo Saluzzo, tra le 20 opere esposte – alcune provenienti da collezioni private e altre di recentissima produzione – è possibile vedere per la prima volta “Mother and Child”, la più grande opera mai realizzata dall’artista. Un lavoro molto commovente…
E ancora, “Fallen” e “La Chambre”, due opere che ultimamente sono apparse anche sui profili Instagram e Facebook di Madonna.

Interessante l’aneddoto secondo cui l’artista avrebbe rifiutato una commissione per la nota pop star americana, che da tempo desidera essere ritratta da Caesar. Forse dietro questa scelta, si cela un grande desiderio di indipendenza che aspira ad un’arte pura e libera da ogni compromesso… Un qualcosa di raro, oggi.

Per un racconto in foto della mostra cliccate qui.

Visitate questa mostra e godetevi un bel weekend d’arte!

La mostra è patrocinata dalla Città di Torino e realizzata in collaborazione con la Dorothy Circus Gallery, che rappresenta l’artista in tutto il Sud Europa.

Pillole d’arte nelle puntate precedenti:

– Abbiamo amato tanto la rivoluzione

– Ron Arad. Let’s Drop It

– Milano Pop. Warhol da urlo a Palazzo Reale

La rete finanzia le tue idee

Dal mondo reale al web, ecco un sistema concreto per trovare finanziamenti. 

La crisi non finisce, questo lo abbiamo capito tutti. Inutili parole da parte di chi ci governa e rubinetti chiusi da parte delle banche. Che fare allora per finanziare un’idea innovativa? All’estero ci hanno già pensato da tempo. Lo strumento utilizzato è quello delle piattaforme di crowdfunding, siti dedicati alla raccolta di fondi da parte di utenti privati con la finalità di sostenere piccoli e grandi progetti di tutte le tipologie.  È possibile finanziare di tutto: dai corsi scolastici alla cresima per il figlio, dalla pubblicazione di un libro alla realizzazione di un video. Ogni operazione – o  campagna – di crowdfunding  è contraddistinta da un obiettivo economico, superato il quale, il progetto viene finanziato.

Se l’iniziativa non raggiunge la cifra prefissata, non viene prelevato niente e il progetto non raccoglie nulla. Certo, si può riprovare tarando meglio la richiesta, perché pubblicare il proprio progetto è gratuito.

Il meccanismo della donazione è semplice e prevede sempre il coinvolgimento del pubblico: in cambio della donazione vengono attribuite delle ricompense di valore diverso a seconda della cifra versata.

Le due piattaforme che trovo interessanti sono certamente Indiegogo e Kickstarter. Entrambe americane, sono ambienti competitivi che riescono a gestire centinaia di iniziative ogni anno. Con raccolte di somme da capogiro. Nel 2013 Kickstarter ha raccolto 480 milioni di euro e, sebbene per gli italiani sia difficile entrarvi, (perché per farlo, il criterio è di essere una società americana o comunque non italiana) la garanzia di successo è praticamente assicurata.

Alla base del crowdfunding ci deve essere un’idea valida. La presentazione deve essere costruita con attenzione: un video semplice e accattivante che comunichi agli utenti i valori e gli scopi del progetto. La definizione delle ricompense (i premi, tanto per capirsi) che i sostenitori otterranno a seguito del contributo erogato. Che cosa? Si può trattare di ringraziamenti, cartoline, immagini, biglietti di eventi, cene con l’autore, attestati, nome sui titoli di coda…

Credo che la risposta alla crisi sia questa. Dall’unione di più persone è possibile creare aiuto, solidarietà e abbondanza. In maniera trasparente, divertente e del tutto democratica.

Milano Pop. Warhol da urlo a Palazzo Reale

Pillole d’arte

Dato che ultimamente sono più a Milano che a Torino, fra un impegno e l’altro ho deciso di regalarmi una pausa pop.

L’occasione è unica e come tale ha una data di scadenza; avete tempo ancora fino al 9 marzo per coglierla al volo. Andy Warhol vi aspetta a Palazzo Reale, dove è protagonista di una mostra davvero bella, molto completa e vasta. 150 sono le opere esposte, fra tele, sculture e fotografie dell’artista americano più famoso del ‘900. Tutte della collezione di Peter Grant, intimo amico dell’artista.

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Con occhio critico osservo subito l’allestimento, del Gruppo Arthemisia, e lo sponsor S24ore Cultura. Non mi stupisco se la mostra è davvero straordinaria. E poi va detto che l’atmosfera milanese è sempre molto glamour.

Seguendo il percorso, mi sono resa conto che un’ora, ahimè, è stata del tutto insufficiente. Da sola, senza una guida in grado di farmi apprezzare il percorso, il tutto si è limitato ad una straordinaria esperienza sensoriale. Sono rimasta incantata davanti a Mao, a Marilyn, alle zuppe Campbell. Le immagini parlano da sé. Manca solo la mia… Ma ho rimediato subito. 😉

Emanuela

Tornerò una seconda volta, con un intero pomeriggio a disposizione e il percorso guidato prenotato. Mai più turismo culturale fai da te.

Ron Arad. Let’s Drop It

È un architetto di fama internazionale e uno dei designer più influenti in circolazione.

Il suo nome è Ron Arad e In Reverse è la mostra di cui è protagonista alla Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli.

Alle pareti dei bianchi spazi disegnati da Renzo Piano, campeggiano sei Cinquecento totalmente schiacciate, appiattite in modo da togliere il senso della profondità come in un cartone animato o nel disegno di un bambino.

L’artista, infatti sperimenta con la fisica e attraverso le simulazioni digitali, esplorando il modo in cui le carrozzerie delle automobili, in particolare le Fiat 500, si comportano sotto compressione. Al tempo stesso, ipotizza la rinascita ed ecco che crea una scultura su quattro ruote totalmente nuova, tirata a lucido in acciaio inox.

In Reverse,  progetto già presentato al Design Museum di Holon, sarà visibile fino al 30 marzo. Per raccontarci storie di carrozzeria che si fanno arte, filtrate dallo sguardo innovativo del design.

Per approfondire, vi segnalo un’interessante intervista realizzata daContemporary.

Abbiamo amato tanto la rivoluzione

Pillole d’arte

È stata prorogata fino al 9 marzo e se ancora non l’avete vista, vi consiglio vivamente di non perdervela.

Cosa? La mostra di Alfredo Jaar alla Fondazione Merz. Perché? Perché lui è un grande artista e il suo lavoro una rivoluzione per i nostri occhi stanchi.

Sorprende fin da subito il progetto di Jaar e, soprattutto, punge. Lo fa attraverso una distesa di pezzi di vetro che ricoprono interamente il pavimento della Fondazione. Bisogna attraversare quel passato e i suoi mille pezzi per risvegliare e curare la nostra fragile memoria. Farlo è difficile e faticoso, ma alla fine diventa naturale.

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Il processo si attiva e il percorso tracciato dall’artista svela mille e una riflessioni che chiamano in causa anche altri grandi personaggi: da Pasolini a Gramsci, da Boetti a Weiner. Per tornare indietro nel tempo ed esaminare il significato dell’impegno politico negli anni Sessanta e Settanta, e il ruolo della cultura nella vita democratica di ieri, oggi e domani. Tutto questo non sa di nostalgia, ma di coraggio e costruzione.

Abbiamo amato tanto la rivoluzione è una mostra rara e profondamente poetica. Cogliete solo l’occasione.

Per tutti gli approfondimenti, cliccate qui.