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La piattaforma di crowdfunding dedicata alla cultura italiana

FRIDA KAHLO. Quando la mostra è un successo ancora prima di essere inaugurata

(Frida Kahlo, Autoritratto con collana di spine, 1940).

Pochi giorni fa, mentre mi trovavo a Roma per la prima riunione di redazione del nuovo blog Federmanager dedicato all’Agenda digitale, mi è caduto l’occhio su una notizia che, parlo per me, ritengo sensazionale.

A partire dal prossimo 20 marzo, alle Scuderie del Quirinale sarà possibile ammirare le opere della pittrice Frida Kahlo. Icona della cultura messicana e anticipatrice del movimento femminista, Frida Kahlo è da sempre l’artista che preferisco e ammiro. Ciclicamente la televisione ripropone il film sulla vita della pittrice interpretato dalla bravissima Salma Hayek.

Un racconto interessante, perché i dipinti d Frida Kahlo raccontano la sua vita rappresentando con semplicità e chiarezza le trasformazioni culturali e sociali che hanno preceduto la Rivoluzione Messicana.

Come donna, trovo affascinante il fatto che questa grande artista abbia esposto senza nessun pudore i propri difetti fisici e che si sia servita dell’arte per farlo. Un incidente avvenuto nel 1925, mentre era sul tram, la costrinse a soli 17 anni a una lunga degenza a letto. Lì, nella solitudine della sua stanza, condannata all’immobilità, iniziò a dipingere se stessa e lo fece solo attraverso l’aiuto di uno specchio appeso sopra il letto a baldacchino.

(Frida Kahlo, La colonna spezzata, 1944)

L’immagine ritratta è quella di una donna baffuta, dotata di sopracciglia foltissime e unite.

Non so esattamente quali saranno le opere esposte a Roma. A New York vidi alcune tele, tutte di piccole dimensioni, che mi colpirono per la vivacità dei colori e la vividezza rappresentativa.

Riflettendo sull’opening, personalmente avrei preferito che l’inaugurazione si svolgesse l’8 marzo anziché il 20. Perché il messaggio di Frida è un messaggio forte: indica con fermezza che la strada da percorrere è quella della sostanza. Noi donne, in un momento come questo intriso di femminicidio e quote rosa, non possiamo che trarne beneficio.

Strega a chi? È meglio non litigare con una donna. Ce lo insegna la televisione.

Strega, isterica, lunatica. Autoritaria, donna con le palle, megera. Quante volte ti sei sentita chiamare così? E magari stavi semplicemente esprimendo la tua opinione o facendo valere i tuoi diritti…

Maschilismo a parte, la donna che vediamo da un po’ di tempo a questa parte nel cinema e anche nella televisione è tutt’altro che lunatica. Negli ultimi settant’anni, ci sono state proposte decine di eroine che non hanno paura di niente e di nessuno. Sono estremamente estrogeniche e sfatano il mito del testosterone a tutti i costi. Già, perché gli strumenti che utilizzano per combattere il male e il cattivo di turno sono un raffinatissimo miscuglio di armi, tattiche di guerra, psicologia e seduzione.

Cosa c’è di più femminile di una Catwoman o di una Wonder Woman? Entrambe bellissime, sensuali, agili ma supertoste. Per non parlare di Angelina Jolie, le cui sembianze angeliche non le impediscono di trasformarsi in una spietata guerriera in grado di sterminare intere truppe di maschi arrabbiati.

Che cosa ci porta a realizzare questo? Da un lato la donna è vittima del femminicidio, della violenza domestica o – penso al mio ex marito e alla moltitudine di mariti improvvisamente diventati poveri dopo una separazione – della violenza traslata sull’assegno di mantenimento per i figli o sui figli stessi. Dall’altro lato però, questa generazione di eroine inattaccabili produce in me, come spero in molte donne, la nascita di una fiducia nelle proprie capacità, anche fisiche e di sopravvivenza. Il mostro, il cattivo, può essere distrutto. Essere donna non ti impedisce di difenderti e, se il caso lo richiede, di offendere. Il cammino è lungo. Mia madre mi ha lasciata con il diritto di divorziare e di abortire. Da lì in avanti, poco o nulla è stato fatto. Credo sia ora di farsi avanti per davvero.

Innamorati della Cultura. Il 17 dicembre l’incontro con i progettisti. Pronti per partire!

Ci ho messo un po’ a scrivere questo articolo. Sono sempre affannata. Presente il coniglio marzolino di Alice? Quello con l’orologio sempre in mano? Ecco, quella sono io. Gli ultimi mesi sono stati super impegnati, caotici, faticosi, divertenti. Perché ho messo su una Start Up e perché non sono più una ragazzina. E poi, c’è la famiglia da guardare, una casa da mandare avanti, i compiti, la spesa, cucinare. E, ovviamente, il lavoro. Ma questo è un discorso dedicato ad un altro articolo che avrà il titolo di un famoso libro (e film) “Ma come farà a fare tutto?”. Mah, non so. Credo siano i superpoteri che noi donne pensiamo di avere e che, di fatto, non abbiamo.

Lo scorso 17 dicembre alle ore 15.30, abbiamo deciso di presentare il progetto “Innamorati della Cultura” alle persone interessate a far conoscere e promuovere un’idea creativa grazie ai finanziamenti ottenuti attraverso la piattaforma. Detto così sembra tutto semplice, ma non lo è affatto. Innanzitutto, prima che una Start Up, siamo tre persone. Tre teste e tre personalità diverse. Poi c’è il percorso di incubazione che ti impone passaggi obbligati: verifiche e test, presenza a convegni e dibattiti. Insomma, una quantità di lavoro stratosferica. L’ufficio in co-working insieme ad altre Start Up. Un posto carino, accogliente, luminoso ma totalmente privo di privacy e questo, per una senior come me, può creare problemi. Infatti lavoro con le cuffie, a tutto volume.

On line abbiamo deciso di montare una demo senza sezioni e, in separata sede, Lorenzo ha montato una magnifica presentazione in slide che ho presentato io facendo anche un po’ di casino, perché non ho mai parlato davanti a una folla di persone.

“Innamorati della Cultura” è piaciuto, moltissimo. Il meccanismo è semplice. Chi presenta il proprio progetto artistico o di restauro può pubblicarlo – gratis – sul portale. Definito il budget da raggiungere insieme, si parte con la raccolta di fondi. Come? Il Creatore attraverso i suoi contatti, noi attraverso i nostri. Social media, pr, digital pr, comunicazione tradizionale e digital. Una volta che si è raggiunta la cifra, il Creatore ricompensa i suoi “Innamorati” in base a quanto hanno donato. Se non si è raccolto nulla può riprovare, magari tarando meglio il progetto. Nel primo caso, la piattaforma preleva il 10% del raccolto per sostenere i suoi costi. Nel secondo caso nulla.

I progetti stanno arrivando. Abbiamo dato fino al 30 gennaio come periodo di riferimento per raccoglierli. Poi li selezioneremo e decideremo quale sarà il primo ad essere pubblicato, promosso e finanziato. Nel frattempo non siamo stati fermi. Durante la pausa natalizia abbiamo messo online il sito e aperto la pagina FB. Siamo già più di 1000 fan. Niente male per essere solo all’inizio.

Trova la tua vocazione con il Personal Branding e supera la crisi

Recentemente leggevo un articolo su Panorama il cui titolo era decisamente ottimistico: “Fatti un regalo…cambia vita”. L’articolo diceva più o meno quello che ho scritto io, parafrasando, nel mio. Ho trovato interessanti le storie di persone che ce l’hanno fatta. Chi utilizzando il fondo pensione e chi, esodato, ha pensato di rischiare il tutto per tutto mettendosi in proprio. Perché se è vero che l’Italia è piena di giovani senza occupazione, è altrettanto vero che i cinquantenni messi a casa dalla crisi sono decine di migliaia.

Senza voler giocare alla fatina dei sogni, ho pensato di analizzare con attenzione le cinque storie proposte dal noto giornale. Storie interessanti i cui protagonisti, di età e di esperienze professionali diverse, sono ricorsi a mezzi differenti per entrare nella loro nuova vita. Nicola Trois, 50 anni, agente immobiliare inattivo a causa della crisi, decide di coltivare la sua passione per la cucina dopo che un incidente lo costringe a letto per parecchi mesi. Si iscrive a un corso professionale di cucina, partecipa alla nota trasmissione televisiva condotta da Antonella Clerici, “La terra dei fuochi”, e infine, grazie all’amicizia con Dario Cecchini, il macellaio più famoso del mondo, si trasferisce a Panzano in Chianti in attesa di aprire un nuovo ristorante a Terranuova Braccialini, nei pressi di Arezzo, all’interno di una macelleria del 1947.

Monia Merlo, architetto vicentino 43enne, stimata e pluripremiata, che per caso pubblica alcune foto scattate ad un’amica su PhotoVogue, il sito del giornale dedicato ai nuovi talenti. A sorpresa la sua foto viene pubblicata in homepage e da lì entra a far parte di una mostra allestita durante la settimana della moda a Milano. In poco tempo, Monia firma un contratto con la Art+Commerce di New York e poco dopo viene scelta per la nuova campagna di Fendi Couture. Proprio come in un sogno. La trasformazione è avvenuta partendo da quello che era un semplice hobby e nel momento più difficile per l’edilizia italiana, dando vita a una professione estremamente ben retribuita e, per chi come Monia ha la passione per i viaggi, dinamica e divertente.

Di ben altro tono, più semplice e concreta, è la storia di Paola, 29enne laureata alla Cattolica di Milano con un posto fisso in uno studio di consulenza tributaria e fiscale a Milano. Paola decide di mollare tutto perché insofferente ai ritmi e al grigiore del lavoro fra le scartoffie. Insieme al fratello Emanuele allestisce una serra di circa 200 mq e inizia a coltivare fragole… La sua azienda agricola Malbosca, oltre alla frutta fresca, si specializza in fragole disidratate. Perché la laurea in economia serve certamente a individuare dove esiste mercato e dove portare innovazione. I due fratelli calcolano di raggiungere il pareggio nel 2014 e di crescere ancora. Certo, dice Paola, la vita in campagna è dura, ma la qualità di questa vita è impagabile. 

In tutti e tre i casi, il comune denominatore è la parola passione. Tre professionisti affermati, con competenze diverse che la crisi economica ha messo alle strette, hanno scelto di seguire le proprie passioni. Questo non significa matematicamente diventare miliardari, ma sicuramente aumentare il proprio quoziente di soddisfazione e di felicità. Nel Personal Branding, soprattutto quando la consulenza è richiesta da chi desidera cambiare lavoro o, magari  vuole migliorare la propria posizione professionale, sono solita dare largo spazio all’analisi dei valori profondi e dei desideri della persona. Il proprio brand è unico e irripetibile. Aiutando la persona a trovare la propria nota di fondo, quella che fa battere il cuore, è possibile creare un brand davvero personale e molto efficace.

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 È arrivato il momento di rinnovare te stessa o il tuo brand?

2013: un’ottima annata. Nasce una Start Up ogni quattro ore.

Il 2013 è stato un anno davvero prolifico, che resterà nella storia come l’anno delle Start Up. Se da un lato le notizie per le imprese sono demoralizzanti, sul versante Start Up l’orizzonte pare schiarirsi. Secondo i dati rilevati da Start Up Italia, solo a dicembre sono nate 41 Start Up alla settimana, una ogni 4 ore. Anche l’Expo ha deciso di aprire alle idee innovative e si può dire che in Italia la creatività non sia mai mancata.

Ecco, intanto, alcune cifre interessanti. 500 milioni di dollari è l’importo versato dall’americana Clovis per EOS; 3,7 milioni di dollari per Musixmatch, l’applicazione citata fra le migliori del 2013 da Apple. Tutto questo è stato reso possibile perché il decreto Crescita 2.0 di fine 2012 ha dato una definizione e un campo d’azione alla categoria delle imprese innovative. Ha garantito – davvero eccellente – una serie di semplificazioni per dare una spinta decisiva al settore e mettendo a disposizione 200 milioni di investimento di partenza. L’Italia è stato il primo paese al mondo a regolamentare l’equity crowdfunding. Il decreto non è ancora operativo, ma chi ben comincia è già a metà dell’opera.

La nuova era dell’imprenditoria italiana è iniziata il 24 dicembre del 2012. Il registro delle Start Up innovative ha ricevuto quel giorno la sua prima iscrizione. Da lì in avanti è stato un susseguirsi di iscrizioni. Il 13 dicembre 2013, appena un anno dopo, ne risultano 1.456 iscritte. Più di 6 al giorno. Una ogni 4 ore con un picco massimo raggiunto nel marzo 2012 con 95 iscrizioni nella settimana dall’11 al 15.

In testa alla classifica c’è Milano con 184 Start Up. In seconda posizione l’Emilia Romagna, rallentata dal terremoto ma non per questo ferma. Un punto fondamentale per non fermare questa fioritura dipende dal decreto attuativo sulle detrazioni fiscali che sarà retroattivo per il 2013, consentendo così a chi ha investito di detrarre il 19%.

A questa crescita di giovani imprenditori si aggiunge la necessità di creare un collegamento fra nuova e vecchia imprenditoria. I giovani team, altamente formati e propositivi sul piano della ricerca e dell’innovazione, ben si integrano con l’esperienza e le competenze offerte da imprenditori più maturi ed esperti. In questo si può scoprire un’opportunità di scambio e di crescita reciproca offerta dalla crisi.

L’ultimo dato interessante riguarda l’Expo di Milano. Il direttivo ha espresso l’intenzione di dare spazio a idee innovative riguardanti cibo e ambiente per il Padiglione Italia. Un’occasione unica per uscire su una vetrina mondiale in un settore in cui l’Italia è ancora anni luce indietro e, forse, anche per fermare l’emorragia di cervelli. Magari considerando, come sta già facendo il più lungimirante Obama, la Start Up Visa. È un argomento interessante e controverso, di cui vi parlerò ampiamente nel prossimo articolo.

I Love Panettone

Christmas (Natale) without “panettone” would be considered a sad Christmas for any Italian family. In the few weeks before Christmas, hundreds of millions of panettoni are sold all over Italy, and throughout Europe, as well as in North America. Panettone (literally, “big bread”) is a famous brightly colored box—oversized, festive and elegant—. Before industrialization, panettone was made in local bakeries or at home, and it was a laborious, time-consuming task. Traditionally, the father, or head of the household, would mark a cross at the top of the tall loaf of sweetened bread before it was placed in the oven, as a good omen for the coming year. And, still to this day, panettone retains a special aura, bringing a feeling of love, luck and joy whenever it is offered.

The classic panettone weighs about a kilo (that is, 2.2 lbs) and is about 8 inches high. The special dough, similar to sourdough, slowly ferments and rises for at least 12 hours, but the leavening process can last much longer. Panettone ingredients are usually flour, eggs, butter, yeast, dried raisins, candied oranges, citron and lemon zest. Panettone is eaten during the many days of Christmas celebrations—which last more than 10 days or so in Italy—and the New Year’s festivities. Traditionally, panettone is served after the enormous Christmas day feast or on Santo Stefano (that is, December 26th, a national holiday in Italy)—but also on New Year’s Eve and New Year’s Day.

In Torino, last week, at the newly restored Museo del Risorgimento a wonderful palace in the central, charming Piazza Carlo Alberto, I went to see a panettoni exhibition. This means the best of panettone prepared by the best pastries from all over Italy.

I was astonished by the beauty of some decorated panettonis and I felt confused  by the taste of most of them.I think I  have tried at least 20 different recipes and many good glasses of sweet wine Passito. The most particular was the decoration with glassa of some of them. Panettone was created in Milan but Torino invented the “covered” panettoni with coloured sugar ice. So nice, so sweet, so decorative.

I am very happy to be born in Italy. I love everything here. From food to fashion, from design to architecture I am in love with my country. And I am sure we’ll pass over the crisis thanks to our capacity to express beauty in everything we do.

Internocortile. Temporary Exhibitions for the Best of Italian Fashion Design

Internocortile è in Via Villa Glori 6, ai piedi della Collina. Un locale piccolo, luminoso, un po’ nascosto alla vista, romantico e contemporaneo al tempo stesso. È uno spazio creativo nato nel febbraio 2013 e in cui si progettano e si svolgono mostre d’arte, di design e di stilisti, presentazioni di libri, eventi culturali.

Ne sentivo parlare spesso, ma confesso che non avevo mai voglia di attraversare le città per presenziare ai numerosi vernissage che Silvia Tardy, l’anima creatrice di Internocortile, organizza durante l’anno. Ma grazie a una sincronicità di eventi, il mio centro buddista ha spostato la sua sede proprio lì vicino, mentre figlia due è passata in agonistica di sincro e la piscina è poco più in là. In quel momento ho scoperto di avere quasi tutti i giorni un’ora d’aria fra le 19 e le 20.

Questo miracolo mi ha permesso di partecipare all’inaugurazione di “Dieci Incanti”, una mostra dedicata al gioiello contemporaneo e con protagonisti 10 artisti accomunati dall’origine italiana e dalla passione per la ricerca e la creazione, ma diversissimi fra loro per l’uso dei materiali, la tecnica e lo stile. I loro nomi: Melissa Aiello, Laboratorio Orafo Lunatica di Lucia Bianco, Silvia Beccaria, Luisa Bruni, Francesca Caltabiano, Ferdi Giardini, Maema, Manuganda, Manu Mara, Valeria Eva Rossi.

Personalmente ho una grande passione per i gioielli. Ho notato che negli ultimi anni questo settore è cresciuto e il gioiello ha subito una metamorfosi, perdendo l’unica accezione di diamante costoso per assumere nuove identità e forme che lo allontanano dall’omologazione, rendendolo più personale ed emozionale.

Da Internocortile ho ammirato creazioni divertenti, originali, raffinate. Anelli, girocolli, bracciali evocativi, a volte ludici altre provocatori e ironici.

In particolare, sono rimasta affascinata dalle creazioni di Silvia Beccaria. Definirli gioielli è, a mio avviso, riduttivo. Le sue creazioni sono vere e proprie opere d’arte. “Arte Tessile”, come le ha definite lei, che mi ha fatto provare le sue originalissime gorgiere in gomma intessute su pezzi di stoffa intrecciati a mano. I colori sgargianti e le forme importanti li rendono adatti per una serata specialissima ma anche per essere esposti come pezzi rari e preziosi.

Molto belle anche le creazioni di Silvia Beccaria che, come ho scoperto andando curiosare sul web, è un’artista riconosciuta anche all’estero. Il solito understatement torinese, immagino. A New York sarebbe una star, perché è straordinaria.

Nel mio giro ho provato un po’ tutto: dagli anelli in argento come orecchie di Topolino a quelli con la parte superiore smaltata, a forma di stagno con un ranocchio appoggiato sul bordo. Davvero da baciare! Insomma, la visita in questo piccolo magico posto non è certo l’ultima. Ti tengo d’occhio Internocortile….

La mostra sarà visibile fino al 16 gennaio 2014.

Internocortile è un progetto di Silvia Tardy che dopo anni di esperienza nel mondo del marketing, della cultura e della comunicazione, vuole offrire la possibilità di un approccio diretto semplice e immediato a quanto la cultura in senso lato ci offre, in un  luogo aperto ai più vari spunti creativi e alla ricerca di nuovi talenti, sotto le linee guida  della condivisione e del rispetto per ogni forma espressiva.

Innamorati della Cultura. I soldi alla cultura li procuriamo noi

La cultura è la ricchezza del nostro paese, ma è diventata un peso insostenibile perché il pubblico non la sostiene più. Ottenere fondi dai privati è quasi impossibile. Gli artisti così come i piccoli musei, le associazioni culturali, gli sbandieratori, le orchestre e i cori hanno i progetti ma non i finanziamenti necessari per realizzarli.

Tre comunicatori torinesi, la sottoscritta, Lorenzo Pennacchioni e Valeria Borrazzi hanno deciso di unire le competenze e fondare un’associazione culturale, Cultura Piemonte. Una piccola realtà intenzionata a crescere e a costituire presto una società.

Inizialmente l’idea era quella di proporre iniziative di comunicazione e raccolta fondi sul territorio regionale ma, come detto sopra, mancavano i fondi. È nata così l’idea, peraltro sperimentata con grande successo negli Stati Uniti, di creare “Innamorati della Cultura“, un portale destinato alla raccolta di fondi onlinecrowdfunding – per i “grandi” progetti culturali ideati da piccole realtà. Non parliamo di grandi cifre ma di quantitativi di denaro sufficienti a dare vita a moltissimi progetti  creativi che, altrimenti, resterebbero chiusi nel cassetto dei sogni.

Si tratta di realtà minori che con la loro attività arricchiscono il territorio di eventi culturali, portando così un po’ di bellezza, una migliore qualità della vita e lavoro. Realtà spesso giovani che in questi ultimi anni hanno avuto dalle istituzioni e dalla politica davvero pochi fatti. Da qui, l’idea di creare un portale che, attraverso una piattaforma di crowdfunding, possa raccogliere fondi dedicati a progetti culturali e di restauro di beni architettonici minori.

In altre parole, una vetrina per il mercato privato, delle aziende, dei professionisti facoltosi, delle fondazioni, che possono contribuire alla realizzazione del progetto. Gli investitori possono sfruttare il ritorno di immagine derivante da questo tipo di sponsorizzazione  a cui sommare, fatto non indifferente, eventuali sgravi fiscali per le donazioni culturali.

Due i criteri di selezione dei progetti: fattibilità, naturalmente, ma anche capacità di creare lavoro. Dopo di che, noi intercettiamo le persone che hanno investito per cogliere il gradiente di felicità che questo progetto ha portato al territorio. Un indice inusuale per un business, ma è assolutamente comune all’estero perché siamo convinti che la cultura porti felicità. Questo valore viene comunemente definito “seeding”, cioè semina.

La Cultura fa crescere le persone e, al di là delle misurazioni asettiche operate dagli economisti e dagli esperti di marketing, è un fatto assodato che un popolo evolve dove c’è cultura e dove regna la creatività. Noi prendiamo una fee del 10% sul raccolto. È un importo un po’ più alto della media ma che comprende la nostra attività di promozione e comunicazione.

Ci riempie di entusiasmo il fatto che l’idea sia piaciuta molto e, dopo aver partecipato allo Start Cup Piemonte, ci hanno incubato nel Treatabit del Politecnico. Un bel percorso in un ambiente frizzante e innovativo. Ora siamo nella fase del business plan che è quasi pronto, così come il documento commerciale di vendita per gli investitori. Per partire servono investimenti, bisogna costruire la piattaforma e pagare l’avvio della campagna sui social media.

Noi incrociamo le dita e, intanto, vi anticipiamo che prossimamente ci sarà una presentazione pubblica del progetto.

A breve, tutti i dettagli.

Torino Film Festival. Non tanto buona la prima, eccellente la seconda.

Gran soirée per la prima del Torino Film Festival all’Auditorium del Lingotto.

Luogo magnifico, bella gente, attori e pailletes. Il Festival sberluccicante tanto auspicato dall’Assessore Coppola prende vita. Un lampo di luce in mezzo a una realtà in crisi nera. Ad accogliere gli ospiti una spumeggiante Littizzetto in abito nero. La sua verve linguacciuta non risparmia nemmeno il sindaco Fassino, paragonato ad un “pipistrello”. La simpatica attrice  prosegue poi sparando  le solite battute con accento piemontese in contraltare al nuovo patron Virzì. Il tono della serata è leggero, spumeggiante, molto distante dalla serietà un po’ triste di Moretti e dal cheap and chic di Amelio.

Se devo fare un commento a caldo, il film proiettato non mi ha convinta. Il “Las Vegas” di Jon Turteltaub vede quattro premi Oscar come protagonisti – Robert De Niro, Kevin Kline, Michael Douglas e Morgan Freeman – nei panni di quattro amici di vecchia data. Il film è una trama già vista, tenuta insieme solo dalla loro grande interpretazione. La sceneggiatura fragile. Le battute, al limite del sorriso.

Fra gli altri film, ho apprezzato molto il coraggio della pellicola canadese “The Conspiracy” (per la sezione After Hours), un mockumentary (ovvero, un’opera di finzione realizzata come se fosse un documentario) firmato dall’esordiente Christopher MacBride. “The Conspiracy” è un horror politico ansiogeno al punto tale da far dimenticare allo spettatore di essere al cinema. I protagonisti sono due registi decisi a fare una ricerca sull’incredibile ascesa della cultura sulle cospirazioni globali. Il loro progetto procede con successo fino a quando uno degli intervistati sparisce nel nulla: prima di scomparire, però, l’uomo lascia una serie di indizi che condurranno i due sulle tracce di una misteriosa società antica.

Nel complesso, il Torino Film Festival resta sempre un evento molto interessante. Come ormai accade dal dopo Olimpiadi, la città intera si mette in movimento. Ho letto su Repubblica che è stata definita come una delle città più “cool” al mondo. Non mi ricordo chi sia stato a dire questo. Ma mi trova assolutamente d’accordo.

 

In Turin Fish Are Flying. And It’s Not April’s Foolish Day

Openhouse. It’s not a shop. It’s not and e-commerce.  It’s not a temporary store. Openhouse is all of this and much more. The name is meaningful. Openhouse is about launching. Testing. Exhibiting. It was created in 2012 by Francesca Zileri dal Verme, an eclectic aristocratic beautiful lady with an extended vision about fashion and design. She has good taste and a very deep commercial instinct. She knows well that Italy is flowering with thousands of small and very creative artisanal realities. And she wants to make them all know  to her community of refined friends and clients.

She decided to stay on the market with a new fresh formula. An openhouse, exactly. Since October, every month she organizes in Torino  a new opening. Choosing a non conventional location. This time she choose “Vino n.6”, a fascinating winery down town. Cosy and cool, the perfect place to drink a glass of good wine while looking at the best selection of italian handcrafted bijouterie, jewellery or fashion design.

I confess. I was feeling curious so I decided to have a close look. I was shocked. Francesca selected a rare collection of “raku potteries” hand crafted by Elisabetta Vacca. Her talent is great. I was attracted by the selection of table lamps. From small houses to shining towers or strange shapes. Small, medium, large. All of them with a soft luminecence. But the very best of the exhibition was the handcrafted jewellery line “Pesci che volano”( Flying fishes). A new collection of silver, copper, brass and ebony jewellery coming from Florence. Very posh. Unique. Somehow customized. I admired bracelets, earrings and beautiful rings. Necklaces with pendant fishes. Actually the best I have weared so chic and minimal.

I ‘ve bought a ring. It has a band shape. Brass with a small fish carved on. I was in doubt between this and another with a round email medaillon. May be, next time. On our shop. May be.

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A TORINO PESCI CHE VOLANO. E NON È IL PRIMO APRILE

Openhouse. Non è un negozio. Non è un e-commerce. Non è un temporary store. Openhouse è tutto questo e molto di più. Il nome è piuttosto eloquente, si tratta di presentazioni. La sua ideatrice, Francesca Bruno Zileri dal Verme, è un’eclettica signora della “Torino bene”. Creativa quanto basta, dotata di buon gusto e molta concretezza. Si è accorta che la crisi italiana ha stimolato le idee e si è messa a cercarle e, dopo una selezione, a  proporle con una formula divertente e inedita: Openhouse, appunto. Un modo simpatico per far vedere agli amici, e agli amici degli amici degli amici, il meglio di fashion e design made in Italy. Ogni mese una presentazione con una formula da Temporary Store, ma in location non convenzionali. Questa volta è toccato a “Vino numero6”, un’affascinante enoteca nel centro storico cittadino, dove gustare un bicchiere di buon vino e appagare l’occhio con le aziende selezionate da Francesca.

Mi sono incuriosita e ho deciso di fare un salto per vedere. Sono rimasta a bocca aperta. Oltre alle ceramiche raku di Elena Vacca, strepitosa la collezione di “Pesci che volano”, una bottega artigianale fiorentina. Nuova, curata, ricca di quell’arte millenaria che ha reso celebre l’Italia in tutto il mondo.

Innanzitutto i materiali: argento, bronzo, smalti, rame. Ma anche le forme: pesci, cuori, spirali o semplicemente metallo punzonato a simulare puntini, righe, strisce. Tutto di una bellezza rara, un po’ antica e allo stesso tempo modernissima.

Ho comprato un anello a fascia, alto sulla falange, con un piccolo pesce inciso che mi ricorda un po’ il pesce dei primi cristiani. Mi sento elegante, affascinante. I prezzi sono accessibili e sarà presto in vendita sul nostro shop.